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09/12/18

Il tunnel segreto del potere nelle viscere di Roma.




Per molti è soltanto una leggenda metropolitana, eppure sono tanti i riscontri che si sono susseguiti negli anni riguardo all’esistenza di una galleria lunga chilometri che collegherebbe tra di loro tutti i palazzi del potere di Roma, per finalità segrete

Non è un mistero del resto, che negli anni della guerra fredda si lavorò in diverse capitali europee alla realizzazione di bunker antiatomici, strutture sotterranee, a prova di interferenze dei controspionaggi dei paesi oltre la Cortina di Ferro. Ma a Roma non si è mai capito se sia stato realizzato un vero e proprio tunnel segreto oppure se a questo scopo sia stato sfruttato un collegamento tra i numerosi cunicoli preesistenti, medievali o paleocristiani che irrorano come un tessuto sanguigno gran parte del territorio dell’Urbe. 

Quel che è certo è che già all’epoca delle indagini a riguardo del cosiddetto Golpe Borghese, il tentativo di colpo di stato dei neofascisti che andò in scena nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970, emerse negli atti di come gli aspiranti golpisti avessero sfruttato un tunnel, la cui apertura era situata nei dintorni di Montecitorio e che aveva permesso loro di raggiungere in breve tempo l’armeria sotterranea del Viminale, prima che arrivasse l’ordine da parte di Junio Valerio Borghese di sospendere le operazioni

Del misterioso tunnel si è tornato poi a parlare qualche anno più tardi proprio a seguito del rapimento di Aldo Moro. 

Nel punto infatti dove questo passaggio segreto intersecava la Via Cassia, il 16 marzo del 1978, giorno del blitz delle Brigate Rosse, furono notati, proprio da un’auto dei Carabinieri uscire da un cunicolo quattro uomini che indossavano divise dell’Aeronautica i quali sostenevano un quinto uomo, probabilmente ferito. Erano parte del commando che aveva agito in Via Fani ? Ma ancora, del tunnel fantasma non si seppe nulla, fino al settembre 1997 , quando dopo la notizia pubblicata da alcuni giornali secondo cui operai impegnati nel cantiere di scavo di un sottopasso tra la Via Trionfale e la via Pineta Sacchetti si erano imbattuti in un sottopasso e dopo averlo iniziato a percorrere s’erano trovati faccia a faccia con militari armati che gli avevano intimato di tornare indietro, si aprì addirittura una interrogazione parlamentare da parte dell’allora responsabile della sicurezza di Montecitorio Alfredo Biondi, insieme ad altri deputati.

In effetti la testimonianza – poi confutata – degli operai confermava il tracciato ipotizzato del tunnel, il quale si diceva collegasse il Forte Trionfale e il Forte Braschi, passando nei pressi del grande Policlinico Gemelli, e il Forte Boccea, per poi tagliare in due la città e raggiungere il Viminale, il Quirinale, Palazzo Chigi, Montecitorio e il Ministero della Marina. 

Il passaggio sotterraneo dunque avrebbe rappresentato una specie di via di fuga per gli esponenti politici di primo piano in caso di “eventi estremi” che avrebbe permesso loro di fuggire e trovare ricovero sicuro all’interno delle costruzioni militari. 

I bene informati sostenevano che il tunnel risalisse agli anni della guerra, e che fosse stato ristrutturato proprio durante gli anni ’60 e ’70 all’epoca della Guerra Fredda, e degli Anni di Piombo. Un’altra vulgata riguardante il misterioso cunicolo vuole invece che nuovi e più recenti lavori siano stati realizzati sul finire degli anni ’80 sfruttando i cantieri per la costruzione del famoso anello ferroviario promesso per i Mondiali di Italia ’90 e mai completato a Roma, con le stazioni di Vigna Clara e Farneto rimaste per sempre chiuse. 

Il tunnel sotterraneo dunque avrebbe sfruttato le nuove opere per integrare i collegamenti già esistenti e migliorarli, per un costo complessivo di centinaia di miliardi, diviso tra i diversi ministeri. Bufala o no che sia, oggi sono ancora in tanti, anche in ambito parlamentare a dirsi sicura dell’esistenza di questi camminamenti e bunker sotterranei la cui esistenza sarebbe dunque garantita e protetta dai servizi segreti e mantenuta segreta per ragioni militari.

21/02/18

Al MAXXI di Roma dal 16 marzo una Installazione per ricordare il rapimento e la morte di Aldo Moro.



In occasione del quarantennale della strage di via Fani, il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXIsecolo rende onore alla memoria di Aldo Moro

 E lo fa attraverso lo sguardo di un artista, Francesco Arena: la sua opera 3,24 mq, che riproduce in dimensioni reali l'angusto spazio nel quale Moro fu tenuto prigioniero per 55 giorni, sara' esposta dal 16 marzo al 9 maggio (date del rapimento e del ritrovamento del corpo) nel cuore del museo, nella galleria che ospita la collezione permanente con ingresso libero dal martedi' al venerdi'. 

Durante i 55 giorni di esposizione - lo stesso del tempo della prigionia (tanti quanti furono quelli in cui lo statista democristiano rimase prigioniero delle Brigate Rosse prima che venisse ucciso e che il suo corpo venisse fatto ritrovare nel bagagliaio di una Renault Rossa parcheggiata nella capitale in pieno centro storico) - saranno organizzati incontri con storici, studiosi, giornalisti, scrittori: per non dimenticare.



Un'iniziativa particolarmente importante oggi, con la grave notizia che e' stata imbrattata da ignoti, con svastiche, la lapide commemorativa, in Via Mario Fani.

"Avevamo gia' in programma questa celebrazione, ma oggi piu' che mai ci sembra necessaria- spiega Giovanna Melandri, presidente della Fondazione che gestisce il museo delle arti e dell'architettura del XXI secolo - Anche un'istituzione come il MAXXI deve fare la sua parte per contrastare ogni segnale di imbarbarimento del clima culturale e sociale del nostro Paese. Ci auguriamo che vengano in tanti, soprattutto giovani, ad assistere agli incontri e a vedere con i propri occhi un'opera d'arte che ci fa rivivere in modo profondamente toccante uno dei momenti piu' tragici della nostra storia recente". 

fonte askanews e ansa