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28/10/24

Intervista a Fabrizio Falconi su “La fine del sogno. Beatles, Manson, Polanski” (Da VCB)


Intervista a Fabrizio Falconi e “La fine del sogno. Beatles, Manson, Polanski” (Da VGB - Vignaclarablog) 

 


“Gli Anni ’60 sono stati un decennio incredibile”. E, “di sicuro, quel che fecero quei quattro ragazzi di Liverpool, i Beatles, è qualcosa di unico e perfino leggendario”.

Parola di Fabrizio Falconi, giornalista e scrittore che si è immerso proprio in quel tempo per realizzare il suo nuovo libro: La fine del sogno. Beatles, Manson, Polanski”, pubblicato da Arcana. Del resto, sono stati gli anni in cui anche l’Italia è stata protagonista del boom economico e il mondo intero è stato attraversato dal cosiddetto Sessantotto, con i suoi movimenti di massa, ma anche con la sua Summer of Love e la sua Era dell’Acquario, con Woodstock, il Flower Power e la liberazione sessuale.

In questo contesto, anche il cinema e la musica hanno cambiato completamente stile e contenuti rispetto al passato. Ma cosa ha rappresentato davvero quell’epoca e cosa è cambiato dopo? E, soprattutto, che ruolo hanno avuto i “Fab Four”?

Lo abbiamo chiesto all’autore del libro, scritto con l’intento di offrire una chiave di lettura differente di quei tempi, mettendo in luce “l’incredibile mole di coincidenze, circostanze, fatti e fatalità che collegavano l’uno all’altro alcuni personaggi di quel periodo”.

Quando e perché è nata l’idea di scrivere un libro che racconta in che modo la storia dei Beatles si è intrecciata con la storia di personaggi come il fondatore della meditazione trascendentale Maharishi, il regista Roman Polanski, sua moglie Sharon Tate, la setta di Charlie Manson e l’assassino di John Lennon?

L’idea del libro è maturata nel corso degli ultimi due o tre anni. Collezionavo e studiavo da tempo materiale riguardante gli anni 1969-70 con l’ultimo periodo prima e dopo lo scioglimento dei Beatles. Più andavo avanti, più mi accorgevo dell’incredibile mole di coincidenze, circostanze, fatti e fatalità che collegavano l’uno all’altro alcuni personaggi di quel periodo.

Erano come i grani di un rosario, sembrava che ci fosse un filo unico nella storia di quegli incontri, una storia più grande che li teneva insieme e che chiedeva di essere nuovamente dipanata. Così, anche se la pubblicistica sui Beatles è smisurata, ho deciso di scrivere il libro, da questo punto di vista, che mi pare poco esplorato e assai interessante da scoprire”.

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17/10/24

"Il Mare dei Poeti" di Raoul Precht - Castelporziano 1979 un romanzo per chi c'era e per chi non c'era.

 



Il mare dei poeti non è solo quello delle Cinque Terre. In questo caso, è quello quasi giallognolo, nobilmente calmo del litorale laziale, a due passi dal luogo dove il Tevere, il fiume dove tutto ha avuto inizio, va a morire: Castelporziano 1979

Basta un nome e una data per evocare un mondo. Per chi c'era e per chi non c'era. Su quel pezzo di litorale, tra Fiumicino e Pomezia, dal 28 al 30 giugno del 1979, su un palco approntato per l'occasione, vennero chiamati a raccolta tra le dune di sabbia da Franco Cordelli, Simone Carella e Ulisse Benedetti, decine di poeti italiani e stranieri per il primo (e unico!) Festival Internazionale dei poeti

Simbolo di una stagione non facilmente dimenticabile nella storia recente della Capitale, per merito dell'assessorato alla cultura del Comune di Roma, guidato allora da Renato Nicolini. 

Vi parteciparono alcune tra le maggiori personalità poetiche del tempo, tra cui si ricordano in ordine sparso: Dario Bellezza, Milo De Angelis, Fernanda Pivano, Amelia Rosselli, Maria Luisa Spaziani, Valentino Zeichen, William Burroughs, Gregory Corso, Evgenij Evtušenko, Erich Fried, John Giorno, Lawrence Ferlinghetti, Allen Ginsberg e molti altri. 

Il Festival divenne un vero "evento" (quando questa parola aveva ancora un significato), grazie alla partecipazione popolare che andò oltre ogni previsione e che trasformò il Festival in un happening di sapore  "woodstockiano" (in Italia certamente il più vicino allo spirito di quello). 

In quel mese di giugno del 1979, su quella spiaggia sulla quale è stato allestito un gigantesco e spoglio palco, proprio sulla riva del mare, si ritrova catapultato il protagonista di questo romanzo, il diciannovenne brillante studioso di letteratura germanica, il quale è chiamato a  tradurre "in presa diretta" le poesie che in quella affollatissima tre-giorni di reading leggeranno quattro poeti tedeschi "laureati": Erich Fried, Gerald Bisinger, Volker von Törne e Johannes Schenk.

Il romanzo, scritto interamente in prima persona e in forma di memoriale "torrenziale", come un vero flusso di coscienza, ricostruisce la vita e la leggenda di quei tre giorni, mettendo in scena le aspettative, le ansie i dubbi e le scoperte del giovane se stesso osservate con "il senno di poi" alla luce di quello che Precht è diventato poi (scrittore e traduttore) e dei destini dei quattro poeti incontrati in quella piccola epopea (e tutti e quattro passati ormai a miglior vita), imbastendo un delicato e potente caleidoscopio che apre continue prospettive tra vissuto e presente, memoria personale, nostalgia, riflessioni di quell'ultima epoca - almeno finora - in cui la poesia è stata capace, in Italia, di muovere masse, coinvolgendole in un evento nuovo e singolare, espressione palpitante di una esperienza che già volgeva al termine: quella della parola condivisa, declamata - anche duramente contestata - comunque divenuta sostanza vitale. 

Una esperienza iniziatica per il giovane scrittore di belle speranze, esperienza formativa accelerata, incontro destinico che chiede di essere rielaborato in nuova forma, quarantacinque anni dopo. 

Un romanzo completamente atipico, sorprendente, che trasporta in un mondo di ieri che trasmette ancora lampi di energia, come una stella lontana, non ancora spenta. Perché la poesia ha vite insospettabili, anche quando la si crede e la si prega morta.

Fabrizio Falconi

16/10/24

La foto esoterica dei Beatles, dopo la morte di John

 


Guardate bene questa foto. 

Fu scattata nel 1996, quando i tre Beatles rimasti si riunirono per stare un po' insieme. 

Durante il servizio fotografico, si sentivano vuoti senza John Lennon. Poi, misteriosamente, un pavone bianco apparve dietro George per una delle foto. 

Quando lo videro, sentirono tutti la presenza di John e l'atmosfera si alleggerì.

Probabilmente erano al corrente di quanto aveva spesso riferito Julian Lennon, il figlio del leggendario membro dei Beatles, secondo cui suo padre, prima di morire, aveva promesso a lui e al resto della sua famiglia di ritornare proprio sotto forma di una piuma bianca. "Quando vedrete una piuma bianca, sappiate che sono io, vicino a voi", aveva detto John. 

Anche recentemente Julian ha raccontato di aver percepito la presenza dello spirito di suo padre, morto 25 anni fa. L’apparizione ha avuto luogo mentre Julian partecipava ad un’antica cerimonia di una tribù aborigena in Australia. Una fonte del Daily Express ha riferito che quando uno degli anziani gli ha dato una piuma bianca il figlio 44enne del cantante si è emozionato profondamente, ricordandosi di quello che gli aveva sempre detto il padre.  

Julian era in Australia per girare il documentario "Whaledreamers", vincitore di diversi premi nel 2006 e proiettato durante il Festival di Cannes quest’anno. 

Qui, nel 1995, è la prima volta in cui il compagno perduto si sarebbe manifestato, come rivelò Paul McCartney, anche ai suoi ex-compagni di band con le sembianze di un pavone bianco, perdipiù mentre erano in studio per completare le registrazioni del singolo "Free as a Bird", originariamente inciso dallo stesso Lennon nel 1977.



12/10/24

L'emozionante omaggio di Paul a John Lennon nel giorno del suo compleanno - Il Tributo



Mercoledì 9 ottobre John Lennon avrebbe compiuto 84 anni.
Due in più del suo amico Paul McCartney, che gli ha dedicato il toccante tributo sui social. 

Come ricorderanno bene i fan dei Beatles, i due non sono sempre stati amici. A un certo punto avevano proprio rotto. Ma Sir Paul ricorda che per fortuna, poi, come spesso capita a chi si vuole bene per davvero, hanno ricucito il loro rapporto. 

Per fortuna, ha sottolineato McCartney, perché altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato dopo la prematura scomparsa di Lennon. 

La foto pubblicata su Instagram, ritrae Paul in un'esibizione del 2022 mentre canta con alle spalle filmati di John che suona la chitarra. Si tratta di un frame preso dal documentario Disney+ di Peter Jackson “The Beatles: Get Back”, andato in onda a novembre 2021. Lennon fu ucciso la sera dell'8 dicembre 1980, mentre si accingeva a rincasare con la moglie a New York. 

Di fronte all'ingresso di casa lo aspettava un folle, Mark Chapman, che gli scaricò alle spalle 5 colpi di pistola, dei quali solo uno non andò a segno.


Non perdere il nuovo libro sui Beatles appena uscito: "La Fine del Sogno - Beatles, Manson, Polanski", Arcana Editore, 2024 




07/10/24

La Magia Beatles continua: Paul Mc Cartney la notte scorsa incanta 70.000 persone allo stadio Monumental di Buenos Aires !


Grande successo, la notte scorsa a Buenos Aires, per Paul McCartney: l'ex Beatle ha incantato il pubblico con quasi tre ore di concerto e 33 canzoni,
facendo tremare di emozione lo Stadio monumentale, nell'ultimo dei suoi due show nella capitale argentina. 

L'artista di 82 anni non ha smesso un secondo di cantare, muoversi, intrattenere gli spettatori, lasciando di stucco per la sua incontenibile energia. 

Grazie anche ai miracoli della tecnologia, McCartney ha potuto utilizzare nuovi strumenti per visitare il catalogo dei Beatles e giocare un po' con la propria storia. Il cantante britannico e i suoi musicisti sono saliti sul palco con una standing ovation. Senza troppi preamboli, hanno iniziato con 'Can't buy me love', per poi proseguire con i principali successi dei Beatles alternati ai brani dei Wings.


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04/10/24

Un nuovo bellissimo "Docu" dedicato a John Lennon con molte immagini mai viste.

 


da: Vogue Italia

John Lennon e Yoko Ono, la storia d'amore di una delle coppie più discusse del '900. Un documentario svela nuovi dettagli

John Lennon e Yoko Ono. Due persone, una cosa sola. Bastano i loro nomi per suscitare, anche nelle generazioni che non li hanno vissuti realmente, qualcosa di unico. Lui, uno dei grandi (ex), leggendari, membri dei Beatles, lei, proveniente da una ricca famiglia di banchieri giapponesi, artista e musicista. Formarono, fino alla morte di Lennon, nel 1980, ucciso da Mark David Chapman, una delle coppie a cui guardare, che più hanno ispirato una forma di ribellione e resilienza creativa, musicale, culturale, di protesta.

Si erano conosciuti il 9 novembre del 1966 all'anteprima di un'esposizione proprio della Ono, all'Indica Gallery di Londra, nella quale lo stesso Lennon fu attratto da diverse opere esposte, una in particolare chiamata, ‘Celing painting’, che prevedeva si dovesse salire con una scala, per vedere attraverso un vetro (e degli specchietti) la parola YES che si ingrandiva. Fu la scintilla, il mix tra immaginazione, ironia e provocazione, a legarli. Si sposarono il 20 marzo 1969.


John Lennon fotografato da May Pang durante il "Lost Weekend" con il figlio Julian nel 1970

Ora, a celebrarne alcune gesta e parole, arriva un documentario travolgente, One to One: John & Yoko, co-prodotto anche da Brad Pitt, visto fuori concorso al Festival di Venezia 2024, diretto da Kevin Macdonald e Sam Rice Edwards, che per qualità, contenuto, ricchezza di immagini, documenti inediti, filmati restaurati, telefonate personali, suggestioni, si proietta ad essere tra i candidati, ce lo auguriamo, ai prossimi Oscar. Un momento temporale e specifico fa da ambientazione alla loro storia, il trasferimento da Londra a New York nel 1972.

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03/10/24

Recuperare la 4a stagione di "The Crown" - un prodotto di classe per raccontare la storia recente.


In un periodo di penuria di serie tv nuove di qualità, mi sono voluto dedicare a "The Crown" che avevo sempre scansato, puntando sulla 4a stagione, che mi interessava particolarmente per vedere come è stato trattato il decennio Thatcheriano e il contemporaneo ingresso nella famiglia reale della principessa Diana Spencer, moglie di Carlo.

Che dire, ancora una volta si resta ammirati dalla qualità britannica, che non ha eguali nel mondo. Peter Morgan è del resto un colto e straordinario scrittore/sceneggiatore e nessuno meglio di lui poteva affrontare il compito di dire qualcosa di nuovo (e di definitivo) su un argomento così frusto come quello della Corona e della Corte inglese.
Morgan sceglie una strada coraggiosa, fuori dai cliché, concentrandosi, ad ogni puntata, su una delle grandi questioni politiche che il governo della Lady di Ferro affrontò con decisione molto vicina alla ferocia, dalla questione economica interna, con la disoccupazione galoppante, la sofferenza immane della classe operaia e la chiusura delle miniere; a quella irlandese (su cui fu altrettanto intransigente, causando l'inasprimento del conflitto); a quella dell'apartheid in SudAfrica (la Thatcher fu l'unica tra i capi di governo dei 48 paesi membri del Commonwealth a dichiararsi contraria alle misure economiche contro il regime razzista di Johannesburgh); alla assurda guerra delle Falkland (che causò la morte di 300 soldati inglesi e il ferimento di più di 1000); alle fratture dentro la compagine di governo che portarono, dopo 11 anni alle dimissioni forzate della Thatcher, fatta fuori dal suo stesso partito.
Il tono della serie è controllato, rigoroso, formalmente impeccabile, anche se possono piacere o meno alcune scelte, degli interpreti, delle singole circostanze raccontate, degli inevitabili tagli alla storia raccontata.
Gli attori sono straordinari: Olivia Colman è una perfetta regina. Ma su di lei e sulle sue qualità ormai, sappiamo tutto. Josh Connor (Carlo) e Emma Corrin (Diana) sono perfetti, bravissimi. Così come tutti gli altri comprimari. Una nota di merito a parte va a Gillian Anderson, straordinaria attrice, che inventa una Thatcher più vera del vero.
Qui si aprirebbe un discorso sulla grandezza degli attori che "interpretano", non "copiano" la realtà dei personaggi. Insomma, per essere verosimili e veri non servono i quintali di cerone sul viso, e l'effetto sosia non è mai indice di un vero grande attore. Gillian Anderson è se stessa, ma riesce con le sue sole doti interpretative a rendere tutto della Thatcher, inventandone perfino la voce, i movimenti, i tic, che probabilmente nemmeno aveva. Ma è glaciale, cupa, nevrotica, ossessiva, irragionevole, testarda, vendicativa e gelosa, come e più di quel che fu veramente. Applausi.
Anche la triste vicenda di Carlo e Diana e del loro matrimonio da operetta, fasullo come una moneta di latta, è rappresentata con sobria oggettività, senza calcare mai la mano, e semplicemente per quello che è stato: una cinica operazione di marketing e di sistema che ha lasciato per terra l'elemento più fragile, sacrificandolo senza scrupoli in nome della favola che deve continuare e infatti continua col re meno popolare di sempre e la sua famiglia a pezzi.

Fabrizio Falconi - 2024

02/10/24

Al via il più importante progetto mai tentato sui Beatles: un grande Bio-pic formato da quattro differenti film, uno per ogni membro del leggendario Quartetto di Liverpool


 Prende forma uno dei progetti cinematografici più ambiziosi e difficili di sempre: portare sul grande schermo la storia dei Beatles attraverso quattro differenti biopic, uno per ogni membro della leggendaria band di Liverpool.

Secondo quanto riportato da ScreenRantVogue sarebbe stato scelto il cast delle quattro pellicole e in questi giorni si sarebbe riunito per le prime fasi della preproduzione. 

Secondo il portale InSneider a interpretare Paul McCartney dovrebbe essere Paul Mescal (NapoleOn, Il Gladiatore 2, All Of Us Strangers, Normal People), John Lennon il giovane Harris Dickinson (A Murder at the End of the World), il talentuoso Barry Keoghan (The Batman, Saltburn, Dunkirk, Eternals, Gli Spiriti Dell'Isola) dovrebbe prendere il ruolo di Ringo Starr e Charlie Rowe (Rocketman, I Love Radio Rock, La Bussola D'Oro) in quello di George Harrison

Al momento le indiscrezioni pubblicate dai magazine sopra citati non sono state confermate né smentite dalla Sony Pictures, che distribuirà i quattro film di Sam Mendes.


Per la realizzazione del progetto e la scrittura della sceneggiatura la Apple Corps Ltd. e i Beatles (Paul McCartney, Ringo Starr e le famiglie di John Lennon e George Harrison) concederanno i diritti completi sulla storia della vita dei componenti della band e i diritti musicali.


Come concepito da Mendes che dirigerà i quattro lungometraggi cinematografici, uno dal punto di vista di ciascun membro della band, le quattro pellicole si intersecheranno per raccontare "la sorprendente storia della più grande band mai esistita".


Sempre dal sito ufficiale dei Beatles si apprende che la SPE finanzierà e distribuirà le pellicole in tutto il mondo nel 2027. La modalità del rilascio dei film, i cui dettagli saranno condivisi in prossimità dell'uscita, sarà innovativa e rivoluzionaria.


Mendes dirigerà tutti e quattro i film e li produrrà insieme alla sua partner della Neal Street Productions Pippa Harris e Julie Pastor. Jeff Jones sarà il produttore esecutivo per conto della Apple Corps Ltd.


Sono onorato di raccontare la storia della più grande rock band di tutti i tempi ed entusiasta di sfidare il concetto di ciò che costituisce un viaggio al cinema”, ha affermato Sam Mendes.


"Vogliamo che questa sia un'esperienza cinematografica unica, elettrizzante ed epica: quattro film, raccontati da quattro diverse prospettive che raccontano un'unica storia sulla band più celebre di tutti i tempi", ha affermato Pippa Harris. “Avere la benedizione dei Beatles e della Apple Corps per fare tutto questo è un immenso privilegio. Dal nostro primo incontro con Tom Rothman ed Elizabeth Gabler, è stato chiaro che condividevano sia la nostra passione che l’ambizione per questo progetto, e non possiamo pensare a una casa più perfetta di Sony Pictures”.

La Apple Corps è lieta di collaborare con Sam, Pippa e Julie per esplorare la storia unica di ogni Beatle e riunirli in un modo adeguatamente accattivante e innovativo”, ha affermato Jeff Jones, CEO di Apple Corps Ltd.. 


Fonte Virgin Radio

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01/10/24

Bowie, Lennon, McCartney: da dove veniva il loro genio? E perché oggi non ce ne sono più in giro?


La cosa su cui meriterebbe riflettere (in omaggio alle teorie hillmaniane sul talento individuale) è che tutta quella generazione di poeti/musicisti inglesi e americani (in primis i Beatles) che tra il 1965 e il 1975 cambiarono per sempre la musica contemporanea, Bowie compreso, era formata da nati a ridosso - o durante - la fine della 2a guerra mondiale e provenienti quasi tutti dalla classe operaia o dalla piccola (o piccolissima) borghesia, da famiglie non di casta e che non avevano mai prodotto intellettuali. Provenivano quasi tutti dalla periferia estrema di Londra o di New York, o da sobborghi ancora più lontani, da famiglie mediamente povere.

Di dove costoro abbiano appreso a frequentare le alte vette della forma espressiva (e sostanziale) dell'arte, oltre che dalla strada, non è affatto facile dire (se non si ricorre per l'appunto alla "ghianda" di Hillman). Erano "angeli venuti da un altro mondo", come si diceva dello stesso Bowie o di Jim Morrison? Forse no. Erano semplicemente "antenne" che percepivano prima degli altri lo spirito del tempo, anche se il loro punto di partenza e di osservazione, inziale, era assai laterale o parziale. Eppure, furono artefici della loro stupefacente emancipazione.

E questo dovrebbe far pensare soprattutto noi italiani, essendo questo un paese dove la cultura e gli intellettuali sono spesso provenuti da eredità paterne, famiglie benestanti, insomma dalla famosa (esaltata e vituperata) borghesia italiana.

E ancora oggi succede spesso così. In Italia, per il gioco dei poteri e delle cricche, che sono ovunque, è ancora più difficile per il figlio di un operaio (ammesso che esistano ancora) o di un tassista notturno squattrinato, poter sognare un giorno di diventare non una vacua meteora da reality, ma un artista vero (un grande musicista o un vero scrittore), capace di riempire la propria anima di vita e spargerla poeticamente donandola al mondo. Per lui, le porte non si aprono.