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17/01/22

Storia di una foto veramente incredibile. Gianni Minà racconta come fu possibile mettere seduti allo stesso tavolo Alì, Marquez, Leone e De Niro

 



E' una foto che gira parecchio in rete, e che sicuramente a qualcuno sarà capitato di incontrare, soffermandovisi con curiosità per il parterre de roi che mette insieme. 

Accanto al giornalista Gianni Minà - ultimo a sinistra nella foto - artefice dell'incontro, nella foto è possibile riconoscere, sempre da sinistra, Robert De Niro, il grande Muhammad Alì (alias Cassius Clay), il più grande pugile di sempre, Sergio Leone e Gabriel Garcìa Màrquez, premio Nobel per la Letteratura, nel 1982.

Ma qual è la storia di questa foto e dove e quando e come fu scattata? 

Lo racconta proprio oggi - anniversario della nascita di Muhammad Alì, che avrebbe compiuto 80 anni - sulle pagine de Il Messaggero, lo stesso Gianni Minà. 

Alla fine dell'intervista realizzata da Stefano Boldrini, arriva la domanda sulla celebre foto.

Parliamo della foto storica - chiede Boldrini - Ali, De Niro, Leone, Marquez e Minà. Come fu possibile? 

Fu scattata a Trastevere - risponde Minà - davanti al ristorante "Checco er Carrettiere" ed è la summa di quello che è stato il mio modo di essere, del piacere che dà l'amicizia e della possibilità di riunire in una sera d'estate cinque amici avidi di curiosità per ascoltare i racconti del più affascinante, Muhammad Alì, un pugile, ma soprattutto un combattente della vita.  Una combriccola così è irripetibile e ancora adesso non so capacitarmi di come sia potuto accadere.
So  solo che tutto cominciò con Muhammad Alì mio ospite nella puntata di Blitz

Questo particolare permette anche di specificare - nella intervista di Boldrini questo non viene riportato - la data in cui deve essere avvenuta la cena. Perché la puntata di Blitz, la trasmissione allora curata da Gianni Minà, con ospite Muhammad Alì (di cui pubblico una foto, sotto), andò in onda il 28 maggio 1982 e dunque la cena si svolse in uno dei giorni - o la sera stessa - intorno a quella data. 

Fabrizio Falconi



30/03/21

Il pozzo segreto e il "Mikwe" di Via dell'Atleta a Trastevere

 


Il pozzo segreto e il Mikwe di Via dell’Atleta.


Nel cuore di Trastevere  fu ritrovata ai primi del secolo, durante scavi occasionali, una delle più pregevoli statue dell’antichità. Il cosiddetto Apoxyómenos, l’Atleta che si deterge il sudore, fu infatti rinvenuto nel piccolo Vicolo delle palme, che proprio a causa di quel ritrovamento e a partire da allora prese poi il nome di Vicolo dell'atleta. Unitamente alla statua furono ritrovate anche le statue del Toro frammentario e il Cavallo di bronzo.

L'Atleta che si deterge il sudore è la più famosa copia romana (in marmo pentelico proveniente dall’Attica e attribuibile all'Età Claudia) di un'opera di Lisippo e ritrae un atleta che si pulisce con l'aiuto dello strigile, il raschietto in bronzo che in epoca romana serviva a cospargersi di olio o a detergere la pelle.

Questa magnifica scultura abbelliva un tempo le Terme di Agrippa in Roma, ma non è l’unico segreto custodito da questa minuscola via di Trastevere.

A Via dell’Atleta, infatti – nei sotterranei di quello che è oggi un frequentato ristorante -   si trovano i resti  di una delle più antiche sinagoghe della capitale, forse addirittura la più antica in assoluto, eccezion fatta per quella di Ostia Antica, come è confermato dalla iscrizione in ebraico rinvenuta in una loggetta di questo edificio medievale. 

Nel sottosuolo del locale si trovano le strutture ancora perfettamente integre di un Mikwe, il bagno rituale, la vasca purificatrice, atto fondante di ogni comunità ebraica, confermato anche dalla presenza dell’acqua. Al di sotto dell’edificio infatti scorre un fiume sotterraneo e un antico e profondo pozzo segreto, protetto da una robusta grata in ferro battuto, mostra l’acqua, la stessa acqua che alimentava molti secoli fa – almeno dall’epoca medievale - il Mikwe.

Come si sa, a Roma gli ebrei vivono da oltre venti secoli (la Comunità ebraica romana è la più antica d’Europa), e la prima zona nella quale si insediarono fu proprio il Trans Tiberim, il futuro Trastevere, zona di porto e di commerci.  

Il Ponte Fabricio, che collega Trastevere al quartiere Regola, dall’altra parte del fiume, era chiamato Pons Judaeorum, il ponte degli ebrei.

E la zona con il Mikwe di Via dell’Atleta era frequentata da filosofi, cabalisti, poeti, oltre che da commercianti, prima della istituzione del Ghetto, nell’XI secolo d.C., che fu realizzato invece proprio nel quartiere della Regola, sull’altra sponda del fiume, dove oggi sorge la grande Sinagoga o  Tempio Maggiore che ospita anche il prezioso archivio storico della Comunità.


Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e Segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2013-2017 

20/04/19

Straordinario ritrovamento a Roma: così si lavorava la ceramica a Trastevere




Il più antico laboratorio produttivo nel cuore della città: e' questo il risultato dello scavo condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma all`interno del giardino di Palazzo Corsini in Via della Lungara a Trastevere. 

La fornace portata alla luce è un ritrovamento finora unico a Roma, testimonianza della sua vita lavorativa, della sua economia basata sull`alto artigianato e la trasformazione di materie prime provenienti dai quattro angoli dell`impero. 

L`indagine, iniziata con un sondaggio di archeologia preventiva nell`aprile del 2018 e proseguita da febbraio scorso con uno scavo stratigrafico, ha messo in luce diversi contesti. 

Da una parte l`eccezionale ritrovamento della fornace, dall`altra un deposito di anfore per il trasporto dell`olio, probabilmente riutilizzate per il drenaggio dell`acqua, nonche' di varie murature.

Il ritrovamento appare ancora piu' straordinario considerando la suggestione del luogo: Palazzo Corsini, sede dell`Accademia dei Lincei, con cui la Soprintendenza ha collaborato e con cui sta progettando la valorizzazione dei reperti.


I ritrovamentiri verranno coperti con materiale protettivo e presto nuovamente interrati, metodo che li protegge dagli agenti atmosferici

Tuttavia e' gia' in programmazione una nuova serie di indagini, intorno all`area gia' scavata, per ampliare il quadro dei ritrovamenti e contestualizzarli nel modo migliore. 

I reperti trovati saranno presto esposti nella sede stessa dei Lincei, in uno spazio aperto al pubblico, e saranno spunto e oggetto di una serie di incontri e di conferenze dedicati a tutti coloro che vorranno conoscere meglio la storia della citta' e di un quartiere storico come Trastevere

Lo scavo archeologico nell'angolo Sud-Est del giardino di Palazzo Corsini ha rivelato un contesto di importanza eccezionale. È venuta alla luce una struttura di eta' romana riferibile a una fornace per la produzione di ceramica, di ceramica invetriata e forse di vetro. Si tratta del primo impianto di questo tipo chiaramente riconoscibile trovato all'interno della citta' antica

Curata dalla Soprintendenza Speciale di Roma, l`indagine iniziata nel mese di aprile del 2018, e' proseguita con lo scavo stratigrafico dallo scorso mese di febbraio, ha interessato un`area di circa 15 metri di larghezza per 18 di lunghezza. 

Nell`angolo Sud dello scavo e' emersa una ampia porzione di piano in concotto, con tracce evidenti di esposizione a forte calore, contrassegnate da una colorazione che dal giallo intenso arriva al rossastro, caratterizzata da resti di superfici utilizzate per lavorazioni artigianali. 


Il piano, o probabilmente una serie di piani rialzati, si appoggiano a un muro in opera laterizia, rasato alla loro stessa quota. 

La presenza di un grande numero di materiali di scarto e di scorie di lavorazione di ceramica e di blocchi di concotto con strato di rivestimento vetroso testimonia l'esistenza di una fornace usata per la produzione di materiale ceramico e probabilmente anche per l'invetriatura della ceramica stessa.

08/05/18

Tornano a splendere dopo un anno e mezzo di restauro, i magnifici mosaici di Santa Maria in Trastevere !


E' la storia di un equilibrio ritrovato il restauro della facciata di Santa Maria in Trastevere grazie al quale torna finalmente leggibile la secolare evoluzione storico-artistica, con la sua bellezza e il suo messaggio spirituale, di uno dei luoghi simbolo di Roma.

Dopo un anno e mezzo di lavori condotti dal team di restauratori della Soprintendenza Speciale di Roma e circa 400 mila euro di fondi spesi, gli splendidi mosaici medievali che tagliano orizzontalmente la facciata della basilica, con l'oro scintillante e la Madonna che domina la scena, tornano a dialogare con le pitture ottocentesche di Silverio Capparoni, finalmente visibili nei loro colori, e, in basso, con il portico settecentesco dell'architetto Carlo Fontana.

Il restauro, proprio per la compresenza di diversi stili e materiali, e per i vari interventi subiti dalla basilica, e' risultato fin da subito complesso.


"Quando parliamo di finanziamenti su Roma tocchiamo un tasto dolente. Roma e' una citta' che ha pochissime risorse, negli ultimi 20 anni ha avuto veramente poco. Abbiamo dovuto integrare, abbiamo potuto integrare il primo finanziamento ministeriale con i fondi che adesso la soprintendenza speciale di Roma riesce stabilmente ad avere grazie al 30% degli incassi del Colosseo". Lo ha affermato il soprintendente Francesco Prosperetti, alla presentazione per la stampa del restauro della facciata della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma.

"Sono circa 13 milioni di euro ogni anno, che ci permetteranno di intervenire meglio di prima sul patrimonio monumentale romano", ha aggiunto. "Il restauro non e' costato molto, attorno ai 400.000 euro. E' durato 15 mesi, con un grande lavoro di abnegazione da parte del team al femminile delle restauratrici del consorzio Roma che hanno sfidato le intemperie su questa facciata molto esposta anche nel periodo invernale", ha sottolineato.


Fonte: ANSA e ASKANEWS

Video su askanews.it


17/02/18

Da oggi si apre al Museo Botanico di Roma un vero e proprio Museo Naturale a cielo aperto !



La novità per l'Orto Botanico di Roma, uno dei più antichi e suggestivi del mondo, è l'apertura del Vigneto Italia: grazie a un progetto dell'Università di Roma ideato da Luca Maroni, sono stati impiantati ben 154 vitigni autoctoni che verranno coltivati, nel cuore di Trastevere, con i principi della biodinamica e cioè a zero impatto ambientale.

Già dal mese di marzo, assicurano gli esperti, le 310 piante coltivate avranno l'aspetto di alberelli e permetteranno ai visitatori di seguire tutta la crescita delle viti, con l'allestimento di laboratori per le scuole durante i quali si insegnerà a pigiare l'uva nei tini come avveniva in passato e verranno svelati tutti i segreti di una perfetta fermentazione. 

La scelta del sito non è casuale: da studi approfonditi si è appurato che proprio le pendici del Gianicolo, in leggera pendenza, erano sfruttate già in epoca romana per la coltivazione della vite, in una zona che era ricca di acqua. 

Il Vigneto Italia sarà un motivo in più per visitare l'Orto Botanico di Roma le cui origini si perdono nella notte dei secoli: originariamente fondato da Papa Nicolò III (1277-1280) dove sorgono gli attuali giardini Vaticani, fu spostato negli immensi giardini del Palazzo Corsini nel 1883. 

Da allora, il Giardino ha continuato ad ampliarsi, con le piante acquatiche (la cui crescita è stata assicurate dall'abbondanza di acque garantita dall'Acquedotto Paolo), le palme, i boschi di bambùm le serre, il giardino giapponese, la valletta delle felci, il bosco romano e il roseto. 

07/02/18

Quando a Trastevere spuntò il Petrolio: un "miracolo" in un luogo indimenticabile.


E' una delle piazze più belle e nobili di Roma, ma pochi sanno che proprio in questo luogo, in un giorno del 38 avanti Cristo fu registrato il prodigio di una fons olei - come riportarono le fonti antiche - molto probabilmente un getto di petrolio. E proprio nel bel mezzo della Roma Antica, nel punto dove oggi sorge la basilica di Santa Maria in Trastevere. 

Le fonti a cui si fa riferimento sono Eusebio di Cesarea (275-339), noto per essere fra l'altro il biografo-agiografo dell'Imperatore Costantino e Dione Cassio, che visse tra il II e il III secolo d.C., fonti che dunque scrissero parecchio tempo dopo l'accaduto, ma che evidentemente ne registravano la perdurante memoria. 

Sul posto sorgeva, all'epoca una Taberna Meritoria, cioè quello che oggi definiremmo un ospizio, una casa dove si ritiravano per la vecchiaia i reduci che avevano combattuto mille battaglie in giro per l'impero e che qui finivano i loro giorni. 

Proprio dal pavimento di questa Taberna scaturì dunque all'improvviso un getto di olio nero che defluì per diversi giorni senza che si riuscisse a fermarlo, formando pozze e una sorta di lago più grande, prima di sversarsi nelle acque del Tevere


Il prodigio inaspettato fu interpretato in diversi modi dalla popolazione di allora: gli appartenenti alla comunità ebraica, già numerosa a Roma, interpretò questo segno come un annuncio della venuta del Messia, ovvero dell'unto del signore. 

La memoria di quell'evento restò a lungo, influenzando anche direttamente la comunità cristiana, che nel II secolo d.C. vi fondarono un oratorio, che fu ufficialmente riconosciuto dall'imperatore Alessandro Severo. 

Nacque così il Titulus Callixti, il primo titolo cristiano della futura Basilica, che fu dedicata al culto della Vergine. 

Memoria del prodigio della fons olei sono ancora ben visibili: tra gli splendidi mosaici, opera di Pietro Cavallini, una delle opere più importanti della Roma Medievale, nella scena della Natività, appare in basso, proprio sotto il corpo disteso della Vergine l'immagine della Taberna Meritoria, con tanto di didascalia.   


E dal piccolo edificio si vede sgorgare il fiumiciattolo nero che si dirige verso il fiume. 

Il luogo esatto dove scaturì la Fons Olei è ricordato anche al di sotto di uno scalino nel Presbiterio da una antica iscrizione ancora visibile sul luogo. 


La memoria del piccolo grande prodigio del resto è rimasta impressa anche nella toponomastica del quartiere, visto che Via della Fonte dell'Olio è ancora oggi una delle vie più caratteristiche di Trastevere. 

Fabrizio Falconi 
2018 - riproduzione riservata





29/04/16

Storia di una foto n.4 - Kurt Schraudenbach a Roma.



Stavolta, nella nostra caccia alla foto - qui le puntate precedenti - siamo partiti da una foto realizzata da un reporter tedesco, della Suddeutsche Zeitung, Kurt Schraudenbach che risultava e risulta essere stata scattata a Trastevere nell'estate del 1964, per un reportage su quella rivista. 

Stavolta la caccia è stata di più facile risoluzione a causa della chiara identificazione dei palazzi sullo sfondo, quello merlato, e quello con il tondo votivo sopra il portone in marmo. 

La foto è dunque stata scattata in Piazza di Santa Cecilia, in Trastevere, che oggi si presenta così: 


Il luogo è dunque esattamente all'angolo della Piazza con Via dei Vascellari.  E questa foto è più o meno ripresa dalla stessa angolazione: 




La piazza è dunque rimasta più o meno identica a come è ritratta nel 1964 (per fortuna oggi è protetta da un'area pedonale). 
E anche il tondo votivo è ancora al suo posto anche se semisommerso da una pianta rampicante. 



Resta comunque la considerazione di quanto sia stato drastico il cambiamento in quelle zone, considerando che ancora nel 1964 transitavano nella caratteristica zona fluviale di Roma, carretti a cavallo con le mercanzie, mentre donne trasteverine, per sfuggire probabilmente all'afa, spostavano le loro macchine per cucire Singer direttamente sulla piazza. 

Fabrizio Falconi - (C) riproduzione riservata 2016.



13/04/16

Cartier-Bresson e Roma - Storia di una foto.

Henri Cartier-Bresson, Rome, 1953

Era partito come un gioco.  Stupiti dalla bellezza di questa foto di Cartier-Bresson, siamo partiti alla ricerca del luogo in cui fu scattata. 

La didascalia della Agenzia Magnum, proprietaria dei diritti della foto non aiutava, recitando laconicamente Henri Cartier-Bresson, Rome, 1953.

Quel che si sa per certo è che tra il 1951 e il 1971, durante un ventennio, il grande genio viaggiò spesso in Italia e tornò spesso a Roma. 

Questa foto fa parte di una serie scattata nello stesso luogo.  Con una certa fatica, grazie all'aiuto di preziosi amici, siamo riusciti a trovarlo.  Le tracce portavano a Trastevere.  E infatti l'angolo ritratto è proprio quello della piccola Piazza dei Ponzani (sulla foto originale, la dicitura della targa non si legge chiaramente), nel cuore di Trastevere. 

Ci sono tornato stamattina per un sopralluogo.  E sono riuscito a ritrarre più o meno la stessa angolazione (anche se purtroppo oggi il luogo è sopraffatto da sporcizia, macchine parcheggiate una sull'altra,  ecc...) 


Anche il bar è rimasto al suo posto, anche se oggi in parte ricoperto di edera: 


I proprietari del bar sono a conoscenza della illustre foto che immortala il locale nel 1956. E hanno anche provveduto ad affiggerne una riproduzione all'interno


Ho anche parlato con alcuni abitanti della zona.  In effetti sembra che Cartier-Bresson in quella estate del 1953 soggiornò proprio in Piazza dei Ponziani, probabilmente ospite di un amico architetto (oggi scomparso). 

Realizzò diverse foto in questo luogo, una anche dall'interno dello stesso bar. 



Certo il contesto oggi è ben diverso.  Ma esiste ancora stoicamente la vecchia fontanella (vicino ad un albero che doveva già esserci all'epoca), dall'alto lato della piazzetta e che è quella alla quale sicuramente la ragazzina immortalata dalla foto ha portato la grande bottiglia di vetro per riempirla, che porta sulle spalle. 


Insomma, un angolo della vecchia Roma di CB, che resiste nonostante tutto... 

Fabrizio Falconi (C) - 2016 riproduzione riservata.