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31/07/21

La morte di Roberto Calasso: I libri come residuo e metro del mondo


"Apollo è stato il primo invasore e usurpatore di un sapere che non gli apparteneva, un sapere liquido, fluido al quale il dio imporrà il suo metro". 

E' una tipica frase che si puo' trovare nei libri di Roberto Calasso, in questo caso un piccolo e fulminante saggio intitolato "La follia che viene dalla ninfe". 

Ma e' anche un'immagine che, oggi che l'intellettuale che ha guidato la casa editrice Adelphi per 50 anni e che ha scritto una colossale "opera in corso" a partire dal 1983, e' morto a Milano a 80 anni, oggi quell'immagine dell'imposizione di un metro a un sapere fluido potremmo sceglierla per sintetizzare cio' che Calasso stesso ha fatto come editore e come autore

Partendo proprio da quella "Nube della non conoscenza" che ritorna sia nel catalogo Adelphi sia nelle sue pagine, e che ha preso la forma di un pensiero articolato, di una narrazione policentrica, di collane che continuano a fare la storia editoriale dell'Italia all'ombra di quello che in molti, senza troppa fantasia, ma con una certa esattezza, abbiamo chiamato spesso l'ultimo editore puro del nostro Paese. 

Sopravvissuto, anzi restio, alle grandi fusioni; ostinatamente legato a un'idea irraggiungibile, come le ninfe, come l'Oriente, ma capace, per citare l'amato Aby Warburg, di creare il "gesto vivo" della cultura.

Il riferimento mitologico e' inevitabile nella bibliografia di Calasso, che siano indu' o greci o perfino postmoderni, gli dei sono ovunque. 

Tanto presenti da farci ritenere che qualcosa di quella divinita' si fosse infusa anche in lui, il personaggio leggendario che nel suo studio trovava porte per altre dimensioni. 

Per un giornalista comune non era facile avvicinare Calasso per un'intervista a Milano, ma, per una serie di ragioni che ancora non mi si sono chiarite, alla Fiera di Francoforte tutto diventava possibile, tanto da sentirsi dire, dopo avere rifiutato con un certo sdegno ogni riferimento alla "politica culturale", una frase come, "ma perche' non parliamo di libri?".

E li' sembrava, quasi la Buchmesse diventasse un cielo del Tiepolo, che una luce divina fosse scesa accanto, nello stand sempre uguale della Adelphi. 

E alla luce divina, talvolta, capita di attribuire anche il carattere di immortalita'. Fino a prova contraria, per lo meno. Calasso era colui che, raccogliendo i propri risvolti di copertina in un unico volume, li definiva "cento lettere a uno sconosciuto", era l'editore che fin dall'inizio aveva cercato di pubblicare i "libri unici", quelli che "molto avevano rischiato di non diventare mai libri", perche' "l'opera perfetta e' quella che non lascia tracce".

E se in questi brevissimi accenni alla sua "impronta" di editore vedete, per esempio, la figura in controluce di un Franz Kafka, o quella di un Talleyrand, ecco, la risposta e' si', ci sono, esistono come prova di una possibilita' dell'esistenza stessa del mondo e della sua narrazione: letteraria, storica, politica. 

"Non c'e' sacrificio senza residuo - scriveva Calasso - e il mondo stesso e' un residuo. Percio' occorre che i libri esistano. Ma occorre anche ricordare che, se il sacrificio fosse riuscito a non lasciare un residuo, i libri non ci sarebbero mai stati". 

E insieme ai libri, ovviamente, non ci saremmo stati noi.

Nelle ultime settimane, fatto abbastanza inconsueto, sono usciti a distanza ravvicinata due libri di Roberto Calasso, "Allucinazioni americane", sul cinema di Hitchcock, ma anche su Kafka e la sua America, e "Bobi", dedicato a Roberto Balzen, che con lui fondo' la Adelphi. 

Un'urgenza di pubblicazione che, con il senno della cronaca del poi, fa pensare che non ci fosse piu' tempo da perdere. 

Ma forse e' anche solo la testimonianza tangibile, sotto forma di libri (quindi dell'Universo sotto forma di Biblioteca, come ci insegna Borges), di una passione totale e assoluta. 

"Come altrettanti dolmen in un vasto paesaggio selvatico e silenzioso". Nell'impossibilita' di circoscrivere e di riassumere in maniera anche solo decente la personalita' di Roberto Calasso, proviamo a chiudere arrivando all'oggi, al tempo del digitale, di cui ha scritto in uno dei suoi piu' importanti testi recenti: "L'innominabile attuale", che parla di terrorismo e di vita digitale, all'insegna della costante e irrisolvibile forma gordiana del Presente. 

"La trasposizione dell'universo in forma digitale e la sua disponibilita' al contatto con le dita - scriveva Calasso - sono un fatto senza precedenti nella vita di Homo Sapiens e toccano le regioni piu' remote e piu' oscure della sua vita mentale". 

Preciso, chiarissimo. Eppure quella strana nebbia che attraversa tutto il mondo della scrittura dell'editore, quella nebbia che e' generatrice di mitologie e di luce, seppure imperfetta, rifratta, quella strana nebbia arriva anche qui, ricordandoci che proprio in quelle regioni remote e oscure sono nati i capolavori della filosofia Vedica come di Roberto Bolaño, i saggi matematici di Kurt Gödel o le lettere di Marina Cvetaeva. 

Fino ad arrivare all'ombra wittgensteiniana che seguiva sempre Jacques Austerlitz nella sua ricerca di ricostruzione impossibile del mondo nel romanzo di W.G. Sebald. Ma adesso sembra sia l'ora di un'altra passeggiata. Magari capitera' di incrociare anche Robert Walser. 

21/01/19

Il futuro del Libro - Un bellissimo intervento di Roberto Calasso oggi sul "Corriere".


Il Corriere della Sera pubblica oggi un bellissimo estratto del discorso che Roberto Calasso terrà venerdì 25 gennaio, giornata conclusiva del XXXVI Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, presso la Fondazione Cini nell’Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia. La relazione di Calasso, intitolata Come ordinare una libreria, è in programma alle 11.45. Ne diamo un piccolo anticipo su questo blog (l'originale dell'articolo è qui). 

Partiamo dal caso di gran lunga più semplice: l’e-book. Oggetto di una infatuazione collettiva, per qualche tempo è fiorito come una rigogliosa pianta tropicale per appassire poi altrettanto rapidamente. Oggi appare acquisito che l’e-book è una modalità di lettura accanto a altre e continuerà a sussistere, senza però danneggiare il libro cartaceo in modo irreparabile, come taluni speravano e come invece è avvenuto per l’industria discografica sotto l’urto dei mezzi elettronici. Retrospettivamente, si può dire che per qualche tempo l’e-book ha soprattutto offerto il destro a molti per enunciare stoltezze di vario genere. Ricordo una voce e una sera d’estate, in una casa in stile californiano di un’isola greca in gran parte disabitata. La voce era di una signora piuttosto abbiente, dalle molteplici nazionalità, la quale dichiarava il suo entusiasmo per gli e-book, perché le avrebbero permesso di fare pulizia in casa, eliminando una volta per sempre quegli incongrui oggetti cartacei che spuntavano in ogni angolo e attiravano polvere: i libri.
Quanto ad Amazon, il caso è ben più complicato e ben più rilevante. E qui occorre fare un passo indietro. Quando apparvero i primi libri Adelphi, nel 1963, nessuno immaginava che mezzo secolo dopo la massima concentrazione di denaro sarebbe derivata non dal petrolio ma dalla pubblicità. Punto che anche i senatori americani facevano fatica a capire fino a pochi mesi fa, quando Mark Zuckerberg pronunciò le tre parole che sono diventate l’insegna stessa del terzo millennio: «We run ads», «Abbiamo la pubblicità». Quelle parole erano la risposta a un senatore che non riusciva a spiegarsi in che modo Facebook guadagnasse denaro, anzi molto denaro. Altrettanto inimmaginabile era che un rivenditore di articoli vari sarebbe diventato l’uomo più ricco del mondo. Non era una stranezza, ma una fra le varie conseguenze dell’entrata nell’era digitale. Con solidi argomenti, una larga parte dell’umanità, in Oriente com e in Occidente, si dedica oggi ad acquistare una immane quantità di articoli vari e di servizi per via elettronica, in tempi brevissimi. Amazon è diventato l’emblema di questa mutazione — ed è eloquente il fatto che le sue prime applicazioni fossero riservate ai libri, terreno economicamente modesto, dove gli acquisti richiedevano spesso ricerche accidentate e frustranti. Ciò che accadde con i libri è perciò solo uno spicchio di un processo irreversibile e onnilaterale, che può solo perfezionarsi. Ogni tentativo di opposizione a questo processo è puro wishful thinking, fondato su valutazioni illusorie delle forze in campo. Nessuna catena di librerie potrà mai competere con gli sterminati magazzini di Amazon e con la sua capacità di fornire il prodotto in tempi minimi. E questo ha evidenti conseguenze per le librerie. Non però quelle che all’inizio si paventavano. Le imprese che oggi rischiano di più sono le più grandi, che di colpo si rivelano insufficienti in quanto non abbastanza grandi. D’altra parte, se crescessero ancora raggiungerebbero dimensioni sproporzionate al mercato dei libri, che è comunque un piccolo mercato e aspira al massimo a rimanere stabile. A questo punto dovrebbe essere però evidente che il mutamento radicale nel mondo dei libri non è che il contraccolpo di un mutamento ben più vasto, che di fatto riguarda tutto.

19/05/14

Dieci grandi anime. 9 . Etty Hillesum (1./)


  


     

 Dieci grandi anime. 9 . Etty Hillesum (1./) 

      E’ piuttosto difficile spiegare il fenomeno Etty Hillesum. Al contrario di altre celebri vittime dell’Olocausto, come Anna Frank, infatti – il cui diario fu pubblicato la prima volta nel 1947, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale – di Etty Hillesum, oggi divenuta una delle fonti spirituali più feconde e più frequentate nell’occidente non solo cristiano, nessuno aveva sentito parlare, fuori dai confini olandesi,  fino al 1981, quando l’editore Jan Guert Gaarlandt fece stampare ad Amsterdam  una selezione dei manoscritti, seguita, l’anno seguente da 40 lettere.   Per avere una edizione completa, in lingua olandese (1),  bisognò attendere il 1986 mentre la prima opera completa tradotta in inglese uscì soltanto nel 2002 presso la casa editrice Eedermans.

      Prima dell’edizione inglese c’era stata quella in italiano, nel 1985 per meritoria e felice intuizione dell’editore Roberto Calasso (Adelphi) che pubblicò in quell’anno il Diario, e due anni dopo le Lettere

     E’ incredibile considerare come, in un brevissimo lasso di tempo – dopo un così lungo oblio durato dalla morte di Etty avvenuta il 30 novembre del 1943 nel lager nazista di Auschwitz – l’opera della Hillesum sia divenuta così universalmente nota, appassionando ed emozionando intere generazioni di lettori, nel mondo.

     Eppure già le circostanze strettamente editoriali delle lettere e dei diari di Etty appaiono indicativi di un percorso spirituale del tutto particolare.  

     Fu proprio Klaas A.D. Smelik, l’uomo a cui si deve il salvataggio di questi meravigliosi testi, a raccontare qualche anno fa in un appassionato intervento durante un convegno (2) a Roma le peripezie che portarono nel corso di quattro decenni, all’emersione dei diari e dei quaderni.

      Ma prima di tutto l’antefatto: come è noto Etty Hillesum tenne negli anni 1941 e 1942 ad Amsterdam, un diario. Probabilmente, come racconta lo stesso Smelik, “lo fece su consiglio di Julius Spier, psicochirologo e terapeuta ebreo-tedesco, come momento della sua terapia. I diari non le servivano solo per la sua salute psicologica, ma anche per esercitare il suo talento di narratrice; Etty Hillesum infatti aveva l'ambizione di diventare scrittrice dopo la guerra, voleva scrivere un romanzo sulle sue esperienze, che tentava di fissare meticolosamente.” (3) 

      Una volta rinchiusa definitivamente nel campo di transito di Westerbork – dal quale passarono tutti i deportati dei Paesi Bassi, comprese Edith Stein e Anna Frank -  nel giugno del 1943, Etty diede in custodia i diari che teneva ad Amsterdam alla sua amica e coinquilina Maria Tuinzing, con l’indicazione di consegnarli ad uno scrittore Klaas Smelik, che come amico, doveva prendersi cura della pubblicazione dei diari.  

Il figlio dello scrittore, nella occasione di quel convegno, ha continuato così il suo racconto: “Ella aveva fatto conoscenza con mio padre a metà degli anni Trenta e sperava ovviamente che egli, attraverso le sue relazioni con vari editori, fosse in grado di trovare una via per realizzare la pubblicazione.  

Quando, dopo la Liberazione, risultò che Etty Hillesum era stata assassinata ad Auschwitz, Maria Tuinzing si mise in contatto con mio padre e gli consegnò gli undici quaderni dei diari, nonché le lettere. La figlia maggiore di Smelik, Johanna (nei diari chiamata Jopie) dattiloscrisse una parte dei diari e delle lettere, poiché la scrittura di Etty Hillesum era difficilmente leggibile. Alla fine degli anni Cinquanta e poi, di nuovo, a metà degli anni Sessanta, mio padre si mise in contatto con vari editori, che si rifiutarono di pubblicare i diari. Veniva considerato troppo filosofico.”


Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 



1.    Il titolo originale dell’opera è Etty, De nagelaten geschriften van Etty Hillesum 1941-1943 (Gli scritti postumi di Etty Hillesum). Si tratta di un’opera di 864 pagine contenente tutti i quaderni e le lettere. Recentemente pubblicata anche in Italia dall'editore Adelphi. 
2.     Il Convegno internazionale su Etty Hillesum si tenne a Roma il 4 e 5 dicembre 1988 e i relativi atti furono pubblicati nel volume:  L’esperienza dell’Altro, Apeiron Editori, Sant’Oreste 1990.

3.     Klaas A.D. Smelik, intervento in L’esperienza dell’Altro, op.cit. pagg.121-125.