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16/01/16

Il racconto della fine di Esenin.

Sergej Esenin sul letto di morte


Nel 1925 Esenin sposa a Mosca Sof'ja Andreevna Tolstaja, nipote del grande scrittore. 

Con lei va ancora a Baku. Suoi versi sono tradotti in georgiano. Nel settembre torna a Mosca per curare la pubblicazione delle sue opere con le edizioni di Stato. 

E' di nuovo in preda all'alcool. I giudizi severi della critica, lo sconforto, le allucinazioni lo portano sull'orlo della catastrofe.

L'angoscia si rispecchia nel suo ultimo poema (L'uomo nero), finito il 12-13 novembre. Alla fine dello stesso mese entra in una clinica. 

Ma il 23 dicembre, eludendo la vigilanza della moglie e degli amici, parte per Leningrado.

Qui, in una stanza dell'albergo "Angleterre", nella notte dal 27 al 28 dicembre 1925 s'impicca con la cinghia della sua valigia . La notte precedente scrive col sangue, per mancanza d'inchiostro, due quartine d'addio, coi famosi versi finali: 

In questa vita morire non è nuovo,
ma neppure vivere, certo, lo è di più.

Ad essi V. Majakovskij risponderà parafrasando, coi versi finali di un'aspra poesia (A Sergej Esenin): In questa nostra vita/morire non è difficile/costruire la vita/è notevolmente più difficile. 

I funerali del poeta si svolgono a Mosca l'ultimo giorno dell'anno, il 31 dicembre con grande partecipazione di popolo.  Tra gli artisti e scrittori che portano a braccia il feretro si trovano Isaak Babel', Vsevolod Ivanov, Vsevolod Mejerchol'd e Boris Pil'niak.

Qualche tempo dopo, A.Tolstoj definisce con esattezza il dramma di Esenin in un suo commosso articolo sulla morte del poeta: Egli se n'era andato dalla campagna, ma non era arrivato nella città. 


i funerali di Esenin

tratto da S.Esenin, Il paese dei banditi, a cura di Iginio De Luca, Einaudi editore, 1985, p.XXIV

04/01/15

La poesia della domenica - "Anna Snegina" di Sergej Esenin.



Ed eccomi di nuovo in viaggio
nella notturna bruma di giugno.
Garrulo come il carro
non forte non piano, come una volta.
La strada è abbastanza buona,
placido è il tinnire della pianura.
La luna di nevischio dorato
ha cosparso la lontananza dei villaggi.
Balenano cappelle, pozzo,
recinti e siepi.
E il cuore batte come un tempo
come batteva nei giorni lontani.

Di nuovo sono al mulino...
L'abetaia
è cosparsa di candele di lucciole.

...
"Ora con molto piacere
ti consegnerò un dono"
"Un dono?"
"No...
semplicemente una letterina.
Ma non avere fretta, caro!
Quasi due mesi e più
l'ho portata con me dalla posta."
...
"Anch'io come lei sono viva.
Così spesso sogno il recinto,
il cancelletto e le sue parole.
Ora sono lontano da lei..
In Russia ora è l'aprile.
E di lanugine blu
la betulla è coperta e l'abete.

Con la pelliccia di montone
vado come un tempo al mio fienile.
Vado per il giardino lussureggiante,
il vaso sfiora il lillà.
Così cara ai miei sguardi accesi
la siepe incurvata.
Un tempo a quel cancelletto
avevo sedici anni.
E una fanciulla in bianca mantellina
mi disse dolcemente: "No!".

Lontani cari anni!...
Quell'immagine in me non s'è spenta.

Tutti noi in quegli anni abbiamo amato,
ma, certo,
hanno amato anche noi.


Sergej Esenin, estratto da Anna Snegina, gennaio 1925 Batùm, edizioni Einaudi collezione di poesia, Torino 1976, traduzione di Iginio De Luca.