Appunti a margine della lettura de Il Dottor Zivago
09/04/24
Appunti a margine della lettura de "Il dottor Živago" di Boris Pasternàk
Appunti a margine della lettura de Il Dottor Zivago
19/08/23
Quando l'innamoramento finisce: le orecchie del barone Karenin e Tolstoj
Come si è quando ci si innamora, lo ha descritto meglio di tutti, il grande Stendhal nel De l'amour, sua opera di eleganza e acutezza unica.
George Steiner, nel suo grande saggio/pietra miliare Tolstoj o Dostoevskj, offre un esempio geniale della rottura dell'incantesimo descritta da Barthes, tornando alla scena di Anna Karenina, nella quale Anna, subito dopo aver incontrato per caso sul treno il fatale conte Vronskij, arriva alla stazione di San Pietroburgo dove ad attenderla c'è il marito, il barone Karenin, sulla banchina ferroviaria.
07/03/23
"L'albergo della via maestra", un magistrale racconto di Turgenev, da recuperare !
17/10/22
Putin, Trump e tutti i megalomani potenti di oggi: La "Sindrome di Napoleone" spiegata da Tolstoj in "Guerra e Pace"
Pensando ai vari Putin, Trump, Lukashenko, Bolsonaro, ai tanti megalomani malati al potere oggi in diverse parti del mondo, ricorrono le parole che Lev Tolstoj usò per descrivere il tiranno di allora, Napoleone, definendo per primo, con parole profetiche, quella Sindrome (la Sindrome di Napoleone), che catturò lui e dopo di lui, molti altri tiranni assoluti alla velleitaria conquista del mondo.
10/10/22
Carrère: "Limonov sarebbe potuto diventare anche lui come Putin"
Credo che in ore come queste, in cui sempre di più ci si interroga sullo spirito dell'anima russa, sulle contraddizioni e lacerazioni di quel popolo, sulla sua storia monumentale e incomprensibile, sulle ragioni del suo popolo, sui regimi che negli ultimi secoli si sono alternati al potere assoluto di quella sterminata nazione, dagli Zar a Putin, sia quanto mai utile ritornare al grande libro di Emmanuel Carrère, che sotto le sembianze della biografia di un personaggio perennemente sopra le righe come Eduard Limonov, costruisce un saggio aggiornato, significativo, penetrante, sullo spirito russo, arrivando - nella narrazione, fino al 2010, ad "era Putin" inoltrata.
03/10/22
"Il Maestro e Margherita" vive: anche se la Casa di Bulgakov, ritrovo dei satanisti russi, è stata dipinta di bianco
30/09/22
La Rovina del Gioco (o Ludopatia) - Dostoevskij e Puskin
Interrompere l’illusione, fermarsi in tempo,
ragionare, essere prudenti: virtù sconosciute agli amanti del rischio del
gioco. Sicuri lasciapassare per la rovina.
«Domani,
domani tutto finirà», è il mantra che ripete Aleksej Ivanovic il
giovane precettore protagonista de Il
giocatore (1866). Nel teatro popolato da ludopatici seriali messo in scena da Dostoevskij il domani è
l’opzione, la vera scommessa.
Aristocratici e poveri, inebriati dalla fede
nel dèmone del Caso, credono di poterne cavalcare la soma imbizzarrita. Perdere è oggi. Vincere è domani. C’è un
domani in cui si vincerà, e tutto finirà.
E anche se si vincesse oggi, c’è ancora un altro domani da sfidare.
Il virus è contagioso e quasi mai si
guarisce.
Lo spirito russo, così profondamente
incardinato sull’eterna sfida alla minaccia incombente del Destino e del Caso
aveva già trovato un analogo eroe ne La
dama di picche di Puskin (1834), con l’apparentemente imperturbabile protagonista Hermann, giovane ufficiale che si
sente immune – per pura fede nella volontà, essendone infatti potentemente
attratto – dal vizio del gioco e che finisce per diventarne succube nel modo
più imprevedibile: un commilitone gli rivela infatti che una nobildonna, sua
nonna, conosce il segreto per vincere infallibilmente al gioco delle tre carte
(arcano trasmessole nientemeno che dal Conte di Saint-Germain in persona).
Hermann viene introdotto con il favore della
dama di compagnia nell’appartamento della duchessa, ma questa spaventata
dall’irruzione, dalle insistenze e dalle minacce, muore sul colpo prima di rivelare il mistero.
Sarebbe la salvezza di Hermann, se non fosse
che la rovina si ripresenta sotto forma di sogno prima e di un fantasma poi:
sotto queste sembianze la nobildonna promette al giovane di svelargli la
combinazione vincente – tre, sette e asso – ad una condizione: che esso sposi
la sua prediletta dama di compagnia.
L’ossessione è irresistibile. Hermann vi
soggiace.
Si decide finalmente a vincere la prudenza
del raziocinio e sfida la sorte, ma senza ottemperare alla richiesta del
matrimonio preventivo. E se il sette e il tre si confermano vincenti, al posto
dell’asso, il mazzo sfodera la donna di picche, sotto l’effige della quale si
riconoscono i lineamenti beffardi della vecchia contessa. La rovina ingoia così
anche il povero Hermann, che diventa pazzo.
Tratto da: Fabrizio Falconi, Le Rovine e l'Ombra, Castelvecchi editore, Roma, 2017
25/04/22
"L'uomo dimentica l'unica cosa che lo distingue dall'animale". Una pagina meravigliosa e terribile di Cechov
La casa col mezzanino, che ha il sottotitolo Racconto di un artista, scritto nel 1896, è uno dei racconti più famosi di Anton Cechov.
L'importante non è che Anna sia morta di parto, ma che tutte queste Anne, Mavre, Pelageje, debbano curvare la schiena dalla mattina alla sera, ammazzarsi di fatica, tremare per i loro bambini affamati e ammalati, vivere nel terrore delle malattie e della morte, che imbruttiscano e invecchino presto, che muoiano nella sporcizia e nel fetore; e i loro figli, crescendo, ricominciano la stessa musica, e così per centinaia di anni: miliardi di uomini vivono nel terrore, peggio delle bestie, solo per conquistarsi un pezzo di pane.
La cosa più spaventosa della loro situazione è che non hanno un minuto per ricordarsi che hanno un'anima, che sono esseri umani fatti a immagine e somiglianza di Dio; la fame, il freddo, il terrore animale, la fatica, come valanghe di neve, hanno chiuso loro tutte le strade verso qualsiasi forma di vita spirituale, ossia verso l'unica cosa che distingue l'uomo dall'animale e per cui vale la pena vivere.
Voi credete di aiutarli con scuole e ambulatori, ma non li liberate dalle catene, anzi, peggiorate la loro condizione di schiavitù, introducendo nuovi pregiudizi e di conseguenza nuovi bisogni, senza parlare poi del fatto che per medicine e libri devono pagare e quindi curvare la schiena ancora di più.
Tratto da Anton Cechov, Racconti, 2004 Gruppo Editoriale L'Espresso, p.243
17/03/22
Putin e il Monaco Nero - una chiave per capire la psicologia di questa guerra
01/11/21
L'uomo è una creatura assurda - Dostoevskij
09/07/21
Libro del Giorno: "Chadzi-Murat" di Lev Tolstoj
28/07/20
Libro del Giorno: "Padri e figli" di Ivan Turgenev
Introduzione a cura di Franco Cordelli
2014
ET Classici
pp. 264
€ 10,50
ISBN 9788806224134