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21/09/22

La migliore sorpresa della stagione per quanto riguarda le serie: "Kleo"


E' la più bella sorpresa della stagione: Kleo

Da tempo sostengo che i tedeschi stiano da anni producendo cose bellissime, e tra le migliori che si vedano nel formato serie-TV.
Kleo, in programmazione su Netflix è firmata Zeitsprung Pictures e gli autori che l'hanno scritta e realizzata sono colmi di genialità.
La vicenda racconta la storia (inventata) di Kleo Straub, spia della STASI, che dopo la caduta del Muro esce dal carcere e vuole capire perché e chi l'abbia punita e per cosa, vendicandosi di tutti loro.
Il pregio più grande della serie è il tono, miracolosamente in bilico tra farsa e dramma. Ci si diverte molto e con grande intelligenza. Allo stesso tempo si aprono squarci di lucida ferocia sulla transizione della Germania dell'Est, "assorbita" da quella dell'Ovest e dai traumi che ne sono seguiti.
Girata magnificamente, con una protagonista - Jella Hause - in stato di grazia e perfetta, la serie riproduce con meticolosa bravura, i colori, gli arredi, la luce di quegli anni e di quei luoghi, con esercizi di stile notevoli e grande fantasia.
Vanno segnalati poi i 7/8 minuti finali del V episodio - intitolato Uwe - dove un inseguimento drammatico diventa un pezzo di puro virtuosismo registico (ho visto qualcosa di equivalente solo in "True Detective 1" e in "Giri/Hagi/") sulla musica sublime di Max Richter (On The Nature Of Daylight (Entropy).
Da non perdere (e da vedere in lingua originale, sottotitolato).

Fabrizio Falconi - 2022

06/01/16

"Il ponte delle spie" di Steven Spielberg (RECENSIONE).



Non è solo una 'operazione nostalgia', questo nuovo film di Steven Spielberg.

Il ponte delle spie (Bridge of Spies), con protagonista Tom Hanks, narra la crisi degli U-2 tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica durante la guerra fredda, quando Francis Gary Powers, pilota di un aereo-spia Lockheed U-2, fu abbattuto, catturato e condannato dai sovietici

Un avvocato statunitense abitante a New York (nel quartiere di Brooklyn), di nome James Donovan, si ritrova al centro della guerra fredda quando la CIA gli incarica di negoziare il rilascio di Powers, scambiandolo con la spia comunista catturata a New York di nome Rudolf Abel. 

Lo scambio avviene sul Ponte di Glienicke detto il "Ponte delle Spie", tra Berlino Ovest e Berlino Est. 

Donovan riesce anche nell'impresa di far liberare dalle autorità berlinesi della Repubblica Democratica Tedesca, al Checkpoint Charlie, anche uno studente statunitense di economia Frederic Pryor, arrestato dalla Volkspolizei, la polizia della Germania Democratica.

Il film si fa apprezzare oltre che per il solito solidissimo impianto dei film di Spielberg, anche e soprattutto per lo straordinario attore inglese, Mark Rylance, che interpreta il ruolo della spia russa, Rudolf Abel. 

Del tutto sconosciuto in Italia, Rylance è un attore di teatro,  vincitore di tre Tony Awards, grande interprete shakespeariano, dalle capacità espressive semplicemente mostruose.

Rylance fornisce una grande prova proprio perché - come insegnava Stanislavskij - la recitazione "in sottrazione" è la più difficile, molto molto più difficile di una recitazione istrionica. Rylance doveva mettere in scena l'impassibilità, l'apparente imperturbabilità di un personaggio controllatissimo, spia, ma sotto certi aspetti quasi un puro di cuore. Dunque tutto quello che può fare è lavorare su minime sfumature, tic, espressioni e variazioni dello sguardo: ed è incredibile come riesca a farlo, rendendo pienamente l'anima del personaggio.

La sceneggiatura del film è firmata da Joel ed Ethan Coen. Un'altra garanzia per un film che merita di essere visto, e rinnova la grandezza puramente cinematografica di Steven Spielberg.