25/11/17

L'incredibile mistero della Piramide di Cheope: "Nelle stelle la mappa verso il trono".


E' scritta nelle stelle, la soluzione al mistero della cavita' della piramide di Cheope appena scoperta grazie alla 'radiografia' ai raggi cosmici: al suo interno potrebbe custodire il trono di 'ferro' del faraone, ovvero il sedile del corredo funerario realizzato con il ferro portato sulla Terra dai meteoriti.

A sostenere questa ipotesi, basata sullo studio degli antichi testi delle piramidi, e' l'archeoastronomo Giulio Magli del Politecnico di Milano, che con un articolo pubblicato sul sito ArXiv suggerisce di tentare una nuova esplorazione nella tomba con l'ausilio di mini 'Indiana Jones' robotici

L'idea, alquanto suggestiva, ha preso corpo dopo il clamore suscitato nei giorni scorsi dalla scoperta della cavita' della piramide, annunciata su Nature dall'equipe del progetto ScanPyramids. 

"Valutando la statica della struttura, e' chiaro che questa camera non poteva avere una funzione di scarico del peso, come invece avevano suggerito alcuni egittologi", spiega Magli all'ANSA. La radiografia fatta con i muoni, particelle prodotte dallo scontro dei raggi cosmici con l'atmosfera, "ha evidenziato che la cavita' si trova lungo l'asse Nord-Sud della piramide, e questo ha un particolare significato simbolico. 


Secondo gli antichi testi - ricorda l'archeoastronomo - l'anima del faraone defunto avrebbe preso il suo posto fra le stelle che non muoiono mai (quelle circumpolari delle costellazioni dell'Orsa e del Drago) dopo aver attraversato le porte del cielo

Due porticine sono state gia' identificate nella piramide: quella del condotto Sud (un quadrato di appena 20 centimetri per lato) non porta a nulla, mentre quella del condotto Nord e' ancora inesplorata. È probabile che comunichi con la nuova camera, dove si potrebbe trovare il trono su cui il faraone avrebbe dovuto sedersi fra le stelle"

 Anche la madre di Cheope, la regina Hetepheres I, si era fatta realizzare un trono, "una sedia bassa, fatta di legno di cedro ricoperto di lamine d'oro", spiega Magli. "E' dunque probabile che anche il trono del figlio sia una piccola sedia di legno, adornata pero' con lamine di ferro". Puo' lasciar sgomenti l'idea che un elemento cosi' importante del corredo funerario fosse fatto di un metallo cosi' semplice: in effetti non si trattava di ferro comune, ma di ferro venuto 'del cielo'.


 "Al tempo di Cheope non c'era alcun tipo di attivita' estrattiva del ferro, dunque - precisa l'esperto - l'unico che gli egizi conoscevano era quello portato sulla Terra dai meteoriti: lo fondevano per produrre piccoli oggetti rituali. 

Anche la lama del pugnale di Tutankhamon era fatta di ferro meteoritico, come ha dimostrato un recente studio internazionale a cui ha partecipato il Politecnico di Milano"

 Per scoprire se questo trono del cielo e' davvero nascosto nel cuore della piramide, "bisognerebbe usare dei piccoli robot esploratori, capaci di addentrarsi in cunicoli grandi pochi centimetri. E' una vita che aspettiamo, ma la decisione - conclude Magli - spetta solo alle autorita' egiziane".

24/11/17

++ Torna in Italia il "Codex Leicester" di Leonardo Da Vinci! Bill Gates lo presta agli Uffizi.





Il prezioso e celeberrimo Codex Leicester di Leonardo da Vinci tornera' in Italia dopo oltre 20 anni: ad accoglierlo ed esporlo, nell'ottobre prossimo, sara' la Galleria degli Uffizi di Firenze, come prestigiosa anteprima delle celebrazioni internazionali, al via nel 2019, per i 500 anni dalla morte del genio toscano.

Lo annuncia il direttore del museo Eike Schmidt. Il Codice, che restera' a Firenze fino alla fine di gennaio 2019, verra' prestato agli Uffizi dal suo proprietario, il fondatore di Microsoft Bill Gates.

fonte Ansa Qui la storia del preziosissimo codice.



Libro del Giorno: "L'arte dell'Attesa" di Andrea Kohler.



Esce per Add editore di Torino questo saggio della scrittrice e giornalista tedesca Andrea Kohler, che ha avuto notevole successo editoriale in Germania e poi negli Stati Uniti dove è stato tradotto lo scorso anno.

La Kohler, che è la corrispondente dagli Stati Uniti del quotidiano svizzero Neue Zurcher Zeitung affronta in questo saggio letterario, un tema originale e importante: quello dell'attesa e del cambiamento nel suo senso della percezione, provocato dalla modernità. 

Come è cambiato il nostro senso dell'attesa ?  Aspettare è una imposizione, è questo l'assunto da cui parte la Kohler. Chi attende immagina ciò che avverrà  e si sottopone - volente o nolente - a una rinuncia pulsionale.

Il saggio della Kohler prende le mosse - abbastanza prevedibilmente - dalla fatale identità dell'innamorato secondo Roland Barthes, nel celebre Frammenti di un discorso amoroso: come si ricorderà Barthes definisce l'innamorato, per l'appunto, come colui che aspetta. 

L'attesa è dunque il tempo dell'angoscia (per l'innamorato) come esprime La voce umana di  Cocteau. 

Ma ovviamente l'attesa non è solo questo: chi non sa aspettare, scrive la Kohler, deruba se stesso della dolce ricompensa della pazienza. 

Tra Handke (il suo Saggio sulla Stanchezza) e il Proust della Recherche, l'attesa indefinita è un accompagnamento silenzioso della nostra vita, da quando siamo bambini e aspettiamo il bacio della buonanotte della madre, a quando perdiamo le nostre ore seduti sulla panchina di un parco, nella contemplazione delle ore o nell'attraversamento della noia. 

Ma l'attesa è anche preparazione: è imparare a cogliere il momento importante: la vita punisce chi arriva tardi, è il titolo di uno dei veloci capitoli di questo libro, e l'arte del rinvio non è quasi mai utile. 

Anche se, citando Heidegger, nessun treno sarebbe mai arrivato se non avessimo imparato ad aspettare nel modo giusto, cioè mediante un'attesa che allo stesso tempo "lascia essere" e "riflette".

I capitoli del libro sono inframmezzati da brevi  Intermezzi dell'autrice che racconta in prima persona il suo rapporto con l'attesa. 

Alla fine forse il vero difetto di questo libro, comunque affascinante per il viaggio che attraversa, da Nietzsche a Sloterdijk è la mancanza di un vero centro teorico: l'idea dell'attesa della Kohler, forse influenzata dalla mentalità nordica, è quella dell'attesa come gabbia, come condizione claustrofobica, come palude emotiva, dalla quale liberarsi, da sublimare in comportamenti positivo-razionali.  Manca una valutazione creativa, feconda, liberatoria dell'attesa, come tempo propizio, come occasione e cura, che poteva - e forse doveva - essere sviluppato. E in questo contesto anche il tempo dell'attesa cristiana dei tempi di rivelazione viene soltanto sfiorata. 

Fabrizio Falconi



22/11/17

The Last Post - una eccellente nuova serie BBC One.




Una nuova opera per la televisione che arriva da BBC One, il primo canale della tv pubblica inglese, che ormai sforna, uno dopo l'altro, prodotti di alta o altissima qualità. 

The Last Post è andata in onda nel Regno Unito il 1o ottobre del 2017 ed è una miniserie in 6 puntate, ambientata sulla sfondo dell'Aden Emergency, una unità della Royal Military Police, distaccata nel porto di Aden, nel corno d'Africa, ultimo avamposto dell'Impero Britannico, durante gli anni '60. 

L'intera ambientazione è stata ricostruita minuziosamente in una base navale in disuso che domina la baia di Simon's Town, in Sudafrica. 

Il Capitano Joe Martin (Jeremy Naumark Jones) arriva alla base insieme alla moglie Honor (Jessie Buckley, già vista in Guerra e Pace, sempre BBC) per rimpiazzare il Capitano Nick Page, che viene assassinato proprio l'ultimo giorno di servizio.  Joe deve affrontare la rivalità del tenente Ed Laithwaite (Stephen Campbell Moore) che sperava di subentrare a Page nella linea di comando. E Honor diventa così amica della moglie Laithwaite (Jessica Raine, già vista in Fortitude). 


La vicenda si fa intricata quando viene rapito dalle forze ribelli locali - che vogliono il ritorno a casa degli Inglesi - il figlio del comandante, il maggiore Harry Markham (Ben Miles), di sei anni. 

Le trattative per la liberazione del bambino si intrecciano con le vicende claustrofobiche dei soldati nel campo base e delle loro mogli.

Ideata da Peter Moffat, la serie nel corso di sei puntate di un'ora ciascuno si fa apprezzare soprattutto per la qualità drammaturgica, l'ambientazione perfetta, e lo scavo psicologico dei personaggi, alle prese con l'eterno dissidio impulsi/regole.  

Senza compiacimenti e senza moralismi, The Last Post conduce lo spettatore dritto all'obiettivo: che è quello di intrattenere con una storia ai limiti del vero, di stampo quasi documentaristico, e di indurre una potente riflessione sulla natura ambigua umana, sempre in bilico tra ombre e possibili redenzioni.


Gli attori, tutti di scuola britannica, sono superlativi. La forza degli sceneggiatori britannici è in questo caso anche quella di guardarsi dietro, nelle zone oscure della storia (recente) dell'impero britannico: era un'altra vita e un altro mondo, una grandezza che forse suscita nostalgia, ma anche inquietudini. Anche perché molti disastri odierni trovano radici profonde nel colonialismo, e nel colonialismo britannico. 

Ma la vera particolarità della serie è di aver differenziato i piani di scrittura, mettendo in secondo piano quelli camerateschi e militareschi di solito preminenti nei film o nelle serie di guerra. Qui è decisamente più importante il lato femminile della storia. La catarsi della storia - quella scritta e quella reale - la fanno l'ingenua, pura Honor; l'inquieta Allison; la giornalista americana Martha Franklin; la musulmana Yusra: l'amore, il rifiuto, il coraggio. Di cui sono capaci le donne e che sciolgono come neve al sole i dubbi, le incertezze, le ambiguità, le piccolezze degli uomini e delle loro presunte regole. 

Fabrizio Falconi 

21/11/17

Vola alla Nuvola di Fuksas "Più libri più liberi" 2017, edizione dei record. Dal 6 al 10 dicembre.



Vola alla Nuvola di Fuksas, per quella che sara' l'edizione dei record, 'Piu' libri piu' liberi', la fiera nazionale della piccola e media editoria che, dal 6 al 10 dicembre 2017 all'Eur, avra' oltre 1000 autori ospiti con 500 editori (100 in piu' del 2016), 550 appuntamenti (200 in piu' del 2016). 

Quasi raddoppiato lo spazio rispetto alle precedenti edizioni con 3.500 metri quadri per le case editrici (nel 2016 erano 2000 mtq), oltre a un intero piano di 5 mila metri quadrati di stand collettivi e superfici comuni e un nuovo Caffe' Letterario. "Cominciamo un nuovo percorso e chiudiamo una storia partita 15 anni fa" ha detto alla presentazione il direttore della manifestazione, Fabio Del Giudice della 16/ma edizione di 'Piu' libri piu' liberi' che consentira' per la prima volta ai cittadini di entrare, dopo oltre un decennio di attese, nella nuova spaziale struttura

 A inaugurare questa nuova sfida il presidente del Senato Pietro Grasso che sara' ospite di Corrado Augias a 'Speciale Quante Storie' in onda in via eccezionale dalla Nuvola, in una diretta Rai che e' main media partner della manifestazione. Grasso sara' anche protagonista di un incontro dedicato a politica e antimafia con Lirio Abbate. "Il programma e' straordinario e vasto e credo che la scommessa sia gia' vinta. Con poco meno di 3 miliardi di fatturato all'anno, l'industria del libro e' la piu' grande del Paese, 14 volte quella della musica e 8 volte quella del cinema. Piu' libri piu' liberi e' l'unica fiera organizzata esclusivamente dall'Aie, stiamo parlando di una cosa che vale molto in termini di fatturato e di liberta'. Abbiamo chiuso ieri Bookcity con la partecipazione di 180 mila persone e nei giorni scorsi 'Io leggo perche'' con piu' del doppio dei libri dell'anno scorso. Sono sicuro che questa fiera avra' lo stesso successo" ha detto il presidente dell'Aie, Ricardo Franco Levi. 

"Sono un fervente sostenitore di questa fiera: l'editoria indipendente e' uno strumento fondamentale per la realizzazione dei diritti dei cittadini. Roma non e' mai stata una citta' industriale, ma ha una capacita' imprenditoriale diffusa e l'artigianato" ha sottolineato il vicesindaco e assessore alla cultura di Roma Capitale, Luca Bergamo che "e' il regista occulto dell'operazione Nuvola" come ha ricordato Del Giudice. "Questo e' un grande evento e il prossimo anno, se andra' come deve andare, vi chiedero' - ha sottolineato Bergamo - un altro grande salto". 

La legalita' e' l'argomento centrale di questa edizione che dara' ampio spazio alla politica e all'attualita' con ospiti Romano Prodi, Marco Minniti e Valeria Fedeli. Di Unioni civili parlera' Monica Cirinna', di mafia Attilio Bolzoni, della Russia Ezio Mauro, di corruzione delle squadre sportive Enrico Mentana e di legalita' nello sport Franco Gabrielli e Giovanni Malago'. "Ecco oggi la crescita che aspettavamo da anni. Saremo a pochi mesi dalle elezioni e si parlera' tanto di politica" ha spiegato la presidente di Piu' Libri piu' liberi, Annamaria Malato. "La nuvola e' un posto metaforicamente perfetto. La Regione Lazio e' affianco all'editoria altra" ha spiegato Lidia Ravera, assessore alla Cultura della Regione Lazio. 

Tra gli autori piu' attesi la scrittrice dissidente turca Asli Erdogan, la filosofa Agnes Heller, Taty Almeida, una delle madri di Plaza de Mayo che arriva nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani, Sergio Maldonado, fratello del militante argentino ucciso e Fernando Aramburu, l'autore di Patria. E poi il Premio Pulitzer Margo Jefferson, Paul Beatty, Luis Sepulveda, Marc Auge', Alan Pauls

Tra gli italiani al primo posto Andrea Camilleri, Roberto Saviano, Alessandro Baricco, Giancarlo De Cataldo, Edoardo Albinati, Massimo Carlotto e Fulvio Ervas. Per la prima volta sara' allestito lo spazio The Photo Book Cloud con due mostre fotografiche: Zurumbático del venezuelano Luis Cobelo e Dear Japanese di Miyuki Okuyama. 

E, in collaborazione con il Maxxi, incontro con Letizia Battaglia e Giovanna Melandri. Tanti gli appuntamenti con le principali testate italiane e focus su Roma che vedra' un incontro tra Gigi Proietti e Walter Veltroni. Ricco il programma professionale che punta su innovazione e internazionalizzazione e quello dei ragazzi, in collaborazione con Biblioteche di Roma, che raddoppia gli spazi.

Fonte Mauretta Capuano per Ansa

20/11/17

"Il mondo è dei mediocri - E la politica in Primis". L'intervista a Alain Deneault.


è da leggere questo saggio di Alain Deneault, filosofo canadese, ora tradotto anche in Italia da Neri Pozza.  Analizza un fenomeno oramai diffuso in tutto l'Occidente e che ha ormai riscontri da tempo anche nel nostro paese.  Perché i mediocri hanno in mano la politica ? Perché le èlites e le eccellenze, ma più in generale le intelligenze, si tengono lontano dalla politica ? Risponde Alain Deneault, in questa intervista rilasciata a Sara Ricotta Vaza per la Stampa di Torino. 

Il mondo è dei mediocri. Sarà che è un assunto non difficile da sperimentare - e anche consolatorio per spiegarsi certi successi o insuccessi ugualmente distanti dalle vette del genio e dagli abissi dell’indegnità - ma il saggio La mediocrazia(Neri Pozza, pp. 239,  18) del filosofo canadese Alain Deneault a un anno dall’uscita è ormai un longseller internazionale. E dire che in centinaia di pagine, dense di pensiero e di citazioni, ne ha davvero per tutti. In politica, da Trump a Tsipras, vede solo un «estremo centro», nell’impresa la «religione del brand», il «consumatore-credente», la «dittatura del buonumore». Nel lavoro «devitalizzato» individua la skill fondamentale nel «fare propria con naturalezza l’espressione: alti standard di qualità nella governance nel rispetto dei valori di eccellenza». E, in ogni ambito, rileva certi tic verbali come «stare al gioco», «sapersi vendere», «essere imprenditori di se stessi». Insomma, dice, «non c’è stata nessuna presa della Bastiglia ma l’assalto è avvenuto: i mediocri hanno preso il potere».  

Lo abbiamo incontrato a Milano dove ha parlato al Wired Fest, il festival dell’innovazione, altra parola che non manca nel vocabolario mediocratico. Oggi sarà al Circolo dei Lettori di Torino.  

Professor Deneault, l’ha colpita questo successo? Anche perché a molti che la leggono lei dice in faccia che sono dei mediocri…  

«Mi aspettavo un’eco molto più ristretta, ma questo libro parla di un malessere sociale condiviso da molti. Detto ciò, ho cercato di evitare moralismi e di puntare il dito. Lo scopo era indicare la pressione sociale molto forte che incoraggia a restare persone “qualunque”». 

Lei è stato particolarmente duro con il mondo accademico a cui appartiene. Qualcuno si è offeso?  
«Sì, visto che sono stato bandito. Tengo corsi stagionali, la mia presenza è episodica. Gli ambienti universitari formano sempre meno una élite capace di gettare luce sulla strada giusta da seguire per l’uomo comune. Sono più simili a una corte d’altri tempi, vendono risultati di ricerca a dei finanziatori. Molta autocensura, molti format replicati per far piacere al potere».  

Ha avuto critiche «non mediocri»?  
«Nell’era della mediocrazia non si discute più… i pensieri seguono dei corridoi, si preferisce ricevere notizie che confortino». 

Perché bisogna temere la mediocrazia?  
«Perché fa soffrire. Chiede a persone impegnate nel servizio pubblico di gestire come si trattasse di una organizzazione privata, così si trovano in conflitto perché avevano un’etica diversa; chiede a ingegneri di progettare oggetti che si rompano in maniera deliberata perché vengano sostituiti, chiede ai medici di diagnosticare malattie che potrebbero diventare davvero pericolose a 130 anni… Senza parlare della manipolazione dei consumatori da parte del marketing». 

La mediocrazia è anticamera di dittature, anche edulcorate?  
«La dittatura è psicotica, la mediocrazia è perversa. Psicotica perché la dittatura non ha alcun dubbio su chi deve decidere. Hitler, Mussolini, Tito sono stati tutti personaggi ipervisibili, affascinanti, che schiacciano con le loro parole; la mediocrazia è perversa perché cerca di dissolvere l’autorità nelle persone facendo in modo che la interiorizzino e si comportino come fosse una volontà loro». 

L’inglese standard è la lingua ufficiale della mediocrazia?  
«L’inglese manageriale sì, e uccide l’inglese. È un suicidio linguistico parlare questa lingua quando si è anglofoni, non si può pensare il mondo nella sua complessità o qualsiasi fenomeno sociale utilizzando un vocabolario che non è utile se non alla organizzazione privata». 

Tecnologia, social, colossi del web. Anche lì domina la mediocrazia?  
«Dobbiamo immunizzarci da un certo lessico che parla di progresso, innovazione, eccellenza. Mi interessa che si utilizzino questi strumenti ma si deve analizzare l’impatto che hanno su pensiero, morale, politica. Un utilizzo mirato dei social media, per esempio durante le elezioni, può rendere le persone estremamente manipolabili».  

Il contrario del mediocre è il superuomo, l’eroe?  
«No. L’antidoto è il pensiero critico, perché smaschera l’ideologia, che è un discorso di interessi sotto la parvenza di scienza. E fa subire un trattamento critico analitico a una nozione che qualcuno ci vuole ficcare nel cervello, per esempio l’inevitabilità della vendita di armi o di una nuova autostrada». 

È più ottimista sul futuro?  
«Qualsiasi impegno politico è a metà tra lo scoraggiamento e la speranza. Ed è proprio quando la situazione è scoraggiante che ci vuole il coraggio». 

17/11/17

Ho paura della morte - che succederà dopo ? Il dialogo di due fratelli che ancora debbono nascere.




Due fratelli, gemelli. Erano al nono mese, nel ventre della loro madre. 

Erano al buio, ma il buio non lo sentivano nemmeno visto che erano ciechi. Bastava loro quel tanto di luce che traspariva dalla pelle del ventre della loro madre. 

Ma loro non sapevano di essere dentro il ventre di qualcosa, e nemmeno di avere una madre. 

Semplicemente, erano autosufficienti e felici.  Avevano da mangiare sempre, un calore accogliente sempre, nessun particolare trauma, tranne qualche piccolo contraccolpo ogni tanto "da fuori". Normale, quando si vive. 

Un giorno però sentirono che qualcosa stava cambiando nel loro mondo. Scoppiarono improvvisi dolori, e qualcosa premeva forte perché la loro vita lì avesse fine. 

"Non voglio, non voglio, non voglio che finisca!" disse uno dei due fratelli all'altro, che sembrava più saggio e rassegnato:
"Perché ? Non puoi dire cosa ci sarà dopo, oltre." 
"Nulla ci sarà oltre!" rispose il fratello angosciato, "cosa vuoi che ci sia ? E' tutto finito, è la nostra fine. Fuori da qui ci sarà il nulla! Saremo nulla!" 
"Non puoi dirlo", rispose il fratello, "nessuno può dirlo, perché mai nessuno è tornato da fuori, qui." 
"E questo non ti dice niente ? Se non è tornato nessuno è perché lì fuori non c'è niente."
"Dici?"
"Hai qualche altra alternativa ?" chiese sempre più disperato il fratello angosciato. 
"Potrebbe esserci qualcosa che non conosciamo," rispose l'altro, "e che nemmeno ci immaginiamo."
"Come fai anche soltanto a sospettarlo?"
"Non lo so, ogni tanto qui sembrano arrivare dei segnali, da là. Hai notato ? Quando c'è pieno silenzio, sembra di sentire delle voci fuori, una presenza; eppoi vediamo anche qualche luce."
"E' la nostra aurora boreale, non è una luce che venga da fuori! E le voci sono nella tua testa, sono frutto di fantasticherie, immaginazione...Non c'è niente là fuori, ti dico." 

Non c'era più tempo per parlare.  Quella pressione forte, come una specie di violento terremoto, li spinse, tra mille dolori nel buio più fondo. 

"E' finita, prendimi per mano!" chiese il fratello angosciato. Il saggio, spaventato anche lui, gli strinse forte la mano. 

Uno alla volta, faticosamente varcarono la soglia.  La morte li colse in un bagliore assoluto, una luce violenta, violentissima.  Qualcuno o qualcosa che si spingeva avanti per accoglierli. Il rosso del sangue si tramutò in bianco e poi in azzurro. 

Non erano morti.  Il fratello angosciato sentì il cuore del suo fratello a fianco al suo. Erano vivi. Erano oltre, ma erano ancora vivi. 


 Fabrizio Falconi

16/11/17

Il Misterioso "Salvator Mundi" attribuito a Leonardo da Vinci batte ogni record di sempre: venduto all'asta per 450 milioni di dollari !



I 'vecchi maestri' si prendono una rivincita: a New York Leonardo batte Andy Warhol. 

Alle aste di Christie's, il 'Salvator Mundi' attribuito al maestro Da Vinci e' stato battuto per la cifra record di 450,3 milioni di dollari (compresi i diritti di asta), un record per qualsiasi opera d'arte

Ben oltre le 'Donne di Algeri' di Picasso battute da Christie's per 179,4 milioni nel 2015, ben oltre i 300 milioni pagati per 'Interchange' di Willem De Kooning, passato di mano nel settembre 2015 in una transazione privata. 

"E' un momento storico", ha detto il battitore, mentre uno dei potenziali acquirenti per telefono ponderava se alzare la puntata oltre i 300 milioni. Il prezzo pagato per il "Salvator Mundi" e' ancora piu' considerevole alla luce dello stato del mercato dell'arte in cui per i prezzi degli 'Old Masters' sono in retromarcia e per la fame dei collezionisti per l'arte contemporanea. La scommessa di accoppiare il Salvador Mundi con opere del nuovo segmento di mercato ha pagato. 

Leonardo ha polverizzato le '60 Ultime Cene' di Warhol, acquistate per 56 milioni di dollari senza i diritti d'asta. La campagna di marketing per promuovere il da Vinci ha incluso l'accesso al quadro in attesa che il martello del battitore scandisse l'atteso 'sold', venduto. Compresa New York, il Salvator Mundi e' stato 'visitato' da oltre 30 mila persone tra Hong Kong, Londra e San Francisco, un record per una mostra pre-asta

 A New York si sono fatte vedere anche alcune celebrita': l'attore Leonardo DiCaprio, che dovrebbe interpretare il ruolo dell'artista in un prossimo film Paramount, e poi la cantante e poetessa Patti Smith, Jennifer Lopez e la star del baseball Alex Rodriguez. 

Secondo Christie's - ma l'attribuzione al genio vinciano non è unanime ed è ancora controversa - il Salvator Mundi sarebbe l'ultimo quadro di Leonardo ancora in mani private: a metterlo in vendita e' stato il fondo di famiglia del miliardario russo Dmitri Ryobovlev, che lo compro' nel 2013 per 127,5 milioni di dollari.


fonte: Alessandra Baldini per Ansa

15/11/17

Dal Kilimangiaro alle Barriere Coralline: il clima minaccia le meraviglie del mondo.




Dal Kilimangiaro in Africa alle barriere coralline dell'Oceano indiano e dell'Australia: sono sempre di piu' le meraviglie del pianeta a rischio sopravvivenza a causa del cambiamento climatico. 

A lanciare l'Sos e' l'Unioneinternazionale per la conservazione della natura (Iucn) che per la prima volta dal 2014 aggiorna la sua valutazione sullo stato di salute dei siti naturali Patrimonio dell'umanita' affermando che in tre anni i luoghi a rischio sono quasi raddoppiati, passando da 35 a 62. 

 Presentato a Bonn, in Germania, dove e' entrata nel vivo la Conferenza Onu sul clima (Cop23), il rapporto evidenzia le molteplici minacce ai siti naturali Patrimonio, dalle specie aliene al turismo non sostenibile, ma l'imputato numero uno e' il clima

A preoccupare sono gli effetti del cambiamento climatico, come lo sbiancamento dei coralli che e' conseguenza del riscaldamento delle acque degli oceani o lo scioglimento anomalo di ghiacci legato al 'global warming' che galoppa. 


Non a caso ecosistemi come le barriere coralline e i ghiacciai sono tra i piu' minacciati, spiega lo Iucn, oltre a zone umide, delta bassi, permafrost e siti esposti a incendi

Tra l'altro anche la diffusione di specie invasive e' comunque aggravata dai cambiamenti di clima che in alcuni casi ne favoriscono proliferazione in zone altrimenti non adatte. Gli impatti del clima che cambia, sottolineano gli esperti, si fanno sentire su un quarto di tutti i 241 siti valutati. Nel 2014 pesavano "solo" per un sito su 7. L'analisi indica che c'e' "significativa preoccupazione" per il 29% dei siti naturali Patrimonio mondiale, mentre per il 7% c'e' una valutazione "critica". Tra questi ci sono il Parco nazionale delle Everglades negli Stati Uniti e il lago di Turkana in Kenya. 

L'Italia per fortuna ne esce abbastanza bene. Tra i siti della penisola l'Etna figura tra quelli in "buono stato", mentre per le Eolie e le Dolomiti ci sono "alcune preoccupazioni". Valutazioni invariate rispetto al 2014. Inger Andersen, direttore generale dello Iucn, richiama l'attenzione dei rappresentanti dei governi e dei leader mondiali riuniti a Bonn: "Servono impegni urgenti, ambiziosi e azioni per attuare gli accordi di Parigi". Contenere il riscaldamento globale e' considerato prioritario. Ieri gli scienziati hanno evidenziato il ritorno alla crescita delle emissioni di anidride carbonica, il gas serra principale responsabile del "global warming". Un "pericolo" per gli obiettivi di Parigi, ha detto oggi via Twitter il segretario dell'Onu Antonio Guterres, appellandosi agli Stati affinche' si impegnino di piu' sulla tutela ambientale. Domani e' atteso a Bonn insieme ad Angela Merkel e ad Emmanuel Macron. 

14/11/17

Bob Dylan a Roma per 3 serate! E intanto De Gregori va negli USA per rendergli omaggio.



E' il premio Nobel Bob Dylan il primo grande ospite della prossima stagione dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, dove sara' per tre date: 3, 4 e 5 aprile nella sala Santa Cecilia. 

Lo annuncia l'Auditorium sui social. "Sono molto orgoglioso e felice di ospitare un artista cosi' prestigioso e importante ad un anno e mezzo dal conferimento del Nobel - dichiara all'ANSA Jose' Dosal, AD della Fondazione Musica per Roma - Un simbolo della musica mondiale, un poeta della song americana che il pubblico italiano sono convinto accogliera' con immenso entusiasmo. E' il primo dei grandi nomi di una stagione che si annuncia ricca di sorprese e che presenteremo domani proprio in Auditorium".

Intanto Francesco De Gregori va negli USA per rendere omaggio al suo grande maestro.  "Ho sempre amato molto Bob Dylan e mi sembra giusto restituirgli un po' della musica che gli ho preso". De Gregori sbarca per la prima volta negli USA e rende omaggio a Dylan. 

Il cantautore ha chiuso alla Town Hall di New York, non a caso luogo dove in passato si e' esibito lo stesso Dylan, il suo breve tour in nord America con due tappe, prima a Boston e poi a New York appunto

Due ore di concerto alternando, come lui stesso ha detto, pezzi che ha suonato raramente e i suoi successi storici. 

"Magari non erano buoni come singoli - ha spiegato a proposito dei brani poco suonati - ma quando fai un concerto devi fregartene di quello che passano o non passano le radio". Dall'album 'De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto' (2015), De Gregori ha cantato 'Non e' buio ancora', traduzione di 'Not Dark Yet', spiegando che anche se si tratta di un inno alla depressione e' una canzone molto bella. 

"Di Dylan mettero' in scaletta anche un pezzo preso del mio ultimo disco di traduzioni - aveva detto prima di iniziare il suo tour-. Puo' sembrare una stranezza andarlo a cantare in italiano davanti a un pubblico internazionale. Ma una sera a Parigi ho sentito Dylan cantare in inglese 'Les feuilles mortes' e da allora ho capito che si puo' fare tutto". 

Durante la prima parte del concerto De Gregori ha introdotto tutte le canzoni, sottolineando anche la s
ua intenzione di iniziare con brani tristi, durante la seconda parte ha smesso di parlare e ha lasciato invece la parola alla sua musica quella dei successi che non stancano mai, 'Generale', 'Rimmel', 'La donna cannone', 'Buonanotte fiorellino', mandando a casa tutti contenti, sempre come lui stesso ha detto. 

 Ad accompagnare in tour il cantautore poeta, Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Carlo Gaudiello (piano e tastiere), Paolo Giovenchi (chitarre) e Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino). "In questo giro di club non avremo un batterista - ha spiegato ancora De Gregori - ci saro' io che batto il piede sul palco e basta. E poi ci saranno un paio di chitarre, un basso e una tastiera. La maggior parte dei batteristi che conosco ormai cercano di somigliare a una batteria elettronica e questa cosa non mi piace".

13/11/17

Nel Mar Tirreno scoperta una catena di 15 vulcani sommersi !



Nel Mar Tirreno c'è una catena di 15 vulcani sommersi lunga 90 chilometri e larga 20: oltre agli otto vulcani sottomarini già noti, ne comprende sette appena scoperti. 

Va dalla costa a Sud di Salerno a quella calabra, 30 chilometri a Est di Sangineto (Cosenza). Pubblicata su Nature Communications, la scoperta è di Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Istituto per l'ambiente marino costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iamc-Cnr) e Istituto neozelandese di Scienze geologiche e nucleari (Gns)

Scoperta nel Lazio una meravigliosa Meridiana di 2.000 anni fa.



Oltre duemila anni fa, un cittadino romano di nome Marcus Novius Tubula, fresco di vittoria politica, dedicò una meridiana solare di marmo alla sua piccola cittadina: Interamna Lirenas (l’attuale Pignataro Interamna, in provincia di Frosinone). 

Una sorta di monumento alla vittoria per la cui realizzazione pagò - secondo l’iscrizione incisa sul monumento - di tasca propria. 

Gli archeologi hanno scoperto questo antico “trofeo” elettorale negli scavi ancora in corso nel sito di Interamna Lirenas, situato a circa 80 chilometri a sud di Roma, nella Valle del Liri.
Sembra che Interamna Lirenas sia stata una piccola cittadina fondata nel IV secolo a. C. e abbandonata nel VI secolo d. C.

12/11/17

Poesia della domenica - "Tutto è possibile la domenica" di Angelo Maria Ripellino.





Tutto è possibile la domenica: una qualsiasi sorpresa,
un'auto con amici fuggiti da un umido camping alpestre,
uno scroscio, uno screzio, una chiamata inattesa.
Sono deserte le scatole delle finestre,
dormono le qualità, le analogie, le diatrìbe,
dormono la pecoraggine e la villanìa dei profeti,
e le colombine tornate dai balli. Ma tutto è possibile:
una fiammata di ebbrezza, uno scherzo al telefono,
la morte di un giallo uccellino ucciso dal freddo,
il passaggio di una nuvolaglia di crespo esequiale,
l'arrivo di un pittore barbuto da Praga. Tutto è possibile.
L'architettura maldestra del vuoto domenicale
si scompiglia e si amàlgama come il mercurio.
Accada dunque qualcosa, perché la noia verde-malva
non accartocci il castello del cosmo in un disperato tugurio.



Angelo Maria Ripellino, tratto da Poesie, 1952-1978, Einaudi, Torino, 1990, pag.115.

11/11/17

Numero chiuso per la Cappella Sistina ? "Per il futuro sarà inevitabile".





Mi chiedo spesso,  passando davanti alle interminabili code che si snodano lungo le Mura Vaticane - per poter accedere ai Musei - come si potrà gestire in futuro, l'aumento costante della massa di turisti che nel nostro paese si mette in coda o prende d'assalto i musei più "gettonati" come quelli Vaticani o gli Uffizi a Firenze. 

Se infatti è certamente un bene questa domanda continua di cultura museale, non mancano le ombre: molto di questo turismo, infatti, è rapido, superficiale, l'elemento di un pacchetto che viene venduto ai turisti dalle compagnie, con tempi sempre più contingentati e con dinamiche sempre più di massa. 

Potrà sopportare un patrimonio culturale immenso ma fragile come il nostro un impatto come questo?

Secondo diversi osservatori, nei luoghi italiani di maggiore interesse culturale, per far fronte al crescente afflusso di turisti, "attuare il numero chiuso sara' presto inevitabile"

E' l'opionione anche dell'ex sovrintendente a Firenze ed ex direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. che lo ha ripetuto recentemente a margine di un evento in Palazzo Vecchio.

 Secondo lo storico dell'arte "non si potra' fare altrimenti. Ci sono diversi luoghi e spazi, in Italia, che sono di fatto attrattori enormi, attirano fiumane di persone in arrivo da tutto il mondo. Al crescere di queste fiumane, ad un certo punto bisognera' necessariamente porre dei limiti: e allora, verranno attivati dei contapersone, e quando le persone saranno troppe, dei numeri chiusi", ha spiegato Paolucci.



Una prospettiva, secondo lo studioso, destinata ad avverarsi "presto": e questo perché "se e' vero che l'industria del turismo di massa e' quella che tira di piu' al mondo e cresce con percentuali altissime anno dopo anno, continuerà con questo trend, il numero chiuso rapidamente diventerà inevitabile. Per adesso, al netto di variabili al momento imprevedibili, lo scenario che ci aspetta e' questo". 

Insomma, il futuro potrebbe presentarci - per ironia della sorte in un mondo sempre più aperto, sempre più concesso a tutti - opere d'arte sempre più blindate e sempre più inaccessibili.

10/11/17

Il Libro del Giorno: "La regina degli scacchi" di Walter Tevis. Un grande romanzo.



Scritto nel 1983, La Regina degli Scacchi (The Queen's Gambit) è il capolavoro di Walter Tevis, morto l'anno seguente, e il suo penultimo romanzo. 

Autore raffinato e appartato Tevis ha scritto una raccolta di racconti e sei romanzi, i quali hanno avuto molta fortuna, con celebri adattamenti cinematografici, come quelli tratti da L'uomo che cadde sulla Terra, scritto nel 1963 e portato sullo schermo da Nicholas Roeg (con Bowie protagonista), Lo spaccone (1959), diventato un classico del cinema con Paul Newman protagonista e Il colore dei soldi (1984), il suo ultimo romanzo, trasposto al cinema da Martin Scorsese, ancora con Newman protagonista e il giovanissimo Tom Cruise. 

La Regina degli Scacchi però, merita un posto a parte. 

Si tratta di un romanzo perfetto, che ha come protagonista l'orfana Beth Harmon e ne segue passo passo le vicende dalle stanze dell'oscuro orfanotrofio cattolico nel quale viene accolta dopo la morte dei genitori, fino ai palcoscenici più illustri del gioco degli scacchi, nel quale si dimostra precocemente un puro genio.

Beth inizia a giocare quasi per caso, quando scopre nello scantinato della scuola, il vecchio e burbero custode giocare da solo davanti alla scacchiera al lume di una fioca lampada.

Come avviene per i colpi di fulmine dell'anima descritti da James Hillman ne Il codice dell'anima, Beth si sente risucchiata da quello strano oggetto - la scacchiera - e dalla dinamica misteriosa del gioco. Impara in breve tempo, in breve tempo il suo cervello comincia a concentrarsi unicamente su quello. Riesce a battere in poco tempo il suo maestro, poi vola rapidamente sempre più alto, imparando da un manuale trafugato i rudimenti del millenario gioco.

Una volta adottata dalla stramba signora Withley e dal suo pessimo marito, Beth comincia a giocare ad alto livello: torneo dopo torneo, anche i media cominciano ad accorgersi di lei e negli anni '60-'70 in cui il libro è ambientato, Beth finisce addirittura per diventare - a soli sedici anni - l'orgoglio della nazione americana che ha finalmente un grande maestro da opporre agli invincibili dominatori sovietici.

Il pregio di questo meraviglioso libro - la Regina degli Scacchi è fra l'altro una impropria traduzione italiana del titolo originale che è The Queen's Gambit (Il gambetto della Regina è una mossa degli Scacchi) - è soprattutto nello stile e nella narrazione fulgida ed essenziale che ricorda un altro capolavoro coevo, Stoner di  John Williams, da poco riscoperto e diventato un caso editoriale mondiale.

Non ha cadute, non ha pause, e tutto procede come un treno senza fermate fino alla fine. Beth è un commovente, vivo personaggio, che resta nel cuore di ogni lettore. Tevis riesce a mantenersi così neutro da evitare ogni smaccata empatia, ogni partecipazione eccessiva con il suo personaggio, che vive di vita propria e non ha bisogno di nessuna sovrastruttura, di nessuna costruzione narrativa.

Così anche il lettore è costretto ad osservarla, senza "tifare": per molte e molte pagine il lettore non sa anzi se sperare che Beth vinca o perda. E' chiaro che vincere per lei, e vincere fino alla fine, trionfando nella partita finale contro il campione del mondo russo Borgov sarebbe l'apoteosi di un riscatto esistenziale. Ma dietro questo successo si nascondono anche molte ombre e gli scacchi - come l'insegnamento universitario per Stoner - sono anche un modo per Beth per eludere la vita, per non affrontarla veramente, per attenuarne le feroci sofferenze.

Il fatto però che la ragazza sopravviva così strenuamente alla autodistruzione è plausibile e catartico.  E' una lezione anzi, che oggi sembra più che mai importante.

Anche i personaggi di contorno sono fenomenali: l'amica di orfanotrofio Jolene, la madre adottiva, così fragile e vera, la signora Withley,  il Signor Schaibel, il custode, , e lo stesso Benny, ragazzo prodigio come Beth e come lui autisticamente isolato dal mondo.

Un romanzo veramente perfetto.

Fabrizio Falconi

WALTER TEVIS
LA REGINA DEGLI SCACCHI
Traduzione dall'inglese di Angelica Checchi
Minimum Fax, Roma, 2007-2014.



08/11/17

La Follia del Mega Palco per il "Divo Nerone" - un enorme Flop con i soldi pubblici.




Sta finalmente per essere definitivamente smantellato il Mega-Palco costruito nel cuore del Foro Romano nella primavera scorsa - una struttura gigantesca alta 30 metri e con 3.000 posti a sedere -  per ospitare lo spettacolo (una presunta opera-rock) Divo Nerone, rivelatosi un flop senza precedenti. 

La struttura così invasiva aveva fatto gridare allo scandalo già dalla sua costruzione, ma a nulla erano valse le proteste di associazioni ambientaliste e comitati di cittadini. 

Adesso, a distanza di qualche mese da un fallimento clamoroso (che ha lasciato senza paga perfino le maestranze assunte per l'allestimento), inizia il solito balletto italiano delle responsabilità, considerando che l'opera era finanziata da fondi pubblici e patrocinata da enti istituzionali. 

Interrogato dall'Ansa, anche il ministro della Cultura Franceschini, che pure aveva voluto fortemente il progetto, si chiama fuori: "Il Divo Nerone? È stato un belfallimento, ma il milione di euro non era dello Stato"

Il ministro precisa: "Il patrocinio - spiega Franceschini - e' quello che da' il Ministero a una manifestazione. Altra cosa sono i permessi che non c'entrano niente con il patrocinio e che vengono dati, in questo caso, dalle singole Soprintendenze per la realizzazione di una struttura in un'area archeologica, che e' competenza della Soprintendenza e non del ministero". 

Circa le polemiche sul finanziamento della Regione al progetto, replica Franceschini, "devo rispondere io anche delle scelte della Regione? Il patrocinio del ministero - conclude - non e' riferito al tipo di struttura che si costruisce o al successo di una iniziativa, ma e' una cosa che si da'. Casella? (Il produttore dello spettacolo ndr). Non so chi sia, non lo conoscevo". 

Insomma, la colpa è (sarebbe) tutta delle Soprintendenze che hanno concesso i permessi (a nostro avviso veramente folli) e della Regione che ha messo il milione di euro. 

Ma un Ministero che si chiama Della Cultura, non avrebbe il diritto/dovere di tutelare il patrimonio storico archeologico di Roma (il più ingente concentrato in una città) e di impedire la realizzazione di simili scempi ??

Fabrizio Falconi 


07/11/17

"Fermati o Sole!" Uno degli episodi più celebri della Bibbia spiegato da una Eclissi ?



Riecheggiata per millenni, la frase del condottiero israelita Giosuè: "Fermati, o sole" e' stata adesso esaminata da esperti di archeologia, di linguistica, di fisica e di astronomia che ritengono di poter finalmente stabilire il giorno in cui quelle parole potrebbero essere state pronunciate

Correva il 30 ottobre 1207 a.C quando chi si trovava nella valle di Ayalon (a nord ovest di Gerusalemme) resto' impietrito perché' allora la luna andò sovrapporsi al sole in quella che oggi viene definita una eclissi solare anulare

Mesi fa questa tesi era stata avanzata da tre ricercatori dell'Universita' di Beer Sheva (Hezi Yitzhak, Daniel Weinstaub e Uzi Avner). 

Adesso, aggiorna il Times of Israel, anche un team della Universita' di Cambridge e' arrivato alla medesima conclusione dopo essere andato a ritroso del tempo alla ricerca di fenomeni celesti che potevano essere osservati ad occhio nudo nella terra di Canaan in un periodo compreso fra il 1500-1000 avanti Cristo. 

Grazie a computer sofisticati - i ricercatori israeliani si sono rivolti alla Nasa - è stato possibile identificare la eclissi anulare del 1207 e proporre cosi' un contesto preciso alla narrazione biblica

Le truppe di Giosué avevano marciato tutta la notte per risalire i mille metri di dislivello e i 30 chilometri di distanza fra Ghilgal (valle del Giordano) e la alleata Ghivon, a nord di Gerusalemme. 

Di fronte avevano una agguerrita coalizione di Amorei, ostili a Ghivon. 

All'alba Giosué avanzo' verso Beit Horon. Poi discese la valle di Ayalon (oggi vi passa la Highway 443 Gerusalemme-Tel Aviv, a ridosso della Cisgiordania) diretto verso le località nemiche di Azeca e Yarmut. 

Gli Amorei erano in rotta: ma bisognava assolutamente sbaragliarli prima che col favore delle tenebre potessero trovare nascondigli, poiche' conoscevano bene il terreno. Occorrevano altre ore di luce. 

Qui giunse la invocazione: 'Sole fermati in Ghivon e tu, Luna, sulla valle di Ayalon'. 


E il Sole - si legge nella Bibbia - si fermo' a meta' del cielo e "non si affretto'" a tramontare

 Se le parole attribuite a Giosue' riflettono una osservazione reale, ha notato un ricercatore britannico citato dal Times of Israel, "allora in quel momento stava avvenendo un importante evento astronomico"

I ricercatori israeliani e britannici si sono soffermati in particolare sul doppio significato della parola ebraica 'dom' del testo biblico. Oltre che 'fermarsi' puo' indicare anche un affievolimento ('dimdum') della luce. Forse appunto una eclissi anulare. 

L'unica che poteva essere osservata da Giosue', secondo questi ricercatori, avvenne nel 1207 a.C. 

 Sul web, come spesso avviene in questi casi, c'e' chi ostenta una dose di scetticismo. In particolare viene fatto notare che nel versetto in questione il Sole e' sopra Ghivon mentre la Luna e' sulla valle di Ayalon. Non danno l'idea di essere sovrapposti. 

Ma come questi versetti biblici, anche la 'teoria dell'eclissi' viene riproposta periodicamente e forse e' destinata a restare sospesa a mezz'aria appunto come il Sole, quel giorno di tre millenni fa sopra Ghivon. 

06/11/17

Si potrebbe vivere solo di questo - L'Italia al primo posto della classifica mondiale dei Siti Unesco.



C'è una cosa nella quale eccelliamo nel mondo. Ed è una delle più importanti. 

Ogni tanto è bene ricordarci di questo e tornare ad analizzare i dati di questa tabella: l'Italia primeggia la classifica mondiale dei SITI UNESCO, cioè dei luoghi considerati Patrimonio Mondiale dell'Umanità (QUI LA LISTA COMPLETA)


Consideriamo dunque che l'Italia vanta in un territorio di appena 300.000 kmq. un numero di siti superiore a quello della Cina, che pure custodisce una storia millenaria e una superficie estesa  per 9 milioni e mezzo di Kmq, quindi pari a più di 30 volte l'Italia.

Il Regno Unito ha quasi la metà dei siti Unesco dell'Italia.

Francia, Germania e Spagna, comunque estesi o molto più estesi dell'Italia (rispettivamente 650.000, 357.000, 500.000) sono dietro all'Italia. 

Paesi dalle ricchezze archeologiche immense come India e Messico (3 milioni e 200.000 kmq e 2 milioni di kmq), hanno un numero molto inferiore all'Italia di Siti Unesco. 


Insomma: Nessun paese al mondo può vantare una concentrazione di siti - naturali, archeologici, artistici - paragonabili a quelli della piccola e fortunata Italia. 

Una cosa che già sappiamo e che da sempre non riusciamo davvero a valorizzare. 

Ancora una volta diciamo: si potrebbe vivere soltanto di questo. Se fossimo capaci di considerare il nostro paese uno scrigno di tesori, non da tenere chiusi in un museo o peggio ancora in un frigorifero, ma da mostrare al mondo. 

A questo dovremmo dedicarci sempre: conoscere la nostra storia e la nostra cultura, di ricchezze imparagonabili. Conoscerla noi per farla conoscere al mondo. Custodirla con ogni cura, e raccogliere i frutti di questa abbondanza, in gran parte merito delle generazioni che ci hanno preceduto. 

Fabrizio Falconi