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03/08/20

Per i 100 anni di Federico Fellini, a Rimini si apre il "processo ai Vitelloni"



E' il Vitellone di felliniana memoria l' 'imputato' del tradizionale Processo del 10 agosto a San Mauro Pascoli (Forli'-Cesena) promosso da Sammauroindustria. 

Nomignolo nato dall'inventiva dello sceneggiatore Ennio Flaiano (spiego' la derivazione dall'abruzzese "vudellone", una budella da riempire), nel tempo ha assunto connotati controversi: positivi, del seduttore per eccellenza della Riviera romagnola; negativi, del maschilista tout court. 

A dibattere nel tribunale a Villa Torlonia, alle 21, saranno la giornalista de Il Manifesto Daniela Preziosi, che guidera' l'accusa, e Gianfranco Angelucci, stretto collaboratore del regista riminese, alla difesa. Presidente del Tribunale Miro Gori, fondatore del Processo; il verdetto sara' emesso dal pubblico munito di palette (400 i posti disponili causa restrizioni Covid). 

Il Processo e' un chiaro omaggio ai 100 anni di Federico Fellini. "Vitellone e' uno che non fa nulla e campa, anche in eta' da lavoro, sulle spalle della famiglia - spiega Gori -. Perfetta da questo punto di vista e' la rilettura felliniana di Amarcord dove in Lallo, zio del protagonista Titta, la figura del vitellone si fonde con quella del 'pataca'. Se questo e' un primo e assai grave capo d'imputazione in una Repubblica 'fondata sul lavoro', altri non mancano: dall'incapacita' di crescere, maturare, staccarsi dall'adolescenza, al maschilismo radicale che ha indotto nell'opinione comune l'analogia tra vitellone e seduttore da spiaggia, come racconta Sergio Zavoli, altro illustre riminese, nel documentario 'I vitellini'. 

Ma spettera' all'accusa definire con esattezza il capo dell'imputazione e alla difesa trovare attenuanti e reali motivi per l'assoluzione". 

Le prime schermaglie tra le due parti non mancano. Secondo l'accusatrice Daniela Preziosi "i Vitelloni restano un monumento alla peggio gioventu' maschile, regredita al comodo eterno stato infantile, mammoni e traditori, bandiere di un'inconcludenza che e' indifferenza. Bighellona, bovina, bulla, banale, irredimibile". 

Diverso il punto di vista del difensore Angelucci: "I luoghi comuni, le convenzioni, nascondono spesso pregiudizi che conducono verso una strada sbagliata. I Vitelloni sono ben altro da cio' che in molti pensano, e ci stupiremo insieme a scoprire quanto la loro natura, che ci appartiene cosi' da vicino, rappresenti forse la nostra parte piu' nobile".