27/04/21
Tre nuove collane di studi sul mondo antico, dal 29 aprile
26/04/21
Riaprono da oggi finalmente i musei a Roma !
Il Colosseo riapre le porte ai turisti. Da oggi, con le nuove disposizioni del governo, si puo' visitare il monumento italiano piu' celebre del mondo.
23/04/21
Parte oggi l'edizione 2021 de "Il Maggio dei Libri" - di scena Dante Alighieri, ma non solo
Un’anteprima cinematografica speciale, la rubrica social “Torniamo #inLibreria” a sostegno di case editrici e librerie, lezioni dantesche online, incontri in alcuni dei luoghi più suggestivi del nostro Paese e una fitta rete di iniziative all’estero: sono queste alcune delle principali coordinate dell’undicesima edizione de Il Maggio dei Libri, la campagna ideata dal Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura che invita gli utenti a realizzare attività di promozione della lettura, in presenza o web, con l’obiettivo di stimolare occasioni di incontro, attivare collaborazioni virtuose e dare impulso alla creazione di progetti e iniziative culturali.
Il Maggio dei Libri prenderà ufficialmente il via oggi, venerdì 23 aprile, in corrispondenza con la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, una ricorrenza che quest’anno, complice il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, è ancora più significativa. È infatti proprio in sintonia con le celebrazioni dedicate al Sommo Poeta che guardano il tema Amor… e i tre filoni di approfondimento “Amor… ch’a nullo amato amar perdona”, “Amor… che nella mente mi ragiona” e “Amor… che move il sole e l’altre stelle”, ciascuno corredato dalla propria bibliografia di riferimento. Visivamente rappresentato dall’illustratore e visual artist Vincenzo Del Vecchio, gli utenti potranno ispirarsi alle suggestioni dantesche per organizzare le iniziative da far confluire nella banca dati del sito, con già oltre 2.300 iniziative, in costante aumento.
“Con questa edizione Il Maggio dei Libri vuole proporre un viaggio che ha per tema portante Amor…, inteso sia come sentimento, sia come desiderio a conoscere e comprendere, sia come forza vitale dell’universo e delle sue creature; un viaggio che elegge a propria guida il Sommo Poeta ed i suoi versi immortali” afferma Paola Passarelli, Direttore generale Biblioteche e diritto d’autore. “Non c’è modo migliore per celebrare l’anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri che lasciarsi ispirare dalla sua poesia e compiere, attraverso la lettura ed i libri, un percorso all’interno di noi stessi in grado al contempo di proiettarci verso gli altri. Mi sembra un messaggio fortissimo, soprattutto in questo periodo di pandemia in cui il bisogno di rapporti umani è per tutti più forte che mai”.
Attraverso la sua principale campagna, il Centro per il libro e la lettura prosegue quindi lo straordinario viaggio dantesco iniziato con la maratona digitale Dante nel mondo che dal 21 al 25 marzo ha portato i versi della Divina Commedia a essere letti e interpretati nelle lingue dei Paesi dei 12 Istituti Italiani di Cultura partecipanti, ottenendo 149.926 visualizzazioni sul canale Facebook della Fondazione Corriere della Sera e 2.062.486 sulla piattaforma Corriere.it. Cifre significative, testimonianza dell’inesauribile interesse del pubblico nei confronti del Poeta simbolo della nostra letteratura in tutto il mondo e del consolidato rapporto con la rete degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, anche quest’anno attivamente coinvolti nella campagna attraverso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Incontri, eventi e rassegne culturali per un Maggio dei Libri international diffuso, raccontato tramite i social della campagna e degli IIC.
Sempre sul web vivranno alcune delle iniziative speciali che coloreranno Il Maggio dei Libri 2021: l’inaugurazione della campagna, con la proiezione in anteprima mondiale del film Il diritto alla felicità, in collaborazione con Imago Film, l’iniziativa del Premio Strega La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura in cui i dodici autori in gara leggono i dodici principi fondamentali della Costituzione, in occasione della LXXV edizione del Premio Strega e dei 75 anni della Repubblica italiana, il festival in diretta streaming Leggere, sempre, organizzato venerdì 23 e sabato 24 aprile dalle Biblioteche di Roma in collaborazione con AIE - Associazione Italiana Editori, la prima edizione del Lettura Day, grande iniziativa collettiva di ADEI - Associazione degli editori indipendenti, con un nuovo, coloratissimo sito interamente dedicato, le testimonianze di buone pratiche promosse nell’ambito della stipula dei Patti per la lettura, realizzati all’interno del progetto Città che legge del Centro per il libro e la lettura d’intesa con l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, che prevedono una stabile collaborazione tra enti pubblici, istituzioni scolastiche e soggetti privati per la promozione della lettura. Sarà invece in presenza il percorso “FAI leggere”, organizzato dal FAI - Fondo Ambiente Italiano, che concluderà l’edizione 2021 della campagna proponendo 5 incontri in altrettanti “luoghi del FAI”, cornici paesaggistiche perfette per un incontro tra libri e natura.
Una vera e propria “festa del libro” che coinvolgerà editori, librai, protagonisti del mondo culturale contemporaneo, attori, accademici, professionisti del settore editoriale, rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali e, naturalmente, tantissimi appassionati lettori che anno dopo anno mettono creatività, impegno e dedizione nell’organizzazione delle migliaia di attività che rappresentano il cuore de Il Maggio dei Libri. Per loro è stato istituito il Premio Il Maggio dei Libri, che a partire da quest’anno diventa il Premio Nazionale per il Libro e la Lettura. Sempre destinato alle iniziative più creative e innovative, selezionate per categoria (Associazioni/Istituti/Fondazioni, Biblioteche, Librerie, Scuole, Carceri/Strutture sanitarie e per anziani) in questa nuova veste il premio verrà realizzato con ancora maggior forza, anche promozionale, continuando a rappresentare un riconoscimento concreto per la grande e attiva partecipazione riservata alla campagna.
22/04/21
Libro del Giorno: "Racconti spirituali" - a cura di Armando Bonaiuto con uno scritto di Gabriella Caramore
20/04/21
Maurizio Quilici: "Gli Animali ci salveranno. Non togliete la gioia agli animali".
Ci siamo detti cosi' tante volte che dopo la pandemia saremmo stati migliori che oramai non ci crede piu' nessuno, eppure se c'e' una cosa che forse da tutto questo ha tratto beneficio e' il nostro rapporto con gli animali e la natura, in quello che forse era il primo momento della storia degli esseri umani in cui sembrava arrivato finalmente al nodo un conflitto che ci trasciniamo da millenni.
19/04/21
SuperLega: La bellissima lettera di Gary Neville, storica bandiera del Manchester UTD - "Sono disgustato".
In merito alla notizia di queste ore, della formazione di una SuperLega o Super-League di Calcio europeo destinato esclusivamente ai club "Paperoni", cioè milionari, ecco il bellissimo, storico il commento di Gary Neville, grande difensore e storica bandiera del Manchester UTD rilasciato a Sky Sports UK:
18/04/21
Poesia della Domenica - "Forse mi dimenticherai" di Allan Riger-Brown
Forse mi dimenticherai.
Lo scorrere del tempo ti aiuterà:
altri sguardi, altri sorrisi
desteranno un sussulto nel tuo cuore.
Un altro sole ti scalderà.
Altre piogge, altre lacrime bagneranno il tuo volto.
Altre brezze si confonderanno
con i tuoi sospiri
ed io non sarò più per te che un nome, un’ombra.
O forse un giorno,
quando cercando te stessa
avrai ancora affondato le mani nella vita,
quando sarai finalmente convinta
che chi sei è dentro di te,
non fuori, non nei corpi più belli,
non nei paesaggi profumi sapori più splendidi,
ma dentro di te,
forse allora mi ricorderai
e saprai che ciò che vedesti specchiato nei miei occhi
fu quel luogo recondito.
Ciò che svelammo un attimo insieme
fu noi stessi.
E fu il sussulto più dolce, più vero.
Allan Riger-Brown
17/04/21
Elsa Morante: Esce in libreria la attesissima biografia scritta da De Ceccatty: "Una vita per la Letteratura"
«La vita privata di uno scrittore è pettegolezzo; e i pettegolezzi, chiunque riguardino, mi offendono»: così Elsa Morante in un’intervista concessa a Enzo Siciliano nel 1972.
16/04/21
Carla Gravina e Gian Maria Volonté: il racconto di un grande amore
Carla Gravina, una delle migliori interpreti del cinema e del teatro italiano, giunta alla soglia degli 80 anni, ritiratasi dalle scene completamente dal 1994, racconta in una bellissima intervista a Maria Laura Giovagnini a IO Donna - Il Corriere della Sera ("Sono scomparsa perché volevo vivere") che trovate integralmente qui - la sua grande storia d'amore con Gian Maria Volonté. Pubblico l'estratto dell'intervista perché davvero rappresenta una bella fetta di anni d'oro del nostro cinema e del nostro spettacolo italiano, nel quale la Gravina parla di Volonté che chiama, con un misto di ironia e venerazione, "il mostro".
Il mostro?
Gian Maria (Gian Maria Volonté, ndr). Un mostro-mostro, che ho amato tanto! Ho ancora qua davanti la foto del primo sguardo… Eravamo a Verona nel 1960, due pischelli che – durante le prove di Romeo e Giulietta – si stanno fissando. Ci siamo tanto amati, tanto detestati, tutto: però abbiamo messo al mondo una bella figlia e ora ho un bel nipote, che magari mi renderà bisnonna. Qui di fronte ho un’altra immagine…
Finita così?
13/04/21
Salvataggio in Extremis per l' "Azzurro Scipioni", sala mitica di Silvano Agosti a Roma
12/04/21
Libro del Giorno: "La società senza dolore" di Byung-Chul Han
09/04/21
Egitto straordinaria scoperta: ritrovata la "Città d'oro perduta" risalente a 3.000 anni fa
08/04/21
Spunta a Madrid un possibile Caravaggio perduto - stava per andare all'asta per 1500 euro
Il ministro della Cultura spagnolo, Jose' Manuel Rodríguez Uribes, ha confermato su Twitter che un quadro su quale sono state avanzate ipotesi di una possibile attribuzione a Caravaggio è stato dichiarato non esportabile.
"Il quadro e' di valore", ha detto Uribe ai media iberici, "siamo stati rapidi". Si tratta del dipinto "La Coronación de espinas", attribuito al circolo di Jose' de Ribera (secolo XVII), ritirato dall'asta della Casa Ansorena.
La presenza dell'opera era prevista in una vendita in programma per oggi alle 18 a Madrid, con una base d'asta di 1.500 euro.
Fonti ministeriali spiegano che serve "uno studio tecnico e scientifico approfondito" per valutare se il dipinto messo all'asta a Madrid e poi ritirato e' davvero un'opera originale di Caravaggio.
Le stesse fonti hanno spiegato che il ministero della cultura e' stato avvertito martedi' dal Museo del Prado dell'esistenza del quadro, messo all'asta dalla Casa Ansorena a un prezzo base di 1.500 euro.
A questo punto, e' stata convocata una riunione d'urgenza della Giunta di qualificazione, valutazione ed esportazione dei beni del patrimonio storico spagnolo, tenutasi mercoledi'.
Da qui, la decisione di dichiarare il dipinto non esportabile come "misura cautelare".
Il ministero ha chiesto alla Comunita' Autonoma di Madrid di dichiarare il quadro come Bene d'Interesse Culturale, una misura che permetterebbe di proteggere l'opera mentre viene analizzata. L'amministrazione regionale non ha ancora risposto a una richiesta di informazioni a riguardo.
06/04/21
Wim Wenders: "Neanche la nostalgia è più quella di una volta"
Wim Wenders - "Neanche la nostalgia è più quella di una volta"
di Matteo Persivale
fonte: Corriere della Sera, Venerdì 4 dicembre 2015
"Oggi, dopo la rivoluzione della tv, della pubblicità e infine del digitale," ammette Wenders, "puoi ancora avere fiducia nelle immagini. Ma le immagini hanno bisogno di un po' d'aiuto... Helmut Newton - una volta fece il mio ritratto: che uomo interessante, che uomo ossessionato! - diceva già vent'anni fa che ci sono troppe immagini intorno a noi. Aveva intravisto i primi segnali di quello che ci circonda oggi. Le immagini che si dissolvono nei loro stessi atomi."
"Da bambino credevo che del cinema ci si potesse fidare: i western, cowboy e indiani. Da ragazzo poi, mi sembrava che nel cinema ci fossero, in modo assoluto, verità e bellezza: i film di Bergman, di Fellini... Negli anni '70 però le immagini smisero di raccontarci il 100% di una storia. Pensavo che avrei fatto l'artista. Poi capii che le immagini, le parole, la musica - quello strano triumvirato - potevano ricostruire la verità e la bellezza che andavo cercando. Sono diventato regista per capire come mai il nostro sguardo non ci racconta tutto quello che vorremmo sapere."
Wenders non si rassegna e da giovane settantenne ha "ricominciato da zero con il 3-D, la tecnologia con la quale ha raccontato in "Pina" l'arte della coreografa Pina Bausch."
Liquida Quentin Tarantino così: "Dice che smetterà di fare film quando smetteranno di produrre pellicole perché disprezza il digitale, ma è già una discussione obsoleta. A non essere obsoleta è la questione del 3-D: quando serve a rappresentare la realtà e quando serve solo per gli effetti speciali? No, neanche la nostalgia è più quella di una volta."
05/04/21
Una Pasquetta a Roma di tanti anni fa - 1944: Il Gobbo del Quarticciolo, eroe e bandito tra realtà e leggenda
Il quartiere Alessandrino, alla
estrema periferia est di Roma, che prende il nome dall’acquedotto fatto
costruire dall’imperatore Alessandro Severo,
si è sviluppato a partire da un nucleo originario conosciuto come Quarticciolo,
una borgata costruita al quarto miglio della Via Prenestina, proprio lì dove
sorgeva una grande tenuta agricola di proprietà della famiglia Santini, durante
gli anni trenta e quaranta del Novecento, per accogliervi soprattutto gli
immigrati del sud d’Italia che in quel periodo venivano a cercare lavoro a Roma
e gli sfollati delle zone del centro città interessati dai vari sventramenti
urbanistici che furono attuati durante il Ventennio per la realizzazione delle
vie imperiali.
Il Quarticciolo fu realizzato con
criteri di architettura razionalista – gli stessi utilizzati per l’edificazione
delle nuove città dell’Agro pontino – con vie lineari, edifici a quadrilateri
compresi in giardini, la piazza rettangolare, con la chiesa, polo di attrazione
del complesso.
Questa stessa struttura si può
vedere ancora oggi, nonostante i grossi cambiamenti esteriori ed un certo
degrado, causato dallo sviluppo della metropoli e dalla urbanizzazione
massiccia della zona.
Il Quarticciolo, negli anni della
occupazione nazista, della resistenza romana e del dopoguerra, ospitò una delle
figure più note e controverse della storia recente della città: quella di
Giuseppe Albano, un partigiano nato in provincia di Reggio Calabria, giunto a
Roma con la sua famiglia all’età di dieci anni, nel 1936, divenuto noto per
tutti con il soprannome di Gobbo del
Quarticciolo: a capo di una banda di
piccoli malfattori, a partire dagli anni Quaranta, Giuseppe Albano si rese
protagonista di una serie di episodi e imprese che lo fecero identificare, agli
occhi della popolazione di allora, come una sorta di Robin Hood, le cui
finalità erano quelle in primis di combattere gli odiati invasori tedeschi e
poi quella di punire gli italiani che approfittando della situazione avevano,
in tempo di guerra, malversato i loro concittadini, con il mercato nero e
l’usura.
Le avventure di Giuseppe Albano e
della sua banda divennero così note in quegli anni che anni dopo, nel 1960, il
regista Carlo Lizzani, recentemente scomparso, pensò bene di realizzarvi un
film, cui prese parte, tra i vari protagonisti, anche Pier Paolo Pasolini.
Il Quarticciolo, con le sue vie
nascoste, con i suoi sentieri che sbucavano nell’aperta campagna, divenne per
Albano, una sorta di Quartier Generale. All’età di sedici anni cominciò a
mostrare le sue doti di coraggio nelle lotte partigiane che si svolsero dopo
l’8 settembre nella zona di Porta San Paolo.
Seguirono numerose azioni di
sabotaggio ai danni delle truppe naziste compiute insieme ad una piccola banda,
che rispondeva principalmente agli ordini di un altro partigiano, Franco
Napoli, detto Felice. Se Napoli era la mente, Albano era però il braccio: in breve tempo tutta Roma
cominciò a parlare delle sue imprese, che rinfrancavano il popolo soggiogato
dalla occupazione tedesca. Riusciva
sempre a farla franca, dopo ogni azione di sabotaggio, durante la quale veniva
ucciso uno o più soldati nemici, o veniva fatta saltare in aria una garitta o
un mezzo blindato. Albano appariva e
scompariva senza lasciare traccia, nonostante la sua evidente malformazione
dovesse rendergli più facile l’essere identificato dai nemici. Eppure l’efficiente polizia tedesca non
riusciva a catturarlo. I primi mesi del
1944 registrarono una vera e propria escalation di azioni della banda del Gobbo del Quarticciolo. Centocelle e
Quarticciolo, le borgate dove Albano e i suoi si nascondevano, divennero zona
off-limits da parte dei nazisti che avevano timore ad entrarvi per la paura di
imboscate. Fu perfino emanato un ordine
di arresto che riguardava tutti i gobbi di Roma. E lo stesso Albano fu preso, al seguito di un
sanguinoso episodio accaduto il lunedì di Pasqua del 1944, quando in una
osteria del Quadraro furono uccisi a sangue freddo tre soldati tedeschi. Herbert Kappler, al comando delle truppe di
occupazione, decise che si era passato il segno e fece rastrellare Quadraro e
Quarticciolo. Albano fu preso tra gli
altri, ma incredibilmente riuscì a farla franca anche stavolta, e poco dopo fu
liberato.
Terminata la guerra, Albano non rinunciò al suo ruolo di vendicatore. Con l’arrivo degli alleati,
il Gobbo fu assoldato dalla questura per rintracciare i responsabili delle
torture di Via Tasso. Albano andò oltre il compito che gli era stato assegnato,
mettendosi personalmente alla ricerca di tutti quelli che si erano resi
colpevoli, negli anni dell’occupazione di usura e borsa nera.
Per mettere fine alle scorribande
del Gobbo fu organizzata una vera e propria operazione militare che riguardò il
Quarticciolo. Albano riuscì in un primo momento a fuggire, ma poco tempo dopo, il 16 gennaio del 1945,
fu rintracciato e ucciso in una casa del quartiere Prati, in Via Fornovo 12,
dopo uno scontro a fuoco con i carabinieri.
Albano non aveva ancora compiuto vent’anni.
Le circostanze della sua morte non
furono mai chiarite del tutto: sono state ipotizzate trame più o meno oscure e
soprattutto un regolamento di conti tra diverse bande di partigiani, una delle
quali sarebbe stata strumentalizzata dai servizi segreti di allora, per creare
destabilizzazione e favorire il ritorno della
monarchia.
Resta il fatto che dopo la morte
del Gobbo, anche il resto della banda
fu presto sgominato con un’altra operazione militare concentrata nel
Quarticciolo, casa per casa.
04/04/21
Pasqua insolita a Roma: Parlando di Resurrezione, la visita alle incredibili cripte dei Cappuccini in Via Veneto
Una visita a Roma nei giorni di Pasqua, può riservare molte sorprese.
Ne è un esempio la cosiddetta Chiesa dei Cappuccini in Via Veneto – il cui nome esatto è in realtà Santa Maria dell’Immacolata - celebre soprattutto per l’antico cimitero nel sotterraneo dell’edificio: la cripta, le cui cinque cappelle sono interamente ricoperte e decorate con parti di scheletri – omeri, femori, vertebre, teschi, scapole, clavicole - appartenenti a frati cappuccini che vissero per secoli nell’adiacente convento: più di quattromila scheletri formano una fantasmagorica e lugubre scenografia che serviva come memento mori, come ammonimento riguardo alla caducità della vita terrena.
Oggi
alle cripte si accede attraverso un modernissimo e funzionale Museo dedicato
alla confraternita dei Cappuccini (adiacente alla Chiesa), molto interessante,
che ricostruisce la storia dell’Ordine attraverso i suoi personaggi, le
curiosità, i luoghi e gli strumenti
della predicazione, sull’esempio del Santo assisiano.
Noi eravamo quello che voi siete e quello che noi siamo voi sarete, ammonisce
un cartello all’entrata, piantato direttamente nella terra delle sepolture.
Ma i
cappuccini professavano la loro fede nella Resurrezione e l’ultima delle
Cappelle è in questo senso, liberatoria, perché si assiste, in una tela, alla
raffigurazione del miracolo della resurrezione di Lazzaro. L’intera cripta è
quindi un passaggio pasquale,
attraverso la morte, nella sua rappresentazione più gotica, fino alla Resurrezione. E non è un caso che
questo luogo nei secoli abbia suscitato l’interesse di illustri e diversi
artisti, da Nathaniel Hawthorne e Goethe, fino al Marchese De Sade, che ne
rimase fortemente impressionato.
Ma se ancora oggi la Chiesa richiama molti visitatori per questa particolarità,
molti altri sono i motivi di interesse, prima di tutto quella grande tela
d’altare nella prima cappella a destra firmata dal genio di Guido Reni e
raffigurante San Michele Arcangelo che schiaccia con il piede la testa di
Satana.
Questo
dipinto ha una storia molto particolare, che pochi conoscono. Il bolognese Guido Reni era quel che si dice
uno spirito inquieto. Ammirato e ricercatissimo nella Roma di allora, era
quello che si potrebbe definire un dandy
ante-litteram. Sempre elegante e azzimato, orgoglioso e curioso, si sentiva
attratto dal soprannaturale, dalla magia e dall’azzardo.
Quando
nel 1635 ricevette da Antonio Barberini, che era il fratello del Papa di allora
– Urbano VIII, al secolo Maffeo Vincenzo Barberini – l’incarico di realizzare
una grande pala d’altare per la Chiesa dell’Ordine al quale lo stesso Antonio
apparteneva, Guido Reni pensò bene di prendersi una rivincita, a modo suo, nei
confronti di uno dei personaggi più influenti della Capitale, quel Giovanni
Battista Pamphilj, destinato a diventare qualche anno più tardi anch’esso Papa,
succedendo ad Urbano VIII con il nome di Innocenzo X.
Barberini
e Pamphilj si contendevano la scena a Roma, in quel periodo. Erano le due
famiglie più facoltose, le più potenti, quelle che con più numeri ambivano alla
elezione del Pontefice.
Guido
Reni era dalla parte dei Barberini. Anche per motivi personali che gli avevano
reso inviso Giovanni Battista Pamphilj, brillante avvocato di curia. Non si
conosce bene il motivo di questa antipatia: se si trattò di un affronto
personale, di una maldicenza o di un danno alla reputazione del pittore. Forse per vendicarsi di qualche torto subito,
Guido Reni ritrasse nella tela della Chiesa dei Cappuccini la testa del demonio
schiacciata dall’Arcangelo con i lineamenti di Giovanni Battista Pamphilj: lo
stesso viso allungato, la fronte stempiata e quel pizzetto che lo rendevano un
ottimo soggetto per la rappresentazione del Diavolo..
Quel
che è certo è che sin da quando il quadro fu esposto, la somiglianza parve a
molti innegabile. E lo stesso Giovanni
Battista, all’epoca Cardinale, ne rimase scandalizzato, chiedendo anche per vie
diplomatiche che si provvedesse a nasconderlo.
Ma quella Chiesa era territorio
dei Barberini e nonostante le rimostranze, furono creduti i motivi di discolpa
dell’artista il quale si giustificò dicendo che si era semplicemente ispirato
all’immagine del Demonio che più volte aveva segnato, nel corso dei suoi incubi
notturni..
Dunque
il quadro non fu mai spostato. Anche se i motivi di imbarazzo crebbero
ulteriormente qualche anno più tardi quando Giovanni Battista divenne
addirittura Papa.
E qualche voce maligna, nella Roma di allora, si
affrettò a constatare che “anche se in quella città si era visto di tutto, dall’epoca
di Romolo e poi di Nerone, non s’era mai visto un Papa assomigliare così tanto
ad un Demonio!”
Fabrizio Falconi - riproduzione riservata 2021