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12/11/14

La Qualità non riconosciuta di Van Gogh e il misterioso suicidio. Una parabola sul Sacrificio.


Come è noto, in tutta la sua vita, Vincent Van Gogh riuscì a vendere UN solo quadro, questo: Ritratto del dr.Gachet, dipinto nel 1890 e venduto per una cifra modesta: 300 franchi.

Una meditazione profonda sul valore della Qualità nelle cose umane è dato proprio dalla parabola della fortuna artistica di Van Gogh. Cominciata dopo la sua morte, e progressivamente divenuta immensa. 

Fa venire le vertigini pensare che questo stesso quadro è stato venduto all'asta nel 1990 (ad un miliardario giapponese tramite Christie's) per la cifra record di 82,5 MILIONI di dollari

Ulteriore riflessione merita il dato sconcertante che di questo dipinto si siano perse definitivamente le tracce. Fino al 1991 l'opera era appartenuta al Kramarsky Found di New York, che l'aveva lasciato in prestito permanente al Metropolitan Museum of Art; quando i proprietari decisero di vendere l'opera. 

L'allora settantacinquenne Ryoei Saito (l'acquirente miliardario che si aggiudicò l'asta) dichiarò che si sarebbe fatto cremare insieme al quadro, ma appurato che si trattava di una semplice minaccia, dopo la sua morte avvenuta nel si persero comunque le tracce del dipinto. 

Secondo una pista, l'opera era stata venduta nel 1997 al finanziere austriaco Wolfgang Flöttl, il quale dichiarò che per problemi finanziari dichiarò che era stato costretto a vendere il quadro, senza però rivelare il nome dei nuovi acquirenti. 

Così oggi nessuno sa dove si trovi realmente il Ritratto del dr. Gachet. 

D'altronde il mito artistico di Van Gogh è alimentato incessantemente anche dalla sua tragica vicenda umana, piena di misteri. 

V. Van Gogh, Autoritratto, primavera 1887, olio 42 × 33.7 cm., Art Institute of Chicago.

Nonostante l'abbondante letteratura infatti e la mole di struggenti lettere lasciate al fratello Theo, nessuno sa con certezza come morì il pittore. 

Irving Stone nel romanzo Lust for Live, che servì da canovaccio al celebre film di Vincent Minnelli (1956) descrisse il suicidio, mentre Van Gogh era intento a lavorare en plein air, al suo ultimo quadro dipinto, Campo di grano con corvi (mai lascito artistico fu esplicitamente più testamentario).
Irretito ed esasperato dal volo dei corvi e dal caldo, durante il lavoro, Van Gogh lascia un ultimo biglietto e si spara un colpo di pistola (senza morire sul colpo, morendo qualche ora più tardi, tra le braccia proprio del Dottor Gachet), il 27 luglio del 1890.

L'ultima opera di Van Gogh, Campo di grano con corvi (1890)

C'è anche chi - oltrepassando la testimonianza del dr. Gachet che riferiva solo ciò che gli disse lo stesso Van Gogh prima di morire - ha avanzato altre ipotesi.

Nella biografia Van Gogh: The Life, pubblicata nel 2011, gli storici dell'arte Steven Naifeh e Gregory White Smith sostengono che il colpo mortale partì dalla pistola di uno dei due ragazzi che spesso andavano a bere insieme al pittore e si divertivano a infastidirlo. 

Secondo i due biografi, Van Gogh - ormai malato e depresso -  decise di tacere e di non raccontare la verità durante l'agonia, lasciando credere che si fosse trattato di un suicidio. 

I due studiosi avvalorano la loro ipotesi constatando che nelle ultime lettere dell’artista non c’è nessun riferimento possibile al suicidio e anche il biglietto ritrovato nei suoi vestiti (una copia della lettera inviata a Theo il giorno dell'incidente) esprime speranza, non desiderio di morte. 

Pochi giorni prima della fine, poi Van Gogh aveva fatto un grosso ordine di colori.

La teoria di Naifeh e Smith non ha convinto affatto il curatore del Van Gogh Museum di Amsterdam e il mondo accademico; si tratterebbe solo di interpretazioni diverse di fonti già note.

Queste poche note lasciano affiorare alcune domande: perché la Qualità di Van Gogh non fu riconosciuta in vita ? Cosa ne determinò il riconoscimento in seguito, e in modo così eclatante ?  Il destino di Van Gogh era non nei suoi quadri, ma nel compimento di un cammino di sofferenza personale ? O piuttosto non si trattò di sofferenza, ma di Sacrificio (come lo intese nel Novecento Andreij Tarkovskij) ? Sacrificio in nome di una causa più alta che era appunto quella del riconoscimento della sua Qualità irriconosciuta e irriconoscibile dai suoi contemporanei ? 
E' forse per via di queste irrisolte domande che ancora oggi - e sempre più - le opere di Van Gogh, pur così umiliate dalla riproducibilità massiva, dall'uso scriteriato della pubblicità, delle mode, della superficie, riescono a inquietare l'animo degli esseri umani, nel mondo.

Fabrizio Falconi


La tomba di Van Gogh e di suo fratello Theo (morto sei mesi dopo di lui), nel cimitero di Auvers-au-Oise