23/05/22
La Somiglianza del Divin Pittore - Raffaello - con Cristo
09/12/21
Quando Natalia Ginzburg, atea e ebrea disse: "Il crocefisso non genera nessuna discriminazione."
Oltre 30 anni fa Natalia Ginzburg, ebrea atea, scrisse per L’Unità un articolo sul crocefisso che merita, oggi - tempi in cui spopolano politically correct e cancel culture - di essere riletto.
25/11/21
Quando arrivarono con esattezza i primi cristiani a Roma?
03/10/21
Franzen sul nuovo romanzo Crossroads: "I Vangeli sono un documento politico radicale che la sinistra americana ha completamente dimenticato"
Ci sono dei passaggi nella bella intervista a Jonathan Franzen pubblicata sul Corriere della Sera il 25 settembre scorso e realizzata da Cristina Taglietti a proposito del suo nuovo romanzo Crossroads (Einaudi) tra poco disponibile anche in Italia, nei quali ho trovato, espresso con molta chiarezza, uno dei temi (o dei fenomeni) fondamentali della società contemporanea (o post-contemporanea), che molti intellettuali, anche italiani, hanno finora ignorato.
Franzen spiega la genesi del suo lungo romanzo a partire dallo spunto iniziale: All’origine del romanzo - dice - c’è un gruppo giovanile cristiano, mondo che conoscevo bene. Io stesso ho frequentato la chiesa per 12 anni e come Perry, il figlio di mezzo degli Hildebrandt, conoscevo ogni angolo della chiesa, ogni porta segreta, ogni passaggio, tutti i ministri. Per me è importante partire da ciò che conosco bene, da un luogo in cui mi sento a casa.
Aggiunge poi Franzen:
Può sembrare sciocco, ma per me essere un romanziere non significa scrivere ciò che voglio, ma ciò che so scrivere. Non uso mai il materiale che potrei usare, ma quello che possiedo. Sono un grande fan di Dostoevskij, di Flannery O’Connor, amo l’arte religiosa, la scultura gotica italiana, l’architettura delle chiese romaniche. Per me tutto ciò è commovente anche se non sono credente. Anche questo è un mondo in cui mi sento a casa, non mi interessa tanto mettere al centro le grandi domande dell’esistenza. Diciamo che mi sento come un falegname che costruisce mobili e tutto ciò che ha a disposizione sono i pezzi di legno avanzati dal progetto precedente.
A Cristina Taglietti, che lo intervista, Franzen conferma che Crossroads, il nome del gruppo giovanile che dà il titolo al romanzo, ricorda molto Comunità, il gruppo che lo scrittore ha frequentato da ragazzo e di cui parla in «Zona disagio».
Sì, ne sono stato membro attivo per sei anni. A dire il vero ci andavo più per socializzare, come credo la maggior parte dei ragazzi, ma è stata un’esperienza intensa. Molti dei dettagli del romanzo vengono da lì.
Nel passaggio successivo, Franzen spiega cosa lo ha particolarmente interessato della questione, del fenomeno religioso, di come abbia influito assai diversamente, nel passato e nel presente, nella vita politica occidentale. Negli anni '70 infatti, all'epoca in cui Crossroads si riferisce, la religione e la politica progressista erano assolutamente compatibili.
In seguito le cose sono radicalmente cambiate.
Che cosa si è dimenticato nel tempo? chiede l'intervistatrice.
Che allora la religione e la politica progressista erano assolutamente compatibili. Uno dei piaceri di scrivere Crossroads è stato tornare alla Bibbia. Sono andato in chiesa per 12 anni, ho frequentato il catechismo, le funzioni religiose e, anche se non la rileggo da quarant’anni, mi sono reso conto di conoscerla bene. Io non credo ai miracoli, alla trascendenza, ma ci sono storie molto potenti dentro la Bibbia. L’intertestualità, per usare un parolone, mi interessa sempre e scrivere un libro nuovo in qualche modo legato a uno così antico mi piaceva. Negli anni Settanta, nella mia chiesa e soprattutto nei gruppi giovanili, c’era molta attenzione a ciò che Gesù aveva detto, ci si chiedeva che cosa avrebbe pensato della guerra in Vietnam, della segregazione razziale. I Vangeli sono un documento politico molto radicale che rivela il paradosso del cristianesimo: per tutta la storia umana si è creduto che bisogna cercare di essere ricchi e potenti, il Vangelo dice che essere poveri e deboli è il modo di trovare Dio. Oggi questa componente si è quasi completamente persa nella sinistra americana (anche in quella italiana o europea, nota mia). Il primo atto è stato la legalizzazione dell’aborto che ha attivato gli elementi religiosi più conservatori: i cristiani evangelici sono diventati una potente forza politica, hanno sostenuto Reagan e ogni presidente conservatore fin dalla metà degli anni Settanta. E oggi sono così aggressivi che la cristianità si identifica con le loro posizioni aberranti: l’omofobia, l’adorazione per la ricchezza, l’ingerenza in ogni decisione personale delle donne. A Santa Cruz, in California, dove vivo, se dici a un liberal che vai in chiesa si ritrae terrorizzato, meglio dire che adori Satana nel seminterrato.
Parole molto chiare e forti, che dovrebbero far molto riflettere, anche dalle nostre parti.
12/04/20
Poesia della Domenica di Pasqua: "Noli me tangere" di Yves Bonnefoy
Noli me tangere
Esita il fiocco per il cielo azzurro
ancora, l'ultimo fiocco della grande nevicata.
E così entrerebbe nel giardino colei che
aveva ben dovuto sognare ciò che potrebbe essere,
quello sguardo, quel dio semplice, senza ricordo
del sepolcro, senz'altro pensiero che la gioia,
senza futuro
se non il suo vanificarsi nell'azzurro mondo.
"No, non toccarmi," le direbbe
ma anche il dire no sarebbe luce.
Yves Bonnefoy (1923-2016)
in Poesia 45 (1991) p. 6
Traduzione di D. Bracaglia
A nouveau, le dernier flocon de la grande neige.
Et c’est comme entrerait au jardin celle qui
Avait bien du rêver ce qui pourrait être,
Ce regard, ce dieu simple, sans souvenir
Du tombeau, sans pensée que le bonheur,
Sans avenir
Que sa dissipation dans le bleu du monde.
‘Non, ne me touche pas’, lui dirait-il,
Mais même dire non serait de lumière.
Publisher: Mercure de France, Paris, 1988
11/04/20
Oggi, Sabato 11 aprile, vigilia di Pasqua, adorazione straordinaria davanti alla Sindone. Le dirette tv.
05/04/19
La Scala Santa a Roma torna nello stato originario, visibile per due mesi.
Fonte ANSA
25/12/18
Poesia di Natale: "Torna Gesù" di Luigi Pirandello.
14/08/18
Nuovo studio scientifico: Sulla Sindone sangue vero e di una persona torturata.
27/06/18
Il più grande Programma politico che sia mai stato scritto.
sono passati 2.000 anni eppure non conosco programma politico più grande di questo.
(Discorso della Montagna, Mt, 5)
07/10/17
Che fine ha fatto l'innocenza ? Una riflessione.
24/12/16
Una Lettera di Natale di David Maria Turoldo
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni , figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre , Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
David Maria Turoldo
18/09/16
E' morto padre Gabriele Amorth. Il ricordo di un sacerdote che lo ha conosciuto.
02/05/14
I tiepidi vanno all'inferno.
Vivere così può apparire triste, ma è sicuramente più vantaggioso sotto molti aspetti: si rischia di meno, o non si rischia affatto.
I tiepidi, però, visto che abbiamo parlato di mite disperazione, non vanno confusi con i miti. Una tipologia che si va facendo molto rara.
Per capire qualcosa della vera mitezza di cuore, bisognerebbe leggere il celebre racconto di Dostoevskij.
Il mite di cuore non è affatto un tiepido. Vive le passioni intensamente, spesso anche più intensamente degli altri, ma rinuncia a - egoisticamente - affermarle. A farne vanto. Preferisce che sia la vita ad aprire le porte, spesso - come nel caso del racconto dostoevskiano - pagandone il più crudele dei prezzi.
Essere miti, dunque, non significa affatto rinunciare a vivere. Soltanto i tiepidi lo fanno. Preferendo una vita a scartamento ridotto, piuttosto che una ondata di pienezza che potrebbe sommergere.
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.