Quarantacinque anni di
ipotesi e ricerche. Un mistero che non ha smesso di affascinare
studiosi, esperti, visitatori di ogni parte del mondo: sono i
Bronzi di Riace, simbolo identitario di Reggio Calabria e del
Museo Archeologico Nazionale, diretto da Carmelo Malacrino,
scoperti la mattina del 16 agosto 1972.
Fu il sub Stefano Mariottini ad avvistare le due statue a 300
metri dalla costa di Riace e ad 8 di profondita'.
Il sub contatto'
il soprintendente dell'epoca, Giuseppe Foti, per le operazioni
di recupero che avvennero il 21 agosto.
Il primo a riemergere fu
il "Bronzo B" poi il "Bronzo A", successivamente rinominate "il
vecchio" e il "giovane".
Alte rispettivamente 1,98 e 1,97 metri,
dagli originari 400 kg, oggi il peso e' ridotto a circa 160 kg,
in virtu' della rimozione della terra di fusione operata dagli
esperti.
Realizzate attorno alla meta' V secolo a.C., con una
differenza di circa un trentennio l'una dall'altra, le due
statue, ricorda in una nota il Museo archeologico, presentano
stilemi dorici, tipici del Peloponneso o dell'occidente greco.
Cio' che resta incerta e' la loro identificazione: divinita' o
guerrieri o forse ancora gli sfortunati figli del re Laio,
Eteocle e Polinice, del noto ciclo tebano.
Dal loro ritrovamento e' rimasto il mistero sull'imbarcazione
che le trasportava, il cui relitto non e' stato mai trovato.
Mistero che resta su altri reperti significativi. Questioni che
hanno alimentato ed alimentano tuttora teorie che lasciano
aperti molti spazi interpretativi sulla loro storia.
Dopo un primo intervento conservativo effettuato dalla
Soprintendenza di Reggio Calabria, i Bronzi furono trasferiti a
Firenze dove, tra il 1975 e il 1980, subirono una lunga
operazione di restauro a cura dell'Opificio delle Pietre Dure
con due obiettivi: la pulizia e la conservazione delle patine
esterne e il tentativo di svuotamento della terra di fusione
dall'interno delle statue.
Gli esami su questo materiale,
condotti a Roma all'Istituto centrale del restauro, ne
confermarono la provenienza dalla Grecia, piu' precisamente dal
Peloponneso.
Gli interventi continuarono nel laboratorio del
Museo di Reggio dal 1992 al 1995. Con la chiusura del Museo per
i lavori di ristrutturazione, nel 2008, le statue furono
trasferite in un laboratorio appositamente allestito nella sede
del Consiglio regionale, dove sono stati ospitati dal 2010 al
2013.
La prima esposizione al pubblico fu fatta dal 15 dicembre del
1980 al 24 giugno del 1981 al Museo archeologico di Firenze. Per
volere del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, le due
statue vennero poi esposte al Quirinale, dal 29 giugno al 12
luglio del 1981.
Riportati a Reggio e disposti su un primo sistema
di protezione antisismico, dopo i tre anni di sosta a Palazzo
Campanella, i Bronzi, con un suggestivo trasferimento notturno,
rientrarono al Museo e qui sono collocati su basi di sicurezza
targate Enea, protettive anche contro terremoti di forte
intensita'.
Oggi i Bronzi di Riace sono ospitati, in una sala dedicata,nel livello D dell'esposizione permanente del MArRC, restituito
alla citta' nella sua completezza il 30 aprile del 2016.
fonte: Alessandro Sgherri per ANSA
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