Sono trascorsi 136 anni da quando, il 25 novembre 1884, arrivarono in 500 da Ravenna per bonificare Ostia e Fiumicino. Fuggivano dalla fame, dalla disoccupazione e dalla repressione poliziesca ma andavano incontro alla malaria.
07/12/20
L'epica impresa degli "Scariolanti romagnoli" che nel 1884 bonificarono la palude di Ostia infestata dalla Malaria.
Sono trascorsi 136 anni da quando, il 25 novembre 1884, arrivarono in 500 da Ravenna per bonificare Ostia e Fiumicino. Fuggivano dalla fame, dalla disoccupazione e dalla repressione poliziesca ma andavano incontro alla malaria.
05/12/20
Byung-Chul Han: "Per poter pensare ci vogliono silenzio e vuoto"
E' nato in Corea del Sud nel 1959 e ora è professore di filosofia e studi culturali all'Università delle Arti di Berlino. È diventato noto grazie al suo bestseller »Die Müdigkeitsgesellschaft« (2010) sulla crescente cultura dell'autosfruttamento. Nel suo libro “The Transparency Society” (2012) descrive come ci stiamo sviluppando in una società di controllo totalitario con il pretesto della democrazia e della libertà di informazione.
Credi che il networking digitale avrà effetti negativi sulla psiche delle persone a lungo termine?
Non puoi dirlo oggi. Ma quello che colpisce è che comunichiamo così tanto che non ci sono più pause, non ci sono più silenzio. Una lacuna in mezzo a questa marea di informazioni ci sembra insopportabile perché le interruzioni non hanno più un ruolo nella nostra società dell'informazione. La rottura è la morte. Ed è per questo che spettegoliamo e disimpariamo a distinguere ciò che è importante da ciò che non è importante. Omettere e dimenticare può essere molto produttivo, per non parlare dell'intuizione, che perdiamo nella quantità di informazioni. Per poter pensare ci vogliono silenzio e vuoto.
E non ce ne sono quasi più.
Sì, stiamo attualmente vivendo un'enorme accelerazione nel ciclo di segni, informazioni e capitali. Per questa accelerazione, tutti i segreti, le ritirate, le unicità, gli angoli e gli spigoli devono essere eliminati. Solo nella società della trasparenza il flusso permanente di informazioni e beni non incontra più resistenza. Nella società della trasparenza tutto è rivolto all'esterno, rivelato, spogliato ed esposto. Ci esponiamo all'attenzione.
Qual è la conseguenza?
Sosteniamo il turbo-capitalismo e la società della performance neoliberale rendendoci tutti una merce. L'unico valore che ancora esiste è il valore espositivo. Questa è una drastica riduzione della vita e dell'esistenza.
Ma continuiamo a inviare messaggi per mostrare quanto siamo unici.
Un errore. Facebook è un luogo in cui tutti sono uguali perché vogliono essere diversi. Ognuno ha la forma di una merce in modo che possa adattarsi al sistema. Nessuno può essere diverso su Facebook. E il centro dell'uguaglianza è il pulsante "Mi piace". Perché non c'è il pulsante "Non mi piace"? Una guida per gli appuntamenti su Internet dice: Milioni di donne ti stanno aspettando. E cosa fanno gli uomini? Confronta. Separare la parola:
Confronta, che significa: fai tutto allo stesso modo. Viviamo nell'inferno dello stesso,
in cui le esperienze erotiche non sono più possibili.
È perché siamo troppo narcisisti?
Sì, il mio nuovo libro parla di questo. Si chiama Agony of Eros e descrive che diventiamo depressi perché ci incontriamo solo ovunque. Siamo esausti di noi stessi, l'Eros, invece, è un'esperienza che l'uno viene strappato da sé dall'altro. È un segno distintivo di una società sempre più narcisistica che l'altro scompaia. E con esso l'eros, cioè la possibilità dell'amore.
Dove vedi il limite per questo sviluppo?
Penso che stiamo andando verso il disastro.
Ma l'anticapitalismo è di nuovo chic e la consapevolezza ecologica ancora di più. Non è possibile rompere la logica della trasparenza e della crescita e riformare il sistema prima che imploda?
Non importa quanto lontano si pensi, gli umani imparano solo attraverso i disastri, mai attraverso l'intuizione. Non ci sarebbe pace in Europa oggi senza la seconda guerra mondiale. Arthur Schnitzler una volta disse: “Le persone si comportano come i bacilli. Crescono e distruggono lo spazio in cui vivono, per cui alla fine periscono loro stessi. ”Questo confronto ha senso per me. Moriamo perché non siamo consapevoli dell'ordine superiore. Poiché siamo in costante crescita, moriremo da quella crescita.
Quale potrebbe essere questo ordine superiore?
Solo un essere saprebbe che sarebbe più intelligente di noi.
Lo Spiegel una volta ti ha definito il "filosofo del cattivo umore". Adesso sappiamo perché.
Preferirei essere un filosofo di cattivo umore piuttosto che un filosofo di buon umore. Ad essere onesti, non sono affatto dell'umore. A volte sono triste, ma è diverso. Il pensiero è sempre una forma di resistenza. E sì, penso di sfuggire alla morte e servire la vita.
04/12/20
Libro del Giorno: "Le civette impossibili" di Brian Phillips
03/12/20
L'incredibile storia dei due fratellini salvati sull'ultima scialuppa del Titanic
02/12/20
Uno degli angoli più suggestivi di Roma: San Giovanni in Oleo, duemila anni di storia
San Giovanni in Oleo, la memoria dell’apostolo amato da Gesù
A Roma, si sa, si parla sempre di Pietro e di
Paolo. Ma si ignora spesso l’importante passaggio di quelli che furono gli
altri apostoli di Gesù, a cominciare di quelli più importanti: gli Evangelisti.
Pochi romani saprebbero oggi rispondere alla domanda se risulta un
passaggio a Roma di San Giovanni, l’Evangelista, quello che i Vangeli
definiscono il prediletto da Gesù.
Eppure questa presenza non solo è documentata.
Ma è anche testimoniata da un culto bi-millenario, mai decaduto.
Di Giovanni si ricorda l’attività di predicatore
instancabile, dopo la morte di Gesù, e soprattutto della sua presenza a Patmos,
nell’Egeo, dove scriverà le terribili ed enigmatiche visioni contenute
nell’Apocalisse. Ma tra queste due fasi, Giovanni transitò anche a Roma.
E’ Tertulliano a raccontarci che nell’anno 89
d.C., mentre Giovanni si trovava ad Efeso, si scatenò una nuova ondata di
persecuzioni nei confronti dei cristiani ad opera dell'imperatore Domiziano.
Tertulliano racconta che Giovanni venne arrestato e condotto a Roma, quindi
torturato nei pressi di Porta Latina e infine condannato a morte.
Di lì a poco questa pena però verrà commutata
in quella dell'esilio nell'isola di Patmos.
Sul luogo dove venne sottoposto alla tortura
dell’olio bollente venne costruita la chiesa di San Giovanni in Oleo. Non si tratta anzi, di una vera
e propria chiesa, ma di un piccolissimo oratorio, un tempietto
a pianta ottagonale, che sorge nei pressi della Porta Latina. Nelle forme attuali fu costruito all’inizio
del ‘500 su commissione del vescovo francese Benoit Adam, su un precedente martiryum costruito in epoca
paleocristiana. Il piccolo edificio fu poi restaurato dal grande Borromini nel
1657 per incarico del cardinale Francesco Paolucci che intendeva trasformarlo
in una cappella per la sua potente famiglia.
E’ opportuno riflettere sul fatto che Giovanni, secondo quanto tramandatoci dalle scritture e le fonti antiche fu l’unico degli apostoli che non morì subendo il martirio, ma per morte naturale, in età veneranda.
Anche
in questo senso , egli
occupa dunque un posto a sé nella storia del Cristianesimo. Giovanni,
come abbiamo detto, è il prediletto di Gesù e fratello di Giacomo il Maggiore.
Dopo la resurrezione di Gesù è il primo, insieme a Pietro, a ricevere da Maria
Maddalena l’annuncio del sepolcro vuoto, ed è il primo a giungervi, entrandovi
poi dopo Pietro.
Dopo l’ascesa al cielo di Gesù, gli Atti degli Apostoli ce lo mostrano
accanto a Pietro in occasione della guarigione dello storpio al Tempio di
Gerusalemme e poi nel discorso al Sinedrio, dopo il quale fu catturato e poi
con Pietro incarcerato.
Sempre insieme a Pietro si reca in Samaria.
Nell’anno 53 d.C. Giovanni si trova ancora a Gerusalemme:
Paolo infatti lo nomina (Gal 2, 9) insieme a Pietro e a Giacomo come una delle colonne della Chiesa. Ma verso il 57 Paolo nomina a
Gerusalemme solo Giacomo il Minore:
dunque Giovanni non c’è più, trasferitosi a Efeso,
come concordemente testimoniano le fonti antiche, fra le quali basterà citare,
per tutte, Ireneo (Contro le eresie,
III, 3, 4): La Chiesa di Efeso, che Paolo
fondò e in cui Giovanni rimase fino all’epoca di Traiano, è testimone veritiera
della tradizione degli apostoli. La
permanenza di Giovanni a Efeso, dove scrive il Vangelo (secondo quanto afferma
ancora Ireneo), è interrotta, come le stesse fonti antiche ci dicono, dalla
persecuzione subita sotto Domiziano (imperatore dall’81 al 96), probabilmente
verso l’anno 95. Si innesta qui la tradizione, riportata anche da molti
autori antichi, del
suo viaggio a Roma e della sua condanna a morte in una giara di terracotta
colma di olio bollente, dalla quale l’ormai vecchio apostolo uscì illeso, salvo
dalle bruciature, suscitando lo sconcerto dei suoi aguzzini.
E vediamo qui quali sono le fonti: la fonte più antica che ce ne parla è Tertulliano, intorno all’anno 200 d.C.: Se poi vai in Italia, trovi Roma, da dove possiamo attingere anche noi l’autorità degli apostoli. Quanto è felice quella Chiesa, alla quale gli apostoli profusero tutta intera la dottrina insieme con il loro sangue, dove Pietro è configurato al Signore nella passione, dove Paolo è incoronato della stessa morte di Giovanni il Battista, dove l’apostolo Giovanni, immerso senza patirne offesa in olio bollente, è condannato all’esilio in un’isola (La prescrizione contro gli eretici, 36).
Un’altra testimonianza è quella di Girolamo, che alla fine del IV secolo
scrive: Giovanni terminò la sua propria vita con
una morte naturale. Ma se si leggono le storie ecclesiastiche apprendiamo che
anch’egli fu messo, a causa della sua testimonianza, in una caldaia d’olio
bollente, da cui uscì, quale atleta, per ricevere la corona di Cristo, e subito
dopo venne relegato nell’isola di Patmos. Vedremo allora che non gli mancò il
coraggio del martirio e che egli bevve il calice della testimonianza, uguale a
quello che bevvero i tre fanciulli nella fornace di fuoco, anche se il
persecutore non fece effondere il suo sangue (Commento al Vangelo secondo Matteo, 20,
22).
Alle antiche fonti cristiane sul martirio di Giovanni a Roma si può poi
aggiungere con buona attendibilità anche l’allusione del pagano Giovenale
(inizi del II secolo), che, nella IV Satira,
critica Domiziano raccontando l’episodio della convocazione del Senato per
decidere che fare di un enorme pesce,
venuto da lontano e portato all’imperatore, che viene destinato a essere cotto
in una profonda padella.
Come
nello stile delle Satire, il pesce
sarebbe appunto Giovanni, il povero pazzo cristiano. E' una ipotesi affascinante frutto dello studio
pubblicato recentemente da una
ricercatrice italiana, Ilaria Ramelli.
Se la ipotesi fosse giusta, ci troveremmo di
fronte alla clamorosa conferma da parte di una fonte pagana, di una lunga
tradizione prima orale e poi scritta, tutta cristiana. Il
che ancora una volta avvalorerebbe la tesi che alla base di testimonianze così
antiche ci sono sempre riscontri reali, storici, effettivi.
01/12/20
Ecco perché Mario Luzi non vinse mai il Nobel - Il libraio di Stoccolma
30/11/20
Scompare, come era apparso, il Monolite nello Utah. Chi c'è dietro?
29/11/20
Poesia della Domenica: "Incontro al fiume" di Askol Neves
Incontro al fiume
Scese al ponte vestita di fiori
e ad ogni passo la sua ombra
disegnava animali immaginari
Incontrò un vagabondo sul fiume
che non voleva essere aiutato,
incontrò un pesce contro corrente
che non si fermò a rincorrere la luna.
Incontrò l'uomo che aspettava
seduto e fumava, perché voleva vederla
scendere dal ponte, voleva toccare i suoi
fiori, voleva baciarla.
Askol Neves
28/11/20
Il Libraio: Esce oggi "La Storia di Roma - in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi
Illibraio.it annuncia oggi l'uscita de "La storia di Roma - in 501 domande e risposte" di Fabrizio Falconi, nelle librerie e in vendita nei siti online (qui tutte le info)
Sinossi
- ISBN: 8822746317
- Casa Editrice: Newton Compton
- Pagine: 352