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11/04/12

25 anni fa la morte di Primo Levi.


L'11 aprile 1987 moriva Primo Levi. Il suo corpo lo trovarono al fondo della tromba delle scale nella casa dove abitava, in corso re Umberto a Torino.

Oggi, dopo 25 anni, sono stati annunciati i lavori di ristrutturazione che riapriranno tra qualche mese la palazzina dell'ex Siva di Settimo Torinese dove lui lavoro'. Era una fabbrica di vernici, diventera' un grande contenitore dove troveranno ospitalita' rifugiati politici provenienti da ogni parte del mondo, un museo, uno spazio teatrale e un punto vendita dei prodotti di Libera, prodotti provenienti dai terreni sequestrati alla mafia.

La gestione sara' affidata a Terra del Fuoco che gia' l'ha eretta a luogo simbolo di partenza del Treno della memoria che ogni anno porta centinaia di studenti in visita nei lager. In quella palazzina, a pochi metri dall'autostrada Torino-Milano, dal 1947 al 1975 si recava Primo Levi che ne divento' direttore generale.

All'epoca la Siva era la prima fornitrice di vernici isolanti dell'Unione Sovietica. Quell' esperienza lo segno' tanto che in molti suoi libri ci sono importanti riferimenti alla sua attivita' di chimico, un esempio su tutti "La chiave a stella".

Quando Levi vinse il Premio Campiello con il libro "La Tregua", i dipendenti della Siva gli fecero una grande festa nella sala mensa. Chiusa vent'anni fa, e' rimasta per lungo tempo uno dei tanti giganti di cemento che la deindustrializzazione ha distrutto, ma e' stata sottratta all'asta e quindi alla probabile demolizione, dal Comune di Settimo e dal suo sindaco Aldo Corgiat. Recentemente ha ottenuto un finanziamento dal Senato di 350 mila euro che permettono l'avvio dei lavori che si concluderanno - e' stato assicurato oggi - prima della partenza del prossimo treno della memoria, a gennaio 21013.

"Riconsegniamo alla citta' un simbolo importante dove troveranno spazio importanti attivita' storico-culturali, ha detto il sindaco Corgiat. "Oggi - ha aggiunto il presidente di terra del Fuoco, Oliviero Alotto - abbiamo la straordinaria opportunita' di dare una casa al Treno e ad altri progetti, una casa che vogliamo diventi un laboratorio di conoscenza e di riflessione, per noi, per i ragazzi e le ragazze del Treno e per tutti quelli che lo vorranno, a partire dal passato e dalla memoria che di quel passato costruiamo".

27/01/12

Giornata della Memoria - Bauman: "C'è predisposizione al male anche nella gente comune."


Esiste una ''predisposizione al male della gente comune''. 

Il sociologo e filosofo polacco di origine ebraiche Zygmunt Bauman, professore emerito dell'University of Leeds, e' intervenuto sul processo con il quale la Shoah e' diventata ''l'emblema stesso del male politico'' durante il convegno internazionale ''Shoah, modernita' e male politico'', promosso a Firenze dalla Regione Toscana e dal Forum per i problemi della pace e della guerra nell'ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria 2012. 

Il filosofo che ha teorizzato la societa' liquida e che un quarto di secolo fa ha pubblicato il saggio Modernita' e Olocausto 'ha citato gli esperimenti di recente condotti su un gruppo di studenti, scelti per partecipare a ipotetiche azioni crudeli, con la stragrande maggioranza di essi che hanno deciso di andare avanti, cioe' non si sono opposti. 

Da qui Bauman ha fatto una trasposizione sociologica e filosofica, applicata alla Shoah, del principio matematico noto come ''campana di Gauss'': quella sorta di curva regolare che identifica i diversi atteggiamenti delle persone comuni davanti al male; da un lato pochissimi che ''si rifiutano'', dall'altro pochissimi che ''si divertono'' e nel mezzo la grande maggioranza dei ''servi volontari''. 

Tuttavia, ha chiuso Bauman citando un testo intitolato Dopo l'oscurita' c'e' sempre la luce, non vanno dimenticate le persone che seppero e sanno resistere al male. Da un punto di vista personale, cio' ha costi molto alti ed e' certo piu' facile restare nella condizione di ''servi volontari''.

Fonte adnkronos

19/04/09

Benedetto XVI, l'82mo compleanno, e il nazismo - Il Papa si sente chiamato a sradicare i germi ancora vivi della ideologia distruttiva.

Anche se i media non amano molto questo pontificato, e continuano ad interessarsi unicamente di questioni pur importanti come la contraccezione in Africa, o la revoca ai lefebrviani, Benedetto XVI continua, silenziosamente a condurre certe sue battaglie, anche nei giorni in cui si festeggia il suo 82mo compleanno e il 4.o anniversario del suo pontificato.

Come Papa Wojtyla ha interpretato la sua ascesa al Pontificato anche come una chiamata per l'intera Polonia a riscoprire la propria dignita' offuscata dalla dittatura comunista, il Pontefice tedesco si sente chiamato a sradicare i germi ancora vivi del nazismo, come spiega l'agenzia di stampa AGI.

Negli ultimi mesi di questo quarto anno di Pontificato, Benedetto XVI e' tornato molte volte a parlare del nazismo, un'ideologia che ha causato la Shoah e la seconda guerra mondiale ma anche tante sofferenze al popolo tedesco".

La Shoah induca l'umanita' a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo, ha auspicato al termine dell'udienza di mercoledi' 28 gennaio, riprendendo la profonda meditazione del suo discorso del giugno 2005 nel campo di concentramento di Auschwitz.

Non ha solo condannato ogni forma di oblio e di negazione della tragedia dello sterminio di sei milioni di ebrei, ma ha richiamato i drammatici interrogativi che questi eventi pongono alla coscienza di ogni uomo e di ogni credente. "Perche' - come ha sottolineato il portavoce vaticano Federico Lombardi - la fede nella stessa esistenza di Dio che viene sfidata da questa spaventosa manifestazione della potenza del male. La piu' evidente per la coscienza contemporanea, anche se non la sola. Benedetto XVI lo ha riconosciuto lucidamente nel discorso di Auschwitz, facendo sue le domande radicali dei salmisti a un Dio che appare silente ed assente".

Del nazismo il Papa ha parlato anche a partire dalla propria esperienza personale. "La nostra vita e' stata segnata dalle sofferenze del nazismo e della guerra", ha ricordato il 17 gennaio parlando in occasione del Concerto offerto dalla diocesi di Ratisbona per l'85esimo compleanno di suo fratello,
mons. Georg. La famiglia Ratzinger fu infatti vittima, come tante altre in Germania, della macchina di morte del regime nazista contro "i malati o i difettosi": un cugino, poco piu' giovane di Joseph e Georg, nato con la sindrome di Down, fu portato via dalla sua casa nella Baviera sud-orientale in base alle nuove disposizioni del Terzo Reich, che proibivano ai figli handicappati di rimanere coi propri genitori.

Di fronte alle vibrate proteste dei familiari, gli inviati del Reich si mostrarono inflessibili: nessuno vide mai piu' il ragazzino. Molto tempo dopo la famiglia ricevette la notizia che il piccolo era morto. Questo dramma ha segnato profondamente entrambi i fratelli Ratzinger.

Appena un mese dopo quel Concerto, il 21 febbraio, incontrando la Pontificia Accademia della Vita in occasione di un simposio sulle nuove frontiere della genetica, il Papa ha denunciato con forza il rischio di un ritorno a forme di eutanasia eugenetica che il mondo ha gia' conosciuto ad esempio nell'antica Roma, dove i bambini handicappati venivano gettati dalla Rupe Tarpea, e nella Germania nazista.

fonte AGI : http://www.agi.it/

nella foto: Joseph Ratzinger studente di teologia a Frisinga.