11/02/13

Neruda ucciso da Pinochet ? La salma verrà riesumata.




Pablo Neruda mori' per cause naturali oppure fu ucciso dal dittatore Augusto Pinochet? 

Con l'intento di chiarire questo mistero sara' riesumata la salma del grande poeta cileno come richiesto dai comunisti cileni nel 2011. 

Lo ha reso noto la fondazione intitolata alpremio Nobel Ufficialmente Neruda mori' il 23 settembre 1973 - a soli 12 giorni dal golpe che porto al potere Augusto Pinochet - per un cancro alla prostata, come recita il referto medico. 

Ma da subito emersero numerosi dubbi. Il poeta, premio nobel per la letteratura nel 1971, e' sepolto con la moglie Matilde a Isla Negra, a 100 chilometri da Santiago del Cile. 

 A disporre la riesumazione delle spoglie di Neruda e' stato giudice Mario Carroza nell'ambito dell'inchiesta iniziata due anni fa dopo le accuse dell'autista. 

A rilanciare i sospetti che Neruda fosse stato eliminato dagli uomini di Pinochet c'è l'accusa dell'autista del poeta, Manuel Araya, secondo il quale Neruda fu ucciso con un'iniezione letale mentre era ricoverato in una clinica di Santiago.

fonte ANSA

08/02/13

8 febbraio - 125 anni fa nasceva Giuseppe Ungaretti.




Ma Nico ha altro per la testa. È distratto. Forse per autodifesa, la sua mente se ne va dietro ad Ungaretti, e alle cose che ha scoperto nell’ultimo libro che ha letto, e non ha mai saputo. Finora, per esempio, si è concentrato solo sugli anni brasiliani. Un pericolo, l’aveva ammonito il relatore, Silli, è quello di perdere di vista l’intero percorso. Ha ragione. Così da un po’ di giorni ha cominciato a leggere di tutto, anche cose non attinenti il periodo brasiliano. E si è imbattuto in quel nomignolo che Ungaretti si era dato quando da Alessandria d’Egitto collaborava con la rivista Risorgete! : GIUNGA, utilizzando le prime due lettere del nome e le prime quattro del cognome. Giunga: esortazione poetica rivolta a chi, a cosa? Comunque Geniale.

Nico non saprebbe spiegare perché ha scelto proprio Ungaretti per la tesi di laurea. All’inizio non gli piaceva. Poi, ha cominciato a leggerlo, prima in maniera disordinata e distratta, e alla fine sempre più seriamente.

La laurea in lettere non gli interessa, in fondo. C’è arrivato un po’ per caso. Sua madre non l’ha spinto, l’ha lasciato fare. E lui si è iscritto, alla fine del liceo, forse solo perché la materia che insegnano la ritiene inutile. Inutile alla società, in questo senso. Studiare i poeti gli ha consentito di crescere senza prendersi responsabilità. Se non di fronte a loro, i poeti, appunto. Ma loro, non possono recriminare. Almeno così crede Nico.

Ungaretti invece, gli interessa. È l’unica cosa che gli interessi ora, veramente. Da quando ha avuto accesso ai vecchi filmati conservati dalle Teche della RAI, che ha potuto visionare grazie alla lettera firmata dal professore. Da quando si è imbattuto in quegli occhi cinesi, e in quella barba da sciamano, è rimasto folgorato. È come se gli occhi e la barba, e le parole, e la faccia chiusa e allegra, libera e triste, lo aspettassero da tempo.

Da: Fabrizio Falconi, Per dirmi che sei fuoco, Gaffi,  pag.6. 

06/02/13

"Se tu sei la mia morte, sii la benvenuta, o morte. Se tu sei la mia vita, sii la benvenuta, o vita."


 

In Un Mondo di Marionette (titolo originale: Aus dem Leben der Marionetten, 1979-80 )  - uno dei film dell'esilio tedesco (per motivi banalmente fiscali) - Ingmar Bergman perfezionò il suo lungo decennale lavoro di scavo sull'umano. 

In un film considerato minore della sua lunga e gloriosa filmografia, Bergman espose con piglio da entomologo ciò che pensa del dramma umano. 

Il dramma umano, sempre in bilico tra due diverse pulsioni: amore/condivisione - morte/separazione. 

Bergman, con la sua formazione interamente protestante, considerava il male della creazione realtà presente e non evitabile. 

Nella vicenda della follia di Peter e del suo amore frustrato e frustrante con Katharina c'è tutto quello di incompiuto che rende ogni vita umana un possibile abisso. 

Peter non sa e non può - e non vuole - sottrarsi al suo destino. 

Peter, come molti, decide di sublimare la propria vita interiore attraverso il più radicale e distruttivo dei gesti esteriori - l'omicidio (gratuito) di una prostituta.

Nella scena del sogno, però, raccontato nella lettera che invia all'analista,  Peter vive - anche se soltanto nella sua vita interiore, che però è importante quanto quella esteriore - la rappresentazione completa del proprio dramma personale (e collettivo, umano) che si realizza nella frase:   Se tu sei la mia morte, sii la benvenuta, o morte. Se tu sei la mia vita, sii la benvenuta, o vita.

E' quella totale accettazione - senza volontà, senza ego, senza sovrastrutture - della semplice verità della vita, che Peter, da sveglio, nel crogiolo della sua vita reale, complicata, inutilmente sovrastrutturata, egoistica, volontaristica, non riesce e non può in nessun modo né pronunciare, né sentire. 

Fabrizio Falconi 

04/02/13

Scene da un matrimonio di Bergman, e gli italiani scoprirono la crisi matrimoniale.




Era l'inverno del 1976.  

E nelle case degli italiani entrò, come un vento irrequieto, un pensiero nuovo.  Pro-veniva dalle profondità nordiche.  

La Rai di allora decise di mandarlo in prima serata, sul secondo canale.  

E a pensarci oggi (quando il massimo che ti può succedere è aspettare di vedere se il pacco vincente verrà aperto) viene da sorridere.  Sono passati poco più di 30 anni, ma ere glaciali dal punto di vista antropologico (soprattutto in Italia). 

Le vicende di Johann e Marianne (sposati da dieci anni, coppia apparentemente felice nella ricca Svezia, con due figlie) - narrate con il piglio da entomologo da Ingmar Bergman - portarono nelle case italiane la consapevolezza nuova di come, di quanto sia difficile investigare nel mistero di una unione di coppia, di come si potesse scandagliare gli aspetti più segreti di una unione, di una relazione, di come e di quanto, sotto l'apparenza di una normalità - di quella che Tolstoj definiva la normalità di tutte le coppie felici - si nascondessero inferni inconfessati e neanche, spesso, consapevoli. 

Quando andò in scena la seconda puntata - in tutto erano sei - sono sicuro, molti letti italiani sussultarono di nuove inquietudini. 

La puntata si intitolava: 'L'arte di nascondere la polvere sotto il tappeto.'

Una specialità della casa. Qualcosa anzi, che potremmo definire, aveva fondato i rapporti matrimoniali per intere generazioni. 

Nascondendo la polvere sotto il tappeto - Johann e Marianne sono già in crisi, ma fanno di tutto per non confessarlo, prima di tutto a se stessi, e poi al partner - si può mandare avanti un matrimonio anche una vita intera. 

Con risultati, spesso disastrosi. 

I lunghi colloqui a camera fissa di Johann e Marianne (Erland Josephsson e Liv Ulmann, mostruosi) forse oggi appaiono perfino datati.   

Bergman aveva attinto a piene mani da Freud, e dalle diverse frustrazioni personali accumulate nella famiglia (rigidamente protestante) in cui era cresciuto. 

Eppure ancora oggi, se soltanto si ri-guarda questo film - nella sua versione integrale, nelle sei puntate, si constata quale grande monumento alla conoscenza personale, alla onestà intellettuale e al lavoro di artista, esso sia. 

A futura memoria. 

Fabrizio Falconi. 

01/02/13

Abbandonati in braccio al buio - Antonia Pozzi.






Abbandonati in braccio al buio
monti
m’insegnate l’attesa:
all’alba – chiese
diverranno i miei boschi.
arderò – cero sui fiori d’autunno
tramortita nel sole.

E’ una delle ultime poesie di Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano, 3 dicembre 1938), senza indicazioni di data precisa, nelle quali si individua il sogno di un’altra vita, quello che sembra pervadere lo spirito di uno dei più grandi poeti italiani.

L'attesa di quei monti, di quei boschi che diventano chiese. Allo stesso modo di queste cose sorelle, anche Antonia diventa un cero sui fiori d’autunno. La sua vita, brevemente consumata, si rende eterna in un sacrificio di luce.

Fa parte di questa disperazione mortale anche la crudele oppressione che si esercita sulle nostre giovinezze sfiorite, scrive Antonia nel suo biglietto di addio.

E’ probabile che l’essere vissuta in un periodo così estremo, nel pieno di rivolgimenti drammatici, abbia giocato un ruolo nella sua decisione finale. 

 Ma, nel mistero di una fine violenta e prematura – che la accomuna a molte poetesse e poeti del novecento, Ingeborg Bachmann, Sylvia Plath, Virginia Woolf, Marina Cvetaeva, e poi Paul Celan, Cesare Pavese, Carlo Michelstaedter – c’è, in Antonia, nella sua intera opera poetica e ancora di più nella sua sofferta esistenza, un soffio di consapevolezza sacra.


Fabrizio Falconi

31/01/13

Le parole che in Italia sono così difficili da pronunciare (Angela Merkel, ieri).




Le parole che in Italia sono così difficili da pronunciare.


"La responsabilità tedesca per i crimini del nazismo NON è destinata a pesare meno con il passare degli anni e il modo con cui si sviluppa una dittatura ha potuto rapidamente sviluppare la sua trama criminale, in quella prima metà del 1933, deve rappresentare una avvertimento PERENNE." 

 Angela Merkel, 30 gennaio 2013.

29/01/13

Baustelle - "La morte non esiste più" (testo)





Fantasma è il nuovo album dei Baustelle che esce oggi in Italia.

Questa canzone, La morte (non esiste più), merita di essere ascoltata e vista (in un video molto eloquente e bellissimo, nello stile essenziale dei Baustelle, ormai arrivati alla piena maturità espressiva).

E' il segno di una nuova musica italiana che sta vivendo una inattesa primavera creativa.


Nei tramonti dentro 
gli occhi tuoi
e lungo i viali
di Parigi o di Los Angeles
ritrovo il mondo,
nei fiori di campo
e nei passeri se nevica,
li vedo campare
senza niente da mangiare
osservo Dio, lo lascio fare.
Certe notti da nevrastenia
da soffocare
apro la finestra
e volo via
si fa per dire
Come la ginestra
nata sulla pietra lavica
mi vedo lottare
come mosca nel bicchiere
eppure Dio, lo lascio fare
La morte non esiste più
non parla più non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano
a lasciarle stese al sole.
Stringimi le mani,
non è niente,
che la guerra passerà.
Certi inverni freddi
certi guai
mi fan paura,
prego nel restare
ancora qui
mi illudo ancora.
Poi improvvisamente
arrivi tu
sorridi e penso che
non ho più timore
lascio correre
il dolore
non c’è più
e niente muore
baby La morte non esiste più
non parla più non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Credimi,
morire non è niente
se l’angoscia se ne va!
La morte non esiste più
non compra più
non vende più
mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci
i nostri sogni
e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Parlami d’amore,
nonostante la stagione che verrà.

28/01/13

Pietro Citati - Elogio delle Chiese silenziose e vuote.



La fede solitaria al posto di quella solenne, il vero cristianesimo Qualche tempo fa — il giorno di Santo Stefano — sono andato in una chiesa del mio quartiere. Tutte le porte erano chiuse a chiave o con robusti catenacci. La chiesa era impraticabile, come certe chiese protestanti olandesi, che aprono un'ora al giorno o meno, solo durante le striminzite funzioni che il pastore accorda ai suoi fedeli.

È così bello entrare nelle chiese vuote, dove non soffia nemmeno un respiro umano; e sedersi su un banco o una seggiola, pensando, ricordando, fantasticando, rimuginando. La mente sembra più libera, più vasta, più oggettiva, più sicura di sé; e vaga dovunque attraverso i cieli oppure si concentra in un punto fisso del cielo.

Vive di pura contemplazione, nello spazio pieno di silenzio e di echi. Essere soli nella chiesa vuota dà all'anima una quiete e una profondità, che altrimenti non conosce. La fede solitaria, da solo a solo con il Figlio o il Padre: non c'è nulla di così intimamente cristiano. Tutto il resto del mondo è dimenticato. Non ci sono più i sentimenti, le passioni, la coscienza dell'io, l'orgoglio, il desiderio di potere, il desiderio di scrivere.

L'Islam conosce un'altra esperienza dello spazio religioso. Quando si entra in una moschea egiziana o persiana, centinaia di persone stanno sedute a terra, su un tappeto o con le spalle contro il muro.

Qualche volta parlano con Dio: più spesso parlano, chiacchierano, cinguettano tra loro. Tanti sono gli argomenti possibili: gli amori, gli odi, la politica, gli affari del giorno o della settimana. Si compra, si vende. 

Qualche ragazzo studia, a mezza voce, su un libro di testo gualcito. Un europeo ha l'impressione che nella moschea piena una sola figura manchi: quella di Dio.

Non è vero. Sotto la cupola della moschea, Dio esiste, ma confuso con tutti gli esseri umani, con tutta l'immensa e colorata realtà, della quale è Signore unico e nella quale sembra perdersi. Se le nostre chiese sono vuote, la ragione è semplice e tutti la conosciamo. Come deplora il Pontefice, il cristianesimo, almeno in apparenza, è stanco: i cristiani, che frequentano le chiese occidentali, diminuiscono ogni giorno. La nostra religione si sta dunque estinguendo?

Non lo credo affatto. In questi ultimi sessant'anni, il cristianesimo ha perduto i fedeli che veneravano il Cristo perché così volevano il potere e la società: dunque, mai o quasi mai per un impulso religioso. Ora, dopo tante perdite, sono rimasti i cristiani puri: quelli che siedono o pregano nelle chiese vuote, che leggono i Vangeli e le migliaia di libri, che la fede e la tradizione hanno ispirato durante quasi venti secoli.

Labbra silenziose discorrono con il loro nascosto ispiratore. C'è una prova. Oggi, quando il loro numero è diminuito, i cristiani dell'Occidente leggono molti più libri di ispirazione cristiana o religiosa, di quanti non ne leggevano sessant'anni prima.


Elogio delle chiese silenziose e vuote Fonte: PIETRO CITATI - Corriere della Sera Lunedì 28 Gennaio 

27/01/13

Jung parla della morte





Traggo questa meritoria traduzione di questa intervista - fatta da C.G.Jung poco tempo prima di morire - da 
Il Blog di Andrea Gentile. E' una riflessione molto interessante sulla morte, che chi vuole può ascoltare direttamente sul sito soprastante e chi preferisce, può leggere qui sotto.

Intervistatore: Ricordo che una volta dicesti che la morte, a livello psicologico, è importante tanto quanto la nascita……. ma la morte è una fine?

Jung: Se la morte è una fine non si sa con certezza, perchè sappiamo che ci sono queste particolari facoltà psichiche che non sono interamente confinate in uno spazio e in un tempo; possiamo avere sogni o visioni….  e tu esisti e probabilmente sei sempre esistito. Questi fatti dimostrano che la psiche in parte non è dipendente da questi confini, e quindi se la psiche non è sotto l’obbligo di vivere solamente in uno spazio ed in un tempo (e di certo non lo è), allora è ammesso che praticamente c’è una continuazione della vita e quindi una sorta di esistenza oltre il tempo e lo spazio.

Tu credi che la morte sia una fine?

Jung: Bene, io non posso dire credo…. credere è una cosa difficle per me, io non credo, devo avere delle ipotesi, ma se lo so, non ho bisogno di crederci... quando ci sono sufficienti motivi per una certa ipotesi, io devo accettarla, potrei dire che dobbiamo riconoscere quantomeno la possibilità della sua esistenza.

Int. : (Qui c'è una domanda sulla morte come fine certa e su che visione dovrebbero avere gli anziani rispetto alla morte)

Jung: Io ho trattato molti pazienti anziani ed è molto interessante vedere come l’inconscio agisce sulla concezione della morte come apparentemente definitiva… Io penso che è meglio per le persone anziane guardare avanti al giorno successivo, come se ci fossero secoli ancora da vivere e solo così vivrà correttamente,….. se al contrario sarà spaventato e guarderà indietro si pietrificherà, si irrigidirà e morirà prima del suo tempo. Ma se guarderà avanti guardando fiducioso nella grande avventura della vita che ha davanti, allora vivrà…. e questo è il vero significato al quale tende l’inconscio. Dato che è abbastanza ovvio che moriremo tutti e questo è il triste finale di tutto….. [ anche qui c'è un passaggio che non ho ben compreso dato il suo inglese]…. Io non so perchè abbiamo bisogno di un’anima, ma preferiamo avere anche un’anima, perché in questo modo ti senti meglio, e così quando pensi in una certa maniera ti potrai considerevolmente sentire meglio….. e penso che se pensi attraverso le linee della natura, pensi correttamente!

25/01/13

I Bambini di Gaza. Il libro di Cecilia Gentile alla Libreria Terrasanta.




Da Gaza ai Territori occupati, undici storie d’infanzia nel cuore di un conflitto che colpisce prima di tutto gli innocenti. Un corridoio sospeso nel nulla, in mezzo al deserto di una terra disabitata, sempre sotto il tiro delle armi israeliane.

È l’ultimo chilometro prima di entrare nella Striscia di Gaza dal valico di Erez. Cecilia Gentile, autrice di Bambini all’inferno (Salani Editore 2012), lo ha percorso in completa solitudine, con paura.

Alla fine si è trovata davanti gli uomini di Hamas, i versetti del Corano, i taxi scalcinati che portano lontano dal confine, le montagne di detriti e i bambini che scavano con le mani per raccogliere calcinacci da riutilizzare.

Nella Striscia vivono 1 milione e 700 mila persone, strette tra il blocco israeliano e l’integralismo di Hamas. Oltre la metà sono ragazzi con meno di diciotto anni, il 44% bambini con meno di quindici. Il libro presentato alla Libreria Terra Santa è nato dal loro incontro con l’autrice, che è entrata nella loro vita, li ha fatti parlare e raccontare.

In compagnia di Stefano Torelli, Cecilia Gentile presenta una sconvolgente inchiesta sulla drammatica situazione dei bambini a Gaza e nei Territori occupati della Palestina. Titolari, come tutti, di diritti inviolabili, questi ragazzi sono le vittime incolpevoli della violenza e della guerra.

Libreria Terra Santa: via G. Gherardini 2, Milano – tel. 02 34 91 566, libreria@edizioniterrasanta.it Giovedì 31 gennaio 2013, ore 18.30 Libreria Terra Santa via Gherardini 2, Milano

Partecipano: - Cecilia Gentile, autrice, giornalista del quotidiano La Repubblica - Stefano Torelli, responsabile dell’area Medio Oriente e Maghreb per la rivista Equilibri.net, collaboratore del Corriere della Sera Introduce Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta

L’incontro fa parte degli “Aperitivi d’autore” organizzati presso la Libreria Terra Santa: presentazioni di libri che offrono lo spunto per conversazioni informali con personalità del mondo della cultura e del giornalismo. 

23/01/13

New ! - Trio for the End of the Millennium on Kindle - Amazon E-book. By Fabrizio Falconi & Justin Bradshaw.



Trio for the End of the Millennium was written in it's original version in the summer of 1989 in the south of France, during the celebrations for the second centenary of the 1789 Revolution.

The original inspiration was born from the experience of that voyage. 

Three cantos of this poem were published separately: these were I, V, and VIII, and included in the collection L’ombra del ritorno (Campanotto, Udine 1996) and later in Poesie 1996-2007 (Campanotto, Udine 2007). 

The reason that so much time has passed between the time of writing and that of the integral publication of this poem (with the present edition) is due to a constant reworking of the text over different periods, up to the definitive edition of January-February 2012. 

The poem by Fabrizio Falconi is here published together with the series of paintings The Garden by Justin Bradshaw, co-author of this publication.


Translated  by David Lummus.

21/01/13

Dati stupefacenti - Di cosa siamo fatti.




Siamo così assuefatti - e anche un po' rimbambiti - che diamo tutti per scontate le conoscenze scientifiche che l'uomo ha raggiunto nei secoli. Ma il fatto è che molto spesso le ignoriamo, semplicemente. Non ne sappiamo nulla.  

E, invece di baloccarci con l'inutile, ogni tanto cose come queste dovrebbero farci fermare a riflettere. Su cosa è realmente la nostra esistenza, di cosa è fatta esattamente la nostra esistenza. 

Qualche dato. 

- Un atomo è grande un decimilionesimo di millimetro. In termini di grandezza, un atomo sta al millimetro come lo spessore di un foglio di carta sta all'altezza dell'Empire State Building.

- Ogni atomo del vostro corpo, prima di diventare parte di voi, è quasi sicuramente passato attraverso diverse stelle e milioni di altri organismi. La durata della vita di un atomo è sconosciuta, ma scientificamente si presume che sia all'incirca di 10 alla trentacinquesima anni. Cioè un numero di anni pari a 10 seguito da 35 zeri.

- Sul livello del mare, a una temperatura di zero gradi Celsius, un centimetro cubico di aria (ossia uno spazio grande quanto una zolletta di zucchero) contiene 45 miliardi di molecole. Ogni molecola è composta di più atomi.

- Il nucleo di un atomo è piccolissimo: occupa soltanto un milionesimo di miliardesimo dell'intero volume di un atomo. Ma è incredibilmente denso, contenendo quasi tutta la massa. Gli atomi perciò sono costituiti in massima parte da uno spazio vuoto.

- Grazie alle scoperte di Einstein, sappiamo che - costretta all'interno di ogni oggetto materiale - e quindi di ogni atomo - si trova una quantità enorme - veramente enorme - di energia. Ogni corpo umano adulto, di medie dimensioni, non contiene meno di 7 x 10 alla diciottesima joule di energia potenziale, cioè l'equivalente di una forza capace di esplodere con la forza di trenta grandissime bombe all'idrogeno, dando per scontato che uno sappia come liberarla e sia davvero intenzionata a farlo.

Di questo siamo fatti, ma non SOLO di questo. C'è qualcosa infatti che ci differenzia da una pietra, da un albero, da un meteorite. Perchè la vita NON è fatta SOLO di atomi. La scienza ci dice che oltre a queste incredibili e misteriose proprietà atomiche, la vita richiede e contiene un plus ancora più spaventosamente complicato.

Fabrizio Falconi - dati estratti da Bill Bryson - Breve storia su (quasi) tutto - Guanda 2006.

20/01/13

Hemingway: il primo racconto lo scrisse a Taormina?





Ernest Hemingway avrebbe scritto il suo primo racconto a Taormina  

Lo sostiene il giornalista scrittore taorminese, Gaetano Saglimbeni, che ha trovato in Inghilterra una copia di un libro dello scrittore dove c'e' un racconto ambientato a Taormina.

Hemingway allora era un diciannovenne giornalista-soldato e volontario della Croce rossa americana sul fronte della prima guerra mondiale e fu ferito mentre prestava soccorso a un soldato italiano.

Lo scrittore si fermò a Taormina durante una breve vacanza di convalescenza, tra la fine del 1918 e l'inizio del 1919, e scrisse questo racconto inedito. 

L'opera d'esordio di uno scrittore così importante apparve in libreria solo 68 anni dopo, nel 1987, quando era morto da 26 anni. 

The mercenaries e' stato pubblicato dal biografo Peter Griffin, con la collaborazione del figlio dello scrittore, Jack Hemingway, insieme ad altri inediti, tutti racconti brevi mai tradotti in italiano. 

A Taormina il giovane Hemingway fu ospitato dal duca di Bronte nella splendida villa a mezza costa sulla via Pirandello. 

"Nel racconto - dice Saglimbeni - si parla anche di cucina e vini, e di un duello alla pistola per gli occhi di una donna che avrebbe avuto come teatro il giardino di un ristorante. Spiace che queste pagine taorminesi del grande Hemingway non siano state mai tradotte in italiano e nelle nostre librerie non esistano neppure in lingua inglese".

19/01/13

L'Unicef ricorda il grande Danny Kaye nel centenario della nascita.





Oggi l'Unicef celebra il centesimo anniversario della nascita di Danny Kaye, leggendario attore e primo Ambasciatore di buona volontà della stessa Agenzia dell'Onu per l'infanzia.

"Per più di 30 anni - ricorda l'Unicef - Kaye ha utilizzato la sua fama e la sua influenza per dare luce al nostro lavoro nel salvare i bambini, facendo missioni in tutto il mondo, educando milioni di persone e coinvolgendo generazioni di donatori", afferma il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera.

Nominato Ambasciatore di buona volontà dell'Unicef nel 1954, Danny Kaye, attore e comico di fama internazionale, ha fatto missioni in tutto il mondo per aiutare i bambini più vulnerabili e per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi e sull'azione dell'Unicef.

"Il traguardo della rivoluzione della salute dei bambini può essere raggiunto - aveva dichiarato l'attore nel 1983 - In certi momenti può sembrare scoraggiante, ma tutto questo può essere fatto quando persone di buona volontà si uniscono e si impegnano per fare la cosa migliore. Il lavoro dell'Unicef è un tributo all'umanità e alla superiore volontà dell'uomo".

fonte ANSA

18/01/13

Un mistero di cui mai arriveremo al fondo - John Barrow e l'universo.





E' un utilissimo riepilogo delle nostre attuali conoscenze sulla nostra vita, sul tempo, e sull'ambiente cosmico nel quale siamo 'gettati' dal momento della nascita. 

Trascrivo qui qualche punto saliente, tratto dalla recensione che ne ha fatto Giuseppe Bonaviri sul Corsera:

- Tutte le recenti teorie fisiche confermano la grande metafora del racconto biblico contenuto nel Libro della Genesi: La materia luminosa - nata dal big bang - è fatta di onde elettromagnetiche e di fotoni che dilagano in veri oceani di luce. Così si sono creati lo spazio e il tempo che - secondo gli studi di Sitter e di Einstein - sono i fratelli siamesi di un tutt'uno. Ne nasce il concetto antitetico di luce/buio che ogni essere vivente porta dentro di sé nella propria coscienza.

- Dopo miliardi di anni si sono modellati i ritmi esterni (stagioni/notte-giorno... ecc..) e i ritmi biologici che - complice il concetto del tempo come noi lo interpretiamo - ci dà le varie fasi della vita, fino alla morte quando lo spaziotempo come è da noi inteso, scompare.

- Queste coordinate di vita ci permettono di studiare i misteri del cosiddetto supermondo, costituito da nucleo ed elettroni di ogni singolo atomo di cui è composta la materia da noi conosciuta.

- Dal punto di vista macrocosmico, invece la nostra vita si svolge su un pianeta - la Terra - che in ogni anno (terrestre) si sposta di venti miliardi di chilometri. La Terra, a sua volta, è inserita in un sistema solare che gira intorno alla sua Galassia (Via Lattea), la quale ha una rotazione che dura duecentoventi milioni di anni (comportando periodi di glaciazione e disgeli). La Via Lattea è poi - su scala dell'Universo - meno di un granello di sabbia in un oceano. L'Universo - il nostro Universo - è infine - come dimostrano tutti i più recenti modelli fisici - solo uno degli Universi esistenti all'interno di un Multiverso, composto di Infiniti Universi.

Ecco come si conclude l'articolo di Bonaviri: Insomma, se guardiamo il tutto con occhi di meraviglia, ci accorgiamo di trovarci immersi in un mistero di cui mai arriveremo al fondo.

E' chiaro che gli uomini - tutti gli uomini - vivendo, si dimenticano completamente di queste implicazioni. 

Semplicemente: non ci pensano. Anche perché - sostiene qualche filosofo - se ci si pensasse con continuità si finirebbe per perdere il senno, per impazzire. E allora, è molto meglio vivere pensando al conto in banca o a chi sarà il prossimo eliminato nella casa del grande fratello.

Fabrizio Falconi  (fonte qui)

16/01/13

Il disastro della politica italiana. Un maestro dimenticato - Giuseppe Dossetti.




Cento anni fa, il 13 febbraio 1913, nasceva Giuseppe Dossetti, uno dei personaggi più significativi e influenti della storia della Repubblica.

Comandante partigiano senz’armi, costituente, tra i fondatori della Democrazia cristiana, unico a sfidare politicamente De Gasperi, unico a dimettersi dal partito e dal Parlamento.

Richiamato in politica dal cardinal Lercaro, affronta Giuseppe Dozza, storico sindaco comunista di Bologna, nelle elezioni comunali del 1956.

Negli anni Sessanta è tra i principali ispiratori del Concilio Vaticano II, poi si ritira di nuovo dalla vita pubblica, prima come ‘esule’ in Terrasanta, infine nella comunità monastica da lui fondata a Monte Sole, epicentro delle stragi naziste in Appennino.

Torna nel 1994, dopo la vittoria elettorale delle destre, per guidare i comitati in difesa della Costituzione fino alla sua morte, nel dicembre 1996.

Una vita come un fiume carsico, sospesa tra scomparse e riapparizioni. Un cammino istituzionale e intimo caratterizzato dalla passione e dall’integrità, che ha segnato l’impostazione di molti degli attuali cattolici democratici italiani, compresi alcuni leader del paese come Romano Prodi.

Una testimonianza ancora viva, che parla direttamente ai cattolici democratici di oggi, ma che resta un esempio limpido per tutti di come la politica possa essere davvero al servizio della comunità. Dossetti, il dovere della politica mette insieme la sua storia, la sua testimonianza e le scelte che sono di fronte ai cattolici democratici di oggi e, più in generale, a una classe politica che sembra aver smarrito il senso di responsabilità etica e civile del proprio ruolo.

La figura di Dossetti ritorna in un libro appena uscito, Dietro le quinte di Roberto Di Giovan Paolo, la cui bandella recita:  Mai come oggi la considerazione e la credibilità della classe politica presso l’opinione pubblica hanno raggiunto livelli così bassi. Anche per questo è utile riproporre la figura di Dossetti.

Edizioni Nutrimenti, Collana Igloo pp. 192 – 15,00 euro.

L’autore Roberto Di Giovan Paolo è stato giornalista, dirigente dell’Aiccre, l’associazione dei poteri locali italiani in Europa, docente di sociologia della comunicazione e di comunicazione politica, prima di essere eletto, nel 2008, senatore della Repubblica. Tra le sue pubblicazioni più recenti, I papi, la Chiesa e la pace (2009) e Piccoli padri (2010). Per Nutrimenti ha pubblicato Comunicare rende liberi (2007), con Maria Rita Moro.

15/01/13

Al via le celebrazioni dei 700 anni di Boccaccio.


In attesa della presentazione ufficiale delle manifestazioni del VII centenario della nascita di Boccaccio, che verrà fatta prossimamente dalla Regione Toscana, Certaldo, paese natale del grande scrittore del Trecento, presenta un appuntamento in anteprima attraverso la collaudata formula di «Si racconta le novelle del Boccaccio», a cura di Associazione Polis e L’Oranona Teatro.

A partire da domani, venerdì 11 gennaio, per tutto il 2013, una volta al mese, andrà in scena “10 di 100 - Il Decameron in 10 novelle”: ogni secondo venerdì del mese (tranne che nei mesi di luglio e agosto), verrà presentata la lettura integrale di una novella, accompagnata da musica dal vivo, per ognuna delle 10 giornate del Decameron, una sorta de “il meglio di” dell’opera massima di Giovanni Boccaccio.

Primo appuntamento a ingresso libero domani, venerdì 11 gennaio, alle ore 21.30 a Casa Boccaccio, con la prima novella della prima giornata, la celebre beffa di Ser Cepparello, uomo di malaffare che, sul letto di morte, con una falsa confessione inganna un santo frate per cui, pur essendo stato un pessimo uomo in vita, da morto viene reputato santo e chiamato san Ciappelletto.

A breve verrà presentato il programma nazionale delle celebrazioni per Boccaccio che avrà i suoi centri tra Certaldo e Firenze ma coinvolgerà altre numerose città, da Roma a Milano, con convegni, mostre, conferenze e spettacoli. Saranno previsti anche itinerari turistico-culturali alla scoperta della Toscana medievale narrata dal Boccaccio.

14/01/13

Che cosa è il tuo bene - di Fabrizio Falconi.




Che cosa è il tuo bene


Che cosa è il tuo bene
se non sai vedere nel futuro
se non ti appartiene niente di questo presente
se lasci che la penombra nebbiosa
di un rimpianto popoli distrattamente
ogni anfratto umido in cui credi di rinchiuderti.

Che cosa è il tuo bene
se non hai il coraggio di chiedere
né quello di rispondere
se aspetti la tempesta di primavera
senza far nulla, sapendo che non arriverà
se temi te stesso come temi la morte e gli altri.

Che cosa è il tuo bene
se non vedi l'avanzare delle dune gialle
prima del curvo tramonto di stelle
se non hai la forza di essere
se non senti il vento selvaggio
che scuote ogni cosa dalla notte dei tempi.



16 febbraio 2009

 © Fabrizio Falconi