Visualizzazione post con etichetta roma. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta roma. Mostra tutti i post

14/03/24

Domenica 17 Marzo alle 17,30 alla Libreria Eli "Roma nel Seicento" , sesto incontro con la magia di Roma

 



Le radici della Grande Bellezza nel Seicento Romano, nel sesto incontro alla Libreria Eli

Dalla fine del '500 con la rivoluzione urbanistica di Sisto V, a Beatrice Cenci, Giordano Bruno, Galileo, la Pimpaccia, Pasquino, la Roma Papalina e i grandi geni, Borromini e Bernini che si sfidano sulla quinta teatrale della città più bella al mondo. 

Mille storie, segreti e curiosità, tantissime immagini. Roma Domenica 17 marzo alle ore 17,30.

16/02/24

DOMENICA PROSSIMA 18 FEBBRAIO ALLE 17.30 "IL RINASCIMENTO A ROMA" - ALLA LIBRERIA ELI con Fabrizio Falconi

 



Continuano gli Incontri con le PASSEGGIATE LETTERARIE A ROMA IN LIBRERIA:
DOMENICA 18 FEBBRAIO ALLE ORE 17,30 ALLA LIBRERIA ELI:

Il Rinascimento a Roma - L'età dell'oro 
Un viaggio meraviglioso tra i luoghi simbolo del Rinascimento romano: 
dalla Cappella Sistina all'epopea dei Borgia, da San Clemente all'Ara Coeli, 
il genio inarrivabile di Michelangelo, Raffaello, Pinturicchio e tanti altri.
Mille storie, segreti e curiosità, tantissime immagini. 

QUI SOTTO TUTTE LE INFO:

12/10/23

"Il Cielo Sopra Berlino" riesce al cinema - Un sorprendente ricordo personale


Adesso che il film sta riuscendo nelle sale - nel bagliore del nuovo restauro - posso raccontare questo fatto davvero surreale, che mi accadde anni fa.

Come molti altri, io avevo amato smisuratamente quel film di Wenders, e Bruno Ganz (che ci ha lasciato qualche anno fa) era per me, come per molti altri, soprattutto il meraviglioso, malinconico angelo de "Il Cielo sopra Berlino" (The Wings of Desire), il film diretto da Wim Wenders nel 1987, vincitore come regista al Festival di Cannes di quell'anno, edizione che fra l'altro avevo seguito come giornalista accreditato.
Bene, parecchi anni dopo quel film (15 per l'esattezza) - che però avevo sempre in testa, compresi i dialoghi scritti da Peter Handke - una mattina d'inverno decisi di portare mio figlio a visitare Castel Sant'Angelo, qui a Roma.
Doveva essere il 2002, Matteo era dunque molto piccolo. La giornata era cupa, nuvolosa e con parecchio vento, con un cielo che sembrava più berlinese che romano.
Giungemmo sulla Terrazza superiore, quella dominata dal colossale angelo in bronzo che rinfodera la spada sul cielo di Roma, scolpito da Peter Anton von Verschaffelt nel 1753.


Quella mattina, sulla grande terrazza del Castello c'erano pochissimi turisti. Ad un tratto, sembrandomi davvero sulle prime il frutto di una allucinazione, scorsi, vicino al parapetto una figura di spalle, avvolta in un cappotto scuro, che sembrava piuttosto familiare.
Mi avvicinai di qualche passo e aspettai di vederlo meglio.
Con sconcerto mi accorsi che era proprio lui, era proprio Bruno Ganz, con i capelli raccolti da un elastico sulla nuca e il lungo cappotto scuro fino ai piedi. Per un momento pensai perfino che dovessero esserci le sue ali trasparenti, quelle che di cui era dotato nel film di Wenders, le ali dell'angelo, mentre si sporgeva sui tetti estremi di Berlino.
Era solo. Lo spiai per un po'. Sembrava assorto nei suoi pensieri. Più volte rivolse lo sguardo all'angelo enorme in bronzo che lo sovrastava. Rimase più di venti minuti, poi scomparve in fretta giù per le scale.
Non ho mai dimenticato quell'incontro, e ancora mi chiedo che cosa ci facesse lì, da solo, vestito proprio da angelo, come nel film.
Chissà, forse Bruno Ganz un po' angelo lo era veramente.
Forse non lo ha detto a nessuno. Forse in realtà non è nemmeno morto. Ma è volato da qualche parte senza dir niente a nessuno. Mistero. Comunque, posso dire, la più bella - e indimenticabile - "apparizione" della mia vita.

Fabrizio Falconi - 2023

03/10/23

Parte alla Libreria Eli il seminario "Storie di Roma" con Fabrizio Falconi, dal 20 ottobre





SEMINARIO DI INCONTRI CON FABRIZIO FALCONI 

LIBRERIA ELI – VIALE SOMALIA 50

 

·    Corso/seminario di incontri STORIE DI ROMA, presso la Libreria con cadenza mensile – ogni terzo venerdì del mese, alle 18.30 -  durante il quale si ripercorrono gli itinerari sul territorio monumentale, antico e moderno di Roma, la città che tutto – con la sua storia e i suoi luoghi – racchiude.

·    Il corso/seminario durerà da ottobre 2023 a maggio 2024 affrontando in percorsi di circa due ore ciascuno, le tappe significative della storia tri-millenaria di Roma mediante la scoperta dei luoghi conosciuti e meno conosciuti e degli aneddoti, curiosità, letture, citazioni, con uso di slides e il coinvolgimento immersivo dei partecipanti. 

Questo il piano degli incontri, che seguiranno un percorso cronologico:

 

22 Ottobre 2023: Le origini della Città – I Luoghi e le leggende della Fondazione, i Re di Roma.

 

17 Novembre 2023: L’età antica – La Roma Repubblicana

 

15 Dicembre 2023: L’età antica – La Roma Imperiale

 

19 Gennaio 2024: Dalla Caduta dell’Impero Romano d’Occidente all’Anno Mille

 

16 Febbraio 2024: La Roma Medievale

 

15 Marzo 2024: Il Rinascimento a Roma

 

19 Aprile 2024: Il Risorgimento a Roma e l’Ottocento

 

17 Maggio 2024: Dai primi del Novecento ai giorni nostri

 

Tutti gli incontri avranno inizio alle ore 18.30


Scrivi alla Libreria Eli per Iscriverti 


28/09/23

"STORIE DI ROMA" - Un nuovo ciclo di incontri tematici su Roma e le sue infinite storie presso la Libreria Eli - Domenica 1 ottobre ore 11

 


STORIE DI ROMA - Una nuova bella iniziativa che ho il piacere di presentare, Domenica prossima, 1 ottobre alle ore 11 alla bellissima Libreria Eli (con ingresso gratuito), per chi ama Roma e le sue infinite Storie.


Il ciclo d’incontri:



Il corso/seminario da tenersi da ottobre 2023 a maggio 2024 affronterà in percorsi di circa due ore ciascuno, le tappe significative della storia trimillenaria di Roma mediante l’attraversamento dei luoghi conosciuti e meno conosciuti e degli aneddoti, curiosità, letture, citazioni, ecc.. con l’uso di slides e il coinvolgimento totale dei partecipanti, alla conoscenza dei molti segreti e misteri della Città Eterna.

In ogni incontro la Passeggiata virtuale consentirà di conoscere meglio i luoghi, la storia le infinite curiosità su Roma, come di solito non si vedono mai.

Quando:

MERCOLEDI'  1 ottobre 2023  Ore 11:00

Il piano degli incontri:

  • Ottobre: Le origini della Città – I Luoghi e le leggende della Fondazione, i Re di Roma.
  • Novembre: L’età antica – La Roma Repubblicana
  • Dicembre: L’età antica – La Roma Imperiale
  • Gennaio: Dalla Caduta dell’Impero Romano d’Occidente all’Anno Mille
  • Febbraio: La Roma Medievale
  • Marzo: Il Rinascimento a Roma
  • Aprile: Il Risorgimento a Roma e l’Ottocento
  • Maggio: Dai primi del Novecento ai giorni nostri

06/06/23

L'oscura Via del Mandrione, a Roma, amata da Pasolini


Fa una certa impressione immaginare che dalla costruzione dell’ultimo dei grandi maestosi acquedotti romani (i cui resti ancora giganteggiano per l’Italia) trascorsero ben tredici secoli prima che si sentisse la necessità a Roma di realizzarne uno nuovo

L’impresa fu voluta da Papa Sisto V a cui si deve la completa ristrutturazione urbanistica di Roma (con il celebre Piano Sistino), il quale la commissionò nel 1585 all’architetto Matteo Bortolani. 

Tanto per comprendere quale fosse la grandezza dei romani, Bortolani commise degli errori di progettazione del nuovo acquedotto, e il Papa dovette ricorrere a Giovanni Fontana (lo stesso architetto che aveva spostato l’obelisco di Piazza San Pietro) per rimediare e correggere il difettoso deflusso delle acque. 

In onore di Sisto V (che la secolo si chiamava Felice Peretti) il nuovo acquedotto fu chiamato Felice e aveva il compito di utilizzare le antiche sorgenti dell’Aqua Alexandrina, per approvvigionare le zone del Viminale e del Quirinale. 

Il tracciato originale del nuovo acquedotto superava la Via Tuscolana all’altezza della Porta Furba e giungeva fino nel cuore di Roma con il trionfo finale della Mostra della Fontana del Mosè, in Piazza San Bernardo. 

Oggi una gran parte del circuito cittadino dell’Acquedotto Felice è affiancata dalla lunga Via del Mandrione, che dà il nome ad un quartiere, o meglio, ad una porzione del quartiere Tuscolano

In questa Via, una specie di tortuoso serpente che si snodava e in parte si snoda ancora sul confine tra la periferia della città e la campagna, furono trovati i resti di una splendida villa romana e parte di un lastricato. 

Il nome, Mandrione, deriva proprio dal fatto che qui, nella campagna sotto gli archi del vecchio acquedotto, venivano portate le mandrie a pascolare

Era però, già anticamente, una zona di scorribande, adatta agli agguati da parte di briganti e di sabotatori e per questo motivo, lungo questa via transitavano i sorveglianti degli acquedotti, arruolati dalle autorità pontificie. 

I solenni archi divennero però con il passare dei secoli anche un ideale rifugio: dapprima in tempo di guerra quando sotto l’Acquedotto Felice trovarono riparo gli sfollati del bombardamento di San Lorenzo del 1943, che costruirono le prime baracche, e poi, nel dopoguerra comunità di nomadi e prostitute. 

Ben presto dunque la zona del Mandrione divenne malfamata e territorio di studio per le condizioni abitative di disagio in città, che richiamarono nel dopoguerra l’interesse di personalità come Pier Paolo Pasolini, Gian Giacomo Feltrinelli, Elsa Morante, Goffredo Parise. 

Da qui partirono però anche progetti rivoluzionari (come quelli della pedagogista Angelina Linda Zammataro) di integrazione delle comunità nomadi e di recupero della zona archeologica con lo sgombero delle baracche e l’assegnazione di alloggi popolari alle numerose famiglie che vi abitavano

Oggi l’oscura Via del Mandrione ha – come altre parti della periferia romana – cambiato pelle, ospitando locali, botteghe artigiane e vita notturna.


Fabrizio Falconi, tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, 2013 


06/04/23

La chiesa di San Lorenzo in Lucina e la misteriosa tomba di Poussin

 


La chiesa di San Lorenzo in Lucina e la misteriosa tomba di Poussin

 

Uno dei più antichi titoli delle chiese di Roma è quello di Lucinae attribuito alla chiesa che ancora oggi sorge nella piazza omonima nel centro della città e che, sorto in tempi antichissimi, è già ricordato nel 366 sulla residenza di una matrona romana, chiamata appunto Lucina (anche se non mancano altre ipotesi, tra le quali quella che nel luogo sorgesse un boschetto (lucus) da cui l'edificio prese il nome).

Quel che è certo è che sotto papa Sisto III (nell'anno 440 d.C.) avvenne la trasformazione in luogo di culto pubblico. Un rifacimento complessivo fu operato nel secolo XIII da Pasquale II, mentre al Duecento risale l'erezione, sulla sinistra della chiesa, del palazzo Fiano che divenne la residenza dei Peretti. Ma nuovi interventi furono compiuti nel corso dei secoli (anche Gian Lorenzo Bernini vi mise mano per costruirvi la Cappella Fonseca) fino ai successivi rimaneggiamenti sotto Papa Pio IX (1856) e del 1927 (anno in cui si ripristinò il portico murato) che conferiscono alla chiesa l'aspetto odierno.

Essa, oltretutto affonda le sue fondamenta, in parte, sotto il grandioso horologium (centosessanta metri per sessanta), fatto costruire dall'imperatore Augusto nel 10 a.C.,  la celebre Meridiana, i cui resti affiorano in diversi punti nei sotterranei degli edifici del quartiere di Campo Marzio (e anche della Chiesa). 

San Lorenzo in Lucina è una specie di museo, ospitando una serie di famose opere d'arte, come il crocefisso dipinto da Guido Reni al centro dell'altare maggiore.

Ma la Chiesa è famosa anche per la celebre sepoltura del pittore francese Nicolas Poussin (1594 – 1665), sulla quale sono fiorite leggende esoteriche di ogni tipo.

Poussin è uno dei più famosi pittori francesi, noto anche per essere il pittore di corte del re Luigi XIII e per aver supervisionato i lavori per la realizzazione del Louvre, ma a partire dai trent'anni trascorse la sua intera vita a Roma, dove ricevette la prima commissione nel 1626 dai conti Barberini per la realizzazione di un grande dipinto, Il sacco del tempio di Gerusalemme da parte dell'imperatore Tito, creduto per molto tempo perduto e ritrovato recentemente dal critico Denis Mahon.

Fautore dapprima dello stile barocco, Poussin, a partire dal 1630 cominciò ad abbandonare del tutto quel gusto artistico, per una rimeditazione attraverso una ricerca di chiarezza razionale, sul senso dell'esistenza e sul ruolo dell'arte come transito oltremondano.

A Roma Poussin morì, nel 1665, e fu sepolto proprio all'interno della Chiesa a Campo Marzio.

Il suo monumento funebre è tra i più enigmatici. La tomba fu concepita da Francois René de Chateaubriand (attivo a Roma fra il 1802 e il 1804), come si legge nella dedica in epigrafe subito al di sotto del busto del pittore (realizzato dallo scultore Jean-Louis Deprez) : F.A. De Chateaubriand a Nicolas Poussin per la gloria delle arti e l'onore della Francia. 

L'epitaffio invece, scritta da Pietro Bellori, il bibliotecario della regina Cristina di Svezia, recita: Trattieni il sincero pianto. In questa tomba vive Poussin che aveva dato la vita ignorando egli stesso di morire; qui egli giace, ma egli vive e parla nei quadri.

Infine, al di sotto dell'epitaffio, è realizzato in bassorilievo il profilo di un suo celebre capolavoro: Pastori in arcadia, che oggi è conservato al Museo del Louvre di Parigi e che esiste anche in un'altra versione dello stesso pittore, del 1627 e conservata in Inghilterra, a Chatsworth House.

E sotto questa rappresentazione, è inscritto il celebre motto Et in Arcadia ego, intorno al quale sono sorte le leggende più disparate e al quale sono stati dedicati interi libri.

In realtà Poussin non fu il primo ad utilizzare questo motto, che appare per la prima volta in un dipinto del Guercino, realizzato intorno al 1620.

La frase si riferisce alla mitica regione della Grecia, l'Arcadia, dove la leggenda narra che i pastori vivevano una vita idilliaca, lontana dai clamori e dagli affanni del tempo e della guerra e di ogni altra miseria umana.

La frase però, da un punto di vista strettamente letterale, risulta monca e priva di verbo.  Se infatti il significato è chiaramente: “anche io (sono stato o sono) in Arcadia”, è evidente che la frase manca del verbo – sum – che dovrebbe essere posto dopo il soggetto ego.

La citazione è stata subito interpretata come un memento mori come è reso esplicito anche dalle scene rappresentate dal Guercino – due pastori che si imbattono in un grande teschio – e da Poussin – pastori ideali  (c'è anche una donna, che nella versione di Chatsworth esibisce anche delle pose sensuali) che scoprono una tomba austera.

In pratica il significato della frase sembra essere: Anche la persona che riposa in questa tomba una volta viveva in Arcadia. Oppure: Anche io ero un Arcade, prima di incontrare la morte.

Il motto latino e l'associazione alla scena allegorica è stata ricollegata fantasiosamente con la pseudostoria (frutto di manipolazioni di tutti i tipi, in epoche successive) del Priorato di Sion.

Il legame con la morte (nel bassorilievo sulla tomba di Poussin i pastorelli contemplano quella che sembra essere a tutti gli effetti la tomba stessa del pittore) e la stranezza della frase senza verbo hanno fatto ipotizzare che la citazione contenga in realtà un codice anagrammato.

C'è stato chi ha tentato di sciogliere l'enigma, componendo la frase I! Tego arcana Dei, ovvero Vattene ! Io celo i misteri di Dio, alludendo ad un mistero del quale Poussin fosse al corrente, ossia che nella Chiesa fosse presente una sepoltura di una importante figura biblica (o addirittura dello stesso Gesù).

Ipotesi rafforzata da altri autori che, aggiungendo il sum alla frase, hanno ottenuto l'anagramma: Arcam dei tango Iesu, ovvero, Io tocco la tomba di Gesù. In questo caso, però, si è spiegato, la tomba del Maestro non sarebbe nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, come ipotizzato, ma in un luogo misterioso della Francia, che servì da ispirazione a Poussin per il dipinto dei Pastori dell'Arcadia conservato al Louvre, il quale è modello del bassorilievo tombale.

Le tracce alla ricerca di questo luogo hanno portato dapprima in Francia, nella località di Les Pontiles, vicino a Rennes-le-Chateau, e poi in Inghilterra, nello Staffordshire, dove esiste una versione scolpita (non si sa in quale epoca) del dipinto realizzato da Poussin, nel cosiddetto Sheperd's Monument nel giardino della Sugborough house.

Ma ricerche in loco, non hanno dato nessun esito e tutte queste teorie sono state  ripetutamente smentite dai critici d'arte e dagli storici.

Quel che è certo è che Arcadia divenne dopo la morte di Poussin, la più celebre delle Accademie romane, fondata nel 1690 dai frequentatori del circolo di Cristina di Svezia (alla Lungara) che vollero così proseguire l'opera del pittore e le sue ricerche, in ogni campo delle arti e della cultura.


Fabrizio Falconi, tratto da Roma Segreta e Misteriosa, Newton Compton, 2015

15/03/23

Leggere "Con gli occhi chiusi" di Federigo Tozzi - Un gioiello della nostra letteratura


Ho riletto Con gli occhi chiusi di Tozzi, che avevo letto molti anni fa.
Federigo Tozzi è morto nell'età aurea dei 37 anni, come Mozart e tanti altri, e la terribile Spagnola, il 21 marzo 1920, se lo portò via prima che gli toccasse di vedere l'avvento del Ventennio Fascista e i disastri della Seconda Guerra.
Nato a Siena e cresciuto tra Siena e Firenze, è a Roma - dove visse nella casa di Via del Gesù - che Tozzi, grazie a Pirandello e a Borgese ricevette considerazione, lavorando al Messaggero della Domenica, e riuscendo a pubblicare due romanzi, Con gli occhi chiusi e Tre croci, nel 1919, l'anno prima di morire (altri 3 romanzi vennero pubblicati postumi).
La morte prematura e la scarsa produzione (anche se i racconti sono più di 120), gli procurarono una notevole sottovalutazione da parte della critica letteraria. Fu scambiato per un semplice realista-verista e solo negli anni '60 si capì la sua grandezza.
Con gli occhi chiusi è un piccolo grande capolavoro, e leggendolo si avverte quanto, rispetto alla maggioranza dei suoi contemporanei, Tozzi fosse avanti:
nella semplice storia dell'amore di Pietro, figlio di un benestante ristoratore senese (proprietario di terreni in campagna) per la contadina Ghìsola, venuta a lavorare per il padre di Pietro, bella, analfabeta, ma desiderosa di emancipazione, Tozzi costruisce una trama puramente psicologica, colma di riferimenti simbolici, disseminati in luoghi densi di storia millenaria: Siena, Piazza del Campo, Firenze, le colline senesi, quelle toscane del Chianti.
Un universo apparentemente quieto, felice, disseminato di ombre. La tara familiare, l'incapacità di Pietro di riconoscere e vivere i suoi sentimenti, il sotterfugio di Ghìsola, la feroce disillusione cui va incontro Pietro, il finale aperto.

Tutto, lungo le centosessanta pagine, ha il tocco felice dell'autenticità, dei dolori della vita interiore, della mancanza e della frustrazione: la natura sontuosa accoglie le inquiete vicende umane, fa da teatro, insieme ai panorami cittadini, delle antiche città, descritte come fossero anch'esse forme viventi, allucinazioni pulsanti, proiezioni di un disagio che non si sa esprimere, e che porta Pietro alla crescita definitiva, alla maturità ormai priva di incantamento. 

Fabrizio Falconi - 2023

24/02/23

Presentazione de "Le Basiliche di Roma" di Fabrizio Falconi a Via Panisperna, il 3 marzo !

 



Nella bellissima Libreria Panisperna (Via Panisperna 220), ci incontriamo, Venerdì 3 marzo alle ore 18 per parlare - con Luigi Galluzzo - della meraviglia di Roma, delle sue antiche o antichissime basiliche, partendo da quelle imperiali romane alle cristiane. Curiosità, storie, che abbiamo sotto i piedi ogni giorno.
E quindi del nuovo Libro appena uscito, Le Basiliche di Roma di Fabrizio Falconi da Newton Compton, in tutte le librerie,

06/02/23

Henry James: "L'ultimo dei Valeri", uno splendido racconto tutto ambientato a Roma

Henry James

Ho recuperato un racconto di Henry James che finora non avevo mai letto, "L'ultimo dei Valeri" (The Last of Valerii), scritto nel 1874, quando James aveva 31 anni.

Com'è noto, la produzione di Henry James, tra romanzi, racconti, romanzi brevi, è veramente sterminata. Ma ovunque si trovano gemme del suo talento sconfinato.
"L'ultimo dei Valeri" è ambientato a Roma e racconta la semplice vicenda di un pittore, la cui figlioccia, Martha, venuta in Italia, si innamora del conte Valerio, discendente della nobilissima gens Valeria, risalente alla Roma Repubblicana, che ha ricoperto per ben 74 volte la carica di Console (seconda sola ai Cornelii).
Il pittore-narratore si trova di fronte questo bellissimo italiano, che sembra uscito da un bassorilievo antico, con i capelli ricci e folti come quelli di Marco Aurelio, dal fisico massiccio e di carattere ombroso.
La narrazione prende il via quando, dopo il matrimonio, il Conte decide di esaudire il desiderio di Martha e di portarla a vivere nella sua grande villa di famiglia, da parecchio tempo lasciata andare in rovina.
Il Conte - che si chiama Camillo - fa restaurare la villa, e accoglie anche l'idea di riprendere gli scavi nei giardini, che si dice, custodiscano enormi tesori del passato.
Così è: dal primo sondaggio di scavo, emerge una meravigliosa e antica Venere (o Giunone) che sembra essere stata appena sepolta.
Con la gioia per il ritrovamento del prezioso reperto, sale però, insieme, l'improvvisa freddezza del Conte, che comincia misteriosamente a ignorare la moglie.
Il pittore ne scopre il perché: Camillo è letteralmente soggiogato dalla statua che è stata scoperta. Giunge a prostrarsi di fronte a lei, di notte, come un pagano invasato dal suo culto.
La forza del passato, del mito; i fantasmi dei morti e dell'ombra sono anche qui, come in molta della sua opera, al centro del racconto di James.
E la descrizione della Roma dell'epoca - c'è una sublime scena notturna al Pantheon - vale da sola la lettura.
Si tratta di un James ancora acerbo, non quello sontuoso della vecchiaia. Ma il suo spirito di osservazione, unico, c'è già tutto.
E sentite come disegna in due righe il tratto di questo "italiano" di così nobili discendenze:
"La mia figlioccia viveva in una felicità idilliaca ed era completamente innamorata. Ero costretto ad ammettere che anche delle regole rigide hanno le loro eccezioni e che, in qualche caso, un conte italiano è una persona onesta."
Formidabile.

Fabrizio Falconi - 2023

28/01/23

L'intervista a RadioUno: Le Basiliche di Roma, Il nuovo libro di Fabrizio Falconi




Un viaggio avventuroso nella storia bimillenaria delle meravigliose Basiliche di Roma. Dalle Basiliche antiche del Foro Romano, ancora superstiti, alle quattro patriarcali, alle tre minori, alle oltre venti paleocristiane, piene di storia.

Questo è Le Basiliche di Roma di Fabrizio Falconi, appena uscito in tutte le librerie. 

E ordinabile su Amazon e su tutte le librerie online.

Del Libro e delle Basiliche di Roma ho parlato nella intervista a Alessandra Rauti di Radio Rai nella intervista andata in onda a Incontri d'Autore su RadioUno domenica 23 gennaio 2023.

L'intervista è ascoltabile su Rayplaysound:

CLICCA QUI

03/01/23

La Morte di Papa Ratzinger - Benedetto XVI - Riflessioni di un Vaticanista


E' morto Papa Benedetto XVI, papa Ratzinger.
E stavolta, non vale nemmeno il cinico detto millenario del popolo di Roma - "morto un Papa, se ne fa un altro" - perché un altro Papa c'è già. Francesco.
Il giudizio su Ratzinger e sul suo pontificato sarà, come sempre, deciso dalla storia e tutto quello che si dice ora, lascerà il tempo che trova.
Ha preso in mano il Vaticano in uno dei suoi momenti più bui (e buio anche per la Chiesa, in crisi comatosa (almeno in Occidente) di fede e di conversioni), avendolo ricevuto da Giovanni Paolo II, Wojtyla, che è stato per molti versi un gigante e il cui pontificato è stato il 3o più lungo della storia del Vaticano e della Chiesa, istituzione che dura da 2000 anni ed è quella umana più longeva esistente nella storia.
Come giornalista vaticanista, ho seguito il pontificato di Ratzinger dal giorno in cui fu eletto nel Conclave (rapidissimo) fino al giorno delle sue clamorose dimissioni, accompagnandolo in viaggi che non dimentico: sulle orme del suo predecessore in Polonia, nella sua terra e nei luoghi dove è nato, bambino sotto il nazismo, la Baviera, Ratisbona e la Turchia dove accadde l'incidente diplomatico che ebbe conseguenze notevoli.
Ratzinger era un uomo di fede, ma soprattutto di cultura. Un intellettuale, potremmo dire, quindi piuttosto inadatto a fare il Papa, a stare in mezzo alla gente.
La sua scelta fu un ripiego pavido dei Cardinali, che erano terrorizzati dal vuoto lasciato da Wojtyla e lo preferirono al Cardinale Carlo Maria Martini che sarebbe stato sicuramente un papa più "empatico" e gradito (anche se già malato).
Ratzinger era fondamentalmente un timido, un introverso. Il suo sguardo era sostanzialmente rivolto ai misteri, alla filosofia, alla teologia. I veleni e i disastri della Curia che si svolgevano a poca distanza di lui, cercava di disdegnarli, non era certamente adatto per affrontarli e sconfiggerli.
Quando se ne rese conto, si dimise con un gesto inaudito, che in 2000 anni era accaduto una sola volta.
Lo fece, dimostrando coraggio (salvando da mali più grossi il papato, il Vaticano e la chiesa) e lasciando libero il campo a Bergoglio, più attrezzato, più innovativo, molto più diretto di lui.
Capace di parlare a tutti, capace di compiere piccole rivoluzioni - attese dai fedeli - nei gesti, nelle forme e nelle formalità, nella sostanza del governo interno della chiesa, lacerato da corruzione e meschinità.
Ratzinger è anche incappato nel periodo peggiore della Chiesa dal punto di vista delle migliaia di casi di pedofilia scoppiati e resi noti in ogni angolo del pianeta, da parte di ecclesiastici e religiosi.
Su questo terreno non è riuscito ad arginare lo scandalo, né tantomeno ad affrontarlo in modo reciso, anche se il cambio notevole di atteggiamento sul dolorosissimo tema, si deve a lui.
Ha vissuto per dieci anni nell'ombra e nel silenzio e ora, forse, riposa in pace. Ha molto vissuto, ha molto sbagliato - come fanno quasi tutti gli uomini - ha cercato probabilmente di fare il meglio che ha saputo.
Molti vivi ricordi rimangono, per me. Il più impressionante ad Auschwitz, in cui arrivammo in un giorno in cui si era scatenata la furia degli elementi. All'arrivo del Papa il cielo improvvisamente, in pochissimi minuti, si apri tutto di azzurro e comparve uno straordinario arcobaleno, da sempre simbolo di riconciliazione tra Dio e gli uomini.

Fabrizio Falconi - 2023

In postazione per il collegamento audio video, Auschwitz, 28 maggio 2006.

08/12/22

8 Dicembre, Festa dell'Immacolata. La storia della famosa Colonna a Piazza di Spagna a Roma



  

Per molto tempo, la Piazza di Spagna fu definita cristianissima piazza, quasi si trattasse della Piazza più santa di Roma, ancor più di Piazza San Pietro. Ciò si doveva in parte alla pianta della Piazza, che sembra ricalcata quasi sul monogramma di Cristo, cioè il Labarum, il Chi-Ro, con le due lettere greche simbolizzate dalle quattro strade laterali che vi convergono e che sembrano una ics (la Chi greca) e l’asse centrale che l’interseca (da Via Condotti alla Scalinata) che rappresenterebbe la erre (la Ro greca); in secondo luogo per l’affollamento di edifici o monumenti di ispirazione cristiana che vi si affacciano, la Chiesa di Trinità dei Monti, il collegio di Propaganda Fide, la Barcaccia del Bernini che sembra richiamare la navicella di San Pietro e infine la colonna dell’Immacolata.

Questa, ha una storia davvero particolare. Alta quasi dodici metri e con un diametro di un metro e mezzo fu rinvenuta integra durante scavi eseguiti nel 1778, e proveniva probabilmente dal complesso degli edifici augustei che sorgevano in quella zona nel I secolo d.C.

Proprio per le sue notevoli dimensioni, però, la colonna rischiò incredibilmente di essere di nuovo sotterrata. Al contrario degli altri frammenti ritrovati in quegli scavi che si prestavano ad un rapido reimpiego, era difficile trovare una giusta collocazione ad una colonna così imponente.

Restò dunque malinconicamente abbandonata per molti anni nei pressi del Quirinale, in attesa di una occasione per un suo riutilizzo, occasione che arrivò quando papa Pio IX decise di celebrare il dogma dell’Immacolata Concezione da lui proclamata. 

L’inaugurazione della Colonna (grazie ai diecimila scudi versati al Papa da Ferdinando II di Borbone), nella nuova collocazione avvenne l’8 dicembre – festa dell’Immacolata – del 1854, e a sorpresa, il Papa non fu presente.  Uno dei cronisti dell’epoca, il britannico Norton, che era protestante, colse allora subito l’occasione per ironizzare sul Pontefice, vaticinando che l’opera avrebbe avuto sicuramente una ottima riuscita, visto che – come scrisse nei suoi diari – ho sentito dire che la sua presenza era temuta per la fame che egli ha di portare il malocchio.

Davvero irriverente, nei confronti di un Papa !

La Colonna, poi fu oggetto anche di un’altra celebre pasquinata: quando furono svelate le quattro statue alla base del monumento, rappresentanti i quattro profeti, Isaia, Ezechiele, David e Mosè, il popolo non tardò ad accorgersi che l’ultima di queste statue – proprio quella di Mosè – aveva una bocca che appariva sproporzionatamente piccola.

Pasquino allora scrisse uno sferzante epigramma, facendo finta di rivolgersi al Mosè, come aveva fatto Michelangelo, dicendogli: Parla ! E il Mosè dalla bocca piccola, gli rispondeva: Non posso !  E di rimando Pasquino: Allora fischia! E il Mosé: Sì, fischio lo scrittore !  Che era il povero e inconsapevole Ignazio Jacometti.


Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e Segreti dei Quartieri e dei Rioni di Roma, Newton Compton, Roma, 2015

05/11/22

Esce il 25 novembre "Le Basiliche di Roma", il nuovo Libro di Fabrizio Falconi

 



Esce in tutte le librerie (e su quelle online) il prossimo 25 novembre "Le Basiliche di Roma", il nuovo Libro di Fabrizio Falconi.

Sinossi

Dalle costruzioni pagane e paleocristiane fino a San Pietro e San Giovanni in Laterano

La storia bimillenaria di Roma è indissolubilmente legata a quella delle numerose basiliche che punteggiano la città. Che si tratti delle grandi chiese della cristianità o degli edifici pubblici pagani superstiti, questi luoghi sono diventati iconici della grandezza di Roma, e non mancano mai di stupire e affascinare i milioni di turisti che visitano la Città Eterna. In questo prezioso libro, Fabrizio Falconi illustra la nascita e il significato originale delle basiliche, per poi condurre il lettore in un percorso che tocca tutte quelle presenti nell’Urbe. Si raccontano aneddoti e curiosità sulla costruzione e la storia di questi magnifici luoghi, spaziando dalle quattro basiliche apostoliche ai ruderi di quelle di Roma antica, fino ad arrivare alle basiliche minori e a numerose chiese di fondazione paleocristiana. Da San Pietro in Vaticano alla Ulpia, da San Giovanni in Laterano a Santa Croce in Gerusalemme fino a Santa Cecilia in Trastevere e San Martino ai Monti: uno straordinario viaggio all’interno della storia della Capitale.

La storia di intere generazioni racchiusa in monumenti eterni

La basilica di San Paolo fuori le mura
Santa Maria Maggiore
Santa Croce in Gerusalemme
San Sebastiano fuori le mura
San Lorenzo fuori le mura
Santa Prassede
Santa Maria degli Angeli e dei Martiri
Santi Dodici Apostoli
Santa Maria sopra Minerva
Santa Maria in Domnica
San Clemente

e tante altre...

  • ISBN: 8822767179
  • Casa Editrice: Newton Compton
  • Pagine: 288
  • Data di uscita: 25-11-2022

TUTTE LE INFORMAZIONI QUI