Non mi ha coinvolto "Maestro" di Bradley Cooper, 2023, uscito in première mondiale sotto Natale (presumo per poter gareggiare per gli Oscar di quest'anno, e probabilmente farne man bassa).
29/12/23
IL NASO SOMIGLIANTE, MA RIGIDO DI BRADLEY COOPER E' COME IL SUO FILM
Non mi ha coinvolto "Maestro" di Bradley Cooper, 2023, uscito in première mondiale sotto Natale (presumo per poter gareggiare per gli Oscar di quest'anno, e probabilmente farne man bassa).
04/10/22
Keanu Reeves, uno dei più interessanti attori di Hollywood, e l'ombra di Jennifer Syme, la compagna perduta
08/06/22
*Quando Charles Manson il guru killer di "Bel-Air" era convinto che le canzoni dei Beatles gli parlassero e il caso di "Sexy Sadie".*
La guida spirituale, presentata l'anno precedente ai Beatles dalla moglie di George Harrison Pattie Boyd in un periodo particolarmente delicato del loro percorso esistenziale, aveva suscitato dapprima curiosità e fiducia nei membri del gruppo, specialmente in Harrison e Lennon. Quest'ultimo sosteneva fermamente che nel guru risiedeva la risposta a tutti i suoi problemi, che magari gli sarebbe stata elargita con una semplice e risolutiva frase, foriera di una verità talmente profonda e paradossale da cambiare radicalmente in lui il modo di concepire difficoltà e avversità. Tuttavia questa frase tardava a venire, fintantoché il gruppo cominciò a nutrire seri dubbi sui metodi e sulla filosofia di vita del Maharishi.
26/03/22
Storia di un Matrimonio - un meraviglioso film da non perdere
19/01/22
Stanlio e Ollio (Laurel & Hardy) - L'ultimo commovente video super 8 che li ritrae insieme
Ricorre in questi giorni (ieri per l'esattezza), il 130mo anniversario della nascita del grande Oliver Hardy che insieme a Stan Laurel, formò la più grande (e immortale) coppia comica del cinema.
Ma quale fu l'ultima occasione che li ritrae insieme, prima della morte di Hardy, avvenuta nel 1957?
Si tratta di un raro video amatoriale, girato l'anno prima, nel 1956 in formato super 8, in cui i due attori, già attempati, sorridono davanti alla cinepresa, nel corso di un incontro conviviale. Stan Laurel, aveva 66 anni; Oliver Hardy, profondamente segnato dalla malattia e assai dimagrito per i postumi di un infarto, con indosso una semplice t-shirt rossa.
Quest'ultimo video, girato insieme a casa di Stan, mostra la coppia ancora affiatata, con la voglia di sorridere e di scherzare, nonostante Stan mostri i segni di una una paralisi che rende difficile anche solo abbracciare il suo amico, mentre Oliver è reduce dalla ferrea dieta prescrittagli dopo l'attacco di cuore.
Poco dopo la realizzazione di questo filmato, il 14 settembre 1956, un nuovo ictus paralizza quasi completamente Hardy, che l'anno dopo lascia per sempre il suo amico Stan, dopo alcuni giorni in coma.
Anche questo video mostra comunque l'affetto e la complicità che legarono i due fino alla fine, nonostante episodi di reciproci dissapori nel passato, che vennero sempre superati e che non sono smentiti dall'assenza di Laurel al funerale di Hardy: la ragione di quell'assenza infatti non nascondeva alcun dissapore, come scrisse qualche giornale scandalistico, ma era motivata dal divieto imposto a Stan dal suo medico curante, che temeva ripercussioni sulla salute precaria. Ed è celebre la frase che Laurel pronunciò quando seppe della morte del suo compagno e amico: Babe avrebbe capito.
Qui sotto il bellissimo video:
02/03/21
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03/10/20
Il destino tragico di Carole Lombard e l'amore di Clark Gable
27/07/20
E' morta a 104 anni Olivia de Havilland
20/05/19
100 film da salvare alla fine del mondo: 22. Il volo della Fenice (The Flight of Phoenix) di Robert Aldrich (1965)
Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti.
24/06/17
"HOLLYWOOD ICONS" - Una straordinaria mostra per immagini, al Palaexpo' di Roma.
dal 24 giugno al 17 settembre 2017
La mostra è organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo, presentata dalla John Kobal Foundation in associazione con Terra Esplêndida
21/10/15
"Io e Ingrid", il bellissimo documentario nelle sale, nel centenario della nascita di Ingrid Bergman.
Ieri ho visto il documentario Io e Ingrid, realizzato da Stig Björkman, con preziose immagini di repertorio, ricordi privati e l’immensa mole di pensieri contenuti nel diario che l’attrice teneva giornalmente come ha raccontato la figlia Isabella Rossellini, la cui voce è il fil rouge di questo memoir.
Sto cominciando a tenere un diario e lo aggiornerò sempre. Ho 14 anni, 2 mesi, 3 giorni. Sono nata il 25 agosto 1915. Sono vivace, indisponente, cocciuta e selvaggia. Sono Ingrid Bergman. Anno 1929.
Sono le prime parole del diario, cui Ingrid manterrà fede per tutta la vita.
E' l'omaggio alla diva svedese nel centenario della sua nascita. Un collage di ricordi, interviste, lettere e filmati di famiglia inediti, provenienti dall’archivio privato della diva (che amava girare sempre con la sua inseparabile cinepresa super 8), con le testimonianze di amici e artisti che hanno avuto il privilegio di conoscerla e di lavorare con lei.
Ma è molto più di questo.
Il docu-film è un ritratto autentico senza nessun intento oleografico. Le testimonianze dei figli non trascurano le ombre di una donna autentica, che fece scelte molto coraggiose nella sua vita, accettandone le conseguenze.
«Mia madre era una delle prime donne veramente indipendenti...diventare attrice è stato come rispondere a una vocazione. Diceva sempre che non era stata lei a scegliere la recitazione, ma tutto il contrario», racconta Isabella.
Sono molte le immagini che non si dimenticano di questo film. In particolare quelle del primo provino per David O. Selznick, che la chiamò ad Hollywood - senza trucco e senza rossetto, veramente stabiliante (per capire cosa significa possedere un'aura).
I frammenti di un mondo perduto, ma rimasti impressi nella memoria collettiva - forse per intere generazioni future.
Fabrizio Falconi
19/01/13
L'Unicef ricorda il grande Danny Kaye nel centenario della nascita.
fonte ANSA
12/01/09
Sette Anime - Un film da non perdere.
Ho visto due sere fa, Sette Anime di Gabriele Muccino, che in realtà ha solo diretto - con grande maestria, comunque - un copione di Grant Nieporte.
E' un film particolare, che vorrei consigliare caldamente agli amici e lettori di questo blog.
Un film incredibilmente coraggioso, vista l'epoca che stiamo vivendo: coraggioso innanzitutto perchè l'oggetto di questo film è il BENE.
E si sa, dai tempi di Chaplin, quanto sia enormemente più facile scrivere e fare film sul Male, su personaggi negativi, su omicidi, assassini e quant'altro, rispetto a fare un film sul Bene.
E' poi coraggioso perchè Sette Anime sembra mettere in scena tutto quello che oggi appare politically in-correct : è un film che sceglie di parlare di sacrificio, di amore, di donazione di sè, di morte, di dolore, di malattia.
Tutte cose che noi di solito vogliamo scacciare perentoriamente dal nostro orizzonte. Che riteniamo ormai perfino 'di cattivo gusto'. Sento tanta gente dire: " al cinema ci vado una volta l'anno, e ci voglio andare per divertirmi ".
Sempre al solito: divertirsi sembra essere l'unico (non)valore omologante di questa nostra società.
Sette Anime va nella direzione opposta. Per questo anche parte della critica ufficiale ha storto in naso, per questo dopo un primo boom di pubblico in America, il passa parola - su temi come questo - ha ridimensionato poi le presenze (comunque sempre numerosissime, tra i primi incassi della stagione).
Will Smith nel film è Ben Thomas, un uomo che ha sul cuore 'sette pesi' ( il titolo americano è seven pounds, sette pesi, appunto, e non sette anime, come è stato tradotto, che c'entra poco). Deve, vuole sdebitarsi di questi pesi. Deve, vuole fare qualcosa della sua vita. Fino all'estremo.
Senza nessuna concessione al sentimentalismo, questo film va dritto al cuore. E secondo me, realizza anche il senso di una storia profondamente 'cristiana' o 'cristica'.
Andate a vederlo, poi ne riparleremo, se vorrete.