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20/11/14

'Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.' Un libro-cometa, difficile da dimenticare.




Ci sono libri che ti ronzano dietro per 30 anni e alla fine scelgono loro quando è il momento.

Così è stato con Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.  

Sono arrivato in ritardo, perché questo fu il libro di una generazione e 30 anni fa, tutti dovevano averlo letto. 

Leggerlo oggi è perfino blasé. 

Forse in Italia.  Questo libro, infatti si è conquistato stabilmente un posto nella letteratura contemporanea e le sue vicende sono curiose e per molti versi inspiegabili (a cominciare dal misterioso motivo per cui questo libro toccò subito il cuore di una massa enorme di persone, pur essendo un libro difficile, con interi capitoli e pagine di pura speculazione tecnica filosofica). 

A partire dalla sua pubblicazione. Come forse qualcuno sa, è quasi incredibile la storia editoriale del libro: il manoscritto inviato dal suo autore Robert M. Pirsig, fu infatti respinto nel corso di 4 anni da 121 diversi editori. 

Pubblicato dal piccolo editore William Morrow nel 1974 con un anticipo pagato all'autore di 3.000 dollari, stampato in quell'anno, ottenne un successo immediato di proporzioni mondiali, continuamente ristampato, con più di 5.000.000 di copie vendute in tutti i paesi del mondo. 

William Morrow, dopo aver letto il manoscritto, telefonò a Pirsig e gli comunicò che intendeva pubblicare quello strano libro perché "lo aveva costretto a chiedersi perché facesse l'editore. Era molto scettico sull'esito di vendite: "questi sono i primi e gli ultimi soldi che ti procureranno i tuoi libri," disse a Pirsig.  Non andò così.

Come è noto, l'autore Pirsig, compì il viaggio descritto, da Est a Ovest, attraverso gli Stati Uniti nel turbolento 1968. Questa foto ritrae il primo giorno di viaggio insieme al figlio Chris nel North Dakota.


Quest'altra foto del viaggio invece, scattata dallo stesso Pirsig, ritrae Chris e gli amici John e Sylvia, più le due moto, protagoniste del lungo viaggio (in realtà i due amici lasciano l'impresa a metà del libro).  
                                 

Questa invece è la piantina dettagliata del viaggio. 



Ma quello che conta nel libro non è il viaggio (o comunque non solo quello) e nemmeno i riferimenti allo Zen che sono del tutto secondari, o alla manutenzione della motocicletta che è soltanto la metafora di quel cammino interiore che riguarda tutti, prima o poi nella vita. 

Il libro non ha  nemmeno una qualità letteraria particolare. Ci sono romanzi stilisticamente molto più importanti di questo, in quello scorcio di Novecento. 

E' un libro importante per altri motivi

Ci sono libri infatti libri così, di tanto in tanto, che sono come meteore, oggetti strani. Che appaiono nel cielo per motivi imperscrutabili. 

Leggendolo, ho capito perché.

Quel che appassiona è la storia umana del libro. E' struggente scoprire che Chris, il ragazzino del libro, il figlio di Pirsig, che accompagna il padre in questo lungo viaggio  a tratti crudele e folle, e ne è in fondo il vero protagonista, sia stato ammazzato durante una rapina, a San Francisco, in modo assurdo appena 4 anni dopo l'uscita e il successo mondiale del libro.

Lo racconta drammaticamente Pirsig nella postfazione al libro e le cronache di allora ne riferirono abbondantemente. 

Forse è anche per questo che il libro ha avuto questo destino singolare. 

Perché il suo spirito, lo spirito di questo libro, è legato a quello di persone vive che hanno lottato con la follia, con la consapevolezza e con l'insensatezza: il cammino che tutti sfioriamo ogni giorno nella vita, e che da ogni padre si trasmette ad ogni figlio, da ogni generazione ad ogni generazione, il compito della vita: quello di districarsi nelle trappole dell'entusiasmo, attraversare le ombre, riconoscere la Qualità delle cose (che preesiste alle cose, il vero tema del libro) e attraverso questo dare un senso. 

Si tratta anche di un aspro confronto tra due modi (platonico e aristotelico, in definitiva), di interpretare il mondo. Scrive Pirsig:

All'intelligenza classica interessano i principi che determinano la separazione e l'interrelazione dei mucchi (di sabbia), i nessi, le cause gli effetti, i torti le ragioni, le conseguenze, gli errori, le responsabilità le mancanze gli arbitrii i bisogni, l'intelligenza romantica si rivolge alla manciata di sabbia ancora intatta (guarda cioè all'essenza, a quello che le cose sono). Sono entrambi modi validi di considerare il mondo, ma sono inconciliabili. 

In fondo da questa dicotomia dipende anche il risultato che lo Zen induce nel lettore di turno. Chi è dotato di prevalente intelligenza classica, sarà portato a valutare il libro come un tentativo pretestuoso di dare nome all'innominabile; viceversa, chi dispone di intelligenza romantica sarà portato a entrare senza indugio nella disputa filosofica pazzoide di Pirsig con tutte le scarpe e a lasciarsi travolgere dal vissuto del legame di vita drammatico e unico che si ripete in ogni passaggio generazionale. 

Comunque la si pensi e comunque lo si senta, il libro eccolo qua: che gira ancora il mondo (nell'anno di grazia 2014) e porta il suo... disegno ancora lontano, come appunto una cometa. 

Fabrizio Falconi

19/11/14

"Non aver capito la vita."





Mi ha molto colpito leggere la risposta data dal grande cartoonist Mordillo (l'inventore di Mafalda) ad un questionario di Proust apparso su un settimanale. 

Il brillante uomo alla domanda: Qual è il suo rimpianto ? ha risposto: "Non aver capito la vita."

E' una risposta filosofica, molto interessante. 

Chi, infatti, potrebbe dire di "aver capito la vita?"

Alcuni, in effetti lo sostengono.  Ma si tratta per lo più di interpretazioni, convinzioni, deduzioni che afferiscono più al sentire che al capire.

Dal momento che la vita è - per sua stessa natura - incomprensibile e il senso di essa, come sosteneva Wittgenstein in una sua celebre proposizione, se esiste, esiste solo al di fuori di essa, oltre di essa.

Mordillo però dice questo con dolente constatazione, come se si trattasse di aver mancato ad un compito. 

In effetti, da un certo punto di vista, lo è. 

Perché il nostro vivere è precisamente questo: cercare di trovare un senso, affermare un senso all'incomprensibilità della nostra vita.

Se però lo scopo della vita è preceduto da quel qualcosa di inafferrabile che  Robert M. Pirsig nel suo best-seller on th road/filosofico Lo Zen e l'arte di manutenzione della motocicletta, definiva la Qualità (e che nel corso della storia della filosofia è stato diversamente denominato come Bene, o Ideale, ecc..), valore o significato che dà il senso alla vita stessa per chi se ne fa tramite, anche Mordillo deve stare tranquillo: la Qualità lui l'ha incarnata, nel suo campo.  Ha dato senso alla Qualità, e con essa stessa, anche alla sua vita - anche se non lo sa.

Fabrizio Falconi


06/11/14

La legge della durezza e l'intelligenza romantica.




Dove sono la letizia e la pace, dovunque io volga gli occhi non scorgo che infelicità e durezza, e in mezzo a questo affannoso frastuono, vuoi che io trovi la calma necessaria per l'opera delle muse ?

Così scriveva Erasmo, nel 1493, all'età di 24 anni.

Sono parole moderne. Infelicità, durezza, frastuono. Durezza. Come può un cuore bianco, un cuore sensibile, un cuore attento mettere radici e crescere in mezzo ad un paesaggio così inospitale ?

Come può il nero o bianco - di cui è fatta sempre di più la nostra vita, a base di velleitarismi e pensiero razionale, di essere pura superficie, senza nessuna capacità di guardare dentro  - non soccombere di fronte alle pretese di quello che Pirsig chiamava il pensiero classico ?

All'intelligenza classica interessano i principi che determinano la separazione e l'interrelazione dei mucchi (di sabbia), i nessi, le cause gli effetti, i torti le ragioni, le conseguenze, gli errori, le responsabilità le mancanze gli arbitrii i bisogni, l'intelligenza romantica si rivolge alla manciata di sabbia ancora intatta (guarda cioè all'essenza, a quello che le cose sono). Sono entrambi modi validi di considerare il mondo, ma sono inconciliabili.

L'intelligenza romantica è destinata a soccombere, ad arrendersi, a ritrarsi da questo mondo (con il quale non ha (più) nulla a che fare). 

09/11/12

Obama - Pamuk gli fa i complimenti e gli consiglia: "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta".



Da Orham Pamuk al presidente Barack Obama un consiglio letterario: leggere il prima possibile 'Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta'. 

Secondo lo scrittore premio Nobel, il libro di Robert Pirsig dovrebbe essere lettura obbligata per ogni presidente americano perché "è basato sulla vastità dell'America e la ricerca individuale di valori e del senso della vita". 

'Zen' non e' un romanzo, ha detto Pamuk al New York Times: "ma fa quello che qualsiasi romanzo serio dovrebbe fare, e lo fa meglio di molti grandi romanzi: creare filosofia dai piccoli dettagli della vita". 

Lo scrittore di Neve, Il Mio Nome e' Rosso e Museo dell'innocenza ha grande stima di Obama anche come autore: "Lo conoscevo per Sogni da Mio Padre, un ottimo libro".