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02/03/18

Straordinario ritrovamento a Roma durante gli scavi per la Metro C: ritorna alla luce la "Casa del Comandante" !




Roma non finisce mai di stupire. La notizia clamorosa è che gli scavi per la Metro C di Roma hanno portato alla luce 'la Casa del Comandante':  una domus collegata ai dormitoria della caserma di impianto traianeo e poimodificata da Adriano, dormitoria scoperti nel 2016. 

"È una scoperta eccezionale perché a Roma non e' mai stata individuata ne' scavata archeologicamente una caserma e mai trovata una domus collegata alla caserma stessa", ha spiegato Rossella Rea responsabile dello scavo

La scoperta e' stata effettuata durante i lavori alla stazione della Metro C Amba Aradam

La "Domus del Comandante" e' stata ritrovata a 12 metri sotto il livello della strada.  


Ora verrà smontata, livello per livello, e delocalizzata, cioe' spostata in container riscaldati per continuare gli scavi della metro C

"Ho gia' parlato con Cantone che mi ha assicurato che il luogo verrà reso fruibile al pubblico e tutto il ritrovamento rimesso al suo posto; come questo avverra', compatibilmente con la metro C, si vedra'. Mi sono gia' assicurato progetto e finanziamenti", ha detto Francesco Prosperetti, soprintendente ai Beni Archeologici di Roma che ha interpellato il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, in quanto l'Autorita' nazionale anticorruzione sovrintende a tutte le opere pubbliche

02/06/08

Giovanni - Il prediletto, l'eletto.


Giovanni, dunque.

Il post dell'altro giorno ci è servito per introdurre - con la presenza di Giovanni a Roma - un piccolo discorso sull'enigmatica figura del Quarto Evangelista.

Devo confessare che quasi mai avevo riflettuto sul fatto che Giovanni, secondo quanto tramandatoci dalle scritture e le fonti antiche fu l’unico degli apostoli che non morì subendo il martirio, ma per morte naturale, in età veneranda.

Anche in questo, egli occupa dunque un posto a sè nella storia del Cristianesimo. Ma vediamo per bene, prima di proseguire nel viaggio, le notizie che abbiamo su di lui.

Secondo quanto ci riportano le fonti antiche, Giovanni è il prediletto di Gesù e fratello di Giacomo il Maggiore. Dopo la resurrezione di Gesù fu il primo, insieme a Pietro, a ricevere da Maria Maddalena l’annuncio del sepolcro vuoto, e fu il primo a giungervi, entrandovi poi dopo Pietro.

Dopo l’ascesa al cielo di Gesù, gli Atti degli Apostoli ce lo mostrano accanto a Pietro in occasione della guarigione dello storpio al Tempio di Gerusalemme e poi nel discorso al Sinedrio, dopo il quale fu catturato e poi con Pietro incarcerato.

Sempre insieme a Pietro si reca in Samaria. Nel 53 Giovanni si trova ancora a Gerusalemme: Paolo infatti lo nomina (Gal 2, 9) insieme a Pietro e a Giacomo come una delle «colonne» della Chiesa. Ma verso il 57 Paolo nomina a Gerusalemme solo Giacomo il Minore: dunque Giovanni non c’è più, trasferitosi a Efeso, come concordemente testimoniano le fonti antiche, fra le quali basterà citare, per tutte, Ireneo (Contro le eresie, III, 3, 4): «La Chiesa di Efeso, che Paolo fondò e in cui Giovanni rimase fino all’epoca di Traiano, è testimone veritiera della tradizione degli apostoli».

La permanenza di Giovanni a Efeso, dove scrive il Vangelo (secondo quanto afferma ancora Ireneo), è interrotta, come le stesse fonti antiche ci dicono, dalla persecuzione subita sotto Domiziano (imperatore dall’81 al 96), probabilmente verso l’anno 95.

Si innesta qui la tradizione, riportata anche da molti autori antichi, del suo viaggio a Roma e della sua condanna a morte in una giara di terracotta colma di olio bollente, dalla quale uscì illeso per miracolo.

E vediamo qui quali sono le fonti: la fonte più antica che ce ne parla è Tertulliano, intorno all’anno 200: «Se poi vai in Italia, trovi Roma, da dove possiamo attingere anche noi l’autorità degli apostoli. Quanto è felice quella Chiesa, alla quale gli apostoli profusero tutta intera la dottrina insieme con il loro sangue, dove Pietro è configurato al Signore nella passione, dove Paolo è incoronato della stessa morte di Giovanni il Battista, dove l’apostolo Giovanni, immerso senza patirne offesa in olio bollente, è condannato all’esilio in un’isola» (La prescrizione contro gli eretici, 36).

Un’altra testimonianza è quella di Girolamo, che alla fine del IV secolo scrive: «Giovanni terminò la sua propria vita con una morte naturale. Ma se si leggono le storie ecclesiastiche apprendiamo che anch’egli fu messo, a causa della sua testimonianza, in una caldaia d’olio bollente, da cui uscì, quale atleta, per ricevere la corona di Cristo, e subito dopo venne relegato nell’isola di Patmos. Vedremo allora che non gli mancò il coraggio del martirio e che egli bevve il calice della testimonianza, uguale a quello che bevvero i tre fanciulli nella fornace di fuoco, anche se il persecutore non fece effondere il suo sangue» (Commento al Vangelo secondo Matteo, 20, 22).

Alle antiche fonti cristiane sul martirio di Giovanni a Roma si può ora aggiungere, udite udite, con buona attendibilità anche l’allusione del pagano Giovenale (inizi del II secolo), che, nella IV Satira, critica Domiziano raccontando l’episodio della convocazione del Senato per decidere che fare di un enorme pesce, venuto da lontano e portato all’imperatore, che viene destinato a essere cotto in una profonda padella. Come nello stile delle Satire, il pesce sarebbe appunto Giovanni, il povero pazzo cristiano.

E' una ipotesi affascinante, davvero, che è frutto dello studio pubblicato da una ricercatrice italiana, Ilaria Ramelli, che qui troverete nella sua integrità, che vi consiglio di leggere tutto d'un fiato. Bellissimo. Poi, proseguiremo con il discorso. Ma intanto, se la ipotesi della Ramelli fosse giusta, ci troveremmo di fronte alla clamorosa conferma da parte di una fonte pagana, di una lunga tradizione prima orale e poi scritta, tutta cristiana.

Il che ancora una volta avvalorerebbe la tesi che alla base di testimonianze così antiche ci sono sempre riscontri reali, storici, effettivi.

28/05/08

San Giovanni, L'Evangelista, a Roma.



Ignoriamo molto delle nostre radici cristiane.

Eppure, ad ogni passo, ad ogni pietra del suolo che calpestiamo oggi, si aprono voragini di storie antiche che riconducono tutte ad un’unica grande storia.

A Roma si sta perdendo perfino la memoria apostolica, che pure è così viva, e documentata.

Ci ho pensato pochi giorni fa percorrendo la meravigliosa Via di Porta Latina, dove sorge l’antichissima basilica di San Giovanni a Porta Latina, una di quelle paleo-cristiane di Roma.

A Roma, si sa, si parla sempre di Pietro e di Paolo. Ma si ignora spesso l’importante passaggio di quelli che furono gli altri apostoli di Gesù, a cominciare di quelli più importanti: gli Evangelisti.

Pochi romani – e pochi cristiani in generale – saprebbero oggi rispondere alla domanda se risulta di un passaggio a Roma di San Giovanni, l’Evangelista. Il prediletto.

Eppure questa presenza non solo è documentata. Ma è anche testimoniata da un culto bi-millenario. Mai decaduto.

Di Giovanni si ricorda l’attività di predicatore instancabile, dopo la morte di Gesù, e soprattutto della sua presenza a Patmos, nell’Egeo, dove scriverà le terribili ed enigmatiche visioni contenute nell’Apocalisse.
Ma tra queste due fasi, Giovanni transitò a Roma.

E’ Tertulliano a raccontarci che nell’anno 89, mentre Giovanni si trovava ad Efeso, si scatenò una nuova ondata di persecuzioni nei confronti dei cristiani ad opera dell'imperatore Domiziano. Tertulliano racconta che Giovanni venne arrestato e condotto a Roma, quindi torturato nei pressi di Porta Latina e infine condannato a morte.

Di lì a poco questa pena però verrà commutata in quella dell'esilio nell'isola di Patmos. Sul luogo dove venne sottoposto alla tortura dell’Olio bollente venne costruita la chiesa di San Giovanni in Oleo. Non si tratta anzi, di una vera e propria chiesa, ma di un piccolissimo oratorio a pianta ottagonale, che vedete ritratto qui.

E’ un luogo veramente particolare, del quale vi parlerò meglio nei prossimi giorni. Raccontandovi anche di qualche piccola scoperta.