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06/06/24

"Sugar", su Apple Tv, una serie riuscita (e appassionante) con Colin Farrell


Partono le prime note della sigla e riconosci al volo l'inconfondibile Kamasi Washington e il suo sax.

Non potrebbe esserci miglior prologo.

Già dopo i primi 10 minuti hai chiaro che "Sugar" non è una serie come le altre.
Siamo, qualitativamente, molto più in alto.
Targata AppleTv, Sugar (2024) si presenta come un tipico hard boiled. John Steven Sugar è un detective privato specializzato nella ricerca di persone scomparse.
Ha la faccia di Colin Farrell, attore capace di fare tutto o quasi e forse anche per via della sua faccia, si pensa quasi subito a True Detective (visto che Farrell era il co-protagonista della seconda, bellissima stagione, ovviamente non all'altezza della prima, ma questa è un'altra faccenda).
Il detective Sugar riceve l'incarico di ritrovare Olivia, nipote di un magnate ebreo di Hollywood, potente e ricchissimo. Olivia è scomparsa nel nulla. Il nonno è preoccupato, il padre no, perché la ragazza vive border line, e già più volte si è allontanata e poi è tornata.
Sugar però percepisce subito che c'è di più. Nel rapido sviluppo di 8 puntate - ciascuna molto breve, poco più di 30 minuti l'una - veniamo a scoprire che il detective fa parte di una rete, in cui ciascuno ha un compito speciale, coordinati dalla misteriosa Ruby.
L'intreccio noir si complica, ma noi, più che dalla trama siamo ammaliati dal monologo, interiore, continuo di Sugar, che accompagna i fatti. Considerazioni, paure, un sottofondo filosofico intessuto strettamente con l'azione: Sugar è un detective sui generis, contrario alla violenza, fa discorsi strani ai criminali con cui ha a che fare, li sconcerta con toni quasi naif.
E tutto, insieme alla narrazione di Sugar, si muove insieme a mille flash di pellicole famose. Sugar è un cinefilo, ha nella testa le scene di quello che vive e di quello che ha visto, al cinema. Il montaggio è prodigioso. La regia è per cinque delle otto puntate di Fernando Meirelles, uno dei registi più talentuosi in attività (premio Oscar per City of god) e per le restanti tre di Adam Arkin, figlio del mitologico Alan, uno dei più grandi attori caratteristi della storia di Hollywood.
Alla fine della 6a punta si teme che l'incanto si rompa e vada in mille pezzi: c'è infatti un colpo di scena che improvvisamente mette la vicenda - e la serie - su un binario parallelo di scie-fi.
Ma per fortuna, il delicato equilibrio resta in piedi fino alla fine. Nessun effettaccio e nessuna scorciatoia ridicola o ridicolizzante. Resta invece il tono dolente della narrazione, la singolare caratterizzazione dei personaggi, a partire dal protagonista.
E' una delle rarissime volte in cui ai titoli finali ho sentito il desiderio di vedere una seconda stagione - se e quando sarà disponibile.
Colin Farrel è magnifico, insieme ad Amy Ryan, splendida attrice, che regge una parte da quasi co-protagonista.
Altamente raccomandato.

Fabrizio Falconi - 2024

03/02/24

"Lezioni di Chimica", una pregevole serie su AppleTv


La schiera delle stars femminili di Hollywood mi piace molto, perché è composta in questo momento, di donne intelligenti che in questi anni hanno saputo scegliere sempre bene, fino a diventare produttrici di se stesse con coraggio nelle scelte dei progetti, dei film e dei registi più interessanti.

E' stata ed è la prerogativa di Emma Stone, di Nicole Kidman, di Reese Whiterspoon, di Margot Robbie, ovviamente e anche di Brie Larson, che ha creduto dal primo momento, al progetto di trarre una serie TV, "Lezioni di chimica" [visibile su Appletv] dal romanzo "Lessons in Chemistry" di Bonnie Garmus: una storia femminista che ha conquistato il pubblico e che racconta le vicende di Elizabeth Zott, chimica di formazione che nell'America puritana e maschilista degli anni '50, incontra ostacoli di ogni tipo per riuscire a dimostrare il suo talento ed essere trattata alla pari di colleghi maschi.
Assunta dai Laboratori Hastings, in California, come "assistente chimico", ha l'occasione di conoscere da vicino lo stravagante e geniale Calvin Evans, l'unico ad accorgersi delle potenzialità di Elizabeth.
Brie Larson incarna convintamente il personaggio con tutte le sue fragilità e asprezze, ed è raffinatamente bella (in certi momenti una specie di clone di Grace Kelly).
La Serie si fa molto apprezzare, perché evita i cliché prevedibili, descrivendo una donna bellissima, ma dal carattere ispido e intrattabile, autolesionista e anticonformista. Evitando di spoilerare diremo che l'imbranato e fascinoso Calvin è interpretato da Lewis Pullman, figlio dell'attore Bill Pullman (e molto somigliante), mentre tra gli altri del cast spicca l'ottimo Beau Bridges, fratello maggiore di Jeff.
Una bella storia, dunque, raccontata con garbo e senza patetismi, che anzi, è tutta dalla parte delle donne e del loro orgoglio, ferito e maltrattato da comportamenti "usuali" di maschi che non sanno nemmeno chi sono.
Da vedere, in programmazione su Appletv.