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12/07/24

Da dove viene la parola "Arena"? I Romani.....

 





La storia delle parole è affascinante quanto quella della archeologia. 

Nel romanesco antico e anche molto più raramente in quello moderno, il termine "rena" era ed è usato per indicare la sabbia (del mare), anche in altre parti d'Italia anche se "sabbia" è ovviamente molto più diffuso.

Ma la cosa interessante è che la parola italiana "Arena", di origine latina, era strettamente legata a "rena" avendo la stessa radice etimologica e significando: "luogo dove c'è la sabbia".

La sabbia infatti costituiva il fondo che veniva diffuso nelle "arene" o "circhi" della Antica Roma, trasportandolo dalla vicina Ostia. 

Il maestoso Circo di Massenzio sulla Via Appia, per dire, ha rivelato agli archeologi, proprio dal fatto che non è stata trovata sabbia negli scavi dell'arena, che probabilmente esso non fu mai usato

Il che si deve al fatto che era stato voluto dall'Imperatore per intitolarlo al figlio Romolo, il quale però morì giovanissimo - a 9 anni - probabilmente annegato nelle acque del Tevere nel 309, preconizzando in modo incredibile la stessa morte che toccò al Padre, Massenzio, 3 anni dopo, al termine della Battaglia di Ponte Milvio.

Fabrizio Falconi

02/05/18

Pompei: tradotti gli antichi graffiti dal latino in italiano e napoletano. E ...sono poesia pura.



Fa il bis, sempre su facebook, il giornalista, scrittore e studioso napoletano Carlo Avvisati che sta traducendo dal latino al napoletano gli antichi graffiti diPompei. 

Questa volta ne ha trascritto uno scoperto da Matteo della Corte, l'inventore dell'Epigrafia pompeiana, sulla parete della "bottega di Successus", in via dell'Abbondanza. 

Si tratta di uno dei graffiti piu' belli e poetici mai rinvenuti in quasi 300 anni di scavi a Pompei.


Questo il testo del graffito in latino che si trova negli scavi archeologici: "Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis..." che in italiano suona: 

"Nulla puo' durare in eterno: il sole che gia' brillo', torna a tuffarsi nell'oceano, decresce la luna che gia' fu piena, la violenza dei venti spesso diventa lieve brezza..."

 In napoletano invece il testo diventa il seguente: "Maie niente camparra' pe' ssempe: 'o sole ca ncielo sbrennette, torna a se stuta' a mmare, ammanca 'a luna, ca chiatta e tunnulella fuie, e 'a tempestata 'e viento spisso se fa comme 'o sciatillo doce...". 

Il Parco archeologico di Pompei, dallo scorso 20 aprile, con cadenza quindicinale, sta pubblicando sul social le traduzioni dei tituli picti, delle scritte musive e dei graffiti trovati durante gli scavi. 

28/05/15

In albis (In albis) - di Fabrizio Falconi.





In albis


Sicut carmen
diuturni dies Novembres
pervenerunt.
Ars saltandi quieta
consiliorum est,
miraque
absentium ratio.
Nubes alba
e montibus effundit
prima lux omnis
adornat motum sanctuum suum.

dall'originale, in Fabrizio Falconi Sub specie aeternitatis (poesie 1997-2001), Giuseppe Aletti Editore, 1a edizione luglio 2003.
Traduzione dall'italiano in latino: Filomena Bernocco


In albis


Come profezia
i giorni lunghi di novembre
sono arrivati. E’ quieta
la danza dei propositi,
e stupefacente
la conta degli assenti.
Nube bianca si srotola dai monti
ogni alba prepara
la sua santa ribellione.

16/09/13

Occursus noster (Il nostro incontro) - di Fabrizio Falconi (traduz. latina).





Occursus noster

Occursus noster
in rebus agendis non erat, nigro
scribebatur muris, nubes erat
fluxa, cantus erat
e lumine, prospectus erat
parvus infinitus qui forium silentio
se abdit.

Occursus noster
vesperi proximus erat
diei ante, tropicis hiemabat
sicut avis extra cursum,
eum pudebat sui,
sicut communem locum,
vel in verborum exordio questionem.

Occursus noster
vana possessio erat,
vel fascinata nota,
et tamen occursus noster
apparuit olim, aliquo die,
vitam vi illuminavit,
et nondum evanuit.

Fabrizio Falconi - traduz. di Filomena Bernocco.
Testo originale qui