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19/05/23

"Slow Horses" si migliora ancora, la seconda stagione della serie, più bella della prima


La seconda stagione di Slow Horses, serie AppleTv è se possibile, ancora migliore della prima, che suscitò entusiasmo della critica e favore del pubblico.

Stavolta i "ronzini" (gli agenti "sfigati") del "Pantano" (il dipartimento sfigato dove vengono mandati gli agenti sfigati, decaduti, del MI5, capitanato dall'espertissimo ma ingestibile Jackson Lamb) sono alle prese con un incarico che viene affidato loro direttamente dai "Cani", cioè dagli agenti di primo livello del MI5: apparecchiare, preparare, bonificare il luogo dove avverrà un incontro segreto tra la scrivania n.2 dei servizi inglesi, la Taverner e un rampante agente russo di nome Pashkin.
Da qui nascono avvenimenti e trama appassionanti e intricati che lungo l'arco di sei puntate, catturano totalmente lo spettatore, regalandogli un divertimento intelligente, impagabile.
Merito del cast, in primis. Con Gary Oldman (per cui scarseggiano ormai gli aggettivi) che non "interpreta" Lamb, ma gli dà vita, lo crea, lo rende più vero del vero, epigono di precedenti illustri, da Marlowe a Colombo, ma decisamente più cool, Lamb con il suo impermeabile fetido, la barba lunga, i capelli sporchi, l'olezzo che si porta dietro, è uno spettacolo ad ogni frase che pronuncia e a ogni espressione che accenna.
Kristin Scott Thomas è perfetta nei panni di Taverner, Jonathan Pryce è il nonno di River Cartwright, ex agente anche lui. Mentre River, interpretato dal bravissimo Jack Lowden è un coprotagonista a tutti gli effetti.
La seconda stagione è stata girata con sontuosi mezzi per le vie di Londra, dove si svolge una grande manifestazione di protesta, aeroporti di piper, stazioni, pub.
Slow Horses ha anche il merito di non precludersi di far morire i personaggi anche più amati. In questa seconda stagione trova molto spazio Rosalind Eleazar, talentuosissima attrice di cui sentiremo molto parlare, che pur con una menomazione congenita alle dita delle mani, regala emozioni assai intense.
Del tutto raccomandabile, quindi, in attesa della terza stagione già in lavorazione. Davvero una serie alla quale è difficile, se non impossibile, trovare difetti.

Fabrizio Falconi - 2023

17/04/23

André Breton, Chagall, Max Ernst, Hannah Arendt, Walter Benjamin: protagonisti di una bellissima serie Tv su Netflix, "Transatlantic"


André Breton, Chagall, Max Ernst, Hannah Arendt, Walter Benjamin, sono loro qui i protagonisti.

Davvero un'altra insperata bellissima sorpresa nel panorama delle serie tv, che ritenevo stesse diventando asfittico, in crisi.
Invece non perdete Transatlantic (titolo fuorviante, completamente sbagliato, NON è una storia ambientata in un Transatlantico e non c'entrano niente i transatlantici), una bellissima serie di produzione tedesco/francese/inglese ora su Netflix.
La storia vera di Varian Fry e Mary Jane Gold che nel 1941 misero in salvo a Marsiglia, circa 2000 persone destinate ai campi di sterminio nazista.
Tra di loro molti intellettuali, artisti, i più prestigiosi dell'epoca, quelli che ho citato, e altri celebri, fedelmente rappresentati qui.
Una serie molto diversa da quelle storiche ambientate in quel periodo. Un tocco meraviglioso della ideatrice Anna Winger e due registe svizzere, a metà e in perfetto equilibrio tra dramma e commedia, con sfumature che fanno pensare a Wes Anderson, fotografia bellissima, musiche all'altezza, cast freschissimo, che diverte e commuove.
8 puntate che si vedono con grande piacere, un prodotto notevolmente intelligente e di livello inusuale rispetto alle offerte di grande consumo di Netflix.

Fabrizio Falconi - 2023

19/03/23

Mad Men, il classico delle serie che non invecchia

 


Mad Men, uscita 15 anni fa (2007), è una serie che sta invecchiando molto bene.

Dopo aver vinto tutti i premi possibili (scritta in modo magistrale dallo stesso autore di Sopranos, Matthew Weiner), ancora oggi se ne può ammirare la visione concentrazionaria di uomini e donne che si muovono nel mondo di una agenzia pubblicitaria di successo americana dei primi anni '60.

Le dinamiche descritte potrebbero definire meglio di un trattato, la realtà del maschilismo occidentale.

Gli uomini (che sono "pazzi" già dal titolo) che comandano, che decidono, che si spartiscono tutto, che vedono (nel senso proprio di "vedere") le donne come esseri inferiori, buone solo in quanto carne da penetrare.

Molto interessante è anche la descrizione dell'universo parallelo femminile che coabita questi luoghi (nelle vesti di segretarie/amanti ovviamente), nel quale, come sempre in questi luoghi chiusi, di potere, si innescano meccanismi tra gli oppressi (in questo caso "le" oppresse), con le kapò che dispongono delle ultime arrivate e le dirigono nei rispettivi giacigli, e le ultime della scala, che cercano una affannosa salvezza, anche a costo di rinunciare alla dignità.

La serie non invecchia perché la realtà non è poi così tanto cambiata, non so in America, ma sicuramente non qui da noi. 

Fabrizio Falconi - 2023

21/09/22

La migliore sorpresa della stagione per quanto riguarda le serie: "Kleo"


E' la più bella sorpresa della stagione: Kleo

Da tempo sostengo che i tedeschi stiano da anni producendo cose bellissime, e tra le migliori che si vedano nel formato serie-TV.
Kleo, in programmazione su Netflix è firmata Zeitsprung Pictures e gli autori che l'hanno scritta e realizzata sono colmi di genialità.
La vicenda racconta la storia (inventata) di Kleo Straub, spia della STASI, che dopo la caduta del Muro esce dal carcere e vuole capire perché e chi l'abbia punita e per cosa, vendicandosi di tutti loro.
Il pregio più grande della serie è il tono, miracolosamente in bilico tra farsa e dramma. Ci si diverte molto e con grande intelligenza. Allo stesso tempo si aprono squarci di lucida ferocia sulla transizione della Germania dell'Est, "assorbita" da quella dell'Ovest e dai traumi che ne sono seguiti.
Girata magnificamente, con una protagonista - Jella Hause - in stato di grazia e perfetta, la serie riproduce con meticolosa bravura, i colori, gli arredi, la luce di quegli anni e di quei luoghi, con esercizi di stile notevoli e grande fantasia.
Vanno segnalati poi i 7/8 minuti finali del V episodio - intitolato Uwe - dove un inseguimento drammatico diventa un pezzo di puro virtuosismo registico (ho visto qualcosa di equivalente solo in "True Detective 1" e in "Giri/Hagi/") sulla musica sublime di Max Richter (On The Nature Of Daylight (Entropy).
Da non perdere (e da vedere in lingua originale, sottotitolato).

Fabrizio Falconi - 2022

25/06/22

"You don't know me", una serie tv da non perdere


Quelli che amano le serie d'autore o di alta qualità non dovrebbero perdere You don't know me, che ha il marchio di garanzia di BBC One ed è distribuita anche in Italia da Netflix.

Tratto da un romanzo di Imran Mahmood, uscito nel 2017, la miniserie, in 4 puntate ciascuna di un'ora, nasconde sotto le apparenze di un convenzionale legal, qualcosa di molto di più.
Dietro l'intreccio, infatti, risulta ben presto chiaro che ciò che sta a cuore agli autori è parlare di sentimenti umani, di amore, di disponibilità, di sacrificio.
Ambientato in una Londra quasi sempre notturna, nelle periferie di Camden, la serie trova - nella miniera inesauribile della palestra dei giovani attori inglesi - due talentuosi interpreti: Samuel Adewunmi e Sophie Wilde, splendida ventitreenne, di madre ivoriana e padre australiano.
Entrambi hanno già vinto parecchi premi per le loro interpretazioni in questa serie.
Il protagonista - che nella serie non viene mai chiamato per nome, ma che è identificato da quello di "Hero" - imbastisce nel corso delle 4 puntate la sua autodifesa, davanti alla giuria, facendo a meno dell'avvocato, per ripercorrere tutti i fatti che lo hanno portato ad essere coinvolto, da innocente, in una bruttissima storia.
Una serie intelligente, fuori dai cliché, onesta, autentica, intensa (con altri interpreti magnifici, tutti neri) che si vede senza un attimo di pausa.

18/04/22

"The Gilded Age", la nuova serie di quel genio di Julian Fellowes

 


Julian Fellowes è senza dubbio uno scrittore eccezionale. Quando aveva 50 anni il maestro Robert Altman lo contattò per scrivere la sceneggiatura di uno dei suoi ultimi film più riusciti in assoluto: "Gosford Park"

Il film, con un cast tutto di mostri sacri inglesi (Maggie Smith, Kristin Scott Thomas, Alan Bates, Emily Watson, Helen Mirren, Stephen Fry), dopo il successo planetario ricevette ben 7 nominations agli Oscar 2002. 

L'unica statuetta che però il film portò a casa (su 7) fu quella conquistata da Julian Fellowes per la migliore sceneggiatura originale (che aveva firmato da solo). 

Diversi anni più tardi Fellowes, che nella vita ha fatto anche l'attore, il regista, il produttore e naturalmente lo scrittore di romanzi, è diventato universalmente noto per la serie "Downton Abbey" (6 stagioni), una delle più viste di sempre, che ha messo d'accordo tutti, pubblico popolare e platea sofisticata amante delle atmosfere e delle psicologie alla Henry James. 

Ci voleva dunque una buona dose di coraggio per Fellowes, per cimentarsi con una nuova saga originale, intitolata "The Gilded Age", ambientata stavolta nella New York di fine Ottocento, qualche decennio prima dei fatti di Downton Abbey. 

Anche stavolta Fellowes ha messo in piedi un congegno narrativo perfetto (per ora 1 stagione, 9 puntate) basato sullo scontro tra la classe sociale degli immigrati americani di prima generazione legati alla madre patria Inghilterra, e perciò assai snob e la nuova generazione di parvenu americani, fortissimamente intenzionati a prendersi soldi, potere e successo e soprattutto notorietà e riconoscimento da parte della vecchia

La scrittura e i dialoghi sono del solito alto livello, la ricostruzione è fenomenale, senza i soliti trucchi al computer, con centinaia di comparse vere, costumi e ambienti fantastici, nella più consolidata tradizione dei lavori di Fellowes. 

Però sono quasi sicuro che The Gilded Age non avrà lo stesso successo di Downton Abbey (anche se pure qui ci saranno diversi seguiti): i personaggi sono (volutamente) meno empatici, non c'è il tono ironico e leggero (e romantico/sentimentale) del british mood che piace molto in Italia. 

D'altronde Fellowes è troppo serio per non averci pensato: gli USA di fine ottocento, non erano l'Inghilterra. 

Qui il confronto, le ambizioni, la lotta sociale, le dinamiche sono molto più cruente, prive di scrupoli. 

Non mancano personaggi moralmente virtuosi, ovviamente, in primis la protagonista Marion (impersonata da Louisa Jacobson, figlia di Meryl Streep). 

Ma si respira un'aria meno lieta e consolante. La visione The Gilded Age è comunque del tutto raccomandabile: il puro grande piacere dell'intrattenimento anglosassone, sullo spartito di una scrittura sempre brillante, formidabile.

Fabrizio Falconi - 2022 

04/12/18

Una bellissima poesia di un poeta palestinese, tratta da The Little Drummer Girl.




Nella terza puntata di The Little drummer girl, bellissima serie televisiva BBC tratta dal romanzo di John  Le Carré con Alexander Skarsgard e Florence Pugh, in una intensa scena viene recitata questa poesia di Mahmoud Darwish, poeta palestinese nato nel 1941 e morto in America, a Houston nel 2008.   La ripropongo per i lettori di questo Blog.


Ora, quando ti svegli, ricorda l’ultima danza
del cigno. Hai ballato coi cherubini
mentre sognavi? La farfalla ti ha illuminato
mentre ardeva della luce eterna della rosa? La fenice
ti è apparsa nitida…. e ti ha chiamato
per nome? Hai visto sorgere l’alba
dalle dita della tua amata? E hai toccato il sogno
con la mano, o hai lasciato che il sogno sognasse da solo,
quando all’improvviso ti sei accorto della tua assenza?
Non è così che i sognatori lasciano il sonno,
diventano incandescenti,
completando nel sogno la propria vita…
Dimmi come hai vissuto il tuo sogno
In un qualche luogo, e ti dirò chi sei
E ora che sei sveglio, ricorda:
hai maltrattato il tuo sogno ?
Se lo hai fatto, ricordati
l’ultima danza del cigno!
Di Mahmoud Darwish, traduzione italiana di di Pina Piccolo dalla traduzione inglese di Fady Joudah, tratta dal libro “The Butterfly’s Burden, Copper Canyon Press, 200 2007 (la poesia è tratta dalla raccolta di Darwish “Non ti scusare per quel che hai fatto, 2003)

Now, as you awaken, remember the swan's 

last dance. Did you dance with young angels 
while you were dreaming? Did the butterfly 
light you up when it burned with the eternal 
light of the rose? Did the phoenix appear clearly 
before you and call you by your name? 
Did you see the morning dawn from the fingers 
of the one you love? Did you touch 
the dream with your hand or did you 
leave it to dream alone, aware suddenly 
of your own absence? Dreamers don't abandon 
their dreams, they flare and continue 
the life they have in the dream…tell me 
how you lived your dream in a certain place 
and I'll tell you who you are. And now, 
as you awaken, remember if you have wronged 
your dream. And if you have, then remember 
the last dance of the swan. 

Continua a leggere: http://frontierenews.it/2016/03/ora-quando-ti-svegli-ricorda-mahmoud-darwish/

09/09/16

"The Night of" - Una splendida mini-serie HBO.



In Italia arriverà solo dal prossimo 25 novembre, trasmessa da Sky Atlantic.  Ma già da ora vi dico di appuntarvi questo appuntamento e non mancare The Night of, che davvero è una delle più belle serie di sempre. 

Per l'esattezza si tratta di una miniserie televisiva statunitense in otto puntate prodotto dalla HBO (un marchio di garanzia) e trasmessa dalla stessa emittente in America, dal 10 luglio 2016, basata sulla serie britannica Criminal Justice della BBC.

Il progetto iniziale è una idea dell'attore James Gandolfini che avrebbe dovuto esserne protagonista, con Richard Price come sceneggiatore e Steven Zaillian come regista

La morte prematura e improvvisa di James Gandolfini, avvenuta in un albergo romano il 13 giugno del 2013, ha indotto i responsabili della HBO ad abbandonare il progetto.

Che è stato ripreso qualche anno più tardi scegliendo come protagonista, al posto di Gandolfini, Robert De Niro, che ha poi rinunciato per sopravvenuti impegni, e alla fine John Turturro. 

The Night of è un classico drama in otto puntata, un giallo in piena regola, che avvince sin dal pilot iniziale.

E' la storia di un ragazzo pakistano - di buona famiglia, studente universitario - che in una notte, dopo aver preso di nascosto il taxi del padre per recarsi ad una festa di compagni di scuola, conosce una ragazza (che sale sul suo taxi credendolo in servizio) e dopo aver dormito a casa sua, si sveglia e la trova morta, uccisa da 22 coltellate.

Il ragazzo preso dal panico, scappa portandosi via il coltello con il quale lui e la ragazza hanno giocato al gioco della mano dopo essersi drogati insieme. 

Subito fermato, il ragazzo viene arrestato con l'accusa di aver ucciso la donna. 



La notte dell'agguato, un avvocato difensore d'ufficio - John Turturro - si interessa di lui dichiarandosi pronto a difenderlo. 

Da qui si dipana una lucida vicenda che vede da una parte l'odissea in carcere del ragazzo pakistano, e dall'altra, quella dell'avvocato John Stone (Turturro) alle prese con il caso, che gli viene dapprima scippato da un'avvocatessa specializzata nella difesa dei diritti umanitari e gli torna poi indietro in una serie di colpi di scena.

Solo all'ultima puntata si capirà cosa è successo quella notte nella casa della ragazza.

La serie ha ottenuto recensioni entusiastiche oltreoceano e anche in casa nostra.  In effetti la serie è un prodotto di altissima qualità dal punto di vista tecnico come spiega in questo articolo Il Post, oltre a proporre una interpretazione da Oscar di Turturro nei panni di uno dei più bei looser che si siano visti recentemente, l'avvocato squattrinato e umano, ipocrondriaco eternamente alle prese con un bruttissimo eczema. 

E' anche un ottimo poliziesco, un prodotto classico e allo stesso tempo innovativo. Un racconto che - per i suoi particolari e per la rilevanza complessiva della storia - non si dimentica facilmente.

Fabrizio Falconi