04/06/22
* La bellissima e infelice Assia Wevill, poetessa, musa e amante di Ted Hughes, il cui destino si intrecciò al suo e a quello di Sylvia Plath.*
29/12/21
Libro del Giorno: "E' inutile che io parli" di Ezra Pound
La Rapallo cosmopolita e letteraria tra le due guerre, i rapporti con il fascismo, l’instancabile lavoro ai Cantos, gli amici scrittori e filosofi, il pensiero economico, la sua amatissima Italia, la vecchiaia, la Poesia…
Questo volume, da poco pubblicato dall'editore De Piante è prezioso perché raccoglie le principali interviste rilasciate da Pound e apparse sulla stampa italiana dagli anni Venti agli anni Settanta del Novecento.
Raccolte per la prima volta in volume, offrono al lettore un ritratto del tutto inedito del poeta americano, non offuscato dalle polemiche, spesso pretestuose, del Dopoguerra.
Si scoprono così giudizi, ricordi e riflessioni fulminanti di uno dei grandi e controversi protagonisti del secolo scorso: lucido, determinato, consapevole della realtà e soprattutto intenzionato ingenuamente a migliorarla con il suo impegno dalla parte sbagliata della storia.
Pound, come è noto, pagò la sua adesione ideologica al fascismo, i suoi strambi proclami lanciati dalla radio italiana, mentre i suoi connazionali americani combattevano sui fronti europei. E pagò duramente, alla fine della guerra, con la cattura, il trasferimento negli Stati Uniti, il processo durante il quale la possibile condanna a morte per tradimento fu tramutata - considerando il soggetto un malato di mente - in reclusione coatta al manicomio di Sant'Elizabeth, dove Pound rimase per 12 anni.
Tornato in Italia, nel 1958, Pound vi rimase fino alla morte avvenuta a Venezia nel 1972 all'età di 87 anni.
Il libro è interessante perché permette di ricostruire l'intero rapporto di Pound con il nostro paese. Il poeta vi arrivò con spirito esule, disgustato dal potere americano, dopo un periodo londinese e uno parigino. In Italia trovò quella vivacità, quel fervore, quello spirito di cambiamento che cercava e finì per stabilirsi nel golfo del Tigullio, dove soggiornavano molti e grandi intellettuali stranieri, e dove presero a fargli visita giornalisti, poeti, scrittori, giornalisti italiani, attratti dal suo spirito visionario e soprattutto dalla grandezza della sua poesia, da quell'opera - I Cantos - che scrisse in gran parte in Italia e che restano un monumento della poesia di tutti i tempi.
Tra i diversi contributi anche il resoconto fedele, originale, della intervista televisiva che realizzò Pier Paolo Pasolini a casa del poeta, a Venezia.
L'edizione è curata e ottima, a parte la scelta piuttosto incomprensibile dell'autoritratto di Van Gogh in copertina (forse motivata da una certa somiglianza tra Pound e il pittore fiammingo).
14/03/21
Poesia della Domenica: "La piccola stanza" di Raymond Carver
LA PICCOLA STANZA
Ci fu una grande resa dei conti.
Le parole volavano come pietre attraverso le finestre.
Lei urlava e urlava, come l'Angelo del Giudizio.
Poi il sole balzò su di colpo, e un scia
apparve nel cielo del mattino.
Nell'improvviso silenzio, la piccola stanza
divenne stranamente derelitta, mentre lui le asciugava le
lacrime.
Divenne come tutte le altre piccole stanze della terra,
che la luce ha difficoltà a penetrare.
Stanze dove le persone urlano e si offendono l'un l'altra.
E dopo provano dolore, e solitudine.
Incertezza. Bisogno di confortare.
27/10/19
Poesia della Domenica - "Felicità" di Raymond Carver
Felicità
Talmente presto che fuori è ancora quasi buio.
Sto alla finestra con il caffè
E le solite cose della mattina presto
Che passano per pensieri.
A un tratto vedo il ragazzo e il suo amico
Venire su per la strada
Per consegnare il giornale.
Portano il berretto e il maglione
E uno la borsa a tracolla.
Sono così felici
Che non dicono niente, questi ragazzi.
Mi sa che se potessero, si prenderebbero sottobraccio.
Il mattino è appena sorto
E stanno facendo questa cosa insieme.
Avanzano lentamente.
Il mattino si fa più luminoso,
anche se la luna pende ancora pallida sul mare.
Una tale bellezza che per un attimo
La morte e l’ambizione, perfino l’amore
Non riescono a intaccarla.
Felicità. Arriva
Inaspettata. E va al di là, davvero,
di qualsiasi chiacchiera mattutina sull’argomento.
Raymond Carver, da Orientarsi con le stelle, Minimum Fax
14/07/19
La Poesia della Domenica - "Resumé" di Dorothy Parker
I fiumi sono umidi;
l’acido lascia tracce;
Le pillole danno i crampi.
Le pistole sono illegali;
i cappi si rompono;
il gas ha una puzza tremenda;
Tanto vale vivere.
Rivers are damp;
Acids stain you;
And drugs cause cramp.
Guns aren’t lawful;
Nooses give;
Gas smells awful;
You might as well live.
18/06/19
Libro del Giorno: "Silenzi" di Emily Dickinson
cura e traduzione di Barbara Lanati
Feltrinelli, 2014
Pagine: 240 Prezzo: 9,50€
ISBN: 9788807900853
21/04/19
Poesia della Domenica. "Buonanotte a te" di Charles Bukowski
24/03/19
Poesia della Domenica: "Camminando tranquillamente in questo giorno di Aprile" di Delmore Schwartz.
A parte le foto e i ricordi?
Questa è la scuola in cui impariamo,
quel tempo è il fuoco in cui bruciamo
Cosa sono ora che ero anche allora?
Per cosa dovrei soffrire e agire ancora?
[…]
Le urla dei bambini sono gioiose mentre corrono
Questa è la scuola in cui imparano
I ricordi si rinnovano ancora e ancora.
Il colore più leggero del giorno più breve:
Il tempo è la scuola in cui impariamo,
Il tempo è il fuoco in cui bruciamo.
(This is the school in which we learn …)
Besides the photo and the memory?
What am I now that I was then
Which I shall suffer and act again,
[…]
The children shouting are bright as they run
(This is the school in which they learn …)What am I now that I was then?
The smallest color of the smallest day:
Time is the school in which we learn,
Nota: questo brano tratto dal poema di Delmore Schwartz è inserito e recitato fuori campo in una scena dell'ultima puntata della 3a stagione della serie True Detective.
17/03/19
Poesia della Domenica: "Tenendo le cose assieme" di Mark Strand.
Tenendo le cose assieme
In un campo
io sono l'assenza
di campo.
Questo è
sempre opportuno.
Dovunque sono
io sono ciò che manca.
divido l'aria
e sempre
l'aria si fa avanti
per riempire gli spazi
che il mio corpo occupava.
per muoverci
io mi muovo
per tenere assieme le cose.
12/03/19
Non mi interessa cosa fai per vivere. Una intensa poesia di Oriah Mountain Dreamer.
Non mi interessa che cosa fai per vivere; voglio
sapere che cosa ti fa spasimare e se osi sognare
di andare incontro all'anelito del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai; voglio sapere
se rischieresti di passare per stupida per amore,
per un sogno, per l'avventura di essere viva.
Non mi interessa quali pianeti siano in
quadratura con la tua luna. Voglio sapere se hai
toccato il centro del tuo dispiacere, se i
tradimenti di una vita ti hanno aperta oppure ti
hanno raggrinzita e chiusa per paura di altro
dolore.
Voglio sapere se riesci a sederti con la
sofferenza, la mia o la tua, senza muoverti per
nasconderla, né per sedarla, né per mandarla via.
Voglio sapere se riesci a stare con la gioia, la
mia o la tua, se riesci a ballare selvaggiamente
lasciando che l'estasi ti riempia fino alle
estremità delle dita delle mani e dei piedi senza
ricordarci di stare attenti, o di essere
realistici, né per rammentarci i limiti
dell'essere umano.
Non mi interessa se la storia che mi stai
raccontando è vera. Voglio sapere se riesci a
deludere un altro pur di essere sincera con te
stessa. Se riesci a sopportare l'accusa di
tradimento senza tradire la tua anima. Se riesci
a essere senza fede e perciò degna di fede.
Voglio sapere se riesci a vedere ogni giorno la
bellezza anche quando non è pittorica; e se
riesci a far scaturire la tua vita dalla sua
presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere col fallimento,
il tuo e e il mio, e tuttavia, sul bordo del
lago, a gridare al plenilunio d'argento il tuo
«Sì!».
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi
hai. Voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una
notte di dolore e di disperazione stanca e con le
ossa a pezzi e a fare ciò che va fatto per dar da
mangiare ai bambini.
Non mi interessa ciò che sai né come sei giunta
qui. Voglio sapere se starai nel centro del fuoco
con me senza tirarti indietro.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai
studiato. Voglio sapere che cosa ti sostiene da
dentro quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se riesci a stare sola con te
stessa e se ti piace davvero la compagnia che ti
fai nei momenti vuoti.
Oriah Mountain Dreamer
http://www.oriahmountaindreamer.com/
illustrazione in testa:
Artwork by Denis Sarazhin - Soundlessly, 2015, | Painting | Artstack - art online
12/10/18
Parla la figlia di Ezra Pound, mentre esce un nuovo libro: "Ho cercato di scrivere Paradiso".
30/09/18
La Poesia della Domenica - "La mia ospite di novembre" di Robert Frost.
pensa che questi giorni melanconici
e piovosi d’autunno sono splendidi
come possono essere i giorni; ama
la nuda pianta che appassisce, e va
sull’umido sentiero in mezzo all’erba.
e stupito l’ascolto; ed essa lieta
è della fuga degli uccelli e gode
se l’abito di lana, grigia e pura,
le inargenta la nebbia che l’avvolge.
la terra illanguidita, il cielo cupo,
sono la vera bellezza che ammira:
per loro pensa ch’io non abbia sguardi
e mi chiede, insistente, la ragione.
l’amore per i giorni desolati
di novembre, al presagio della neve;
vano sarebbe stato dirlo a lei
perché con la sua lode li migliora.
Thinks these dark days of autumn rain
Are beautiful as days can be;
She loves the bare, the withered tree;
She walked the sodden pasture lane.
She talks and I am fain to list:
She’s glad the birds are gone away,
She’s glad her simple worsted gray
Is silver now with clinging mist.
The faded earth, the heavy sky,
The beauties she so truly sees,
She thinks I have no eye for these,
And vexes me for reason why.
The love of bare November days
Before the coming of the snow,
But it were vain to tell her so,
And they are better for her praise.
01/07/18
Poesia della Domenica - "Ancora io mi solleverò" di Maya Angelou.
con le tue bugie amare e contorte.
Puoi calpestarmi nella sporcizia
ma io, come la polvere, mi solleverò.
Perché sei assediato dalla malinconia?
Perché io cammino come se avessi pozzi di petrolio
che sgorgano nel mio salotto.
Proprio come le lune e i soli,
con la certezza delle maree,
proprio come la speranza che alta si slancia,
ancora io mi solleverò.
Con la testa china e gli occhi bassi?
Le spalle cadenti come lacrime.
Indebolita dal mio pianto, che viene dall’anima.
La mia superbia ti offende?
Non prenderla così male.
scavate nel mio cortile.
Puoi spararmi con le tue parole.
Puoi ferirmi con i tuoi occhi.
Puoi uccidermi con il tuo odio,
ma io, come l’aria, mi solleverò.
Ti arriva come una sorpresa,
il fatto ch’io danzi come se avessi diamanti
all’incrocio delle mie cosce?
mi sollevo.
Su, da un passato che ha le radici nel dolore,
mi sollevo.
Sono un oceano nero, ampio, che balza,
zampillando e gonfiandomi, genero nella marea.
Lasciando alle spalle notti di terrore e paura,
mi sollevo.
In un’alba che è meravigliosamente chiara,
mi sollevo.
Portando i doni che i miei antenati mi diedero,
io sono il sogno e la speranza dello schiavo.
Mi sollevo.
Mi sollevo.
24/06/18
La Poesia della Domenica: "Il canto d'amore di J.Alfred Prufrock" di Thomas S. Eliot.
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria senza più scosse.
Ma per ciò che giammai di questo fondo
non tornò vivo alcun, s’i'odo il vero,
senza tema d’infamia ti rispondo.
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l’insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono…
Oh, non chiedere « Cosa? »
Andiamo a fare la nostra visita.
Parlando di Michelangelo.
Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
E vedendo che era una soffice sera d’ottobre
S’arricciolò attorno alla casa, e si assopì.
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,
E per cento visioni e revisioni,
Prima di prendere un tè col pane abbrustolito
Parlando di Michelangelo.
Di chiedere, «Posso osare?» e, «Posso osare?»
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
(Diranno: «Come diventano radi i suoi capelli!»)
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento,
Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo -
(Diranno: «Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia!»)
Oserò
Turbare l’universo?
In un attimo solo c’è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?
E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini?
Come potrei rischiare?
E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte -
Le braccia ingioiellate e bianche e nude
(Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!)
E’ il profumo che viene da un vestito
Che mi fa divagare a questo modo?
Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
Potrei rischiare, allora?-
Come potrei cominciare?
Ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe
D’uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?…
Che corrono sul fondo di mari silenziosi
Lisciata da lunghe dita,
Addormentata… stanca… o gioca a fare la malata,
Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo il tè e le paste e i gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,
Portato su un vassoio,
lo non sono un profeta – e non ha molta importanza;
Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
E ho visto l’eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
E a farla breve, ne ho avuto paura.
Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
E fra la porcellana e qualche chiacchiera
Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena
D’affrontare il problema sorridendo,
Di comprimere tutto l’universo in una palla
E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
Di dire: « lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto » -
Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
Dicesse: « Non è per niente questo che volevo dire.
Non è questo, per niente. »
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
E questo, e tante altre cose? -
E’ impossibile dire ciò che intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E volgendosi verso la finestra, dicesse:
« Non è per niente questo,
Non è per niente questo che volevo dire. »
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l’avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
E quasi, a volte, il Buffone.
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare l’una all’altra.
Pettinare la candida chioma dell’onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera.
Con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.
25/03/18
La poesia della domenica: "La poesia che non ho scritto prima" di Raymond Carver.
prima, ma non l’ho scritta
perché ti ho sentita muoverti.
Stavo ripensando
a quella prima mattina a Zurigo.
Quando ci siamo svegliati prima dell’alba.
Per un attimo disorientati. Ma poi siamo
usciti sul balcone che dominava
il fiume e la città vecchia.
E siamo rimasti lì senza parlare.
Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
Così felici ed emozionati. Come se
fossimo stati messi lì
proprio in quel momento.
earlier, but didn’t
because I heard you stirring.
I was thinking again
about that first morning in Zurich.
How we woke up before sunrise.
Disoriented for a minute. But going
out onto the balcony that looked down
over the river, and the old part of the city.
And simply standing there, speechless.
Nude. Watching the sky lighten.
So thrilled and happy. As if
we’d been put there
just at that moment.