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19/01/21

C'è ancora qualcuno che dice "Non so" ? Eppure è questa la saggezza



Viviamo tempi nei quali, obnubilati dalle proprie convinzioni su tutto, che difendiamo a ogni costo e sempre anche quando esse poggiano sul nulla, nessuno sembra essere più capace di dire "Non so".  Eppure ammettere la propria ignoranza o indecisione su questioni non semplici è una vera e propria fonte di saggezza come insegna questo antichissimo Detto dei Padri del Deserto.


Non so.

Una volta giunsero dall'abate Antonio dei vecchi e con loro c'era l'abate Giuseppe. Volendo l'anziano metterli alla prova, propose loro un passo delle Scritture e cominciò a chiedere, dal più giovane, di quale luogo si trattasse. Ognuno rispondeva come poteva. Il vecchio replicava: "Non ci siamo." Alla fine chiese all'abate Giuseppe: "Che ne pensi ?" . Egli rispose "Non so".

Allora l'abate Antonio disse: "Sicuramente l'abate Giuseppe ha trovato la via, perchè ha detto 'Non so' ".

Detti dei padri del deserto, Antonio, 17 (scritto verso 290 d.C.)

07/03/14

Le notti di luna piena - Rohmer. Le difficoltà di una vita consapevole.




Le notti di luna piena

Notti di luna piena è un film francese diretto da Éric Rohmer, che uscì nelle sale il 29 agosto 1984, e che oggi è un po' dimenticato. 

E' il quarto capitolo di una serie che il grande cineasta chiamò Commedie e Proverbi , ispirandosi ogni volta ad un detto, a un motto popolare. 

In questo caso Rohmer dichiarò che Notti di luna piena si ispirava ad un proverbio della provincia di Champagne: "Chi ha due donne perde l'anima, chi ha due case perde la ragione" .

Più tardi, però, si scoprì che Rohmer si era preso gioco della stampa perché quel proverbio non esisteva e non era mai esistito, avendolo invece il cineasta inventato di sana pianta, per i fini del suo film, di quello che voleva dire. 

Nel film Louise è interpretata da Pascale Ogier, una talentuosa e sfortunata giovane attrice francese che per questo film vinse la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia di quell'anno ('84) e morì solo pochi mesi dopo, per un infarto, alla vigilia del suo ventiseiesimo compleanno (è sepolta al Père Lechaise di Parigi). 


Pascale Ogier 


Louise è dunque, nel film, una giovane decoratrice d’interni che vive insieme al suo compagno, l’architetto Rémi, in una casa alla periferia di Parigi; la ragazza possiede però anche un appartamento in città, nel quale spesso si ferma a dormire e grazie al quale si sente ancora una donna indipendente. 

Il miglior amico di Louise è Octave, un intellettuale che le fa compagnia durante le serate mondane di Parigi. 

Louise progetta (come dice il proverbio) di dividersi fra due case: un compromesso che riesce a far accettare anche al fidanzato Rémi, ma che tuttavia non eviterà lo sfaldamento del loro rapporto. 

La duplicità del personaggio di Louise è emblematica: da una parte la ragazza è davvero innamorata di Rémi e non vorrebbe compromettere la loro relazione; dall’altra si affanna in un parossistico tentativo di negare il proprio bisogno di stabilità affettiva, fino a concedersi un’avventura clandestina in una notte di luna piena. 

 In questo delizioso ritratto femminile, un’importanza particolare è riservata alla splendida amicizia fra Louise ed Octave (Fabrice Luchini), uno scrittore sposato e padre di una bambina, ma con il bisogno di evadere dalla vita familiare per ritagliarsi i propri spazi. 

In qualche modo, Louise e Octave sono come due anime gemelle, legate fra loro da una meravigliosa complicità (una complicità alla quale si unisce anche l’attrazione fisica che Octave prova per Louise, ma che lei invece non ricambia).

E non a caso nel finale, quando si ritrova sconfitta e sola (Louise, che si è pentita della sua insignificante scappatella con un giovane seduttore dopo una notte in discoteca, scopre che Rémi ha una amante da tempo, una allieva del suo corso di tennis), la ragazza sceglie di telefonare proprio a Octave, per darsi appuntamento con lui e confidare a lui il suo fallimento. 

E' un film che meriterebbe di essere rivisto oggi, quando la pretesa di dividersi, di tenere tutto insieme, sembra essere diventata un paradigma, che forse rispecchia la difficoltà di vivere una vita davvero consapevole.



Le notti di luna piena