31/07/24

Lo Spirito olimpico è morto.

 


Seguo ormai poco le Olimpiadi, a parte l'Atletica leggera che guarderò tutta.

Mi sembra che, nonostante l'inutile prosopopea macroniana, ormai sia stato del tutto calpestato e cancellato dai Giochi lo spirito olimpico.
Mi allontana l'insopportabile retorica patriottarda dei telecronisti, per cui ogni medaglia d'oro vinta da un italiano, anche nel tiro al piattello, è "leggenda", "eroica", "trionfale", è una "impresa" da consegnare agli Annales di Tacito.
Mi allontana il totale tradimento dello spirito decoubertiano per il quale la vera vittoria che conta a una olimpiade è quella del partecipare. Qui invece conta solo l'oro, se arrivi secondo o terzo sei uno sconfitto, se arrivi quarto sei un pezzente.
Mi allontana il marketing che ha fagocitato da tempo ogni ideale olimpico: gli atleti sono tutti professionisti pagati a peso d'oro [è il caso di dire] dai comitati olimpici nazionali e dalla manna dorata degli sponsor.
Mi allontana che ogni medaglia d'oro sia pagata, in Italia, 220.000 euro, e in proporzione l'argento e il bronzo: tra le più alte tariffe in assoluto stabilite dalle federazioni olimpiche di tutti i paesi del mondo, anche se ci sono ancora paesi virtuosi come la Norvegia che si rifiutano di monetizzare le medaglie olimpiche e prevedono un compenso pari a zero euro.
Mi allontanano le scelte della programmazione televisiva nazionale che ignorando del tutto la bellezza dello e degli sport e la differenza qualitativa delle diverse competizioni, privilegia sempre e comunque il seguire la gara dove c'è un compatriota. Se ce n'è uno che sta facendo i sedicesimi nel Badminton, si segue lui anche se c'è Simone Biles che sta facendo un esercizio spaziale a corpo libero.
Mi allontana infine il vittimismo complottistico quando non si vince o si sfiora una medaglia, come a una banale partita di campionato italiano dove c'è l'arbitro cornuto.
Insomma, questo è, almeno per me, ahimé.

Fabrizio Falconi - 2024

30/07/24

Ecco la lista dei 100 film più belli della storia del Cinema, secondo Spike Lee !

 Spike Lee è uno degli autori più importanti del cinema americano e da sempre un grande cinéphile, grande conoscitore del cinema.

Questa è la sua lista dei 100 migliori films della storia. Opinabile come tutte le selezioni, ma molto molto interessante.






29/07/24

"Le notti di Cabiria" - Perché il film di Fellini è meraviglioso


Il successo, la riuscita di "Cabiria" (il più chapliniano dei film di Fellini) è dovuta anche allo straordinario talento di Fellini nella scelta delle facce che fece la differenza già a partire dai primi film. 

La scelta di un attore francese, Francois Periér per il ruolo dell'orrido ragionier d'Onofrio è decisiva, ai fini della storia, tralasciando per un attimo il ruolo di mattatrice assoluta che spetta alla Masina, sul cui volto corpo e movimenti, è costruito il film.

Periér presta la sua faccia all'ambiguo d'Onofrio, che seduce la povera Cabiria, illudendola nel modo più crudele immaginabile.  

Ma per buona parte della vicenda, ogni spettatore della storia - non solo l'innocente Cabiria, che pure vorrebbe mantenersi diffidente visti i suoi precedenti in materia (la scena iniziale del film è l'anticipazione di ciò che succederà ancora, in una sorta di eterno ritorno) - è convinto della perfetta buona fede dell'uomo. Che appare appunto "un santo", come lo definisce Cabiria. Anche lo spettatore fin troppo smaliziato del 2020, finisce per crederci.

La bontà incarnata si disegna sul volto di Periér ed è solo parecchio più tardi, nella scena al ristorante sul lago, che l'ombra che comincia ad allungarsi sulla faccia dell'uomo, facendo rapidamente virare il film dai toni della commedia (Cabiria segna per molti versi l'inizio della commedia (all')italiana a quelli della tragedia. 

L'importanza delle facce era per Fellini tutto, o quasi. 

E la faccia di Periér, la sua figura, definita dall'impermeabile stazzonato, dalle movenze prima premurose, accudenti, soccorrevoli, e poi brutali, è di quelle che non si dimentica più.

Fabrizio Falconi 2024 

27/07/24

Chi ha pronunciato il celebre aforisma: "Quando sento qualcuno parlare di cultura, metto mano alla pistola"? (No non è stato Sangiuliano)


 Il celebre aforisma: "Quando sento qualcuno parlare di cultura, metto mano alla pistola" (terribilmente attuale anche nel mondo analfabetizzato di oggi dove ormai nessuno legge più niente) è da sempre erroneamente attribuito a Goebbels, politico e gerarca nazista, braccio destro di Adolf Hitler (il quale Goebbels, era fin troppo sofisticato per pensare e pronunciare una cosa simile).  La frase fu invece pronunciata da Hermann Goering, altro gerarca, anche lui vicinissimo al Fuhrer (ma molto più rozzo e "concreto"), e originariamente recitava: "Quando sento qualcuno parlare di cultura, la mano mi corre al revolver."   


Pare in effetti che Göring amasse ripetere questa frase, che tuttavia - in pochi sanno - originava da una battuta di un dramma ispirato alla figura di Albert Leo Schlageter (una specie di "martire nazista"), in cui un personaggio si rivolge all'omonimo protagonista esclamando "Quando sento parlare di cultura [...] tolgo la sicura alla mia Browning! (Il dramma, di ispirazione nazista, era intitolato Schlageter, e fu scritto nel 1929-1933 da Hanss Jost uno dei maggiori scrittori che aderirono al nazionalsocialismo e si trova nell'Atto 1, scena 1).

nella foto: replica della vera pistola (Luger) d'oro appartenuta a Goebbels.

Fabrizio Falconi - 2024

26/07/24

"Le Onde del Destino" il capolavoro di Lars Von Trier che ebbe vicende travagliatissime


 Le Onde del Destino (Breaking the Waves) - qui in una foto durante le riprese, Lars Von Trier con i due protagonisti, Stellan Skarsgard e Emily Watson - ebbe vicende travagliatissime. 


In omaggio alle ferree regole del movimento DOGMA, fondato dallo stesso Von Trier e da Thomas Vinterberg, il film fu girato interamente con fotocamere Super35mm ​​portatili ed è il primo della "trilogia Golden Heart" di von Trier, dedicato a protagonisti buoni e fragili sottoposti a prove cruciali dal destino e dalla cattiveria degli uomini

Von Trier Voleva fare un film naturalistico che fosse anche un film religioso senza miracoli. Impiegò cinque lunghissimi anni per scrivere il film e soprattutto per riuscire a ottenere i finanziamenti e un sostegno finanziario produttivo, dopo gli innumerevoli rifiuti ricevuti.

L'inglese Helena Bonham Carter, che all'epoca la prima scelta di von Trier per interpretare il ruolo di Bess, abbandonò il progetto poco prima dell'inizio delle riprese, a causa della grande quantità di nudità e sessualità richieste dal ruolo. Ciò comportò nuovi ritardi, e nuovi problemi da parte dei produttori che volevano annullare il film.

Per cercare di venirne fuori, Von Trier prese in considerazione diverse altre attrici famose, sperando che la presenza di una "star" convincesse definitivamente i produttori, ma nessuna delle interpreti prescelte era a suo agio con l'argomento. Von Trier alla fine fu conquistato dall'audizione di Emily Watson , anche se all'epoca era una completa sconosciuta nell'industria cinematografica. La scelta della Watson, che fu conquistata dal genio creativo di Von Trier, ebbe la meglio sugli ultimi dubbi dei finanziatori.

Nel frattempo Von Trier, che era ateo, si era convertito al cattolicesimo prima di cominciare a girare il film

Mentre la Watson pagò personalmente l'aver interpretato (magistralmente) il ruolo di Bess, che a causa della scabrosità dell'argomento, le procurò l'espulsione dalla Facoltà di Filosofia e Scienze Economiche che aveva frequentato fino all'inizio delle riprese.

Fabrizio Falconi - 2024


25/07/24

"La Sposa Liberata" di Abraham Yehoshua, un romanzo fiume che appassiona e interroga

 




La questione morale che potrebbe racchiudere le intere 600 pagine di questo meraviglioso romanzo di Yehoshua potrebbe essere questa:

l'amore che proviamo e ci lega per qualcuno: figli, mogli, mariti, genitori [ci] autorizza a conoscere di lui/lei/loro qualsiasi segreto che sia per lui/lei/loro fonte di grande sofferenza?
Rivlin, il professore di studi mediorientali di Haifa, vicino alla pensione, che non ha superato il trauma del divorzio del figlio dopo 1 solo anno di matrimonio per qualcosa che non è stato mai rivelato, risponderebbe di sicuro: sì.
Ed è infatti quello che fa nel corso dell'intera vicenda: non può rassegnarsi a questo dolore muto e continua a investigare come e quanto può con il suo metodo da storico professionista, nel groviglio di affetti malati e passioni non confessabili.
Haghit invece, la moglie del professore, che è magistrato e giudice di processi penali risponderebbe: no. Non è giusto. Lei vive nel presente e nella accettazione di stati di fatto che non possono essere cambiati.
No risponderebbe anche Ofer, il figlio ferito. Il diritto a conoscere viene molto, molto dopo, la speranza di amare e di essere amato.
Forse, risponderebbero invece Fuad, Rashed, Samaher, e tutti gli altri personaggi arabi che si muovono nel racconto: il passato è per davvero conoscibile? O è solo una illusione pensare di poterlo afferrare? Non potrà farlo invece solo la poesia o un racconto allegorico?
Uscito nel 2001, "La sposa liberata" esprime il culmine dell'arte di Yehoshua, un grande maestro che si è formato sui grandi modelli tolstojani: ogni movimento narrativo sottende e sviluppa uno smottamento emotivo, psicologico o sentimentale. Ogni frammento ogni apparente diversione del racconto rafforza invece la crescita del fusto centrale, spinge il lettore a inoltrarsi nel folto frondoso delle intenzioni e delle circostanze e nel nascosto di radici profonde, motivazioni paure e dolori solo parzialmente sepolti.
Un libro che si gode interamente senza pause perfino con l'ansia di doversi separare da personaggi che diventano persone vicino a noi e agiscono come e dove noi agiremmo con i loro stessi palpiti.
Al contempo è anche un romanzo da cui si impara tanto e che dice su quella zona di mondo e su chi la abita, palestinesi, arabi, ebrei, israeliani, askenaziti, drusi e cristiani - e sui loro tragici conflitti - più di quanto si possa apprendere da pile di articoli di giornale o inconcludenti talk show.
Yehoshua è stato sempre uomo del dialogo, e non avrebbe potuto essere niente di diverso.
Il suo punto di vista infatti non è mai solo "il suo punto di vista". Come un magico stroboscopio la sua penna ci offre - sempre in movimento - il cuore e i fatti di molti e importanti personaggi senza mai abbandonare neanche per una pagina, il "suo" Rivlin che resta sempre al centro: un dolente eroe bellowiano che non si arrende, che non vuole declinare, che vorrebbe provare a comprendere il mondo anche se tutti intorno a lui gli dicono che vivere senza comprendere è non solo più conveniente, ma anche molto, molto più facile.

Fabrizio Falconi - 2024

23/07/24

E' l'epoca della "Cachistocrazia" o della "Peggiocrazia", perché ?


 I migliori, oggi, quelli rimasti, si tengono mille miglia lontani dalla politica.

Per i padri greci invece, Aristotele e poi Platone, la politica, cioè l'amministrazione della cosa pubblica, doveva essere appannaggio dell'aristocrazia cioè dei migliori (dal greco άριστος, àristos, "migliore" e κράτος, kratos, "comando"), non dei "più ricchi" come viene oggi intesa la parola aristocrazia, ma "dei migliori", cioè degli uomini più qualitativi.

Oggi che i migliori hanno abdicato (dedicandosi con sommo entusiasmo esclusivamente al proprio orticello) la politica è una prateria occupata dai peggiori, è il momento cioè della cachistocrazia o kakistocrazia (dal greco antico κάκιστος, kákistos, «pessimo» e κράτος, krátos, «comando»), anche detta peggiocrazia, un governo in cui il potere è affidato ai cittadini meno competenti e qualificati, dunque ai "peggiori".

Fabrizio Falconi - 2024

22/07/24

Un'immortale poesia di E. E. Cummings: "Il tuo più tenue sguardo"

 


Il tuo più tenue sguardo

facilmente mi aprirà
benché abbia chiuso me stessa
come dita
sempre mi apri petalo per petalo
come la primavera fa
toccando accortamente
misteriosamente la sua
prima rosa
e io non so quello che c’è
in te che chiude e apre
solo qualcosa in me
comprende che è più
profonda la luce dei tuoi
occhi di tutte le rose.
Nessuno… neanche
la pioggia ha…
Così piccole mani.

Edward Estlin Cummings

21/07/24

"Ecco i 54 romanzi più belli degli ultimi 25 anni" (nessun italiano). La "playlist" di Franco Cordelli

 


Sul Corriere della Sera, Franco Cordelli risponde a suo modo alla classifica del «New York Times» che qualche giorno fa ha pubblicato la lista dei migliori libri del XXI secolo (i 24 anni trascorsi finora), incoronando Elena Ferrante.

Alle obiezioni di Alfonso Berardinelli che qualche settimana fa, a proposito della Fiera di Francoforte, stigmatizzava la quantità impressionante di narratori invitati e all'affermazione che "oggi la parola “libro” è sinonimo di romanzo, anche se poi quasi nessun autore o lettore sa più che cos’è un romanzo. C’è il nome della cosa, ma non c’è la cosa", Cordelli risponde che c'è in Italia, nella produzione narrativa italiana, in effetti, "la impossibilità di cogliere nella quantità qualcosa che somigli ad una qualsivoglia qualità. Ciò che davvero non c’è più non è il romanzo bensì la critica". 

"Ho dedicato buona parte del mio tempo nelle settimane che si sono succedute all’articolo di Berardinelli" scrive Cordelli, "nel tentativo di riordinare nella memoria (e nell’esplorare nella libreria) i libri che negli ultimi venticinque anni credo siano degni di essere letti. Non saprei dire, d’ognuno d’essi, quale sia migliore e quale meno convincente; quale più nuovo e quale tutto sommato «tradizionale»; ma so con certezza che la mia esperienza è molto diversa dalla classifica dei cento migliori romanzi pubblicata pochi giorni fa dal «New York Times». .

I miei cinquantaquattro autori sono fin troppi e deliberatamente ho escluso nomi di scrittori italiani per la ragione opposta a quella del «New York Times»: per la troppo poca distanza "critica". 

Ed ecco i libri scelti da Franco Cordelli (divisi a seconda della data di uscita in lingua originale):

2000
Zadie Smith DENTI BIANCHI Mondadori
Edmund White L’UOMO SPOSATO Playground

2001
Roberto Bolano PUTTANE ASSASSINE Adelphi
Anne Carson LA BELLEZZA DEL MARITO La Tartaruga
Philip Roth L’ANIMALE MORENTE Einaudi
Winfried Sebald AUSTERLITZ Adelphi
Claude Simon IL TRAM Nonostante

2002
Anita Brookner LA PROSSIMA AVVENTURA Giano
Jeffrey Eugenides MIDDLESEX Mondadori
Rohinton Mistry QUESTIONI DI FAMIGLIA Mondadori
Amos Oz UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA Feltrinelli

2003
Monica Ali BRICK LANE Mondadori
Bernardo Atxaga IL LIBRO DI MIO FRATELLO Einaudi
Daša Drndić LEICA FORMAT La nove di Teseo

2004
Per Olov Enquist IL LIBRO DI BLANCHE E MARIE Iperborea
Colm Tóibin THE MASTER Bompiani
Abraham Yehoshua IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE Einaudi

2005
John Banville IL MARE Guanda
Joan Didion L’ANNO DEL PENSIERO MAGICO Il Saggiatore
Philippe Forest TUTTI BAMBINI TRANNE UNO Fandango
Kazuo Ishiguro NON LASCIARMI Einaudi
Enrique Vila-Matas DOTTOR PASAVENTO Feltrinelli

2006
Chimamanda Ngozi Adichle METÀ DI UN SOLE GIALLO Einaudi
Donald Antrim LA VITA DOPO Einaudi

2007
Anita Desai TUTTI I RACCONTI Einaudi
Cees Nooteboom TUMBAS Iperborea
Zachar Prilepin IL PECCATO Voland
Cristóvão Tezza BAMBINO PER SEMPRE Sperling & Kupfer

2009
Javier Cercas ANATOMIA DI UN ISTANTE Guanda
Edgar Doctorow HOMER & LANGLEY Mondadori
Pierre Michon GLI UNDICI Adelphi
William Trevor L’AMORE UN’ESTATE Guanda

2010
Jane Urquhart SANCTUARY LINE Nutrimenti

2011
Julián Herbert BALLATA PER MIA MADRE gran via

2012
Alice Munro USCIRNE VIVI Einaudi

2013
Sonali Deraniyagala ONDA Neri Pozza
Sergio del Molino NELL’ORA VIOLETTA Sellerio
Jamaica Kincaid VEDI ADESSO ALLORA Adelphi
Ricardo Piglia SOLO PER IDA BROWN Feltrinelli

2015
Jenny Erpenbeck VOCI DEL VERBO ANDARE Sellerio
Mathias Énard BUSSOLA e/o

2016
Graham Swift UN GIORNO DI FESTA Neri Pozza
Richard Ford TRA LORO Feltrinell
Javier Marías BERTA ISLA Einaudi
George Saunders LINCOLN NEL BARDO Feltrinelli

2018
Ottessa Moshfegh IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO Feltrinelli

2019
Viyun Li DOVE LE RAGIONI FINISCONO Nn Editore

2020
Colum McCann APEIROGON Feltrinelli
Marilynne Robinson JACK Einaudi
Martin Amis LA STORIA DA DENTRO Einaudi

2022
Cormac McCarthy IL PASSEGGERO, STELLA MARIS Einaudi
Julie Otsuka NUOTO LIBERO Bollati Boringhieri

2023
John Coetzee IL POLACCO Einaudi
Didier Eribon VITA, VECCHIAIA E MORTE DI UNA DONNA DEL POPOLO L’orma


20/07/24

Nasce "Palingenia", casa editrice per "lettori forti" che mira a fare "libri per una vita"

da Il Foglio

La selezione dei titoli è un processo di vecchia bottega. “Siamo convinti di poter finalmente accontentare quei lettori forti in cerca di qualità, nel contenuto e nella fattura, tra i 70-80 mila titoli sfornati ogni anno”, dice il direttore editoriale Giancarlo Maggiulli

Scommettiamo su Palingenia, casa editrice che se ne infischia delle ferie e si butta sul mercato adesso, con un Kafka della prima ora per la cui presentazione al pubblico, pochi giorni fa, si è aperto il cortile d’onore della Biblioteca Sormani di Milano. Con un nome che è la gioia di tutti quelli che hanno fatto il classico quando il ginnasio veniva ancora chiamato così, Palingenia è una boccata d’aria fresca nell’asfittico panorama editoriale nostrano: “Sì, siamo, credo, il cinquemileaeunesimo editore di questo paese, ma siamo convinti di poter finalmente accontentare quei lettori forti in cerca di qualità, nel contenuto e nella fattura, tra i 70-80 mila titoli sfornati ogni anno”, dice al Foglio Giancarlo Maggiulli, che di Palingenia è direttore editoriale.

 

Carriera ultratrentennale in Adelphi (da correttore di bozze a editor responsabile della germanistica) e una solida amicizia con Pontiggia, parla dalla scrivania della centrale operativa della casa editrice, un bel palazzo milanese dove lavora con una piccola ma super-skillata (direbbero in altri ambiti) redazione. Concepita idealmente a Venezia (“mentre passavo davanti alla casa di Aldo Manuzio” narra Maggiulli), Palingenia è nata sotto una buona stella: annovera l’economista Pierangelo Dacrema come a e Giorgio La Malfa alla presidenza. La società è sostenuta da un manipolo di imprenditori con l’uzzolo delle cose fatte per bene, capitanati da Luca Garavoglia (presidente Campari Group). L’idea, spiega Maggiulli, è di fare “libri per una vita”.
 

Per il debutto, si diceva, Palingenia ha scelto Contemplazione, l’esordio letterario di Franz Kafka, di cui ricorre il centenario della morte: è una raccolta di diciotto prose folgoranti, confezionate in cartonato telato con sovracoperta che non ci si stanca di accarezzare, con il segnalibro di raso, i Quattro Alberi di Egon Schiele in copertina, il testo originale tedesco a fronte e una nuova traduzione concepita da Margherita Belardetti (il tutto a soli 25 euro: che dire?). “Vogliamo pubblicare nel tempo tutta l’opera di Kafka, con nuove traduzioni: America avrà un nuovo titolo”, ci anticipa Maggiulli.
 

I grandi classici ritradotti, da un editore che si chiama Palingenia, ce li aspettavamo, ma poi l’occhio cade sulla libellula scelta come logo: “È tratta da una incisione di Albrecht Dürer intitolata ‘Sacra famiglia con libellula’ – dice Maggiulli: come questo insetto, anche noi saltabecchiamo e girovaghiamo tra i generi”. E quindi ok i classici, ma il catalogo che sfogliamo si dimostra un giacimento di letteratura e saggistica di ieri e di oggi, italiana e straniera (le collane sono diverse e tutte con nomi ispirati alla toponomastica di Venezia). Proprio in questi giorni, ad esempio, esce “Un libro che vorrei”, 186 pareri di lettura, tutti inediti, firmati da “Peppo” Pontiggia negli anni in cui era consulente editoriale sia in Mondadori che in Adelphi (“una bigamia strana, ma nota e accettata da tutti”, chiosa Maggiulli).
   

Il volume si dimostra un genere letterario a sé: Pontiggia è soavemente spietato nei giudizi e disinvolto nella lettura sia in italiano che in inglese e francese. “È un imprescindibile classico contemporaneo – continua Maggiulli – Da lui ho assorbito la maniacale attenzione al linguaggio e il valore della scrittura come ricerca della parola perfetta, che esiste sempre e va scovata”. Mentre parliamo, nella sala accanto alla redazione si lavora con gli occhi scrupolosamente vicini ai testi di carta perché nulla sfugga. Attorno, scampoli di fogli dalle grammature diverse, prove di rilegature, vari caratteri tipografici: in questo atelier del libro si coltiva il piacere della lettura con garbo artigianale. Anche la selezione dei titoli è un processo da vecchia bottega, tra letture condivise, dibattiti e confronti. Spesso si approda su lidi poco esplorati dal mass market (grande attesa per la giovane letteratura cinese: ne riparleremo in autunno) o su mete che sorprendo, come “Lo psicologo nel Palazzo”, in libreria a fine estate. È firmato da Luciano Mecacci, psicologo, storico, russista che ricostruisce un cold case in salsa moscovita ovvero la strana morte “per cibo avariato” di Vladimir Bechteerev, autorevole neurologo, psichiatra e psicologo, all’indomani di una sua visita a Stalin al Cremlino, nel dicembre del ‘27. È un documentato e godibile saggio sulla psicologia, la parapsicologia, la suggestione, il rapporto mai lineare tra psiche e potere. A proposito, Mecacci sarà tra i cento autori italiani invitati a ottobre alla Messe di Francoforte, e chissà se Saviano questo lo avrà notato.

Continua a leggerehttps://www.ilfoglio.it/cultura/2024/07/13/news/nasce-palingenia-la-casa-editrice-per-lettori-forti-che-punta-a-fare-libri-per-una-vita--6731932/ 

19/07/24

Una mosca può essere stata creata da una intelligenza di ordine superiore alla nostra?


 "Non desidero associarmi a chi sottoscrive il movimento del Disegno Intelligente. 

E nondimeno continuo a trovare la teoria dell'evoluzione basata sulla mutazione casuale e sulla selezione naturale non solo poco convincente ma anche insensata come spiegazione della comparsa degli organismi complessi. 

Fintanto che nessuno di noi non avrà la minima idea di come costruire una mosca domestica dal nulla, come possiamo scartare in quanto intellettualmente ingenua la conclusione che la mosca sia stata creata da una intelligenza di ordine superiore alla nostra?" 

J.M.Coetzee, Premio Nobel per la Letteratura nel 2003, 'Diario di un anno difficile', Einaudi 2006, pag.85


J. M. Coetzee

18/07/24

Una copia di "Passeggiate Letterarie a Roma" in dono alla Libreria Eli fino al 9 agosto, per gli amici vecchi e nuovi.


La Libreria Eli di Roma che quest'anno ha ospitato i miei incontri sulle Passeggiate Letterarie a Roma, quest'estate offre la possibilità agli amici vecchi e nuovi che si recheranno in Libreria in questi giorni, di ricevere una copia gratuita del mio libro.

Ne sono molto molto felice e ringrazio Marcello Ciccaglioni e gli amici della Eli, con l'augurio di ritrovarci presto. Qui sotto, un estratto dalla Lettera inviata dalla Libreria agli amici e soci come bilancio della stagione appena trascorsa e stimolo per la nuova che arriva. F.

Anche quest’anno, grazie alla tua presenza siamo riusciti a portare avanti questo bellissimo progetto che racchiude l’essenza di eli: un luogo di incontro in cui condividere Esperienze, Libri e Idee.

Sono passati sette anni da quando abbiamo mosso i primi passi e ognuno di voi, chi prima chi dopo e chi ora, ci ha accompagnato e sostenuto in questo nuovo viaggio.

Ci rivolgiamo a te che frequenti i nostri corsi, a te che ti impegni nei gruppi di lettura e/o di scrittura, a te che partecipi ai nostri incontri, conferenze e presentazioni, a te che hai sottoscritto la nostra card… ma anche a te che ci leggi ogni settimana, che condividi i risultati raggiunti e ci conforti nei giorni meno soleggiati.
 
È grazie a te se non ci arrendiamo, stai contribuendo a rendere tutto questo possibile.
 
Per ringraziarti del tuo sostegno, fino al 9 agosto puoi passare in Libreria per ritirare un dono che noi di eli abbiamo pensato di regalarti: un prezioso compagno di avventure che ti accompagnerà in questa città stupenda che abbiamo il piacere di sentire nostra. Un dono che è stato ideato e realizzato all’interno del nostro Arcipelago. (*)
 
In quest’occasione, vorremmo proporti un’iniziativa che speriamo tu accolga con il nostro stesso entusiasmo e che garantirà a una libreria indipendente come la nostra di continuare a fare ciò che ci viene meglio: promuovere la cultura attraverso i libri.
 
Il più grande distributore italiano di libri ci ha offerto una collaborazione speciale, in virtù della quale potremo farti recapitare a casa, nel luogo di lavoro, in vacanza - ovunque tu voglia - entro 48 ore qualsiasi libro disponibile sul mercato, a patto che tu lo ordini attraverso di noi. Per fornirti questo servizio nel modo più rapido ed efficace possibile, ti proponiamo di effettuare un versamento dal valore minimo di 50€ che ci consentirà di farti recapitare in tutta Roma e in tutta Italia, i libri che deciderai di leggere, senza dover ogni volta perderti in farraginosi movimenti bancari. Naturalmente i versamenti potranno essere ripetuti e ogni mese avrai il saldo residuo.
 
Oltre alla spedizione completamente gratuita dei tuoi libri anche in vacanza, avrai accesso a molti altri vantaggi:
 
  • Sconto del 5% sui libri nuovi;
  • Sconto del 50% sui libri usati;
  • Sconto del 15% sui vini della Tenuta Le Velette;
  • Sconto del 30% sull’intero catalogo Palombi Editori;
  • Sconto del 15% su gadget e accessori, tra cui le nostre imperdibili abat-book;
Sicuri della tua sensibilità e del tuo appoggio, ti aspettiamo!
 
(*) L’Arcipelago di Eli è costituito da una serie di isole culturali e non solo. L’isola della Galleria La Tartaruga, quella della casa editrice Palombi e quella della Tenuta Le Velette.

E per mercoledì prossimo, 24 luglio, brindisi in Libreria per l' "Eliday"

 

Per ogni informazione: info@libreriaeli.it
 
Libreria ELI

di Nuova Stagione Srl

Viale Somalia 50 A

00199 – Roma

Tel. 0686211712

17/07/24

I "padri perfetti" esistono? E veramente sono i genitori migliori?


 I padri perfetti non vanno bene. Per i figli è molto meglio avere padri imperfetti e che vedano e si accorgano anche delle imperfezioni dei padri.

 I padri perfetti, quelli sempre vincenti, che non sbagliano, che non piangono, che sono sempre in forma, che hanno successo (non parliamo poi degli artisti di successo) generano sempre figli infelici, specie i maschi, condannati a inseguire affannosamente o a respingere un modello spesso inarrivabile. (Salvo poi scoprire, magari post mortem, che quella perfezione non era neanche vera...).


Fabrizio Falconi - 2024

750 anni fa: La storia della fondazione di Leonessa, bellissimo borgo medievale italiano (di Luigi Nicoli)

 


Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore un estratto dal nuovo libro di Luigi Nicoli di prossima pubblicazione sulla nascita e fondazione e la storia secolare di uno dei più bei borghi d'Italia
16 LUGLIO 1278 NASCE GONESSA-LEONESSA
Il giorno dell’Epifania dell’anno 1266 Clemente IV, Guy Foulques papa francese ex cancelliere di Luigi IX, incoronò a Roma il conte Carlo D’Angiò, fratello del re Santo, come re di Sicilia. Egli era in procinto di scontrarsi con le truppe del grande nemico ghibellino Manfredi di Hoenstaufen, figlio di Federico II di Svevia. Manfredi aveva avuto il torto di insediarsi sul trono del regno di Sicilia, che già fu di suo padre, senza il beneplacito del Pontefice. La battaglia finale si svolse il 26 febbraio del 1266 nei pressi Benevento. Carlo d’Angiò sbaragliò le truppe di Manfredi, che fu ucciso. Diverse purtroppo furono le atrocità commesse dalle truppe francesi che non risparmiarono neanche la famiglia dell’Hoenstaufen. Ma due anni dopo un altro pericolo turbò Carlo I: Corrado IV di Svevia, Corradino, il quindicenne nipote di Manfredi, che voleva vendicare lo zio e restaurare il Regno del nonno Federico II. Ma anche Corradino fu sconfitto da Carlo, nel 1268, a Tagliacozzo. Il giovane principe fu decapitato a Napoli il 29 ottobre del 1268. A partire da quella data tutti i territori e i possedimenti proprietà di Federico II, furono incamerati da Re Carlo. Analoga sorte ebbe anche il castello di Ripa di Corno.
Dal 1274 gli uomini del distrutto castello di Narnate (da identificarsi con gli abitanti di Valle Arenaria) che, per motivi politici si erano ribellati al dominio della Chiesa e del Ducato di Spoleto, iniziarono minacciosamente a gravitare intorno a Ripa di Corno (che sorgeva nei pressi della Fonte della Ripa), tanto da conquistare il castrum. Allora, la guarnigione angioina, per sedare la rivolta, fu costretta a chiamare in aiuto le universitates dell’Aquila e di Atri e i feudatari della contrada, con l’obiettivo dichiarato di sterminare i rivoltosi, contrari a qualsiasi trattativa di pace.
Re Carlo, però, nel settembre del 1275, mutato il clima politico e riappacificatosi con il Rettore del Ducato di Spoleto, colse l'occasione per dare asilo politico e per annullare ogni persecuzione contro gli sbandati del confinante Ducato, pensando di potersene servire per rafforzare la sua posizione in quel delicato settore. Tuttavia trascorsero due anni prima che Carlo I emanasse precisi provvedimenti di rinforzo dei castelli di Ripa di Corno e di Intra (sopra Piedelpoggio), con una lettera inviata al Giustiziere d’Abruzzo, nella quale si legge che i castelli di Ripa di Corno e Intra «castra nostra Ripe de cornu et Rocce de Intro» erano bisognosi di riparazioni e anche di uomini fedeli e idonei (alla loro custodia) «viros fedeles et idoneos». Era dunque finalmente emersa la necessità di rafforzare i due castelli dopo la rivolta del 1274 cui si aggiunse, con ogni probabilità, la volontà di contrapporsi al castrum di Monteleone di Spoleto, baluardo del Ducato appena oltre il confine, ricostruito a partire dal 1266 nel luogo dove già sorgeva la rocca di Brufa.
L'esigenza del rinforzo dei confini si fece ancor più pressante nella primavera del 1278, allorché il nuovo pontefice Nicolò III revocò la nomina a Senatore di Roma, e di Vicario Imperiale, a Carlo I. Il sovrano angioino, temendo un’invasione delle truppe Pontificie, incaricò il Giustiziere d’Abruzzo Giovanni Scotto, il milite Matteo de Plexiaco, il Capitano Teodino de Rodio, Basilio de Vigiilis cassiere, di effettuare un sopralluogo per studiare la possibilità di edificare una nuova inespugnabile roccaforte a difesa dei confini.
Nel mese di giugno dello stesso anno gli emissari di Carlo I risposero al sovrano con una missiva, con acclusa la pergamena del progetto, relativa all'individuazione del sito per la costruzione del nuovo centro demico, da realizzarsi a ridosso del castello di Ripa di Corno.
Il 16 luglio Carlo I dava il suo assenso con una sua lettera, che costituisce l’atto di fondazione di Leonessa. In questo documento, re Carlo, prima di approfondire i dettagli dell’operazione, sottolineava l'importanza della posizione strategica del sito individuato che lo spingevano a intervenire con urgenza: «Qui locus est infra fines regni per miliare uno et tran-seunt per ipsum due strate, una quarum itur aput Reate et altera aput Spoletum» (questo luogo si trova circa un miglio all'interno dei confini del Regno, e lo attraversano due strade, una delle quali va verso Rieti e l'altra verso Spoleto). Si tratta di due relitti di percorsi molto più antichi: uno che va verso Nord, transitando per Monteleone di Spoleto, per Sant'Anatolia di Narco e la Valnerina arriva a Spoleto; l'altro che transitando per i Prati dell'Osteria, Cima di Monte, Cantalice, giunge a Rieti.
Accanto a questi due antichi tracciati presto un altro divenne assai più importante: quello che collegava Gonessa con L'Aquila, che costituiva parte integrante della cosiddetta “Via Degli Abruzzi” o Via della Lana: una strada commerciale che nel medioevo collegava Firenze con Napoli attraversando l'Umbria e l'Abruzzo.
Gonessa – con le altre città di recente fondazione – si trovava in una posizione strategica rispetto a questo asse viario. Infatti venendo da Perugia poi Spoleto la via più breve per raggiungere L'Aquila, è quella che transita per Ferentillo, Salto del Cieco, Villa Pulcini, Villa Bigioni, Leonessa, Albaneto, Posta, Borbona, Montereale. Dall'Aquila proseguiva per Sulmona, Castel Di Sangro, Isernia, Venafro e Capua.
Nel suddetto documento di fondazione, re Carlo, dopo aver specificato l'ubicazione del nuovo centro, parla del restauro di un'antica torre del castello, a proposito della quale darà poi precise istruzioni per la sua costruzione (non dimentichiamo che Carlo I e Luigi IX erano anche valenti esperti di architettura), e della edificazione di una nuova.
Il sovrano transalpino volle chiamare la nuova città Gonessa, in ricordo della cittadina francese di Gaunissa (IX-X secolo) – poi Gonesse – alla quale il sovrano era particolarmente legato per aver dato i natali a suo nonno Filippo II l’Augusto, il grande restauratore del regno di Francia, e per avervi trascorso l’infanzia.

Luigi Nicoli - 2024