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14/05/21

Nascono nuovi itinerari turistici in Sicilia: "La Rotta dei Fenici"


Valorizzare gli itinerari culturali per rilanciare il turismo in Sicilia dopo la fine della pandemia: e' questo l'obiettivo de "La Rotta dei Fenici", uno dei 40 itinerari internazionali riconosciuti dal Consiglio d'Europa, che mette in rete i luoghi del Mediterraneo e le sue vie di comunicazione commerciali e culturali, le stesse che furono testimoni dirette della presenza e del transito dei Fenici, che dal XII secolo a.C. diedero origine ad una grande civilta'. 

Vie di comunicazione che poi sarebbero state utilizzate, tra gli altri, anche dai greci. 

Non e' un caso, d'altra parte, che la stessa sede de "La Rotta dei Fenici" sia a Selinunte, nel cuore del piu' grande Parco Archeologico d'Europa. 

 "Il tema centrale dell'itinerario culturale - spiega Antonio Barone, direttore de 'La Rotta dei Fenici' - non e' tanto l'archeologia, ma il riconoscimento, attraverso la conoscenza di un'identita' storica comune, del dialogo interculturale tra i popoli del Mediterraneo. Il nostro e' un itinerario sulla cultura del mare, e noi facciamo in modo che i visitatori abbiano un punto d'osservazione privilegiato, che permetta loro di comprendere cio' che fu il Mediterraneo (come crocevia di navigatori geniali come furono i Fenici) e cio' che e' diventato oggi". 

E cosi', a fare da cornice a "La Rotta dei Fenici" ci sono i luoghi fisici (come, ad esempio, il sito archeologico di Adranone a Sambuca di Sicilia o il territorio di Inico, l'antico toponimo della odierna Menfi), ma c'e' soprattutto il "Turismo esperienziale", quello che punta a trasformare il viaggio in un momento di integrazione culturale. 

Tutto questo si traduce nel tentativo di sviluppare il turismo attraverso la destagionalizzazione e il ricorso a piccole strutture ricettive. 

"Una formula - osserva il direttore dell'itinerario - che sta suscitando tanta curiosita', e che stiamo mettendo a disposizione di diversi governi europei e dei piani strategici di numerose regioni". 

 Tra le varie proposte de "La Rotta dei Fenici" uno spazio principale e' quello occupato dalle cosiddette "Smart Ways", un modello gia' adottato a livello europeo e che si concretizza in percorsi di eccellenza localizzati lungo tutto il Mediterraneo

In Sicilia, in particolare, la "Smart Way" si snoda lungo l'antica Via Selinuntina (tra Siracusa ed Erice). Ma non e' tutto. 

L'itinerario culturale "Le Rotte dei Fenici" collabora anche con i Gruppi Archeologici d'Italia, con la Rete degli Ecomusei e con la stessa Soprintendenza del Mare, con l'obiettivo: valorizzare il patrimonio archeologico subacqueo. 

Tra le piu' recenti iniziative programmate da "La Rotta dei Fenici" ci sono anche esposizioni itineranti, possibili grazie all'ausilio della "Rete dei Musei" (di cui fa parte anche la Rete Museale Belicina). 

"Proponiamo - chiarisce Barone - una sintesi tra tutti quei temi che suscitano riflessioni diffuse su interculturalita' e relazioni storiche, sociali e culturali stabilite lungo le rotte marittime e gli approdi attraversate dalle antiche civilta' mediterranee". 

All'itinerario culturale "La Rotta dei Fenici" oggi aderiscono un centinaio tra enti pubblici e privati di una dozzina di paesi europei ed extraeuropei. C'e' anche la Regione Siciliana. Nel corso del tempo all'itinerario culturale hanno aderito numerosi comuni siciliani. 

Ne fanno tuttora parte Campobello di Mazara e l'Unione dei Comuni delle Terre Sicane (con Menfi, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Caltabellotta) ma anche associazioni culturali, reti di imprese turistiche e, da poco tempo, anche l'Unione Nazionale delle Pro Loco Italiane, che raggruppa piu' di 6.000 sodalizi. 

In Sicilia sono pronti ad aderire alle "Rotte" numerosi altri territori, come Gibellina, Gela, Prizzi, Cefalu', e sono in corso contatti perche' ritorni attiva Marsala e nuove proposte, come ad esempio Sciacca, con le sue antiche terme. 

09/10/20

In Sicilia l'albero più vecchio d'Italia e forse d'Europa (3.000 anni)



E' un meraviglioso Castagno, che ha anche un nome: "Castagno dei Cento Cavalli" e si trova a Sant'Alfio, in provincia di Catania, alle pendici dell'Etna.

Secondo il botanico Bruno Peyronel potrebbe essere l'albero più antico d'Italia e d'Europa.

La sua età è stimata intorno ai 3.000 anni.

Era già centenario quando in Sicilia imperversavano le guerre puniche tra romani e cartaginesi.

Deve il suo nome al fotto che Giovanna d'Aragona fece riparare sotto le ampie chiome i suoi cento cavalli durante un temporale.

Con questo meraviglioso esemplare, rivaleggia in antichità, "S'Ozzastru", un ulivo di Luras, in Sardegna, per il quale si stima egualmente una età vicina ai tremila anni.
 

Fabrizio Falconi - 2020

fonti: Carlo Mercuri, Alberi storici si fa la conta, Il Messaggero 4 agosto 2015 

29/05/18

La Natività del Caravaggio rubata dalla Mafia nel 1969, non fu distrutta !


La celebre Nativita' di MichelangeloMerisi da Caravaggio rubata a Palermo nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 non e' andata distrutta. 

È questa la clamorosa novita' che emerge dalla relazione della presidente della Commissione parlamentare antimafia nella passata legislatura, Rosy Bindi sull'inchiesta svolta dalla Commissione e che sara' presentata a Palermo

Su proposta della presidente Bindi, la Commissione aveva riaperto il dossier e condotto una propria autonoma indagine sul furto del famoso dipinto, alla ricerca degli autori materiali, dei mandanti e soprattutto del destino dell'opera, tutt'oggi avvolto nel mistero. 

A quanto pare, secondo le dichiarazioni rese da pentiti di Mafia, l'opera fu smembrata in Italia in diverse parti e rivenduta a collezionisti stranieri in Svizzera. 

I risultati dell'inchiesta saranno illustrati a Palermo domani 30 maggio nel corso di un convegno promosso dal Comune di Palermo dal titolo 'Il Caravaggio rubato dalla mafia: una storia semplice - L'indagine della Commissione Antimafia'. 

L'incontro si svolgera' presso l'Oratorio di San Lorenzo, dove era collocato il capolavoro del Caravaggio e dove oggi e' ospitata una copia realizzata con innovative tecniche di riproduzione digitale

Interverranno, oltre alla Presidente della Commissione e al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, l'arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, il procuratore della Repubblica, Franco Lo Voi, il professore Claudio Strinati, il senatore Pietro Grasso e il presidente della commissione antimafia della Regione Siciliana, Claudio Fava.

L'evento e' previsto alle 16 e rientra nell'ambito delle manifestazioni su Palermo capitale italiana della cultura 2018. 

13/04/18

Finalmente restaurato "Novecento", il capolavoro di Bernardo Bertolucci - In Anteprima stasera a Palermo.




Finalmente restaurato uno dei capolavori del cinema italiano, "Novecento", realizzato da Bernardo Bertolucci nel 1976, con uno straordinario cast di attori tra i quali Robert De Niro e Gerard Depardieu, come protagonisti.

"Novecento", di Bernardo Bertolucci, I e II atto, sara' proiettato a Palermo, in questa nuova versione restaurata, in anteprima nazionale, stasera 13  aprile alle ore 21 e il 20 aprile alla stessa ora al Cinema De Seta dei Cantieri alla Zisa, per iniziativa della dell'associazione Lumpen, con la direzione artistica di Franco Maresco. 

Il film sara' preceduto da un'intervista inedita a Bertolucci, realizzata dalla Cineteca di Bologna

Le pellicole si potranno vedere anche il 16 e il 23 aprile, alle 21 (precedute alle 20.30 dalla presentazione di Gianmauro Costa e Dario Oliveri), al cinema Rouge et Noir. 

 "Con Novecento - spiega la direzione artistica del Rouge et Noir - avviamo un discorso sul secolo delle rivoluzioni, nel cinquantenario del '68, ideato con Panormos International Weeks di Evelina Santangelo e Paola Caridi, in collaborazione con Marina di Libri e Institut Francais, dal titolo "Rivoluzioni a fondo perduto?" che prevede altri film, mostre, dibattiti. Ai maggiorenni sara' offerto, in omaggio al tema, un Cuba Libre. 

17/01/18

A Selinunte sta per emergere una nuova Pompei di 2700 anni fa !



Potrebbe nascondersi una piccola Pompei sotto i templi del parco archeologico di Selinunte, in Sicilia. E' quanto sperano gli archeologi, i geologi e i geomorfologi che stanno lavorando nel sito. 

Con una termocamera  ad alta sensibilita' termica, caricata su un drone, i geologi dell'Universita' di Camerino, in particolare, hanno rilevato sul terreno alcune anomalie termiche riconducibili ad importanti strutture sepolte di circa 2700 anni fa che dal 'Tempio M' scendono verso il porto

Lo ha annunciato il geoarcheologo Fabio Pallotta, consulente dell'Universita' di Camerino e del Parco Archeologico di Selinunte. "Verosimilmente - spiega Pallotta - era un susseguirsi di templi e di vasche colme di limpida acqua sorgiva che ruscellava verso il mare africano per offrire prezioso ristoro ai viaggiatori di confine. Da queste immagini termiche tutti possono osservare come il gradiente di calore delinei nel terreno perfetti disegni geometrici che circondano proprio i resti del cosiddetto 'Tempio M', ora collocato lungo la sponda destra del fiume Selino, ma che in origine spiccava con tutta la sua bellezza sull'estremo promontorio occidentale dell'incantevole laguna". 

"Questa scoperta - commenta il direttore del Parco Enrico Caruso - ci permettera' di trovare le soluzioni migliori per perpetuare nel futuro prossimo ed anche oltre il patrimonio straordinario di Selinunte". 

Quattordici, sino a oggi, i piani di volo effettuati con un esacottero, un drone con sei braccia che ha rilevato le temperature dei corpi sia vivi sia inerti. "Rimangono ancora molte strutture da indagare - ha rilevato sempre Caruso -. Va compresa la conformazione geologica della zona e il perché i selinuntini la scelsero per il loro insediamento. La citta' e' certamente molto piu' ampia di quella odierna". 

Ma non e' questa l'unica importante novita' che arriva da quello che e' considerato uno dei parchi archeologici piu' grandi d'Europa. 

"A Selinunte - ha annunciato sempre Caruso incontrando oggi la stampa italiana e internazionale, invitata a un press tour nell'area - sono state trovate le tubature costruite dai greci ed attraverso le quali l'acqua arrivava nelle case, nuovi ambienti domestici destinati al culto come ad esempio altari cilindrici e la piu' antica raffigurazione di tutto il mondo greco di Hekate, personaggio di origine pre-indoeuropea che fu ripreso nella mitologia greca. Ecate, o Hekate, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, sulla luna"

"In 2700 anni il terreno di questa area sismica della Sicilia si e' alzato di circa tre metri, mentre negli ultimi 60 anni le falde acquifere, di cui questa zona e' molto ricca, si sono abbassate di quasi 20 metri". Lo ha detto Marco Materazzi, geomorfologo dell'Universita' di Camerino. Il dramma di Selinunte e' la conservazione. Dobbiamo capire cosa vuol dire tenere in piedi un tempio che puo' rischiare di cadere in caso di terremoto. Questo ci deve indurre a riflettere". 

Il riferimento e' alla ricostruzione del tempio G, tanto auspicata nelle ultime settimane in particolare dal neo assessore regionale ai Beni culturali Vittorio Sgarbi. Una faglia ancora attiva, infatti, attraversa proprio l'area nella quale si trovano i resti del tempio G. "Selinunte - ha osservato il geologo strutturale Pietro Paolo Pierantoni - ha subito terremoti importanti, uno tra il III e il IV secolo avanti Cristo e uno fra il VI e il XIII secolo. Una faglia aveva direzione Nord-Sud e un'altra Est-Ovest e quella che attraversa il tempio G e' ancora attiva". 

26/06/17

Anche Mattarella ad Agrigento il 6 luglio per il 150mo anniversario di Luigi Pirandello .




Ci sara' anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a celebrare - il prossimo 6 luglio - il 150/o anniversario della nascita dello scrittore premio Nobel Luigi Pirandello.

Ai piedi del tempio della Concordia, nella Valle dei Templi, consegnera' il "premio Pirandello" agli attori Toni Servillo e Michele Riondino, clou di una serie di eventi che sono entrati nel vivo da ieri, domenica 25 giugno.

Iniziative che continueranno fino al 10 dicembre, giorno in cui si ricorda invece la morte del drammaturgo.

Il 6 luglio, il capo dello Stato potra' ammirare l'anfora a figure nere della bottega di Nikosthenes - singolare figura di vasaio che opero' ad Atene intorno alla meta' del VI secolo avanti Cristo - con scene di lotta tra atleti. Osservera' il vaso attribuito al gruppo di Polignoto ed il rilievo di Paride/Pelope o Ierone I.

Mattarella visitera', infatti, "I tesori di Akragas" a Villa Aurea, prestigiosa residenza di sir Alexander Hardcastle.

Si tratta dei reperti dell'antica Akragas greca che, normalmente, sono custoditi ed esposti al British museum di Londra e che, dallo scorso 21 aprile, sono in vetrina ad Agrigento. Dagli antichi reperti a quelli piu' nuovi. Perche' Mattarella visitera' anche il cantiere di scavi archeologici del teatro Ellenistico-Romano.

Ad accompagnarlo ci saranno, per illustrargli i risultati fino ad adesso raggiunti, gli archeologi del Parco "Valle dei Templi" ed il direttore Giuseppe Parello.

Poi, quale ultima tappa, il tempio della Concordia dove verra' consegnato, appunto, il premio Pirandello.

Mattarella visitera' anche la casa natale di Luigi Pirandello, in contrada Caos, che e' stata oggetto di lavori e che riaprira' il 28.

Lunedi' 26, alle 21, al teatro "Luigi Pirandello", Enrico Lo Verso andra' in scena con una trasposizione teatrale del celebre "Uno, Nessuno e Centomila".

Entrambi gli eventi rientrano nel "Festival della Strada degli Scrittori", cosi' come il concerto, previsto per martedi' 27 giugno dei "Malarazza 100% Terrone", che si esibiranno allo "Spazio Temenos" a partire dalle 21. Alle 21.30, invece, nei locali del Libero consorzio comunale, ex Provincia, in piazza Aldo Moro, avra' il via "Caddi come una lucciola, notturno pirandelliano".

Gli eventi teatrali dedicati al drammaturgo agrigentino si sposteranno, alle 3 del mattino del 28 giugno, dinnanzi alla casa natale di contrada Caos: l'ora in cui Pirandello venne alla luce. Le attivita' si protrarranno fino all'alba, quando verra' scoperta una targa celebrativa.

L'iniziativa e' stata promossa dal Parco Letterario, dall'ex Provincia regionale di Agrigento, da "Pirandello Stable Fest" e dal "Cepasa". Il 28 giugno le iniziative promosse dal Polo Museale e dalla Soprintendenza.

Dalle 10 alle 18 Bruno Crociti si esibira' in "Novelle per un giorno". Alle 18 sara' inaugurata una mostra di dipinti della famiglia Pirandello, che conterra' tele di Fausto, Luigi e Lina e che e' stata realizzata a cura della soprintendente Gabriella Costantino.

fonte ANSA

20/01/13

Hemingway: il primo racconto lo scrisse a Taormina?





Ernest Hemingway avrebbe scritto il suo primo racconto a Taormina  

Lo sostiene il giornalista scrittore taorminese, Gaetano Saglimbeni, che ha trovato in Inghilterra una copia di un libro dello scrittore dove c'e' un racconto ambientato a Taormina.

Hemingway allora era un diciannovenne giornalista-soldato e volontario della Croce rossa americana sul fronte della prima guerra mondiale e fu ferito mentre prestava soccorso a un soldato italiano.

Lo scrittore si fermò a Taormina durante una breve vacanza di convalescenza, tra la fine del 1918 e l'inizio del 1919, e scrisse questo racconto inedito. 

L'opera d'esordio di uno scrittore così importante apparve in libreria solo 68 anni dopo, nel 1987, quando era morto da 26 anni. 

The mercenaries e' stato pubblicato dal biografo Peter Griffin, con la collaborazione del figlio dello scrittore, Jack Hemingway, insieme ad altri inediti, tutti racconti brevi mai tradotti in italiano. 

A Taormina il giovane Hemingway fu ospitato dal duca di Bronte nella splendida villa a mezza costa sulla via Pirandello. 

"Nel racconto - dice Saglimbeni - si parla anche di cucina e vini, e di un duello alla pistola per gli occhi di una donna che avrebbe avuto come teatro il giardino di un ristorante. Spiace che queste pagine taorminesi del grande Hemingway non siano state mai tradotte in italiano e nelle nostre librerie non esistano neppure in lingua inglese".

06/08/12

Paolo Borsellino - Un ricordo personale.




Nell'estate del 1988 - quattro anni prima della sua morte - intervistai Paolo Borsellino a casa sua, a Palermo. Un ricordo indelebile.

Avevo proposto al direttore Corrado Guerzoni - lavoravo all'epoca per Radiodue 3131 - di realizzare una inchiesta sul fenomeno degli scomparsi, quelle persone che si dissolvono nel nulla ogni anno (non esisteva allora nessuna Chi l'ha visto?). 

Tra le diverse idee per il programma, avevo in mente di ricostruire anche la vicenda del più famoso scomparso italiano. Ettore Majorana. Dissolto nel nulla il 27 marzo 1938.

La storia del fisico italiano aveva suscitato, come è noto, l'interesse di Leonardo Sciascia che gli aveva dedicato un celebre libro, La scomparsa di Ettore Majorana.

Sciascia avanzava lì l'ipotesi che il grande fisico si fosse ritirato - dopo una finta messinscena di suicidio - nel Convento di Serra San Bruno, in Calabria. 

Ma la curiosità di Sciascia, riguardo alla sorte di Majorana era sempre in allerta, pronta a valutare ogni altra ipotesi. Finì dunque per interessarsi alla stravagante ricostruzione di due fratelli di Mazara del Vallo - i Romeo, i quali si dicevano convinti di aver trovato il vero Majorana, nientemeno che sotto le mentite spoglie di un povero barbone, che i pescatori di Mazara chiamavano da sempre l'uomo cane, e che aveva l'abitudine di dormire all'aperto, sotto il monumento sulla piazza principale.


Sciascia, seppure recalcitrante aveva accettato di incontrare i Romeo, aveva ascoltato la loro versione dei fatti: che quell'uomo sapeva di matematica, che non era certamente del luogo, che lui stesso, prima di morire, aveva confidato di essere il grande fisico. 

Pur dubbioso, Sciascia per escludere ogni possibilità, aveva interessato del caso Paolo Borsellino, che era procuratore capo della Repubblica di Marsala e con il quale vi era stato qualche dissapore nel recente passato per via della nota polemica sui professionisti dell'antimafia, innescata dallo stesso Sciascia. 

Fu così che partii per la Sicilia, per ricostruire il caso dell'uomo cane: l'ultima ipotesi sulla scomparsa di Majorana. 

Dopo qualche giorno passato a Mazara - e dopo aver parlato con i Romeo, e con tutti quelli che potevano dare notizie del barbone - mi trasferii a Palermo per incontrare Borsellino. 

Mi ricevette nel suo appartamento, insieme alla moglie Agnese.  Un'ospitalità molto semplice. Seduti nel salotto buono, l'appartamento di un tranquillo borghese, dai modi cortesissimi. 

Restammo a parlare a lungo. Mi fece vedere le foto dell'uomo cane, mi spiegò come i dettagli delle foto, ma soprattutto le perizie calligrafiche (c'erano alcune firme lasciate dal barbone nel commissariato locale quando lo avevano fermato per controlli di rito) escludessero in modo categorico qualsiasi identificazione con il grande fisico siciliano. 


Ettore Majorana 

Realizzammo l'intervista.   Al termine, ci fu un episodio che non ho più potuto dimenticare.   Borsellino, con affabilità - aveva rispetto formale per l'interlocutore, insieme a curiosità vivissima - si interessò riguardo la prosecuzione del mio viaggio. Gli spiegai che stavo per partire per Catania, dove mi aspettavano altre 'verifiche' su Majorana.

"Ma è qui con la sua macchina?" mi chiese.  "Non è mia, ho una macchina a noleggio," risposi.  I suoi occhi si illuminarono. "Non mi dica che l'ha parcheggiata qui sotto."  

In effetti, arrivando, avevo constatato con meraviglia, nella giungla di parcheggi congestionati delle vie di Palermo, un grande spazio libero, sterrato, proprio di fronte al portone di casa del magistrato. 

"Sì," risposi.  Sorrise: "Allora gliel'hanno portata via."   Sbirciò fuori dalla finestra: in effetti della mia auto restavano solo le strisce degli pneumatici sulla sabbia dello sterrato.  

"Venga," mi disse infilando un gilet di cotone. L'ascensore ci portò nel sotterraneo del palazzo dove c'era la sua auto. Uno della scorta si offrì di salire al volante, lui gli fece cenno di no.  Mi aprì la portiera, salii a bordo: non avevo mai visto una macchina blindata, con le portiere e i vetri spessi come quelle di un mezzo militare. 

Mi accompagnò dunque, guidando, al garage poco distante dove avevano portato la mia auto, che in effetti era lì, con due o tre tizi che vi armeggiavano intorno.  

Borsellino rivolse loro un sorriso: "E' un giornalista". 

Lo ringraziai.  Mi strinse la mano, mi augurò buon viaggio e mi pregò di aggiornarlo se per caso fossero emerse novità importanti.

L'estate di quattro anni dopo, in quel 19 luglio del 1992, mi tornò - e non mi abbandonò più - il ricordo forte del chiaro sorriso e dello sguardo triste dell'uomo che aveva provato ad essere se stesso nella terra dove tanti - prima e dopo Majorana - si erano perduti per sempre. 

Fabrizio Falconi  

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