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10/07/22

Poesia della Domenica: "Sappi attendere" di Antonio Machado







Sappi attendere, aspetta che la marea risalga
come una barca in secco - né t'inquieti il partire.
Solo chi attende sa che la vittoria tiene, 
perché lunga è la vita, ed è l'arte un trastullo.
E se la vita è corta
non lambisce il mar la tua barchetta,
senza partire aspetta e ancora aspetta,
che l'arte è lunga e, per di più, non conta.


(traduz. Sergio Solmi, da Quaderno di Traduzioni, Einaudi)


13/10/19

Poesia della Domenica - "Ah! Quante cose perdute" di Pedro Salinas


(X)  Ah! Quante cose perdute
che perdute non erano.
Tutte le serbavi tu.
Minuti grani di tempo,
che portò via un giorno il vento.
Alfabeti nella spuma,
che un giorno il mare travolse.
Io li credevo perduti.
E perdute le nubi
che pretendevo fermare
nel cielo
fissandole con occhiate.
E l’allegria alta
dell’amore, e l’angoscia
di non amare abbastanza,
e l’ansia
di amare, di amarti, di più.
Tutto perduto, tutto
nell’essere stato un tempo,
nel non esistere più.
E allora tu sei venuta
dal buio, radiosa
di giovane pazienza profonda,
agile, perchè non pesava
sui tuoi fianchi snelli,
sulle tue spalle nude,
il passato che tu,
così giovane, portavi per me.
Ti guardavo alla luce dei baci
vergini che mi hai dato,
e tempi e spume
e nubi e amori perduti
furono salvi.
Se da me fuggirono un giorno,
non fu per morire
nel nulla.
In te contiinuavano a vivere.
Ciò che io chiamavo oblio
eri tu.
Pedro Salinas 



05/08/18

Poesia della Domenica: "Sappi attendere" di Antonio Machado.






Sappi attendere, aspetta che la marea risalga
- come una barca in secco -
né t'inquieti il partire.

Solo chi attende sa che la vittoria tiene,
perché lunga è la vita, ed è l'arte un trastullo.
E se la vita è corta

e non lambisce il mar la tua barchetta,
senza partire aspetta e ancora aspetta,
che l'arte è lunga e, per di più, non conta.


Antonio Machado (1875-1939) - (traduzione di Sergio Solmi, nel Quaderno di Traduzioni, Einaudi, 1977).

27/07/14

La poesia della domenica - 'Pioggia' di Federico Garcia Lorca.




Pioggia


La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.

È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.

È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.

La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.

L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.

E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.

Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.

O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!

O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.

Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.

La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.

O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!


20/09/12

Resterà un mistero la fine di Garcia-Lorca.




Non si indaghera' piu' sulle spoglie del poeta Federico Garcia Lorca. 

La terza sezione istruttoria del Tribunale di Granada ha archiviato il procedimento giudiziario aperto sulla richiesta di esumazione della fossa comune di Alfcar (Granada), dove sarebbero sepolti i resti del poeta granadino, del maestro Dioscuro Galindo e dei toreri Francisco Galadi' e Joaquin Arcollas, fucilati con lui. 

L'archiviazione avviene dopo che il Tribunale Supremo aveva confermato, nel marzo scorso, che fossero i Tribunali territoriali ordinari competenti a indagare sulle fosse del franchismo, nel risolvere la controversia sull'attribuzione delle competenze, aperta dall'inchiesta intrapresa dall'allora giudice dell'Audiencia Nacional, Baltazar Garzon. 

Nel provvedimento di archiviazione, citato dall'agenzia Efe, il giudice istruttore, Aurora Fernandez, sostiene che "i fatti in oggetto non costituiscono piu' reato", in quanto prescritti in base all'art. 9 della Costituzione sulla non retroattivita' dell'azione penale, e alla Legge di Amnistia del 1977. In base alla denuncia presentata a suo tempo da 22 associazioni di familiari di scomparsi nella Guerra Civile (1936-1939) e durante il franchismo, l'ex magistrato dell'Audiencia Nacional, Baltazar Garzon, ipotizzo' il reato di sequestro e detenzione illegale ancora in atto, come crimine contro l'umanita' e, pertanto, non soggetto a prescrizione. Una tipificazione sbagliata, secondo la sentenza del Tribunale Supremo, che comunque ha assolto Garzon dall'accusa di prevaricazione.

Nella foto in testa, Garcia Lorca con la sorella minore Isabel, 1914.

05/08/12

La poesia della Domenica - Francisco de Quevedo: "Amore da un solo sguardo nasce, vive, cresce e s'eterna".







Amore da un solo sguardo nasce, vive, cresce e s'eterna


In fuga sorda e rapida ha rubato
dieci anni di mia vita il Sole ardente
dacché vidi negli occhi tuoi l’Oriente,
Livida, di bellezza raddoppiato.

Dieci anni nelle vene mie ho serbato
il dolce fuoco che alimento, assente,
col mio sangue. Dieci anni nella mente
tirannici i tuoi lumi han governato.

Chi contempla ogni volta una sì pura
bellezza, eternamente se ne accende
e nell’anima impressa eterna dura.

Fiamma che l’immortal vita trascende
non teme con il corpo sepoltura
né il tempo l’appassisce né l’offende.



Francisco de Quevedo (1580 - 1645), da Sonetti amorosi e morali, traduz. di Vittorio Bodini, Einaudi, 1965.



Diez años de mí vida se ha llevado
en veloz fuga y sorda el sol ardiente,
después que en tus dos ojos vi el Oriente,
Lísida, en hermosura duplicado.

Diez años en mis venas he guardado
el dulce fuego que alimento ausente
de mi sangre. Diez años en mi mente
con imperio tus luces han reinado.

Basta ver una vez grande hermosura,
que una vez vista eternamente enciende,
y en Taima impresa eternamente dura.

Llama que a la inmortal vida trasciende,
ni teme con el cuerpo sepultura,
ni el tiempo la marchita ni la ofende.

06/05/12

La poesia della domenica - "A te si giunge solo attraverso di te" di Pedro Salinas.



A te si giunge solo attraverso di te

A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.

Io certo so dove sono,
la mia città, la strada,
il nome con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato con te.
Lì mi hai portato tu.

Come
potevo imparare il cammino
se non guardavo altro
che te,
se il cammino erano i tuoi passi,
e il suo termine l'istante che tu ti fermasti?
Cosa ancora poteva esserci oltre a te
offerta, che mi guardavi?

Ma ora,
quale esilio,
che assenza essere dove si è!
Aspetto, passano treni,
il caso, gli sguardi.
Mi condurrebbero forse
dove mai sono stato.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te, tornare.
Quale immensa novità
tornare ancora,
ripetere, mai uguale,
quello stupore infinito!

E finchè tu non verrai
io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni,
delle scie, immobile.
Perchè so che là dove sono stato
nè ali, nè ruote, nè vele
conducono.
Hanno tutte smarrito il cammino.
Perchè so che là dove sono stato
si giunge solo
con te, attraverso di te

Pedro Salinas (Madrid, 27 novembre 1891 – Boston, 4 dicembre 1951)


A ti sólo se llega

A ti sólo se llega
por ti. Te espero.

Yo sí que sé dónde estoy,
mi ciudad, la calle, el nombre
por el que todos me llaman.
Pero no sé dónde estuve
contigo.
Allí me llevaste tú.

¿Como
iba a aprender el camino
si yo no miraba a nada
más que a ti,
si el camino era tu andar,
y el final
fue cuando tú te paraste?
¿Que más podía haber ya
que tú ofrecida, mirándome?

Pero ahora,
¡qué desterrado, qué ausente
es estar donde uno está!
Espero, pasan los trenes,
los azares, las miradas.
Me llevarían adonde
nunca he estado. Pero yo
no quiero los cielos nuevos.
Yo quiero estar donde estuve.
Contigo, volver.
¡Qué novedad tan immensa
eso, volver otra vez,
repetir lo nunca igual
de aquel asombro infinito!

Y mientras no vengas tú
yo me quedaré en la orilla
de los vuelos, de los sueños,
de las estelas, inmovíl.
Porque sé que adonde estuve
ni alas, ni ruedas, ni velas
llevan.
Todas van extraviadas.
Porque sé que adonde estuve
sólo
se va contigo, por ti.