Pagine

04/10/24

Un nuovo bellissimo "Docu" dedicato a John Lennon con molte immagini mai viste.

 


da: Vogue Italia

John Lennon e Yoko Ono, la storia d'amore di una delle coppie più discusse del '900. Un documentario svela nuovi dettagli

John Lennon e Yoko Ono. Due persone, una cosa sola. Bastano i loro nomi per suscitare, anche nelle generazioni che non li hanno vissuti realmente, qualcosa di unico. Lui, uno dei grandi (ex), leggendari, membri dei Beatles, lei, proveniente da una ricca famiglia di banchieri giapponesi, artista e musicista. Formarono, fino alla morte di Lennon, nel 1980, ucciso da Mark David Chapman, una delle coppie a cui guardare, che più hanno ispirato una forma di ribellione e resilienza creativa, musicale, culturale, di protesta.

Si erano conosciuti il 9 novembre del 1966 all'anteprima di un'esposizione proprio della Ono, all'Indica Gallery di Londra, nella quale lo stesso Lennon fu attratto da diverse opere esposte, una in particolare chiamata, ‘Celing painting’, che prevedeva si dovesse salire con una scala, per vedere attraverso un vetro (e degli specchietti) la parola YES che si ingrandiva. Fu la scintilla, il mix tra immaginazione, ironia e provocazione, a legarli. Si sposarono il 20 marzo 1969.


John Lennon fotografato da May Pang durante il "Lost Weekend" con il figlio Julian nel 1970

Ora, a celebrarne alcune gesta e parole, arriva un documentario travolgente, One to One: John & Yoko, co-prodotto anche da Brad Pitt, visto fuori concorso al Festival di Venezia 2024, diretto da Kevin Macdonald e Sam Rice Edwards, che per qualità, contenuto, ricchezza di immagini, documenti inediti, filmati restaurati, telefonate personali, suggestioni, si proietta ad essere tra i candidati, ce lo auguriamo, ai prossimi Oscar. Un momento temporale e specifico fa da ambientazione alla loro storia, il trasferimento da Londra a New York nel 1972.

Continua a leggere su Vogue Italia 


03/10/24

Recuperare la 4a stagione di "The Crown" - un prodotto di classe per raccontare la storia recente.


In un periodo di penuria di serie tv nuove di qualità, mi sono voluto dedicare a "The Crown" che avevo sempre scansato, puntando sulla 4a stagione, che mi interessava particolarmente per vedere come è stato trattato il decennio Thatcheriano e il contemporaneo ingresso nella famiglia reale della principessa Diana Spencer, moglie di Carlo.

Che dire, ancora una volta si resta ammirati dalla qualità britannica, che non ha eguali nel mondo. Peter Morgan è del resto un colto e straordinario scrittore/sceneggiatore e nessuno meglio di lui poteva affrontare il compito di dire qualcosa di nuovo (e di definitivo) su un argomento così frusto come quello della Corona e della Corte inglese.
Morgan sceglie una strada coraggiosa, fuori dai cliché, concentrandosi, ad ogni puntata, su una delle grandi questioni politiche che il governo della Lady di Ferro affrontò con decisione molto vicina alla ferocia, dalla questione economica interna, con la disoccupazione galoppante, la sofferenza immane della classe operaia e la chiusura delle miniere; a quella irlandese (su cui fu altrettanto intransigente, causando l'inasprimento del conflitto); a quella dell'apartheid in SudAfrica (la Thatcher fu l'unica tra i capi di governo dei 48 paesi membri del Commonwealth a dichiararsi contraria alle misure economiche contro il regime razzista di Johannesburgh); alla assurda guerra delle Falkland (che causò la morte di 300 soldati inglesi e il ferimento di più di 1000); alle fratture dentro la compagine di governo che portarono, dopo 11 anni alle dimissioni forzate della Thatcher, fatta fuori dal suo stesso partito.
Il tono della serie è controllato, rigoroso, formalmente impeccabile, anche se possono piacere o meno alcune scelte, degli interpreti, delle singole circostanze raccontate, degli inevitabili tagli alla storia raccontata.
Gli attori sono straordinari: Olivia Colman è una perfetta regina. Ma su di lei e sulle sue qualità ormai, sappiamo tutto. Josh Connor (Carlo) e Emma Corrin (Diana) sono perfetti, bravissimi. Così come tutti gli altri comprimari. Una nota di merito a parte va a Gillian Anderson, straordinaria attrice, che inventa una Thatcher più vera del vero.
Qui si aprirebbe un discorso sulla grandezza degli attori che "interpretano", non "copiano" la realtà dei personaggi. Insomma, per essere verosimili e veri non servono i quintali di cerone sul viso, e l'effetto sosia non è mai indice di un vero grande attore. Gillian Anderson è se stessa, ma riesce con le sue sole doti interpretative a rendere tutto della Thatcher, inventandone perfino la voce, i movimenti, i tic, che probabilmente nemmeno aveva. Ma è glaciale, cupa, nevrotica, ossessiva, irragionevole, testarda, vendicativa e gelosa, come e più di quel che fu veramente. Applausi.
Anche la triste vicenda di Carlo e Diana e del loro matrimonio da operetta, fasullo come una moneta di latta, è rappresentata con sobria oggettività, senza calcare mai la mano, e semplicemente per quello che è stato: una cinica operazione di marketing e di sistema che ha lasciato per terra l'elemento più fragile, sacrificandolo senza scrupoli in nome della favola che deve continuare e infatti continua col re meno popolare di sempre e la sua famiglia a pezzi.

Fabrizio Falconi - 2024

02/10/24

Al via il più importante progetto mai tentato sui Beatles: un grande Bio-pic formato da quattro differenti film, uno per ogni membro del leggendario Quartetto di Liverpool


 Prende forma uno dei progetti cinematografici più ambiziosi e difficili di sempre: portare sul grande schermo la storia dei Beatles attraverso quattro differenti biopic, uno per ogni membro della leggendaria band di Liverpool.

Secondo quanto riportato da ScreenRantVogue sarebbe stato scelto il cast delle quattro pellicole e in questi giorni si sarebbe riunito per le prime fasi della preproduzione. 

Secondo il portale InSneider a interpretare Paul McCartney dovrebbe essere Paul Mescal (NapoleOn, Il Gladiatore 2, All Of Us Strangers, Normal People), John Lennon il giovane Harris Dickinson (A Murder at the End of the World), il talentuoso Barry Keoghan (The Batman, Saltburn, Dunkirk, Eternals, Gli Spiriti Dell'Isola) dovrebbe prendere il ruolo di Ringo Starr e Charlie Rowe (Rocketman, I Love Radio Rock, La Bussola D'Oro) in quello di George Harrison

Al momento le indiscrezioni pubblicate dai magazine sopra citati non sono state confermate né smentite dalla Sony Pictures, che distribuirà i quattro film di Sam Mendes.


Per la realizzazione del progetto e la scrittura della sceneggiatura la Apple Corps Ltd. e i Beatles (Paul McCartney, Ringo Starr e le famiglie di John Lennon e George Harrison) concederanno i diritti completi sulla storia della vita dei componenti della band e i diritti musicali.


Come concepito da Mendes che dirigerà i quattro lungometraggi cinematografici, uno dal punto di vista di ciascun membro della band, le quattro pellicole si intersecheranno per raccontare "la sorprendente storia della più grande band mai esistita".


Sempre dal sito ufficiale dei Beatles si apprende che la SPE finanzierà e distribuirà le pellicole in tutto il mondo nel 2027. La modalità del rilascio dei film, i cui dettagli saranno condivisi in prossimità dell'uscita, sarà innovativa e rivoluzionaria.


Mendes dirigerà tutti e quattro i film e li produrrà insieme alla sua partner della Neal Street Productions Pippa Harris e Julie Pastor. Jeff Jones sarà il produttore esecutivo per conto della Apple Corps Ltd.


Sono onorato di raccontare la storia della più grande rock band di tutti i tempi ed entusiasta di sfidare il concetto di ciò che costituisce un viaggio al cinema”, ha affermato Sam Mendes.


"Vogliamo che questa sia un'esperienza cinematografica unica, elettrizzante ed epica: quattro film, raccontati da quattro diverse prospettive che raccontano un'unica storia sulla band più celebre di tutti i tempi", ha affermato Pippa Harris. “Avere la benedizione dei Beatles e della Apple Corps per fare tutto questo è un immenso privilegio. Dal nostro primo incontro con Tom Rothman ed Elizabeth Gabler, è stato chiaro che condividevano sia la nostra passione che l’ambizione per questo progetto, e non possiamo pensare a una casa più perfetta di Sony Pictures”.

La Apple Corps è lieta di collaborare con Sam, Pippa e Julie per esplorare la storia unica di ogni Beatle e riunirli in un modo adeguatamente accattivante e innovativo”, ha affermato Jeff Jones, CEO di Apple Corps Ltd.. 


Fonte Virgin Radio

continua a leggere QUI


Non perdere il nuovo libro sui Beatles appena uscito: "La Fine del Sogno - Beatles, Manson, Polanski", Arcana Editore, 2024 





01/10/24

Bowie, Lennon, McCartney: da dove veniva il loro genio? E perché oggi non ce ne sono più in giro?


La cosa su cui meriterebbe riflettere (in omaggio alle teorie hillmaniane sul talento individuale) è che tutta quella generazione di poeti/musicisti inglesi e americani (in primis i Beatles) che tra il 1965 e il 1975 cambiarono per sempre la musica contemporanea, Bowie compreso, era formata da nati a ridosso - o durante - la fine della 2a guerra mondiale e provenienti quasi tutti dalla classe operaia o dalla piccola (o piccolissima) borghesia, da famiglie non di casta e che non avevano mai prodotto intellettuali. Provenivano quasi tutti dalla periferia estrema di Londra o di New York, o da sobborghi ancora più lontani, da famiglie mediamente povere.

Di dove costoro abbiano appreso a frequentare le alte vette della forma espressiva (e sostanziale) dell'arte, oltre che dalla strada, non è affatto facile dire (se non si ricorre per l'appunto alla "ghianda" di Hillman). Erano "angeli venuti da un altro mondo", come si diceva dello stesso Bowie o di Jim Morrison? Forse no. Erano semplicemente "antenne" che percepivano prima degli altri lo spirito del tempo, anche se il loro punto di partenza e di osservazione, inziale, era assai laterale o parziale. Eppure, furono artefici della loro stupefacente emancipazione.

E questo dovrebbe far pensare soprattutto noi italiani, essendo questo un paese dove la cultura e gli intellettuali sono spesso provenuti da eredità paterne, famiglie benestanti, insomma dalla famosa (esaltata e vituperata) borghesia italiana.

E ancora oggi succede spesso così. In Italia, per il gioco dei poteri e delle cricche, che sono ovunque, è ancora più difficile per il figlio di un operaio (ammesso che esistano ancora) o di un tassista notturno squattrinato, poter sognare un giorno di diventare non una vacua meteora da reality, ma un artista vero (un grande musicista o un vero scrittore), capace di riempire la propria anima di vita e spargerla poeticamente donandola al mondo. Per lui, le porte non si aprono.