18/09/17

Kamasi Washington - "Truth" (VIDEO) - La forza vitale.




Il grande jazzista d’avanguardia Kamasi Washington ha inserito questo brano “Truth” come sesto movimento da Harmony of Difference, un nuovo EP pubblicato da pochissimi giorni. . 

Ad accompagnare il nuovo brano di tredici minuti intitolato “Truth”, un film del celebre regista A.G. Rojas che potete vedere qui in testa.

Il brano di Kamasi Washington è una esperienza totale, come il video è un'esperienza totale. 

E' confortante che ancora l'espressività umana sia capace di questo, e tutti dovremmo rallegrarcene. 

Truth - elaborazione geniale di un motivo di Duke Ellington - è la sintesi della forza vitale, della forza interiore.  L'armonia della differenza alla quale si riferisce Kamasi è la ricchezza stessa della vita che si fa non solo e non tanto esperienza, sperimentazione, ma iniziazione. 

Collezioniamo vite fatte di ricordi ed esperienze sensoriali, ma non sappiamo organizzarle, né valorizzarle. Tutto resta ad un livello epidermico e svanisce in fretta nel nulla. 

Invece, soltanto quello che va e resta nel profondo ha senso e fa crescere. 

La nostra vita vale la pena di essere vissuta soltanto per questo: perché è scoperta che resta: tutto quello che resta fa evolvere verso strati di maggiore consapevolezza, e la consapevolezza porta vera gioia interiore. La gioia - non soltanto di essere al mondo, ché tutti ne sono capaci dai girasoli ai maiali nel cortile - ma di sentire (non di pensare) su se stessi il cambiamento evolutivo, la ricchezza raggiunta, il cambiamento profondo del proprio essere. 

Fabrizio Falconi

15/09/17

"Viviamo nell'età della rabbia" - dal 29 settembre al 1 ottobre il Festival di Internazionale a Ferrara.





Oltre 250 ospiti provenienti da 40 paesi e da 4 continenti per 250 ore di programmazione e 130 incontri. 

Questi i numeri del programma di Internazionale a Ferrara che e' stato presentato nella sede della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Filo conduttore di questa edizione e' la prospettiva intesa come lungimiranza e opportunita', una risposta ai moti xenofobi, ai populismi e ai nuovi protezionismi, sintomi di un affanno della politica a fare fronte ai grandi mutamenti sociali

Per tendere verso un`informazione corretta; per leggere gli eventi in corso senza paura, immaginando soluzioni rispettose dei diritti umani; per individuare modelli economici piu' inclusivi, serve la giusta distanza. 

"Anche quest`anno la citta' di Ferrara si trasformera' per un fine settimana nella piu' grande redazione al mondo - ha dichiarato Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale - Il mondo del nostro logo quest`anno ha un cannocchiale, per cercare una direzione, mettere in prospettiva le cose, guardarle dalla giusta distanza per vedere non solo crisi ma anche le possibili soluzioni". "

Grandi ospiti da tutto il mondo: da Angela Davis, femminista ed ex militante del partito comunista statunitense a John Lewis che nel 1963, insieme a Martin Luther King organizzo' la grande marcia su Washington al termine della quale fu pronunciato il celebre discorso "I have a dream". Appuntamento, come ogni anno, con giornalisti, scrittori e fotoreporter da ogni continente: dallo scrittore siriano Khaled Khalifa alla reporter colombiana Marta Ruiz, dall`inviato iracheno Gaith Abdul-Ahad all`attivista di origine eritrea Meron Estefanos, fino a Shane Bauer che, nell`anno del risveglio dei nazionalismi e del razzismo istituzionalizzato, sotto copertura si e' infiltrato nei movimenti paramilitari di estrema destra americani. 

Emblematico l`incontro conclusivo del festival, intitolato "L`Eta' della rabbia" dal libro dello scrittore indiano Pankaj Mishra che dialoghera' con lo statunitense Adam Shatz e lo studioso francese Olivier Roy. 

14/09/17

Disfacimento di un Mandala - Una metafora fortissima della nostra vita.





Questo video l'ho girato ieri al Maxxi di Roma dove era previsto l'epilogo canoro e il disfacimento dell'opera di Bruna Brunamonti: un Mandala di grandi proporzioni realizzato in oltre due mesi di minuzioso lavoro con la disposizione sul pavimento del museo, secondo un andamento circolare, legumi e cereali, fino a formare una svastica sinistroversa caratterizzata da una miriade di forme e sfumature di colore. 

Una operazione complessa e delicatissima realizzata da Bruna Esposito insieme a Simone Cametti, Paola d’Agnese, Roberta De Lazzari, Cristina Falasca, Lorenzo Kamerlengo. 

Il video testimonia il momento nel quale l'artista ha proceduto a disfare l'opera con le sue stesse mani.

Poco prima cantori avevano interpretato nel silenzio della sala “e così sia…” (2001) un pezzo di Andries van Rossem su poema di Paola d’Agnese.

Il disfacimento di un Mandala è sempre un momento denso di emozioni. Per noi occidentali, così disabituati al distacco, drammatico.

Per i monaci tibetani, invece, il disfacimento di un Mandala è il semplice significato racchiuso del senso stesso dell'esistenza.

Come ogni cosa umana, su questa Terra, anche lo sforzo titanico di un Mandala, di dare ordine al mondo, finisce in polvere. 

La polvere viene raccolta in un'urna dispersa nell'acqua. 

Ogni Mandala è un esercizio al distacco.  A distaccarsi da ogni cosa terrestre, da ogni cosa, dal possesso, da ogni relazione, da ogni legame. 

Ogni cosa, come tutto, finisce. 

E ieri, mentre osservavo la perfezione di quell'opera, prima che iniziasse la distruzione, pensavo a quanta armonia, quanta bellezza essa conteneva. Eppure, ogni cosa, ogni relazione costruita dall'uomo con tanta pazienza, con tanta dedizione, con tanta cura, con ogni amore, finisce nel caos.  

Colpisce anche la enorme sproporzione dei tempi: ci sono voluti 2 mesi di lavoro continuo, di sei persone che si sono alternate, per costruire e realizzare. 

Ci sono voluti solo pochi minuti per distruggere tutto. 

E' così che vanno le cose qui.  

La bellezza del Mandala è ora in un'altra dimensione della testa e del cuore, in un'oltre-vita che nessuno conosce e nessuno può attraversare.

Fabrizio Falconi












13/09/17

Pontormo, Rosso Fiorentino, Michelangelo: Dal 21 a settembre una grande e importante mostra a Palazzo Strozzi a Firenze.




Dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 Palazzo Strozzi ospita Il Cinquecento a Firenze, una straordinaria mostra dedicata all’arte del secondo Cinquecento a Firenze che mette in dialogo opere di artisti come Michelangelo, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Pontormo, Bronzino, Giorgio Vasari, Santi di Tito, Giambologna. Ultimo atto d’una trilogia di mostre di Palazzo Strozzi a cura di Carlo Falciani e Antonio Natali, iniziata con Bronzino nel 2010 e Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014, la rassegna celebra una eccezionale epoca culturale e di estro intellettuale, la seconda metà del Cinquecento a Firenze, in un confronto serrato tra “maniera moderna” e controriforma, tra sacro e profano: una stagione unica per la storia dell’arte a Firenze, segnata dal concilio di Trento e dalla figura di Francesco I de’ Medici, uno dei più geniali rappresentanti del mecenatismo di corte in Europa.

La mostra comprende oltre settanta tra dipinti e sculture, espressione della temperie culturale di quel tempo. Lungo le sale di Palazzo Strozzi si troveranno a dialogare, in un percorso cronologico e tematico allo stesso tempo, opere sacre e profane dei grandi maestri del secolo come Michelangelo, Pontormo e Rosso Fiorentino, ma anche di pittori quali Giorgio Vasari, Jacopo Zucchi, Giovanni Stradano, Girolamo Macchietti, Mirabello Cavalori e Santi di Tito e scultori come Giambologna, Bartolomeo Ammannati e Vincenzo Danti, solo per nominare alcuni di coloro che furono coinvolti nelle imprese dello Studiolo, della Tribuna e nella decorazione delle chiese fiorentine secondo le indicazioni conciliari. Artisti capaci di giocare su più registri espressivi mediando la propria formazione, avvenuta sui grandi maestri d’inizio secolo, con le istanze di un mondo che affrontava un complesso cambiamento verso l’età che sarebbe stata di Galileo Galilei, aperta a una nuova visione sia della natura sia dell’espressione artistica di respiro europeo.


La mostra è prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi con Arcidiocesi di Firenze, Direzione Centrale per l’Amministrazione del Fondo Edifici di Culto-Ministero dell’Interno, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e per le province di Pistoia e Prato, con il supporto di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana, e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Main sponsor Gruppo Unipol.


12/09/17

Ritrovare lo "sguardo bambino" - Dal 21 al 25 settembre "Torino Spiritualità"




Cinque giorni di incontri, dialoghi, lezioni, letture e spettacoli per mettere a confronto coscienze, fedi, culture e religioni. È Torino Spiritualità, che – dal 2005 – è il luogo in cui cercare il significato profondo del nostro tempo e del nostro agire. Con il tema della XIII edizione (21-25 settembre)PICCOLO ME, il festival propone di indagare le tracce d’infanzia presenti ancora nell’età adulta, da recuperare per vivere pienamente. È un invito a “diventare bambini”, come dice il sottotitolo, per ritrovare una dimensione mai perduta bensì sempre presente come tensione che attraversa l’essere umano. C’è uno sguardo da recuperare nella memoria, in cui si intrecciano sorpresacuriositàtimidezzafragilitàpaurapassionemeravigliasperanzatenerezza. Un modo per farlo è ascoltare le storie raccontate nei reading e spettacoli in programma.

Lo sguardo appassionato di chi si lascia coinvolgere con mente e corpo.
Il Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards, eccellenza del teatro internazionale, porta al festival Open Program con due performance capaci di far “diventare bambini”: sonoIncontro Cantato / Open Choirmartedì 19 settembre, 18.30 al Circolo dei lettori e Le Parole Nascoste / The Hidden Sayings mercoledì 20 settembreore 18.30 alla Chiesa di San Filippo Neri.
(È Aspettando Torino Spiritualità, l’antemprima del festival a ingresso libero)

Dell’occhio sorpreso di un bambino.
È Momo, protagonista di La vita davanti a sé di Romain Gary, capace di catturare la complessità del mondo. Questo romanzo, toccato dalla grazia, diventa un reading con protagonista l’attoreSilvio Orlandogiovedì 21 settembre ore 21 al Teatro Carignano. Insieme al Belleville Quartet di Simone Campa, prende vita sul palco la variopinta e vitalissima sarabanda del quartiere parigino dove la storia è ambientata. (Ingresso € 18, Ridotto Amici di Torino Spiritualità € 12)

Di speranza quando tutto crolla.
Luigi Lo Cascio porta in scena il romanzo del premio Pulitzer Cormac McCarthy, La stradaVenerdì 22 settembre, ore 21 al Teatro Carignano, la storia di un mondo esausto in cui solo i più piccoli sanno ancora portare un po’ di luce. Le sonorizzazioni sono di G.U.P. Alcaro, la produzione di il Circolo dei lettori(Ingresso € 15, Ridotto Amici di Torino Spiritualità € 10)

La speranza è anche al centro di Non ci è concesso lasciare il mondo così com’è, il reading che racconta la coraggiosa storia di Janusz Korczak, medico ed educatore dalla parte dei bambini, vissuto in una Varsavia densa di presagi nazisti. Con Gabriella CaramoreSax Nicosia e l’Orchestra Beethoven della Scuola Popolare di Musica sul palco del Teatro Carignanosabato 23 settembreore 18.30(Ingresso € 5)

Di sguardi fragili e spaventati.
In Il mare è un grembo, l’inviato di “La Stampa” Domenico Quirico – insieme all’attrice e regista Elena Ruzza – racconta il viaggio di chi cerca di raggiungere una riva sicura e lo spaesamento di chi si trova depositato in una terra che non conosce e deve scoprire e decifrare tutto. Lo spettacolo è sabato 23 settembre, ore 21 al Teatro Gobetti(Intero € 8, Ridotto Amici di Torino Spiritualità € 5)

Dello sguardo capace di creare.
L’infanzia sa inventare passaggi verso mondi altrimenti impensabili. È il caso della Piccola liturgia Errante dei ragazzi dell’Atelier dell’Errore, laboratorio di arti visive progettato nel 2002 per il servizio della neuropsichiatria infantile di Reggio Emilia, dell’artista Luca Santiago Mora che li guida, e delle loro creature zoomorfe, disegni, performance, oracoli e profezie. Al Teatro Gobettidomenica 24 settembreore 15.30, una creazione teatrale straordinaria.

A noi vivi! Il Paradisodomenica 24 settembreore 16.30 al Teatro Astra, un’esperienza ludico-formativa per i piccoli, una ricerca del paradiso perduto (eppure riconquistabile) per gli adulti.

Fudendaiko, i tamburi del Monastero di Fudenji. E migliaia di bodhisattva emersero dalle viscere è invece la performance che celebra i cinquant’anni dello Zen Soto in Europa. Domenica 24 settembreore 18.30 al Teatro Gobetti suonano i tamburi che rappresentano la voce del Buddha che chiama i fedeli ad ascoltare il Dharma. (Ingresso € 5)

E ancora, in programma, lo spettacolo tratto da Qualcosa (Longanesi) di e con Chiara Gamberale, sull’incapacità tutta adulta di non accettare i propri limiti. Insieme alla scrittrice, ancheEmanuele Trevi e l’attore Marcello Spinetta, mentre Luciana Littizzetto è presente “in voce”, domenica 24 settembreore 18.30 al Teatro Carignano(Ingresso € 8, Ridotto Carte Plus del Circolo dei lettori € 5, Gratuito per gli Amici di Torino Spiritualità)

Infine, di tenerezza e commozione.
Un altro immaginario da scoprire è quello delle ninne nanne, romanze e cantigas della tradizione ebraica orientale proposte dal soprano Natalie Lithwick e dal musicista Adel Salameh. È lo spettacolo Mia figlia, mia cara, amen amenlunedì 25 settembreore 21 al Circolo dei lettori.

La biglietteria è al Circolo dei lettori (Via Bogino 9), dalle 9.30 alle 21.30 tutti i giorni eccetto la domenica. I biglietti anche sono acquistabili online su Vivaticket.



Programma completo: www.torinospiritualita.org

11/09/17

Ungaretti e Bruna Bianco - Un grande amore tardivo. Sul Venerdì un articolo di Marco Cicala.




Su questo (apertura del Venerdì dell'8 settembre) e sull'amore di Ungaretti per Bruna Bianco ho scritto nel 2008 un romanzo, "Per dirmi che sei fuoco", pubblicato da Gaffi e ancora reperibile (per chi fosse interessato - link e copertina sotto).

PIETRA LIGURE. In Comizi d’amore, il documentario del 1965 sulla sessualità degli italiani, Pier Paolo Pasolini gli chiese se nella vita intima si fosse mai lasciato tentare da qualche forma di trasgressione. Quasi ottantenne, Giuseppe Ungaretti rispose: «Che cosa vuole, io sono un poeta... Quindi incomincio col trasgredire tutte le leggi facendo della poesia... Ora sono vecchio e allora non rispetto più che le leggi della vecchiaia, che purtroppo sono le leggi della morte»

Parole tombali. Però il vegliardo mentiva. O peccava di falsa modestia. Perché in fatto di passione l’inverno della sua vita fu abbastanza vorticoso da sbriciolare come uno squallido cliché l’equazione vecchiaia = pace dei sensi

A riprova le circa quattrocento ardentissime lettere inviate alla giovane poetessa italo-brasiliana Bruna Bianco tra il ‘66 e il ‘69. 

Se ne conoscevano soltanto pochi stralci, adesso escono al completo da Mondadori (Lettere a Bruna), a cura di Silvio Ramat. 

Vampe e acciacchi senili, viaggi, onori da star, riflessioni – qua e là velenosette – su letteratura, arte, musica, società, politica... Nel nubifragio di epistole – che nei momenti di massima esaltazione decollavano al ritmo di due al giorno – c’è dentro tutto il centauro Ungaretti: per metà sommo poeta della concisione e per l’altra affabulatore torrenziale. 

Con Bruna Bianco si conobbero a San Paolo del Brasile nell’estate ‘66. Lei aveva 26 anni, lui oltre mezzo secolo di più. «Finiva agosto. Dopo una sua conferenza all’Hotel Ca’ d’Oro mi avvicinai trovando il coraggio per consegnargli una busta con le mie poesie. Bruttissime» sorride Bruna ricevendomi nella casa di Pietra Ligure dove passa le vacanze. È un’affettuosa signora con un fisico asciutto da maratoneta. Oggi ha più o meno la stessa età del poeta all’epoca. Continua: «Ungà mi invitò immediatamente a colazione. Rifiutai. Lui ripartì per Rio. Doveva restarci dieci giorni. Ce ne ne rimase solo tre. Una mattina, arrivando in ufficio, mi dissero che aveva chiamato una ventina di volte. E adesso il telefono squillava di nuovo»... 





10/09/17

Poesia della Domenica: "E il mondo e il sogno", di Gustav Mahler.






Gustav Mahler, nato nel 1860, fu oltreché sensibile direttore d'orchestra, l'autore di uno dei più imponenti, anche per struttura e durata, cicli sinfonici dell'età post-wagneriana: dieci sinfonie scritte tra il 1888 e il 1910, l'ultima delle quali incompiute.
Di straordinario fascino i suoi cicli liederistici, tratti da raccolte poetiche della tradizione; ma alcune volte, scritti da lui stesso, con inquietante sensibilità.
La lirica che segue è appunto di suo pugno. 

E il mondo e il sogno

I due occhi azzurri del mio tesoro
m'obbligarono a partire per il vasto mondo. 
Dal mio angolo prediletto dovetti congedarmi !
Oh, occhi azzurri! Perché mi guardaste ?
Ora, per sempre, patirò ansia e dolore !

Me ne partii nella notte silente,
nella notte silente per l'oscura brughiera.
E nessuno mi disse addio, addio !
I miei compagni eran amore e doglia !
Lungo il cammino s'ergeva un tiglio,
e là soltanto nel sonno riposai!

Sotto il tiglio, che i suoi fiori
ha nevicato su di me,
più non sapevo quanto duole la vita,
perché tutto, oh tutto nel bene s'era mutato ! 
Tutto! Tutto! Amore e dolore!
E il mondo e il sogno!


Gustav Mahler, Lieder eines fahrenden Gesellen (1883-1884), (traduz. di Guido Davico Bonino)



09/09/17

The Fall - Il Giardino.






Il giardino 

Migliaia e migliaia d’anni
non sarebbero sufficienti
per dire
il piccolo secondo d’eternità
nel quale mi hai baciato
nel quale ti ho baciata
Un mattino nella luce dell’inverno
al parco Montsouris a Parigi
a Parigi
sulla terra
la terra che è un astro.


Jacques Prévert




Des milliers et des milliers d’années

Ne sauraient suffire
Pour dire
La petite seconde d’éternité
Où tu m’as embrassé
Où je t’ai embrassèe
Un matin dans la lumière de l’hiver
Au parc Montsouris à Paris
A Paris
Sur la terre
La terre qui est un astre.

08/09/17

Domani sera apertura straordinaria notturna a 1 Euro per i Mercati di Traiano con la Casa del Jazz.




I suoni della musica jazz e i grandi compositori dell'epoca barocca saranno al centro del programma di eventi culturali del prossimo fine settimana organizzati in collaborazione con la Casa del Jazz e Roma Tre Orchestra. 

Si comincera' sabato 9 settembre con le performance jazzistiche del Francesco Lento Quintet e del Trio Cicconetti/Cantarano/Mazzeo durante l'apertura serale dei Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali (dalle 20 alle 24 ultimo ingresso ore 23 - biglietto simbolico di un euro) e si concludera' domenica 10 alle ore 16.30 presso il Museo Pietro Canonica di Villa Borghese con lo spettacolo L'ensemble Barocco dei musicisti Nelita Maiolatesi (oboe), Angela Naccari (clavicembalo) e Marco Simonacci (violoncello). 

Durante la serata di sabato 9 i visitatori avranno l'occasione di assistere a una doppia esibizione musicale che li accompagnera' durante il percorso della propria visita tra i reperti archeologici del Museo di via Quattro Novembre. Con il biglietto di un euro il pubblico potra' ammirare le bellezze dell'intera area, l'esposizione temporanea della mostra I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana nell'area dei Fori Imperiali dopo l'antichita' e assistere al seguente programma musicale:

alle 21.00 e alle 22.30 sulla Terrazza del Belvedere si esibira' il Cicconetti/Cantarano/Mazzeo Trio. Questo raffinato guitar trio portera' in scena un repertorio di celeberrimi standards, molti dei quali legati a famose colonne sonore cinematografiche. Con Stefano Cicconetti (batteria), Steve Cantarano (contrabbasso), Francesco Mazzeo (chitarra). Alle 20.15, alle 21.45 e alle 23.15 nella Grande Aula si terra', invece, l'esibizione del Francesco Lento Quintet. Uno dei migliori trombettisti di jazz italiani sara' alla testa di questo formidabile quintetto, una sorta di giovane 'all stars', alle prese durante la serata con i cavalli di battaglia della leggendaria etichetta discografica 'Blue Note'. Con Francesco Lento (tromba), Daniele Tittarelli (sax alto), Domenico Sanna (piano), Luca Fattorini (contrabbasso) e Marco Valeri (batteria). 

Sara' invece un piccolo viaggio nel gusto di un tempo e di uno stile compositivo quello che Nelita Maiolatesi, Angela Naccari, Marco Simonacci dedicheranno domenica 10 settembre alle ore 16.30 presso il Museo Pietro Canonica alla musica di alcuni tra i principali compositori dell'epoca barocca. 

Gli strumenti da loro impiegati saranno quelli tipici di questo periodo: oboe e cembalo, uniti al cello per rafforzare il continuo. Le due giornate rientrano nell'iniziativa 'Nel week-end l'arte si anima' promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l'organizzazione di Ze'tema Progetto Cultura. La programmazione e' frutto della collaborazione con importanti istituzioni culturali cittadine quali: Casa del Jazz, Fondazione Musica per Roma, Teatro di Roma, Fondazione Teatro dell'Opera, Accademia Nazionale di Santa Cecilia e con le Orchestre dell'Universita' Roma Tre e di Sapienza Universita' di Roma. 

Continua anche 'Museum Social Club - Edizione Weekend', contest gratuito dedicato ad artisti emergenti tra i 18 e i 30 anni attivi nell'ambito della danza, della musica e del teatro. Per partecipare alle prossime edizioni (nuova scadenza 21 settembre) e' sufficiente inviare una mail e un video di presentazione all'indirizzo social@museiincomuneroma.it. Ogni mese i momenti performativi piu' votati sulla pagina ufficiale Facebook (fino a un massimo di quattro) potranno andare in scena durante uno degli eventi del fine settimana. 

 Ancora in corso la promozione speciale per 'L'ara com'era', in programma il venerdi' e il sabato sera al Museo dell'Ara Pacis. Si potra' acquistare un biglietto d'ingresso ridotto presentando il biglietto vidimato degli eventi di animazione del week-end nei Musei in Comune (la promozione e' valida per il weekend in corso o il successivo, salvo disponibilita'). 'L'Ara com'era' e' il primo intervento sistematico di valorizzazione in realta' aumentata e virtuale di uno dei piu' importanti capolavori dell'arte romana, divenuto ancora piu' immersivo e coinvolgente. 

Grazie a due nuovi punti d'interesse in Realta' Virtuale, che combinano riprese cinematografiche dal vivo, ricostruzioni in 3D e computer grafica, e' possibile immergersi nell'antico Campo Marzio settentrionale e assistere alla prima ricostruzione in realta' virtuale di un sacrificio romano.

07/09/17

Da Stasera in TV una miniserie dedicata alla eccezionale vita (e opera) di Jack London !






Il destino eccezionale dello scrittore famoso in tutto il mondo per "Il richiamo della Foresta", "Zanna Bianca" e "Martin Eden", una delle figure americane piu' importanti del XX secolo. 

È "Jack London, un'avventura americana" la miniserie in onda in prima visione tv da giovedi' 7 settembre alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo "a.C.d.C." con Alessandro Barbero

Nato nel 1876, sul finire della "conquista del West" e l'ingresso dell'America nell'eta' contemporanea, Jack London vive a cavallo tra questi due mondi differenti, partecipando a tutte le principali vicende politiche, sociali e culturali del tempo.

Il documentario in due episodi racconta di come la sua vita avventurosa si sia specchiata nella storia americana: crescere nei quartieri poveri con i pirati della Baia di San Francisco, scoprire il Grande Nord nella corsa all`oro del 1897, sperimentare il foto giornalismo durante il conflitto russo-giapponese e il grande terremoto e incendio del 1906 a San Francisco, e ancora l'impegno socialista e la navigazione dei mari del sud sullo "Snark"

Questa serie commemora il centenario della morte dello scrittore e, con oltre 12.000 fotografie e numerose ore di pellicola, aspira ad essere la piu' ambiziosa biografia filmata sul grande maestro del romanzo d'avventura nordamericana.

06/09/17

Il ritorno dell'Anima.





Il ritorno dell’anima
viaggio iniziatico da Roma a Finisterre in compagnia dell’essenza.





1.

“Guidami, anima mia.”
“ Eccomi.”
“ Dunque, ci sei ?”
“ Io ci sono sempre, lo sai.  Anche quando pensi di avermi dimenticato o confinato, o peggio ancora, segregandomi, ritieni di potermi controllare. Sei sempre così ossessionato tu dal controllo. Pensi sempre che niente ti sfugga, la vita non ti ha insegnato che le cose migliori accadono quando abbandoni  la tua smania di considerare tutto, di controllare tutto ? Non ti sei accorto che è propizio lasciare andare ?”
“ Sì, lo so anima mia, ma non ci riesco.”
“ Ti aiuterò”.
“Solo con te, in effetti posso farcela. Il mondo mi appare confuso. Io stesso sono confuso. Non so più chi sono, anzi non l’ho mai saputo. Un momento mi sembra di desiderare una cosa, il momento seguente non la desidero più.  Desidero ciò che non voglio, voglio ciò che non desidero. Tutto mi appare privo di senso.”
“ Lo so. Ma vuoi lasciarti andare alla deriva come fanno tutti ? Vuoi solo lasciarti trasportare dalla corrente come un relitto ?”
“No. Non lo vorrei.  Non penso di essere venuto al mondo solo per questo.”
“Certo che no. Per questo devi sforzarti di essere, prima di tutto. Di avvicinarti al centro. Te ne sei troppo allontanato. Ti ha sovrastato il fragore inutile.  Dovresti fare silenzio.”
“Silenzio per cosa, anima mia ?”
“Il silenzio è il presupposto di ogni cosa.  In mezzo al fragore non puoi pensare di poter percepire un sussurro. Dirai che non esiste. Ma il sussurro c’è. Sei tu che non puoi ascoltarlo perché c’è troppo rumore.”
“Un sussurro ?”
“Sì. Tutte le cose nuove nascono con un sussurro.”
“Insegnami, anima mia.”
“Non ho nulla da insegnarti. Posso solo camminare insieme a te.”
“E’ quel che vorrei fare. Con te mi sento meno solo. Ho scoperto che sognare mi serve a poco.”
“Certo, se si sogna da soli. Ma noi sogneremo in due. Ed è per questo che il sogno diventerà reale.”
“Sono pronto, anima mia. Dove andremo?”
“Andremo dentro una storia di luoghi. Perciò cammineremo. E camminando, parleremo.  Sarà un bel dialogo, vedrai. Scopriremo molte cose insieme. Alcune le troveremo, altre le ri-troveremo.  E vedrai, ritrovare sarà ancora meglio che trovare.” 
“Eccomi anima mia, sono già innamorato di te.”
“Ascolta, anche l’amore nasce con un sussurro.  Non dire più niente, seguimi.”
“Da dove cominceremo ?”
“Cominceremo dalla morte.”
“La morte, anima mia ?”
“Sì.”
“Ne ho paura.”
“Ma è necessario, la morte è la fine di tutto, noi pensiamo, data la nostra mortalità. Tutto finisce. Ma la morte è inizio. E noi cominceremo dalla morte e finiremo con la morte.  Vedrai, sarà un viaggio tutt’altro che mortifero.”
“Dalla morte alla morte?”
“Sì, ma sono due tipi diversi di morte, l’inizio e la fine.  Cominceremo da Roma e finiremo il nostro viaggio in un luogo chiamato Finisterre. Saremo stanchi, la terra sarà finita, e noi potremo riposare.”
“Potremo anche amarci allora, anima mia ?”
“Lo faremo anche prima, vedrai.”
“Conducimi dunque. Perché Roma?”
“Perché da qui inizia la nostra storia. Tutti i luoghi che visiteremo sono magici.  Hanno il segno dell’umano, di chi li ha costruiti, ma rimandano continuamente a qualcosa di altro e di oltre. Per questo sono magici. Perché chi li ha costruiti e chi li ha concepiti è stato soltanto il tramite di un discorso che proveniva da molto lontano.”
“Roma è una città molto grande. Rischio di perdermi.”
“Vieni. C’è un luogo molto particolare, che in pochi conoscono.  Dobbiamo risalire indietro nel tempo, alla metà del 1600 quando c’era, in questa città, una famiglia molto importante. Venivano dalla Toscana e avevano un brutto nome addosso, il nome di un insetto molto fastidioso: il tafano. Un insetto che punge e succhia il sangue.  Forse questo era già il loro destino visto che la Storia oggi li ricorda come quelli che saccheggiarono i tesori di Roma.”
“Nefasti come Tafani ? Cosa abbiamo da imparare da loro ?”
“No, ogni cosa, lo sai non è bianca o nera. Ogni cosa contiene tutte le sfumature dei colori possibili. Ogni cuore umano dispone di tutto. I Barberini, così presero a chiamarsi per cancellare quell’onta di un cognome non proprio nobile,  cambiarono anche il loro simbolo araldico e scelsero le api.  Ce ne sono molte scolpite sui muri di Roma anche oggi, che li ricordano.”
“Sì, ma cosa hanno da insegnarci ?”
“Tutto. Le api sono insetti immensamente utili e produttivi.  Così furono anche i Barberini. Nel 1623 un’ape Barberiniana divenne anche Papa con il nome di Urbano VIII.”
“E cosa fece ?”
“Molte insigni opere, che ancora abbelliscono la città. Ma quella che interessa ora a noi qui è una piccola Chiesa che oggi si trova alla fine di Via Veneto, chiamata Santa Maria dell’Immacolata, che però viene chiamata Chiesa dei Cappuccini.”
“In onore dei Frati ? Ho sempre nutrito interesse per questi strani camminanti, anima mia.  So che hanno cercato il bene e spesso l’hanno sparso per il mondo, partendo dall’umile, dal basso, dal più piccolo.”
“Sì. Seguivano le orme di uno dei più grandi illuminati, San Francesco d’Assisi, che lo ricorderai bene, era anche lui bianco e nero, visto che spese parte della sua vita tra i piaceri mondani, le feste, la fatuità, prima di accorgersi quanto tutto questo non gli bastasse.”
“E perché questa Chiesa, dunque?”
“Ti ho detto che mi interessava la morte. Questo edificio, voluto dai  Barberini per proteggere e dare una casa ai Cappuccini, qualche decennio dopo la sua costruzione divenne una specie di grandioso e spaventoso monumento alla morte. Vi sono contenute le ossa di più di quattromila frati – di uomini che vissero su questa terra – accumulate nei secoli, provenienti da altri conventi e qualcuno, non sappiamo bene chi, si divertì (non credo sia il termine giusto, ma forse sì…) ad allestire cinque cappelle, nella cripta della Chiesa, utilizzando i più disparati frammenti degli scheletri di quegli uomini (ossa del bacino, vertebre, scapole, clavicole, costole, omeri, femori) per realizzare composizioni di tutti i tipi: fiori, rosoni, bilance, clessidre, simboli legati al tempo, figure geometriche, perfino.. lampadari.”
“Qualcosa di macabro.”
“Sì, c’è chi ha visto solo il macabro di questo luogo. Visitatori illustri come il Marchese De Sade o Nathaniel Hawthorne (che vi ambientò il suo romanzo più gotico, Il Fauno di Marmo), rimasero soggiogati dall’elemento sulfureo. Ma se cammini al mio fianco e vedi questa nuda terra che fa da pavimento alle cripte (i francescani la portarono direttamente dalla Terra Santa, di cui erano e sono custodi), potrai ascoltare le voci. Senti niente ? Lo senti ? Come una specie di richiamo.”
“Aspetta… sì.. mi sembra di sentire un sottofondo lontano, come un coro..”
“Sì.”
“Chi sono?”
“Parlano ciascuno con la propria voce, ma insieme compongono una armonia quasi impercettibile. Sono i morti.”
“Cosa dicono?”
“Sono tristi per aver dovuto interrompere il cammino, ma se ascolti bene il loro canto, sono anche molto felici perché vivono ora in una nuova sostanza.”
“E’ il vecchio sogno di noi umani.  Che esista una dimensione dopo la morte. Dunque è così ?”
“Silenzio… non correre. Non è il tempo delle risposte. E’ soltanto il tempo delle domande.  Ed è così importante che le nostre domande siano quelle giuste. E’ così difficile comprenderlo. Dipende soltanto da quello.  Quante domande sbagliate, insulse, inutili ci ripetiamo oggi…”
“E qual è la domanda giusta?”
“La domanda giusta è quella che ci suggeriscono loro. Prova ad ascoltare…”
“…Ascolto… E’ come se indicassero qualcosa… Non capisco bene.. Dicono di cercare, di camminare.”
“ E’ la stessa cosa, camminare e cercare sono la stessa cosa.”
“E’ vero, anima mia, ora che ci penso.”
“Chi non cerca, è fermo. Non ha bisogno di andare da nessuna parte.”
“Dunque, dobbiamo metterci in cammino ?”
“Sì, è necessario.  E guarda, c’è anche qualcuno che ci indica la direzione..”
“Intendi quello scheletro ?”
“Sì… Vedi, sono due piccoli scheletri. Probabilmente di bambini. Quello di sinistra mostra con la destra, chiaramente, un’asta o una freccia che indica una direzione e da quello strumento pende una lamina dove è scritto:                        LEGI
                                  TIME
                                  DENO
                                  TAT.”
“Si.. vedo. Cosa significa ?”
“E’ abbastanza misterioso.  Legitime denotat.  Significa qualcosa come: Distingue ciò che è legittimo,  oppure Indica a dovere. Ma non sappiamo a chi o a cosa si riferisca. E’ l’enigma che ci accompagnerà nel nostro cammino. Forse il suo contenuto sarà più chiaro, alla fine del viaggio. Ma deve essere legato alla direzione. E la direzione è chiara, come vedi: indica l’Occidente.”
“E’ lì che dovremo andare anima mia ?”
“Sì, è la direzione giusta: è dove il sole va a morire.  E forse noi dovremo scoprire cosa c’è in quella terra dove anche il sole va a morire. Vuoi andare ?”
“Non temo nulla, se tu sei con me.”
“Andiamo allora.”



Fabrizio Falconi  ©



05/09/17

Cominciate a segnare sull'agenda: Una mostra strepitosa su Van Gogh a Vicenza, ad Ottobre.



La nascita e la formazione del genio di Van Gogh attraverso 43 meravigliosi dipinti e 86 straordinari disegni: e' la grande mostra allestita dal 7 ottobre all'8 aprile negli spazi della Basilica Palladiana di Vicenza

In primo piano, un focus mai fatto prima d'ora dei cinque anni di permanenza in Olanda, quando il dolore e la disperazione del vivere diventano per l'artista le uniche modalita' dell'esistenza, da cui pero' scaturiranno le sue immagini, le sue visioni, il suo colore. 

Con il titolo 'Van Gogh. Tra il grano e il cielo',l'importante esposizione segna il ritorno di Marco Goldin aVicenza con una selezione strepitosi capolavori, resa possibile grazie all'apporto decisivo di quello scrigno vangoghiano che e' il Kroller-Muller Museum in Olanda e ai prestiti concessi da una decina di musei internazionali.

La mostra, "con un taglio del tutto diverso rispetto ad altre che ho curato su o attorno a Van Gogh negli ultimi quindici anni - sottolinea lo storico dell'arte - studia dapprincipio, e in modo approfondito, i cinque anni della permanenza olandese dell'artista, nel Brabante, da Etten nella primavera del 1881 fino all'autunno del 1885 a Nuenen. Ma anche i mesi meravigliosi trascorsi nell'autunno del 1883 nella regione del Drenthe, quella piu' amata dai paesaggisti olandesi e nella quale Van Gogh realizza alcuni fogli di squisita eleganza". 

 Il percorso espositivo ideato dal curatore punta proprio a "fare entrare nel laboratorio dell'anima di Van Gogh, in quel luogo segreto, solo a lui noto, nel quale si sono formate le sue immagini. Spesso nella condivisione dei temi in primo luogo con Jean-Francois Millet e poi con gli artisti della cosiddetta Scuola dell'Aia, una sorta di versione olandese della Scuola di Barbizon". 

Dando grande spazio al disegno, da cui Van Gogh parti' quando decise di votarsi interamente all'arte, al modo dei celebrati maestri dell'antico. 

 Ma la mostra, dopo l'inedito approfondimento sugli esordi olandesi, proseguira' con i dipinti piu' famosi del maestro, per far comprendere quanto quella lunga formazione da autodidatta sia stata in realta' l'"indispensabile grammatica, della mano e dello spirito, per accendere quel colore nuovo che Van Gogh ha fatto vibrare come luogo di un cuore turbato e di un'anima lacerata". 

Una profondita' di indagine e ricerca che si riversera' in qualunque tipo di immagine prenda corpo sulla tela, dagli interni dei ristoranti parigini ai ritratti, dalle nature morte al ponte levatoio appena fuori Arles, fino agli ulivi di Provenza o ai campi di grano ad Auvers. 

 Ecco dunque sfilare nella Basilica Palladiana i quadri piu' conosciuti del periodo parigino e di quello provenzale, tra Arles e Saint-Remy, e dei 70 giorni conclusivi della sua vita a Auvers-sur-Oise, dove morira' alla fine di luglio del 1890

Protagonista e' sempre piu' la natura, diventa il luogo della sua tormentata interiorita', uno "spazio - conclude Goldin - riempito di colori, di visioni, di sogni, di urla e di strepiti. Di sospiri e respiri singhiozzanti, di improvvise e cosi' brevi accensioni di felicita'. Quello spazio che solo Van Gogh, prima e poi, ha saputo dipingere in questo modo". 

03/09/17

Poesia della Domenica - "Un passo più vicino (One step closer)" di Bono Vox (U2).




Un Passo Più Vicino




Sono in giro, all'angolo lontano da qualsiasi cosa possa essere reale
sono dall'altra parte della strada lontano dalla speranza
sono sotto un ponte, in una corrente di marea che si è presa
tutto ciò che credevo mio

un passo più vicino alla conoscenza
un passo più vicino alla conoscenza

sono su un'isola ad una intersezione affollata,
non posso andare avanti, né tornare indietro, 
non posso vedere il futuro
si sta allontanando da me
guardo solo le luci dietro che brillano

un passo più vicino alla conoscenza
un passo più vicino alla conoscenza

mi sto sporgendo per asciugarmi
con tutti i miei vecchi vestiti
il dito è ancora rosso per la puntura
di una vecchia rosa
sì, il cuore che fa male
è il cuore che batte
riesci a sentire il lento tamburo ?

un passo più vicino alla conoscenza
un passo più vicino alla conoscenza



One step Closer

I'm 'round the corner from anything that's real
I'm across the road from hope
I'm under a bridge in a rip tide, that's taken
Everything I call my own
One step closer to knowing
One step closer to knowing
I'm on an island at a busy intersection
I can't go forward, I can't turn back
Can't see the future
It's getting away from me
I just watch the tail lights glowing
One step closer to knowing
One step closer to knowing

I'm hanging out to dry
With my old clothes
Finger still red with the prick of an old rose
Well, the heart that hurts
Is a heart that beats
Can you hear the drummer slowing?
One step closer to knowing
One step closer to knowing

01/09/17

800 Km a piedi da Aquileia a Belgrado ! Una archeologa italiana riscopre le antiche strade dell'Impero Romano.




Quasi ottocento chilometri a piedi, lungo l'antica strada romana da Aquileia a Belgrado. Li percorrera' l'archeologa Sara Zanni, che domani, sabato 2 settembre partira' alle 7.30 da Aquileia, localita' Monastero. 

Zanni compira' 28 tappe lungo l'itinerario storico, attraversando Italia, Slovenia, Croazia e Serbia in un mese. 

L'archeologa e' ricercatrice dell'Universita' di Bordeaux e il cammino fa parte del progetto di ricerca RecRoad, finanziato dalla Commissione Europea con una Borsa Marie Curie, per la ricostruzione dell'itinerario romano da Aquileia a Belgrado, lungo il corso del fiume Sava. 

La mappatura, frutto di due anni di lavoro, sara' pubblicata e messa a disposizione tramite l'integrazione dei dati nell'atlante online dell'Adriatico predisposto dal progetto AdriAtlas e su piattaforme open-source

"Grazie alle fonti - spiega Zanni - possiamo ricostruire il percorso della strada, ma mai prima d'ora si era tentato di ricostruire nel dettaglio l'itinerario utilizzando tutte le tecnologie attualmente a disposizione. L'asse viario fu una delle strade principali durante l'Impero romano e collegava l'area delle Venezie con la Pannonia Superiore e il confine danubiano".