31/03/21
Arriva la biografia di Philip Roth ed è subito polemica
30/03/21
Il pozzo segreto e il "Mikwe" di Via dell'Atleta a Trastevere
Il pozzo
segreto e il Mikwe di Via
dell’Atleta.
Nel cuore di Trastevere fu ritrovata ai primi del secolo, durante
scavi occasionali, una delle più pregevoli statue dell’antichità. Il cosiddetto
Apoxyómenos, l’Atleta che si
deterge il sudore, fu infatti rinvenuto nel piccolo Vicolo
delle palme, che proprio a causa di quel ritrovamento e a partire da allora
prese poi il nome di Vicolo dell'atleta. Unitamente alla statua furono
ritrovate anche le statue del Toro
frammentario e il Cavallo di bronzo.
L'Atleta che si deterge il sudore è la più famosa copia romana (in marmo
pentelico proveniente dall’Attica e attribuibile all'Età Claudia) di un'opera
di Lisippo e ritrae un atleta che si pulisce con l'aiuto dello strigile, il
raschietto in bronzo che in epoca romana serviva a cospargersi di olio o a
detergere la pelle.
Questa magnifica scultura abbelliva
un tempo le Terme di Agrippa in Roma, ma non è l’unico segreto custodito da
questa minuscola via di Trastevere.
A Via dell’Atleta, infatti – nei
sotterranei di quello che è oggi un frequentato ristorante - si trovano i resti di una delle più antiche sinagoghe della
capitale, forse addirittura la più antica in assoluto, eccezion fatta per
quella di Ostia Antica, come è confermato dalla iscrizione in ebraico rinvenuta
in una loggetta di questo edificio medievale.
Nel sottosuolo del locale si
trovano le strutture ancora perfettamente integre di un Mikwe, il bagno rituale, la vasca purificatrice, atto fondante di
ogni comunità ebraica, confermato anche dalla presenza dell’acqua. Al di sotto
dell’edificio infatti scorre un fiume sotterraneo e un antico e profondo pozzo
segreto, protetto da una robusta grata in ferro battuto, mostra l’acqua, la
stessa acqua che alimentava molti secoli fa – almeno dall’epoca medievale - il Mikwe.
Come si sa, a Roma gli ebrei vivono da oltre venti secoli (la Comunità ebraica romana è la più antica d’Europa), e la prima zona nella quale si insediarono fu proprio il Trans Tiberim, il futuro Trastevere, zona di porto e di commerci.
Il Ponte Fabricio, che collega Trastevere al quartiere Regola, dall’altra parte del fiume, era chiamato Pons Judaeorum, il ponte degli ebrei.
E la zona con il Mikwe di Via dell’Atleta era frequentata da filosofi, cabalisti, poeti, oltre che da commercianti, prima della istituzione del Ghetto, nell’XI secolo d.C., che fu realizzato invece proprio nel quartiere della Regola, sull’altra sponda del fiume, dove oggi sorge la grande Sinagoga o Tempio Maggiore che ospita anche il prezioso archivio storico della Comunità.
29/03/21
Pasqua 2021: giovedì Riccardo Muti e Massimo Cacciari in dialogo su "Le ultime parole di Cristo"
28/03/21
Poesia della Domenica - "Ogni altra cosa infinita del mare" di Askol Neves
Ogni altra cosa infinita del mare
Nella notte avanzava un relitto
ancora con le luci accese e ancora con un nome appeso al rostro distaccato alla
prua.
Nella lunga estate delle lune
nuove,
una, smerigliata apparve a fare enormi i giochi
di lui con lei, e avevano perso il tempo,
era scivolato senza bisogno di parole e si amarono.
L'ancora del relitto finì tra la
spuma e di notte
l'iridescente pesce volante venne a saltarci sopra
e ancora la sabbia accolse l'onda e il relitto e ogni altra cosa infinita del
mare.
27/03/21
Wim Wenders - "Non riuscire ad aiutare qualcuno che ami è la cosa più triste che possa accadere nella vita"
Wim Wenders - "Non riuscire ad aiutare qualcuno che ami è la cosa più triste che possa accadere nella vita"
di Matteo Persivale
fonte: Corriere della Sera, Venerdì 4 dicembre 2015
Il regista de "Il cielo sopra Berlino" e la storia d'amore con Solveig, la trapezista del film. "Quando cadde dissi a me stesso: basta, le riprese finiscono qui. Ma lei non aveva paura di niente e mi stupì."
"Quasi tutti i miei film, a parte due o tre forse - che non sono poi così belli - sono ambientati in luogo preciso perché le storie che raccontano potevano succedere soltanto là. Ci sono registi che partono dallo stile, altri dai personaggi: io parto sempre dal posto in cui succederà l'azione."
Il cinema ha i suoi poeti e i suoi filosofi: in Wim Wenders ha trovato il suo geografo. Eppure il film più famoso del cineasta tedesco, "Il cielo sopra Berlino" (1987), racconta in bianco e nero le vite degli angeli della città che vegliano sulla città divisa dal Muro che sta per cadere, e anche se non poteva non essere ambientato a Berlino si regge non sulla città ma su uno sguardo, e su un sorriso. Il cuore di quel film batte grazie a Solveig Dommartin. trapezista di un circo piccolo e male in arnese. Un angelo, Bruno Ganz, si innamora, e per lei decide di diventare umano.
Dommartin è stata una delle donne più importanti della vita del regista - che ha avuto cinque mogli - anche se non sono mai stati sposati durante la loro lunga storia d'amore tra gli anni '80 e i primi anni '90. Lei era al suo fianco durante le riprese di "Tokyo-Ga" - di quel film curò il montaggio - e di tre film è stata musa, protagonista e di fatto coautrice: "Il cielo sopra Berlino", "Così lontano, così vicino" e "Fino alla fine del mondo".
La trapezista dal sorriso così dolce da far perdere le ali agli angeli non c'è più, scomparsa nel 2007 per un male improvviso e Wenders - gentilissimo ma altrettanto riservato - non ha mai parlato della sua morte. Ha fatto una eccezione, a sorpresa, in questa intervista con un monologo emozionante, pronunciato a fatica, con la voce molto basso e lo sguardo fisso su un punto indefinito della parete della sua grande stanza d'albergo milanese. Parlando piano. Con tristezza - e tenerezza - infinite.
La storia mai raccontata
"Solveig non aveva mai paura di niente. E' la parola che la descrive meglio di tutte: era senza paura. Una volta avevamo appena cominciato le riprese di "Il cielo sopra Berlino", cadde da quel maledetto trapezio, cadde per terra in punto dove non c'erano protezioni, da sei metri di altezza. A volte vedi succedere qualcosa - un incidente d'auto per esempio - e le immagini rallentano tanto quanto i tuoi pensieri diventano veloci. Non aveva ancora toccato terra che avevo già pensato: basta è la fine del film, anche se per caso non è rimasta ferita, il film finisce qui. Niente "Cielo sopra Berlino". Sul set restiamo tutti paralizzati: lei è ancora a terra. Corriamo tutti da lei. Ecco un medico. Qualcuno chiama un'ambulanza. Ma Solveig si alza, piano, si appoggia al braccio del suo istruttore, un ungherese, un acrobata del circo molto esperto che in tre mesi gli aveva insegnato tutto, torna sulla scaletta, sale, riprende la scena daccapo. "Devi tornare subito su, altrimenti la paura ti paralizza", mi dice l'ungherese. E lei è già lassù. Devo dare di nuovo il ciak. Ecco: era senza paura.
Non ha avuto paura neanche alla fine; eravamo rimasti sempre in contatto, anche dopo la fine della nostra storia. Sono stato con lei fino alla fine, quando nessuno poteva più aiutarla. Sono già passati.. dieci anni? (otto ndr.) . E' una delle cose più tristi che ti succedono nella vita, non poter aiutare qualcuno che ami. Una cosa terribile succede davanti ai tuoi occhi e non puoi fare niente.
Fu spaventoso vederla deteriorarsi così velocemente, lei così piena di vita. Per lei ogni giorno era una festa. Solo lei poteva convincere il pubblico che un angelo avrebbe rinunciato a volare per darle una carezza. E alla fine vedere lei, sempre piena di energia, di sorrisi, perdere tutto...
Abbiamo fatto tre film insieme: alla fine la stampa le fece molto male, a Cannes ricevette per "Fino alla fine del mondo" delle pessime recensioni, fu trattata selvaggiamente dai critici francesi. Portai il film a Cannes in una versione sbagliata, almeno adesso qualcuno può vederlo in dvd nella versione in cui era stato pensato da me e Solveig, può vedere quanto era brava, quanto era speciale. Ma nella versione di Cannes, Solveig era troppo esposta, c'era troppo peso sulle sue spalle. E ha sofferto per quelle recensioni che le rovinarono la carriera. Non sono riuscito a proteggerla allora, e non sono riuscito a proteggerla quando si ammalò. E' un pensiero che non mi abbandonerà mai."
Il "Cielo sopra Berlino" è dedicato "a tre angeli del cinema, Yasuijr (Ozo ndr), Francois (Truffaut ndr) e Andrej (Tarkovskij ndr), tre eroi di Wenders. Non c'è bisogno di aggiungere un'altra dedica, a Solveig, non c'è bisogno di nostalgia: "Semplicemente quel film non esisterebbe nemmeno, senza di lei".
26/03/21
Anniversario di Dante: Come morì esattamente l'Alighieri e cosa successe ai suoi resti mortali ?
25/03/21
Libro del Giorno: "Le quattro ragazze Wieselberger" di Fausta Cialente
23/03/21
Il genio e la sregolatezza di Goliarda Sapienza
Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono né alberi né case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché, ma lo devo fare. Lasciamo questo mio primo ricordo così com’è: non mi va di fare supposizioni o d’inventare. Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente.
22/03/21
Anniversario di Dante: l'Alighieri e il primo Giubileo a Roma dell'anno 1300
19/03/21
19 Marzo, Festa di San Giuseppe: riapre finalmente a Roma la meravigliosa San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano
Oggi è una giornata speciale per la Festa di San Giuseppe e per quella del papà.
Per l'occasione infatti riapre la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nel cuore dei Fori Imperiali. Il cardinale vicario Angelo De Donatis vi celebrerà la messa alle ore 12.
Una occasione da non perdere per rivedere dopo mesi di chiusura il gioiello d'arte e di storia (che fra l'altro custodisce il Carcere Mamertino) oramai giunto quasi alla conclusione dei lavori di restauro del soffitto (in legno dorato) dopo il tragico crollo avvenuto nell'agosto del 2018.
18/03/21
Forse dopo 2000 anni svelati i misteri della "Macchina di Anticitera", il primo computer al mondo
17/03/21
Libro del Giorno: "Il silenzio" di Erling Kagge
Mi sembra che la nostra epoca sia, più di ogni altra cosa, l'epoca della interruzione. Tutte le nostre vite sono diventate frammentate, continuamente interrotte. Mentre siamo impegnati a fare qualcosa, siamo costantemente distratti e interrotti dalle notifiche dello smartphone, di ogni tipo, dalle telefonate, dai messaggi, dalle mail della posta elettronica, dall'aggiornamento del pc, dalle chat in continua proliferazione.
Parlare di silenzio nella nostra epoca è dunque quanto mai opportuno e in un certo senso coraggioso.
In media, secondo uno studio, perdiamo la concentrazione ogni otto secondi: la distrazione è ormai uno stile di vita, l’intrattenimento perpetuo un’abitudine.
E quando incontriamo il silenzio, lo viviamo come un’anomalia; invece di apprezzarlo, ci sentiamo a disagio.
Erling Kagge, al contrario, del silenzio ha fatto una scelta.
Grazie alla sua passione di viaggiatore estremo, nei mesi trascorsi nell’Artide, al Polo Sud o in cima all’Everest, ha imparato a fare propri gli spazi e i ritmi della natura, e a immergersi in un silenzio interiore, oltre che esteriore: un immenso tesoro e una fonte di rigenerazione che tutti possediamo a cui è però difficile attingere, immersi come siamo dal frastuono della vita quotidiana.
Ma che cos’è il silenzio? Dove lo si trova? E perché oggi è piú importante che mai?
Queste sono le tre domande che Kagge si pone, e trentatre sono le possibili risposte che offre.
Trentatre riflessioni scaturite da esperienze, incontri e letture diverse, e tutte animate da un’unica certezza: che il silenzio sia la chiave per comprendere piú a fondo la vita.
Cercare il silenzio. Non per voltare le spalle al mondo, ma per osservarlo e capirlo. Perché il silenzio non è un vuoto inquietante ma l'ascolto dei suoni interiori che abbiamo sopito.
16/03/21
Scoperti nuovi importanti frammenti biblici in Israele !
15/03/21
Libro del Giorno: "E l'uomo incontrò il cane" di Konrad Lorenz
Un libro che tutti coloro che possiedono un cane dovrebbero, prima o poi, leggere. E che farebbe comunque bene anche a quelli che un cane non lo possiedono o non l'hanno mai posseduto.
A Konrad Lorenz è stato conferito il Premio Nobel 1973 per la medicina in riconoscimento della sua opera fondatrice di una scienza che rivela sempre più la sua enorme portata: l’etologia.
Ma Lorenz non è soltanto un grande scienziato: pochi libri hanno affascinato così tanti lettori in questi ultimi anni come le storie di animali da lui magistralmente raccontate nell’Anello di Re Salomone.
E anche in E l’uomo incontrò il cane, il lettore troverà una sorta di proseguimento di quelle storie, tutto dedicato all’animale che più di ogni altro crediamo di conoscere e sul quale però tante cose abbiamo da scoprire – il cane.
Lorenz ci guida qui innanzitutto verso le origini dell’«incontro» fra l’uomo e il cane, quando il rapporto era piuttosto con i due, assai differenti, antenati dei cani attuali: lo sciacallo e il lupo.
Queste origini lasciano le loro tracce in tutte le complesse forme di intesa, obbedienza, odio, fedeltà, nevrosi che si sono stabilite nel corso della storia fra cane e padrone.
Spesso ricorrendo a dei casi a lui stesso avvenuti, Lorenz riesce in queste pagine a illuminare rapidamente tutto l’arco della «caninità» con la grazia di un vero narratore, con la precisione e la sottigliezza di uno scienziato che ha aperto nuove vie proprio nello studio di questi temi, con la fertile intelligenza di un pensatore che, attraverso le sue ricerche sugli animali, è riuscito a porre i problemi umani in una nuova luce.
14/03/21
Poesia della Domenica: "La piccola stanza" di Raymond Carver
LA PICCOLA STANZA
Ci fu una grande resa dei conti.
Le parole volavano come pietre attraverso le finestre.
Lei urlava e urlava, come l'Angelo del Giudizio.
Poi il sole balzò su di colpo, e un scia
apparve nel cielo del mattino.
Nell'improvviso silenzio, la piccola stanza
divenne stranamente derelitta, mentre lui le asciugava le
lacrime.
Divenne come tutte le altre piccole stanze della terra,
che la luce ha difficoltà a penetrare.
Stanze dove le persone urlano e si offendono l'un l'altra.
E dopo provano dolore, e solitudine.
Incertezza. Bisogno di confortare.
12/03/21
Torna a essere visibile al pubblico il magnifico mosaico delle Navi di Caligola, trafugato e ritrovato negli USA
11/03/21
Centenario di Nino Manfredi : Due libri ne raccontano i segreti