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02/10/18

Libro del Giorno: "L'anulare" di Yoko Ogawa.




La fama di Yoko Ogawa, nata a Okoyama nel 1962, si è rapidamente diffusa in occidente, dopo che in patria ha vinto tutti i principali premi letterari con brevi e intensi romanzi come Una perfetta stanza d'ospedale (2009) o questo L'anulare, pubblicato nel 1994 e tradotto in Italia da Adelphi nel 2007. 

La scrittura della Ogawa, perfetta e levigata e piena d'ombra, come le stanze delle antiche case giapponesi (si ricordi Elogio dell'Ombra di Tanizaki), in sole 100 pagine allestisce la quinta metafisica di un misterioso laboratorio immerso nel verde al limite della città, ex educandato, dove sono rimaste a vivere solo due ormai vecchie ex alunne.   In questo luogo sospeso nel tempo e nello spazio, la Ogawa fa muovere due personaggi, una giovane protagonista e il signor Dashimaru, che è il direttore del laboratorio e che la assume come assistente, segretaria. 

Solo il signor Dashimaru ha accesso al laboratorio sotterraneo dove vengono confezionati gli esemplari: si tratta di oggetti dal particolare valore affettivo che diverse persone si presentano per far conservare.  Così la ragazza scopre lentamente che le teche delle stanze del laboratorio sono colme degli oggetti più disparati: tre piccoli funghi, gusci di tartarughe, ombrelli, ossa di uccelli, perfino parti perdute del proprio corpo. 

Anche la giovane apprendista, neoassunta, nel suo lavoro precedente ha perso qualcosa: un pezzetto di carne a forma di conchiglia della punta dell'anulare sinistro - staccatosi in un incidente durante il turno di lavoro. 

Lentamente - tra silenzi, frasi e lenti movimenti nello spettrale laboratorio - la ragazza viene irretita dal signor Dashimaru, che prima le regala un paio di scarpe nere, poi inizia ad avere con lei rapporti sessuali - quasi pietrificati - nel grande bagno dell'ex educandato. 

E' un universo straniato e straniante, ossessivo e feticista quello nel quale si muove la giovane donna, che proprio come gli esemplari collezionati minuziosamente nel laboratorio, finisce lentamente per diventare un esemplare. Ritornano gli echi della antica sottomissione femminile, dei riti silenziosi dell'antico Giappone, modulati sul registro della contemporaneità assente e fragile delle nuove generazioni.   

Se l'esemplare creato ogni volta dal signor Dashimaru è una sorta di - perfino macabra - cerimonia di distacco da ciò che si è perduto, la figura della giovane assistente incarna la volontà inconscia e ineludibile, di distaccarsi dalle illusioni del futuro con un ripiegamento all'indietro, ad una storia che non ha catarsi e non ha forse nemmeno soluzione. 


Yoko Ogawa
L’anulare 
Traduzione di Cristiana Ceci
Piccola Biblioteca Adelphi 2007,
4ª ediz., pp. 103
Euro 10,00