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24/09/12

Krishamurti in Italia (la testimonianza di Vanda Scaravelli).




Jiddu Krishnamurti transitò diverse volte nel nostro paese. 

Nel 1966, quando l’amica italiana Vanda Scaravelli - era figlia di Alberto Passigli, aristocratico proprietario terriero, e personaggio molto in vista nella società fiorentina e moglie del marchese Luigi Scaravelli, professore di filosofia all’Università di Roma – lo portò in Italia per la prima volta, registi cinematografici (Fellini, Pontecorvo), scrittori (Moravia, Carlo Levi), musicisti (Segovia, Casals) fecero a gara per incontrarlo. 

Ma Krishnamurti non si lasciò coinvolgere dai riti mondani e non cambiò il suo semplice sistema di vita, apparentemente completamente alieno dai bisogni e dai desideri umani.

Continuò a passare gran parte delle sue giornate in meditazione, o studiando o scrivendo, o incontrando persone che volevano conoscerlo. 

Continuò, allo stesso modo, anche quel doloroso processo, che a tratti si impadroniva di lui e lo portava in uno stato di estasi e di distacco dal mondo, del quale la stessa Scaravelli (1) fu più volte testimone, e che così descrive nei suoi appunti: 

Dopo colazione stavamo conversando. In casa non c’era nessuno. Tutt’a un tratto K. svenne. Ciò che accadde a questo punto non si può descrivere, poiché non ci sono parole per darne minimamente un’idea: ma è anche qualcosa di troppo serio, troppo straordinario, troppo importante per essere lasciato nel buio, sepolto nel silenzio o tralasciato. Nel viso di K. ci fu una trasformazione. I suoi occhi divennero più grandi, vasti e profondi, ed ebbero uno sguardo sovrumano, che andava al di là di ogni spazio possibile. Fu come se ci fosse una presenza, un potere appartenente ad un’altra dimensione. C’era una inspiegabile sensazione di vuoto e di pienezza al tempo stesso. (2) 

I contorni di questo dove, di questa altra dimensione furono lasciati dallo stesso Krishnamurti sempre incerti. Non accettò mai di rispondere in modo preciso a ciò che avveniva durante quegli stati di coscienza che duravano anche giorni interi. Ma sempre, nei suoi discorsi, emerse chiaramente che si sentiva abitato o protetto da una volontà e da un verità superiore. Anche se Dio è una parola che Krishnamurti usò con incredibile parsimonia, proprio perché considerava quello che gli uomini descrivono come Dio una ulteriore prigione mentale, un pre-giudizio, uno schema di cui liberarsi, se si vuole arrivare davvero al centro autentico della verità.

1. Vanda Scaravelli, scomparsa nel 1999 è stata a sua volta insegnante di Yoga e di meditazione profonda, fino all’età di 80 anni, con all’attivo numerosi saggi. 
2. citazione tratta da Mary Lutyens, La Vita e la Morte di Krishnamurti, Ubaldini, 1990, Roma, pag.128.



Vanda Scaravelli in esercizio yoga. 


Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata