29/04/22
Libro del Giorno: "Troviamo le Parole" - Lettere (1948-1973) di Paul Celan e Ingeborg Bachmann
17/04/22
Poesia della Domenica di Pasqua: "Fede nella primavera" di Ludwig Uhland
Le dolci brezze si sono risvegliate
spirano e sussurrano giorno e notte;
si muovono ovunque.
Oh, aria fresca, oh nuovo suono !
Ora, povero cuore, non temere,
Ora tutto, tutto deve cambiare.
Il mondo diventa più bello ogni giorno,
non si sa cosa diventerà.
La fioritura non accenna a finire
fiorisce anche la valle più lontana e profonda.
Ora, povero cuore, dimentica il tuo tormento.
Ora tutto, tutto deve cambiare.
Ludwig Uhland, (Tubinga, 1787 – 1862) Fede nella Primavera
16/04/22
Ingeborg Bachmann e Roma, un destino tragico
05/12/21
La Poesia della Domenica: "Venite" di Gottfried Benn
Venite - Gottfried Benn
Venite, parliamo tra noi
chi parla non è morto,
già tanto lingueggiano fiamme
intorno alla nostra miseria.
Venite, diciamo: gli azzurri,
venite, diciamo: il rosso,
si ascolta, si tende l'orecchio, si guarda,
chi parla non è morto.
Solo nel tuo deserto,
nel tuo raccapriccio di sirti,
tu il più solo, non petto,
non dialogo, non donna,
è già così presso agli scogli
sai la tua fragile barca -
venite, disserrate le labbra,
chi parla non è morto.
Gottfried Benn, 1950
22/12/19
Poesia della Domenica: "Annunciazione - Le parole dell'Angelo" di Rainer Maria Rilke
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.
Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, meditante
(mi ha vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.
Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti tanto sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono un mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.
Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai cosí intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s’annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l’anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno a aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.
Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina...
Ma tu, tu sei la pianta.
08/12/19
Poesia della Domenica - "Il biancospino del conte Eberardo" di Ludwig Uhland
Daselbst er einsmals ritt
26/03/19
Esce "Ci diciamo l'oscuro", la storia d'amore tra Paul Celan e Ingeborg Bachmann .
Fabrizio Falconi
Ci diciamo l'oscuro
traduz. Alessandra Luise
Neri Pozza 2018
pagine 273
13/11/18
Libro del Giorno: "Sotto il tiro di presagi" di Paul Celan.
Sotto il tiro di presagi
Poesie Inedite 1948-1969
Traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien
Einaudi 2001
10/09/17
Poesia della Domenica: "E il mondo e il sogno", di Gustav Mahler.
21/05/17
La poesia della Domenica - "In un parco straniero" di Rainer Maria Rilke.
Due sentieri. A nulla ti conducono.
Pure, l'uno t'induce a volte, sopra
pensiero a proseguire. Come se ti smarrissi;
ma d'improvviso giunto alla rotonda,
rimasto solo innanzi a quella lapide
leggi ancora una volta: Baronessa
Brite Sophie - e con il dito torni
a tastare la data ormai disfatta.
Perché questa scoperta non ti stanca ?
Perché come la prima volta indugi
con tanta attesa in questo posto d'olmi,
umido e buio e senza orme di passi ?
Quale contrasto ti eccita a cercare
chi sa cosa tra le assolate aiuole,
come se fosse il nome di un rosaio ?
Perché spesso ti fermi ? Che cosa ode il tuo orecchio ?
E perché infine, come perso, guardi
bagliori di farfalle intorno all'alto Phlox ?
Rainer Maria Rilke, da Nuove Poesie, traduzione di Giacomo Cacciapaglia, Einaudi, Torino, 1992.
14/05/17
Poesia della domenica : "Stretta" di Paul Celan.
Stretta
Trasportato
nella landa
dalla traccia che non inganna:
Erba, scritta separatamente. Le pietre,
bianche, con l’ombra degli steli:
Non leggere più - guarda!
Non guardare più - va’!
Va’, la tua ora
non ha sorelle, sei -
sei a casa.
Una ruota, adagio,
gira da sé, i raggi
rampicano,
rampicano su un campo nerastro,
la notte non ha bisogno di stelle,
da nessuna parte si chiede di te.
Engführung
Verbracht ins
Gelände
mit untrüglichen Spur:
Gras, auseinandergeschrieben. Die Steine, weiβ,
mit den Schatten der Halme:
Lies nicht mehr -schau!
Schau nicht mehr-geh!
Geh, deine Stunde
hat keine Schwestern, du bist –
bist zuhause. Ein Rad, langsam,
rollt aus sich selber, die Speichen
klettern,
klettern auf Schwärzlichem Feld, die Nacht
braucht keine Sterne, nirgends
fragt es nach dir.
Paul Celan
09/04/17
Poesia della Domenica - "Eleonora" di Hermann Hesse.
Eleonora
Le sere d’autunno mi ricordano te.
Giacciono oscuri i boschi, il giorno muore
a piè dei colli in rosse gloriole.
In un villaggio vicino piange un bimbo.
A passi lenti se ne va pel bosco
a radunar le ultime foglie il vento.
Poi sale, da tempo abituata al cupo sguardo,
solitaria la falce della luna
alta nel cielo con la mezza luce
emergendo da terre sconosciute.
Percorre indifferente il suo sentiero
cingendo bosco, stagno, canne e viottolo
di smorti, malinconici bagliori.
Anche d’inverno quando le notti sono oscure
e vorticano ai vetri come in giuoco
vento e fiocchi di neve ho spesso l’impressione di vederti.
Risuona il piano, con sorriso insinuante
mi parla al cuore il tuo profondo, cupo
contralto, tu la più cruda delle donne care.
Talvolta la mia mano va alla lampada
e sulla vastità della parete si posa dolcemente la sua luce.
Cupa dalla vecchia cornice occhieggia la tua immagine
e mi ravvisa e sorride stranamente.
Ma io le mani ti bacio ed i capelli
e ripeto il tuo nome sussurrando.
Hermann Hesse (Traduzione di Mario Specchio)
da “Poesie”
Guanda
Parma 1978
12/03/17
Poesia della Domenica: "Canto alla durata" di Peter Handke.
"Si era rivolta a me [...] e come dall'alto
e mi venne così di descrivere
la sensazione della durata
come il momento in cui ci si mette in ascolto,
il momento in cui ci si raccoglie in se stessi,
in cui ci si sente avvolgere,
il momento in cui ci si sente raggiungere
da cosa? Da un sole in più,
da un vento fresco,
da un delicato accordo senza suono
in cui tutte le dissonanze si compongono e si fondo assieme. [...]
Ecco, la durata è la sensazione di vivere. [...]
Credo di capire
che essa diventa possibile solo
quando riesco
a restare fedele a ciò che riguarda me stesso,
quando riesco a essere cauto,
attento, lento,
sempre presente a me stesso sino nelle punte delle dita.
E qual è la cosa
a cui devo restare fedele?
Essa ti apparirà nell'affetto
per i vivi
- per uno di loro -
e nella consapevolezza di un legame
(anche soltanto illusorio).
E questo non è una cosa grande
particolare, non è insolita, sovraumana,
non è guerra, non è un allunaggio,
non è una scoperta, un capolavoro del secolo,
la conquista di una vetta, un volo da kamikaze:
io la condivido con altri milioni di persone,
con il mio vicino e allo stesso tempo
con gli abitanti ai margini del mondo,
dove grazie a questo fatto comune
si crea lo stesso centro del mondo
che è qui accanto a me.
Sì, questo fatto dal quale con gli anni scaturisce la durata
è di per sé poco appariscente,
non fa conto parlarne
ma è degno di essere affidato alla scrittura:
perché dovrà essere per me la cosa più importante.
Dovrà essere il mio vero amore.
E io,
affinché da me nascano i momenti della durata
e diano un'espressione al mio volto rigido
e mettano nel mio petto vuoto un cuore,
devo assolutamente esercitareun anno dopo l'altro
il mio amore.
Restando fedele
a ciò che mi è caro e che è la cosa più importante,
impedendo in tal maniera che si cancelli con gli anni,
sentirò poi forse
del tutto inatteso
il brivido della durata
e ogni volta per gesti di poco conto
nel chiudere con cautela la porta,
nello sbucciare con cura una mela,
nel varcare con attenzione la soglia,
nel chinarmi a raccogliere un filo. [...]
Ma anche continuare per anni a essere ben disposto nei tuoi confronti
può darti durata.
Sapermi guardare amichevolmente negli occhi
talvolta mi assolve. [...]
Essere indulgente con i miei difetti [...]
rabbonirmi, se mi viene fatto un torto,
come mio unico parente,
battermi il petto
in trionfo per una parola felice
al posto giusto
e urlare un «sì» nella foresta della mia stanza
può ringiovanirmi
come una bottiglia di prelibatissimo vino
(con effetto però diverso).
Singolare è il sentimento della durata
anche alla vista di certe piccole cose
quanto meno appariscenti, tanto più toccanti:
un cucchiaio
che mi ha accompagnato in tutti i traslochi
un asciugamano
appeso nelle stanze da bagno più diverse,
la teiera e la sedia di vimini
per anni lasciata in cantina
o accantonata da qualche parte
e ora finalmente di nuovo al suo posto,
un altro, in verità, diverso da quello originario
e tuttavia al suo posto. [...]
Anche a casa mi si fa accanto molte volte
quando cammino su e giù per il giardino
nella neve, nella pioggia, al sole, sotto il temporale,
[...] oppure quando mi siedo nella mia stanza
al cosiddetto tavolo da lavoro -
non per attendere alla mia occupazione, al testo,
ma per fare tutti quei soliti gesti secondari:
spostare indietro la sedia,
dare uno sguardo nel cassetto [...]
sbirciare dalla finestra in giardino
dove i gatti lasciano le loro tracce
nella neve profonda e tra l'erba alta,
mentre ascolto da diverse direzioni a seconda del vento
il fischio e il trabalzare
dei treni che percorrono la pianura.
O durata, mia quiete!
O durata, mia sosta! [...]
La durata è il mio riscatto,
mi lascia andare ed essere. [...]
Chi non ha mai provato la durata
non ha vissuto.
La durata non stravolge,
mi rimette al posto giusto".
Da Canto alla durata, Peter Handke, Einaudi, 1995, traduz. H. Kitzmuller.
14/08/16
Poesia della domenica - "Ricordare qui non basta", di Rainer Maria Rilke.
17/04/16
Poesia della Domenica: da 'Conseguito silenzio' di Paul Celan.
Anche noi vogliamo essere,
dove il tempo dice la parola di soglia
il millennio giovane si alza dalla neve,
l'occhio errante
si calma nella propria sorpresa
e capanna e stella
stanno nel blu da vicini di casa,
come se la strada fosse già percorsa.
Paul Celan, Conseguito silenzio
16/02/16
Niente è più autentico e salvifico della poesia. Hilde Domin, "Il coltello che ricorda."
Niente è più autentico e salvifico della poesia
HILDE DOMIN, Lezione di Francoforte, Il coltello che ricorda, Del Vecchio Editore 2016.
Il coltello che ricorda
In questo volume, il terzo della serie che Del Vecchio Editore dedica alla poetessa, si dà conto degli sviluppi letterari di Hilde Domin negli ultimi anni della sua attività poetica, presentando al pubblico italiano un compatto insieme di testi autobiografici, teorici e lirici, che si commentano e presentano gli uni con gli altri rendendo evidente la compatta organizzazione del pensiero creativo e filosofico di Hilde Domin.
Al centro della riflessione restano e si fanno più nitide la potenza della parola poetica e l’incitamento al coraggio civile, che è innanzitutto la capacità di uscire dagli schemi e accettare la propria umanità aprendosi all’incontro con l’altro: «Solo colui che è crocifisso/ le braccia/ spalancate/ dell’Io–sono qui».
*** Genesi
Cambiare
la parola
lo sguardo
creare la realtà
il sogno della realtà
l’incubo della realtà la realtà
il suo nocciolo
(traduzione di Paola Del Zoppo) ***
Genesis
Das Wort
der Blick
ändern
erschaffen die Wirklichkeit
den Traum der Wirklichkeit
den Angsttraum der Wirklichkeit
die Wirklichkeit
ihren Kern
HILDE DOMIN, Il coltello che ricorda, Del Vecchio Editore 2016.
02/07/15
'I due' di Hugo von Hoffmansthal.
I due
Lei portava la coppa in mano -
Pari al suo orlo aveva il mento e la bocca -
Aveva un passo così leggero e sicuro,
Che dalla coppa non cadeva una stilla.
Non meno leggera e salda era la mano di lui:
Un giovane cavallo egli montava,
E con gesto noncurante
A una tremante immobilità lo sforzava.
Eppure quando dalla mano di lei
La lieve coppa egli dové prendere
Per entrambi fu troppo pesante;
Perché entrambi tremavano tanto
Che le mani non si trovarono,
E scuro vino corse sul suolo.
Hugo Von Hoffmansthal
(Trad. di Elena Croce)
11/05/15
Paul Celan e Gisèle, un amore tormentato.
23/04/15
"Esseri che attraversano tutte le tempeste." Rilke a Salomé
14/04/15
Ogni soglia è per entrare e ogni soglia è per uscire. (Gottfried Benn - 'Venite').
La poesia di Gottfried Benn Venite, è tratta da Aprèslude, prefazione e traduzione di Ferruccio Masini, 1966 Einaudi, Torino.