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30/11/16

Il fascino di Monte Mario -Storie di Nobili e di ... Ufo




Sulla sommità del Monte Mario, così amato dai romani tanto da affibbiargli l’appellativo di monte anche se si tratta di una altura che nel punto culminante raggiunge i 139 metri di altezza, sembra esista il più forte legame della città con le stelle e con i misteri dell’universo. 

In particolare nel parco della Villa Mellini, dal quale si gode un panorama unico sulla città, ogni anno frequentato da migliaia di turisti

La splendida Villa che risale al ‘500 fu costruita dal cancelliere Mario Mellini, come residenza extraurbana per la sua famiglia e proprio questo sarebbe all’origine del nome – Monte Marioconsegnato alla storia alla collinetta che sovrasta Roma

Abitata da principi e frequentata dalle più illustri personalità durante le loro visite a Roma - basti pensare tra gli altri a Goethe, Stendhal, Henry James e William Wordsworth (che dedicò ad un pino di quel parco uno dei suoi più celebri sonetti) – Villa Mellini alla fine dell’Ottocento divenne sede della Sezione Fotografica dell’Esercito Regio, inaugurando così la sua destinazione scientifica che sarebbe durata fino ad oggi: dapprima come sede dei primi esperimenti di volo e di fotografia aerea, poi, dal 1923, a seguito della chiusura degli Osservatori storici di Roma, quello del Campidoglio e quello del Collegio Romano, divenendo la sede dell’Osservatorio astronomico di Monte Mario (inaugurato ufficialmente nel 1938 e comprendente anche un museo di Astronomia) con la realizzazione di due cupole principali e di una Torre Solare all’interno della quale si seguono studi di fisica solare


Attiguo alla Villa Mellini, però c’è anche un altro luogo molto amato dai romani e dal nome suggestivo: Zodiaco. Si tratta di un celebre ritrovo, originariamente un semplice chiosco, divenuto con il tempo un elegante caffè e ristorante all’aperto, fondato nel 1956 da un personaggio divenuto famoso nelle cronache cittadine per la molteplicità dei suoi interessi, Eufemio Del Buono

Nato a Cetona, in provincia di Siena nel 1928 e scomparso pochi anni fa, Del Buono scoprì quel luogo ameno sul finire degli anni ’40, su invito di alcuni amici, peregrinando per la città alla ricerca di un posto panoramico dove realizzare un chiosco sul modello di quello già esistente sul Piazzale del Pincio

Giunto sul limitare del Parco di Villa Mellini, già divenuta sede dell’Osservatorio, e incantato dal panorama che si godeva dal piccolo sentiero che collegava alcune case fatiscenti ad un maestoso leccio secolare, Del Buono decise che quello sarebbe stato il posto giusto e dopo aver chiesto le necessarie autorizzazioni comunali, realizzò il suo sogno

Sullo Zodiaco, da quel punto del tutto privilegiato, Del Buono cominciò ad osservare il cielo e negli anni ’60 avvenne il suo primo avvistamento: un grande oggetto a forma di disco – secondo la sua testimonianza - apparve e stazionò nel cielo della capitale, episodio che Eufemio raccontò in diverse interviste televisive, trasformandolo in uno dei primi ufologi militanti italiani

 Monte Mario era stato fra l’altro teatro di un altro famoso avvistamento romano, che aveva avuto come testimone un giornalista, Bruno Ghibaudi il quale era convinto di aver ripreso un Ufo con la sua cinepresa super-8.

 Eufemio Del Buono, dopo questi episodi si dedicò alla divulgazione della ufologia, con attività instancabile, organizzando convegni, incontri, serate internazionali e scrivendo una gran quantità di libri, di cui il più famoso, resta Noi e gli Extraterrestri, che incontrò un notevole interesse anche perché, con un piglio comunque scientifico o para-scientifico, l’autore sosteneva che i Fratelli dello Spazio, cioè gli alieni, avessero edificato i libri sacri di tutte le religioni della terra, in attesa che l’evoluzione del genere umano giungesse ad un livello sufficientemente alto per poter comprendere realtà così impensabili. 

Del Buono ancora oggi è un punto di riferimento della comunità ufologica italiana e molti dei suoi libri campeggiano ancora oggi dietro le vetrine del Caffè Zodiaco che per così tanti anni ha ospitato questo controverso e simpatico personaggio che ormai fa parte a tutti gli effetti della storia recente della città. 

Panorama di Roma da Monte Mario, 1861

10/09/12

La storia "gotica" di Villa Stuart a Roma e il fantasma di Emmeline.



Sui dolci pendii della collina di Monte Mario, il colle più famoso nello skyline attuale cittadino e dai gloriosi trascorsi – anche se mai incluso nell’elenco dei colli romani, a causa della sua extraterritorialità in epoca antica - sorgono alcune meravigliose residenze nobiliari che vantano una lunga e avventurosa storia e che oggi hanno subito destini e destinazioni diverse, come la Villa Mellini, divenuta un Osservatorio Astronomico e sede dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Villa Miani, costruita ai primi del Novecento dai Conti Miani su uno strepitoso belvedere naturale affacciato sulla città, e oggi sede di convegni e di rappresentanza, e la Villa Stuart, che oggi ospita una delle più note e prestigiose case di cura della Capitale.

Ancora oggi quest’ultima, si offre al visitatore come una specie di visione d’altri tempi, nel cuore convulso della città: protetta da un parco grandioso e lussureggiante, e introdotta da un doppio filare di cipressi, la Villa mantiene quell’aspetto severo e isolato che per molto tempo l’hanno contrassegnata, e che pochi sanno derivare anche dallo stretto legame con una tetra storia di fantasmi

La storia di queste apparizioni affonda nel passato, e più esattamente ai primi dell’Ottocento, tre secoli dopo che la Villa originaria, molto più piccola e modesta era stata ristrutturata da due fratelli, Alessandro e Giovanni Battista Siri, appartenenti a una nobile casata ligure, che l’avevano trasformata in una specie di giardino epicureo, frequentato da poeti, artisti e letterati, in cerca di pace, refrigerio e ispirazione.

Di mano in mano, la Villa passò attraverso una sfilza di nobili proprietari che nel corso dei secoli ne abbellirono ulteriormente l’esteso giardino e i preziosi interni. Ospiti illustri, da tutte le corti d’Europa vi trascorrevano le loro vacanze romane, stabilendo qui la dimora ideale per poter godere dei piaceri del Grand Tour tra i tesori archeologici dell’Urbe, senza restare invischiati nella vita troppo convulsa e popolare dei quartieri del centro. 

Tra questi, anche alcuni membri della famiglia reale degli Stuart, che era stata esclusa dalla successione al trono d’Inghilterra: in particolare, a metà del Settecento, da quel James Francis Edward Stuart, detto “The Old Pretender”, che morì a Roma e fu sepolto insieme ai suoi figli in San Pietro.

Cinquant’anni più tardi, la Villa, che era diventata nel frattempo proprietà dei Carpegna, fu venduta ad un altro membro della famiglia Stuart, seppure appartenente ad un ramo secondario: la contessa Emmeline Bathurst de Castle Stuart.

Si trattava di un personaggio contrassegnato da una storia sfortunata, ideale quindi per lo sviluppo della storia che ne seguì: 

Fabrizio Falconi  (C) - riproduzione riservata tratto da I Fantasmi di Roma.