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15/08/22

Poesia di Ferragosto: "Follia sacra" di Rumi

 





Follia sacra - di Rumi.

Lascia ogni ipocrita astuzia, o amante, diventa pazzo, diventa pazzo !
Entra nel mezzo del fuoco, diventa falena, diventa falena !

Tu sei notte di Tomba, va e divieni notte del Destino
e, come il Destino, agli spiriti tutti diventa nido, diventa nido !

I tuoi pensieri mirano a un luogo e là ti trascinano:
tralascia i pensieri e, come il Destino, diventa veggente, diventa veggente !

Fin quando andrai, come Torre, solo in due direzioni ? Fin quando sarai debole come Pedina ?
Fin quando andrai storto come Alfiere ? Diventa Regina, diventa Regina !

Hai ringraziato finora l'amore dei doni e dei beni ch'egli ti ha dato:
dà ora in dono te stesso, diventa un grazie, diventa un grazie !

Per lunga era fosti pietra, per altra fosti bruto,
e ancora un'era anima fosti, diventa Amato, diventa Amato !

O spirito loquente finché correrai qua e là per tetti e per mura ?
Lascia ogni discorso di lingua, diventa muto, diventa muto !

Gialal ad-Din Rumi - circa 1260.

10/11/21

Chi ha scritto l'aforisma "C'è un campo oltre il giusto e lo sbagliato..." che perfino Brad Pitt porta tatuato sul braccio?

 


Quando sull'ultimo frame della serie tv The Victim - ottimo drama targato BBC in onda sulla piattaforma Sky - ho visto su schermo nero calare per l'ennesima volta il celebre aforisma sul Campo oltre il giusto e lo sbagliato ho sentito la necessità di andare un po' a indagare. 

L'aforisma - o breve poesia - attribuito al poeta mistico persiano Gialal al-Din Rumi, chiamato più semplicemente in occidente Rumi, è infatti diventato così famoso da noi che perfino il divo Brad Pitt ha pensato di tatuarselo sul suo muscoloso bicipite (vedi foto qui sopra). 

Ma questo aforisma è veramente di Rumi, il poeta mistico persiano vissuto nel 1200?

E cosa dice esattamente? 

La traduzione con cui questi antichi versi sono giunti a noi, in Occidente, recita: 

Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù.

Una frase molto suggestiva che fa pensare soprattutto al perdono e alla riconciliazione. E a questo uso viene sostanzialmente riferita.

Esistono diverse versioni occidentali di questo aforisma. Che in realtà farebbe parte di un testo più lungo che nella sua completezza reciterebbe così:

Al di là delle idee di cosa sbagliata e cosa giusta, c'è un campo. 

Ci incontreremo li. 

Quando l'anima si sdraia in quell'erba, il mondo è troppo pieno per parlarne. 

Idee, linguaggio, anche la frase “reciprocamente” non ha alcun senso


In realtà tutte le traduzioni occidentali del quartetto discendono da quella del poeta americano Coleman Barks (nato nel 1937).
Da allora, questa formula, attribuita a Rumi, si trova recitata alle cerimonie nuziali, quando gli intellettuali hanno un dibattito particolarmente controverso, e negli uffici dei terapisti e nelle sale di meditazione dappertutto. 

Studiando però da vicino la cosa si scopre che questa frase NON è proprio quello che ha scritto Rumi. 

La citazione esatta da cui questo aforisma è estrapolato è infatti uno dei quartetti - precisamente il n.157 - di quell'opera sterminata di Rumi, il suo Canzoniere, che si chiama Divan-i Shams-i Tabrīz ("Canzoniere di Shams-i Tabrīz"). 

Scopriamo così che il testo originale di Rumi, di quel Quartetto è, in lingua farsi:


Æ Ò کفر از اسلام برون صحرائی
 است ما را به میان آن فضا سودائی
است عارف چو بدانرسید سر را بنهد نه کفر 
æ نه اسلام æ نه آنجا جائی است

La traduzione dalla lingua farsi di questo quartetto è molto più complessa e molto lontana da quella di Coleman Barks. 

La traduzione letterale, lascerebbe infatti intendere non il campo attraente dove lasciamo cadere tutte le nostre idee e disaccordi nell'erba in cui ci stendiamo e ritroviamo la nostra perduta unità, ma una terra desolata e desolata di disillusione. 

Ecco come sarebbe:

Al di là del male e del giusto fare, c'è un deserto 
Il deserto ci chiama come se fosse l'oasi 
Desideriamo abbracciarci l'un l'altro nella sua erba rigogliosa 
e bevi dalla limpida sorgente 
La luna mi sussurra all'orecchio: 
Ho un piede in quel deserto 
Ma non chiedermi di incontrarti lì 
Perché in quel deserto di delusione, 
proprio come con il bene e il male, 
io e te e anche l'unità tra di noi, cesserebbero di esistere 


Qualcosa di radicalmente diverso dal senso introdotto da Coleman Barks. 

La poesia di Rumi alluderebbe alla grande capacità della mente di creare illusioni e disillusioni.  In questo senso il deserto ci chiama come se fosse un'oasi, richiamandoci al senso ultimo dell'esistenza e alla inutilità della divisione, delle divisioni create dalla mente.

In questi versi Rumi cioè alluderebbe alla disperazione e al desiderio di un uomo che ha attraversato tutte le fasi della ricerca ed è arrivato a quella finale. La non-dualità è vista come uno stato in cui si può tranquillamente assumere una posizione neutrale ad ogni avvenimento poiché, dopotutto, in questa terra, non esiste il male o il bene. Non almeno, in senso assoluto. 

E' soltanto nell'ottica divina, che questa non-dualità finalmente si scioglie e si ricompone.  

Insomma, l'Occidente ha semplificato moltissimo il pensiero di Rumi, trasformando i suoi versi in una frase più facilmente comprensibile e più facilmente spendibile per la nostra mentalità. 

Una occasione, forse, per tornare a rileggere i meravigliosi componimenti di Rumi. 

Fabrizio Falconi - 2021

09/09/12

La poesia della Domenica - "Quartina n.1" di Hafez.




L’unica cosa che vedo è il tuo sguardo
e nulla seguo, se non la tua luce.
Trova ognuno nel sonno la pace,
quel sonno che è volato via dai miei occhi.

جز نـقـش تو در نـظر نیامد ما را
جز کوی تو رهـگذر نیامد ما را
خواب ارچه خوش آمد همه را در عهدت
حـقا کـه بـه چشم در نیامد ما را

The only vision I have is your sight
The only thing I follow is your light.
Everyone finds his repose in sleep,
Sleep from my eyes has taken flight.

Hāfez, per esteso in lingua persiana Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī (خواجه شمس‌الدّین محمّد حافظ شیرازی ) (Shiraz, 1315 – Shiraz, 1390) - RUBAIYAT (QUARTINE) - n.1