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19/12/22

La poesia del Lunedì: "Il lavoro del poeta" di Paul Eluard

 




Il lavoro del poeta


I.


I bei modi di essere con gli altri 

Sull'erba calva d'estate

Sotto nuvole bianche


I bei modi di esser con le donne

In una casa grigia e calda

Sotto coltri trasparenti


I bei modi di essere con sé

Davanti al foglio bianco


Minacciati d'impotenza

Fra due tempi e due spazi


Fra noia e mania di vivere


Paul Eluard, tratto da Poesia Ininterrotta, a cura di Franco Fortini, Einaudi, 1976 

14/07/22

*Quando Rimbaud a 18 anni trafisse con un colpo di spada Etienne Carjat, il fotografo che lo aveva ritratto nella foto divenuta iconica.*

 

La celebre foto realizzata da Etienne Carjat al giovanissimo Rimbaud,
colorizzata con tecnologie moderne

La breve vita del grande Arthur Rimbaud (solo 37 anni), uno dei più grandi geni della letteratura di tutti i tempi, è costellata di episodi "scandalosi", che testimoniano il carattere difficile, umbratile, bipolare si direbbe oggi, del "ragazzo dalle suole di vento", destinato a diventare un mito.
Uno dei meno conosciuti è forse quello che risale al 2 marzo 1872, quando il poeta aveva solo 18 anni, ma stava già conquistandosi, a furia di scorribande, furibonde letture, e provocazioni, un suo posto nella scena letteraria parigina.
L'incresciosa scena avvenne durante un pranzo dei “Vilains Bonshommes”, nella stessa rivendita di vino in cui Rimbaud cinque mesi prima aveva stupito un gruppo di poeti già affermati o in odore di notorietà, con le sue straordinarie poesie.
Questa volta tra i poeti c'era perfino il grande Mallarmé, e a quanto risulta, fu probabilmente l'unica volta che Rimbaud e Mallarmè si incontrarono, durante le loro vite.
Al termine del pranzo c’era l’abitudine che i commensali leggessero i loro versi.
Come al solito, i poeti più noiosi si prendevano più tempo.
Rimbaud scalpitava e si mordeva la lingua, reso forse anche più intollerante da abbondanti dosi di alcol.
Venne il turno di August Creissels, un poeta mediocre, che si alzò e cominciò a recitare il suo “Sonnet du Combat”, un poemetto che sembra fosse piuttosto imbarazzante, qualitativamente.
Rimbaud cominciò ad aggiungere una parola alla fine di ogni verso:
“Sottoposta questa legge, la terzina in uniforme” – e Rimbaud dice: “merde!”
“Sta austera e inflessibile al suo posto designato” – e Rimbaud dice: “merde!”
Ad un certo punto il poeta-fotografo Etienne Carjat - che aveva già fotografato nel suo studio Rimbaud, giovanissimo - intimò a Rimbaud di smetterla, chiamandolo “piccolo rospo”.
Rimbaud, raggiunto alle spalle da Verlaine, afferrò il bastone da stocco dell’amico (all’interno del bastone c’era una vera e propra lama) e la affondò verso Carjat, sfiorandogli la mano.
Rimbaud venne disarmato, sollevato in aria da Carjat stesso, e scaraventato fuori.
Arthur però attese pazientemente all’esterno il termine delle letture, e quando Carjat uscì gli si parò davanti all’improvviso e lo trafisse allo stomaco con lo stesso bastone-spada.
Per fortuna la ferita fu di poco conto, ma Carjat si infuriò a tal punto da distruggere i negativi delle due foto che aveva fatto a Rimbaud. Per fortuna le foto si salvarono lo stesso e - essendo praticamente le uniche esistenti del poeta - sono diventate nel tempo vere e proprie icone.
L’altro risultato fu ovviamente l’espulsione di Rimbaud dal gruppo dei “Vilains Bonshommes”.
Purtroppo non conosciamo la reazione di Mallarmé alla scena a cui gli capitò di assistere. Ma forse non è difficile immaginarlo, visto il carattere del tutto dissimile, di quello che è stato ed è venerato come il padre del simbolismo poetico francese.

Fabrizio Falconi - 2022

29/05/22

Poesia della Domenica - "Sensazione" di Arthur Rimbaud


Sensazione

Le sere turchine d’estate andrò nei sentieri,
Punzecchiato dal grano, calpestando erba fina:
Sentirò, trasognato, quella frescura ai piedi.
E lascerò che il vento m’inondi il capo nudo.

Non dirò niente, non penserò niente: ma
L’amore infinito mi salirà nell’anima,
E andrò lontano, più lontano, come uno zingaro
Nella Natura, – felice come con una donna.

Arthur Rimbaud

marzo 1870


Par les soirs bleus d’été, j’irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l’herbe menue:
Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
 
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien:
Mais l’amour infini me montera dans l’âme,
Et j’irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, – heureux comme avec une femme.

da “Œuvres complètes”, a cura di Antoine Adam, “Bibliothèque de la Pléiade”, Paris, 1972

traduzione di Diana Grange Fiori



25/05/22

Nelle strade della città c'è il mio amore - Renè Char

 


Nelle strade della città c'è il mio amore. Poco importa dove va nel tempo della separazione. Non è più il mio amore, chiunque può parlargli. 

Non si ricorda più di chi nel modo giusto l'amò? 

Egli cerca un suo simile nella brama degli sguardi. Lo spazio che percorre è la mia fedeltà. Disegna la speranza e tenue la respinge. Io vivo in fondo a lui come un felice relitto. 

A sua insaputa, la mia solitudine è il suo tesoro. Nel gran meridiano ove s'inscrive il suo volo, la mia libertà lo disvela. 

Nelle strade della città c'è il mio amore. Poco importa dove va nel tempo della separazione. Non è più il mio amore, chiunque può parlargli. Non si ricorda più di chi nel modo giusto l'amò e da lontano lo illumina finché non cada ? 

 



18/01/22

Il Mistero degli autoritratti africani di Rimbaud - Foto destinate a scomparire

 

Rimbaud ad Harar

Arthur Rimbaud è un mito intramontabile della scena poetica e letteraria. 

Il poeta, si sente spesso dire, terminò la sua breve ma brillante carriera letteraria quando fuggì nel Corno d'Africa e divenne un avventuroso fuorilegge a molte miglia di distanza, a quanto pare, dall'intenso eroe simbolista di Illuminations e Una stagione all'inferno, che avrebbero squassato per sempre il mondo della poesia.

La rottura di Rimbaud con la poesia è stata così decisiva, così brusca, che i critici hanno passato decenni a cercare di spiegarla: cosa può aver fatto scomparire dalla società il giovane libertino, così attratto dal voyeurismo urbano e dall'infilzamento della borghesia locale per una vita anonima e senza radici? 

D'altronde, già in Una stagione all'inferno, Rimbaud scriveva: "È giunto il momento di seppellire la mia immaginazione e i miei ricordi! Una conclusione degna per un artista e narratore di fiabe”. 

Aveva solo 18 anni allora, nel 1873, quando scrisse il suo addio. Due anni dopo, avrebbe finalmente posto fine alla sua violenta e tumultuosa relazione con Paul Verlaine e avrebbe intrapreso una serie di viaggi, prima a piedi in tutta Europa, poi nelle Indie orientali olandesi, a Cipro, nello Yemen e infine in Abissinia (l'odierna Etiopia),  dove si stabilì ad Harar, strinse un'amicizia con il governatore (il padre del futuro imperatore Haile Selassie) e divenne un commerciante di caffè molto apprezzato, e anche, sì, un trafficante di armi.

Rimbaud potrebbe aver lasciato la poesia alle spalle, convinto di aver realizzato tutto ciò che poteva nella lingua. Ma non aveva rinunciato ad avvicinarsi esteticamente alla sua esperienza. Solo che, invece di cercare di "inventare nuovi fiori, nuove stelle, nuova carne, nuove lingue", come scrisse in "Addio", aveva evidentemente deciso di accettare il mondo alle sue condizioni

Ha documentato le sue scoperte in saggi di geografia e resoconti di viaggio e, nel 1883, diverse fotografie, inclusi due autoritratti che inviò a sua madre a maggio, scrivendo: "In allegato ci sono due mie fotografie che ho scattato". 

La prima in testa al post, la seconda qui sotto:



Le "circostanze in cui sono state scattate le fotografie sono piuttosto misteriose", scrive Lucille Pennel in The Eye of Photography

A partire dal 1882, Rimbaud rimase affascinato dalla nuova tecnologia. Ordinò una macchina fotografica a Lione per illustrare un libro su "Harar e il paese di Gallas", una macchina fotografica che ricevette solo all'inizio del 1883. 

Ordinò anche libri specializzati e apparecchiature per l'elaborazione fotografica. 

La prevista pubblicazione scientifica non fu mai realizzata e le sei fotografie - due autoritratti e quattro immagini di vita ritratta ad Harar - sono l'unica traccia dell'attività di Rimbaud. 

"Non mi sono ancora ben stabilito, né consapevole delle cose", scrisse Rimbaud nella lettera a sua madre, "Ma lo sarò presto e ti invierò alcune cose interessanti"

Non è esattamente chiaro il motivo per cui Rimbaud abbia abbandonato i suoi sforzi fotografici. Si era avvicinato all'attività non solo per hobby, ma anche come impresa commerciale, scrivendo nella sua lettera: “Qui tutti vogliono essere fotografati. Offrono anche una ghinea una fotografia." Il commento porta Pennel a concludere che "devono esserci state altre fotografie, ma di esse si perde ogni traccia, sollevando dubbi sul grado di coinvolgimento di Rimbaud con la fotografia"

Forse, tuttavia, aveva semplicemente deciso di aver fatto tutto ciò che poteva fare con il medium, e l'aveva lasciato andare con un grazioso addio. Storia, posterità, consolidamento di una reputazione: questi sono fenomeni che sembravano di scarso interesse a Rimbaud. "Cosa ne sarà del mondo quando te ne andrai?" aveva scritto in "Gioventù, IV" - "Non importa cosa succede, nessuna traccia di ora rimarrà". 

Per ironia della storia, le fotografie di Rimbaud “furono sviluppate in 'acqua sporca'”, osserva Pennel, nel senso che “continueranno a sbiadire fino a quando le immagini non saranno sparite. Sono fugaci come l'uomo con le suole del vento». Se si desidera vederle, il tempo è breve. La foto in cima al post è conservata alla Bibliothèque Nationale de France . Le altre sei sono conservate all'Arthur Rimbaud Museum di Charleville-Mézières, nella cittadina dove il poeta è nato. 

26/02/21

Morti 2 grandi poeti: Lawrence Ferlinghetti e Philippe Jaccottet


















101 anni compiuti lo scorso settembre Lawrence Ferlinghetti, morto a San Francisco, aveva tenuto la sua prima mostra come pittore a New York. 

Disegni, dipinti e stampa dell'ultimo dei Beat erano stati esposti da New Release, una galleria di Chinatown. 

Padre italiano di Brescia, madre francese, Ferlinghetti era nato a Yonkers, alle porte di New York, il 24 marzo 1919, in piena epidemia di spagnola e ha celebrato il suo ultimo compleanno in piena pandemia da Covid

E' stato pittore per tutto il tempo in cui e' stato anche poeta, editore, libraio e attivista politico. City Lights, la libreria di San Francisco da lui fondata nel 1953, aveva sede nel quartiere italo-americano di North Beach, non lontano da Chinatown. 

Ed e' stato un atto di giustizia poetica che le sue opere figurative siano state presentate in uno spazio che, nella sua prima incarnazione negli anni Trenta, si trovava in piena Little Italy e vendeva agli immigrati italiani musica del paese di origine. La mostra doveva aprire in marzo per celebrare il compleanno, ma il Coronavirus aveva costretto al rinvio.

 In esposizione due dipinti, nove opere su carta e tre stampe dagli anni Ottanta a oggi in cui l'artista interpretava miti greci (Icaro, Leda, Oreste e sua madre, Clitennestra), ritraeva figure letterarie e giovani uomini e donne nudi. 

"Ho amato Ferlinghetti da quando ero al liceo. Conoscevo bene il suo lavoro letterario, ma solo cinque o sei anni fa ho visto per la prima volta la sua produzione figurativa", aveva spiegato all'ANSA la gallerista Erin Goldberger. "La piccola selezione e' stata scelta per rappresentare la conoscenza, la cura e la passione che Ferlinghetti ha avuto per la poesia, la scrittura, la mitologia e la storia".

In "Il giovane Yeats" del 2008, Ferlinghetti ha creato un ritratto che evoca il periodo blu di Picasso in cui le parole "Maud Gonne gone" scritte sul petto del poeta evocano Maud Gonne, attrice e suffragetta irlandese, che fu una delle sue muse. 

Testimone della Summer of Love e della rivoluzione hippy, primo editore di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burroughs e Frank O'Hara, Ferlinghetti ha fatto la storia della Beat Generation evocata in parte in "Little Boy", il suo ultimo libro uscito in occasione del centesimo compleanno. 

Solo nel 1953, dopo una infanzia alla "Lord Fauntleroy" di Charles Dickens, la guerra in Marina, gli studi alla Columbia e alla Sorbona, Ferlinghetti si trasferi' a San Francisco, la citta' dove da allora ha vissuto e lavorato fino all'ultimo giorno. City Lights divenne un magnete per la rivoluzione culturale del movimento Beat e la casella postale dove i poeti si facevano recapitare la posta quando erano "on the road". Nel 1956 Ferlinghetti pubblico' "Howl" di Ginsberg e per questo editore e autore finirono in carcere per oscenita': il processo un anno dopo fece entrambi diventare internazionalmente famosi. 


Raro caso di poeta, insieme a Rene' Char e Saint-John Perse, ad essere pubblicato ancora in vita nella prestigiosa collezione della Biliothe'que de la Ple'iade, Philippe Jaccottet, morto a 95 anni nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, e' stato piu' volte candidato al Premio Nobel. 

Considerato uno dei maggiori poeti europei, e' stato anche un grande saggista e traduttore di giganti come Rilke, Musil e Ungaretti

Il 17 marzo sara' pubblicata da Marcos Y Marcos una sua opera in prosa inedita in Italia, inclusa nella Pleiade di Gallimard: 'Passeggiata sotto gli alberi' nella traduzione di Cristian Rossatti, con la prefazione di Fabio Pusterla che ha curato molte sue opere. "Respiro solo dimenticandomi di me" afferma Jaccottet che nelle sue opere interroga la natura, la morte. 

In questo libro, una testimonianza generosa, tesa e radicale, svela la rara intensita' di mettersi in cammino, regolare il ritmo del passo e del respiro, avanzare nel bosco, su un terreno malcerto. 

Cogliere il momento di confine in cui l'ombra della notte assorbe gli alberi, i giardini, le vigne, le rocce. Ce la fa toccare e affidandoci a lui, tratteniamo il fiato di fronte a una sorgente pura. 

"Lo seguiamo allora anche piu' in la', sulle tracce di una parola che non tradisca quella luce originaria: la parola poetica. Senza certezze, con la sorridente esitazione di chi dipana un filo nel momento stesso in cui lo segue, Jaccottet ci dona i suoi dubbi, i suoi lampi, la possibilita' salvifica di sperimentare e descrivere la meraviglia" come spiega Pusterla. 

Svizzero di lingua francese, vincitore del Premio Goncourt per la poesia nel 2003 e di tanti altri riconoscimenti tra cui il 'Grand prix national de Traduction' nel 1987, Jaccottet era nato il 30 giugno 1925 a Modon, nel cantone svizzero di Vaud ma ha vissuto la maggior parte della vita, oltre mezzo secolo, a Grignan, nel sud della Francia, dove e' morto e dove sara' sepolto

Dopo gli studi in lettere all'Universita' di Losanna, ha vissuto anche a Parigi per un breve periodo, lavorando come corrispondente dell'editore Mermod. 

La sua prima raccolta di poesie e' 'L'Effraie' del 1953, uscita per Gallimard. Ha collaborato a La Nouvelle Revue Française dove ha fatto conoscere la letteratura tedesca. Fra le sue raccolte piu' celebri Il barbagianni. 

L'ignorante (1958) e Alla luce d'inverno (1977), pubblicata da Marcos y Marcos nel 1997 che ha in catalogo abbiamo anche 'E, tuttavia'. 

Oltre alla poesia e' autore di numerosi volumi in prosa, diari e di critica letteraria tra cui uno studio su Jean-Pierre Lemaire in 'Jean-Pierre Lemaire: Les Marges du jour'. Oltre a Musil, del quale ha fatto conoscere in Francia 'L'uomo senza qualita'', ad Ungaretti e Rilke, ha tradotto il russo Ossip Mandelstam e gli si deve una trasposizione dell'Odissea di Omero, dei versi di Friederich Hölderlin e di "Morte a Venezia' di Thomas Mann. 

06/09/20

Poesia della Domenica: "Il Pellicano" di Alfred de Musset





Il Pellicano 



Quando il pellicano, stanco da un lungo viaggio,
Nelle nebbie della sera ritorna al suo canneto
I suoi piccoli, affamati, corrono sulla riva
Vedendolo  cadere sulle acque.
Già, credendo di catturare e condividere le loro prede,
Corrono al padre con grida di gioia
Scuotendo il loro becco sul loro gozzo orrido.
Lui, lentamente guadagnando un alto scoglio,
Mettendo al riparo dell’ala la sua covata,
Pescatore di malinconia, guardò il cielo.
Il sangue scorre a lunghi fiotti nel petto aperto
Invano ha cercato la profondità dei mari;
L’oceano era vuota e deserta spiaggia;
Per tutto nutrimento egli fornisce il suo cuore
Scuro e tranquillo, disteso sulla pietra
Partecipando ai suoi figli le sue interiora di padre,
Nel suo amore sublime egli culla il suo dolore,
E, guardando colare la sua insanguinata mammella;
Sul suo festino di morte, egli vacilla e crolla,
Ubriaco di voluttà, tenerezza e orrore.
Ma a volte nel bel mezzo del sacrificio divino
Stanco di morire in troppo  lungo supplizio,
Egli teme che i suoi figli non lo lascino in vita
Allora si alza e apre le sue ali al vento
E, strappandosi il suo cuore con un grido selvaggio,
Urla nella notte un così addio funebre,
Che gli  uccelli disertano la riva al mare
E il viaggiatore attardato sulla spiaggia
Sentendo passare la morte, si raccomanda a Dio.
Poeta, è così che fanno i grandi poeti.
Lasciano la gioia  a chi vivono un tempo;
Ma i festini umani che servono alle loro feste
Sono simili per la maggior parte a quelli dei pellicani
Quando parlano così di speranze ingannate,
Di tristezza e di oblio, di amore e di dolore,
Questo non è un concerto a dilatare il cuore.
Le loro declamazioni sono come spade
Essi disegnare un cerchio in aria abbagliante
Ma vi pende sempre qualche goccia di sangue.


Alfred de Musset (1810-1857)


Le Pélican


Lorsque le pélican, lassé d’un long voyage,
Dans les brouillards du soir retourne à ses roseaux, 
Ses petits affamés courent sur le rivage 
En le voyant au loin s’abattre sur les eaux. 
Déjà, croyant saisir et partager leur proie, 
Ils courent à leur père avec des cris de joie 
En secouant leurs becs sur leurs goitres hideux. 
Lui, gagnant à pas lents une roche élevée, 
De son aile pendante abritant sa couvée, 
Pêcheur mélancolique, il regarde les cieux. 
Le sang coule à longs flots de sa poitrine ouverte ; 
En vain il a des mers fouillé la profondeur ; 
L’Océan était vide et la plage déserte ; 
Pour toute nourriture il apporte son coeur. 
Sombre et silencieux, étendu sur la pierre 
Partageant à ses fils ses entrailles de père, 
Dans son amour sublime il berce sa douleur, 
Et, regardant couler sa sanglante mamelle, 
Sur son festin de mort il s’affaisse et chancelle, 
Ivre de volupté, de tendresse et d’horreur.
Mais parfois, au milieu du divin sacrifice, 
Fatigué de mourir dans un trop long supplice, 
Il craint que ses enfants ne le laissent vivant ; 
Alors il se soulève, ouvre son aile au vent, 
Et, se frappant le coeur avec un cri sauvage, 
Il pousse dans la nuit un si funèbre adieu, 
Que les oiseaux des mers désertent le rivage, 
Et que le voyageur attardé sur la plage, 
Sentant passer la mort, se recommande à Dieu. 
Poète, c’est ainsi que font les grands poètes. 
Ils laissent s’égayer ceux qui vivent un temps ; 
Mais les festins humains qu’ils servent à leurs fêtes 
Ressemblent la plupart à ceux des pélicans. 
Quand ils parlent ainsi d’espérances trompées, 
De tristesse et d’oubli, d’amour et de malheur, 
Ce n’est pas un concert à dilater le coeur. 
Leurs déclamations sont comme des épées :
Elles tracent dans l’air un cercle éblouissant, 
Mais il y pend toujours quelque goutte de sang.


12/04/20

Poesia della Domenica di Pasqua: "Noli me tangere" di Yves Bonnefoy




Noli me tangere

Esita il fiocco per il cielo azzurro
ancora, l'ultimo fiocco della grande nevicata.

E così entrerebbe nel giardino colei che
aveva ben dovuto sognare ciò che potrebbe essere,
quello sguardo, quel dio semplice, senza ricordo
del sepolcro, senz'altro pensiero che la gioia,
senza futuro
se non il suo vanificarsi nell'azzurro mondo.

"No, non toccarmi," le direbbe
ma anche il dire no sarebbe luce.


Yves Bonnefoy (1923-2016)
in Poesia 45 (1991) p. 6
Traduzione di D. Bracaglia

NOLI ME TANGERE
Hésite le flocon dans le ciel bleu
A nouveau, le dernier flocon de la grande neige.

Et c’est comme entrerait au jardin celle qui
Avait bien du rêver ce qui pourrait être,
Ce regard, ce dieu simple, sans souvenir
Du tombeau, sans pensée que le bonheur,
Sans avenir
Que sa dissipation dans le bleu du monde.

‘Non, ne me touche pas’, lui dirait-il,
Mais même dire non serait de lumière.















02/02/20

Poesia della domenica: "Piange nel mio cuore" (Il pleure dans mon coeur) di Paul Verlaine


Piange nel mio cuore
Come piove sulla città.
Cos’è questo languore
Che penetra il mio cuore?

O dolce brusio della pioggia
A terra e sopra i tetti!
Per un cuore che si annoia
Oh il canto della pioggia!

Piange senza ragione
In questo cuore che si accora.
Cosa! Nessun tradimento?
Questo dolore è senza ragione.

È certo la peggiore pena
Di non sapere perché
Senza amore e senza odio
Il mio cuore ha tanta pena.

Paul Verlaine - da Romances sans paroles (1874)


Il pleure dans mon cœur
Comme il pleut sur la ville;
Quelle est cette langueur
Qui pénètre mon cœur?

Ô bruit doux de la pluie
Par terre et sur les toits!
Pour un cœur qui s’ennuie
Ô le chant de la pluie!

Il pleure sans raison
Dans ce cœur qui s’écœure.
Quoi ! nulle trahison?…
Ce deuil est sans raison.

C’est bien la pire peine
De ne savoir pourquoi
sans amour et sans haine
mon cœur a tant de peine!

17/11/19

Poesia della Domenica: "Amor che ne la mente" di Jacqueline Risset


Amor che ne la mente
Amor che ne la mente mi ragiona
Amor che ragiona
che risuona
nell’anima
nel corpo-cuore
e nell’asse di cristallo
vieni con me passeggia con me
lungo il mare
con i granchi
Amor che mi fai pensare
e mi svii ogni pensiero
mi porti frammenti di lui
frammenti passati
ma sorti presenti
immortali:
voce frettolosa nel corridoio
la mano che stringe la mano
nel sonno
oppure selvaggio dal volto severo
senza rispondere

Jaqueline Risset, tratto da: Amor di Lontano (versione italiana dell'autrice), Einaudi, 1993 


Amor che ne la mente
Amor che ne la mente mi ragiona
Amour qui résonne
qui raisonne

dans mon âme
dans mon corps-cœur
sur l'axe de cristal

viens avec moi promène-toi avec moi
au bord de mer avec les crabes

Amour qui me fais penser
et me dévies toutes mes pensées
tu m'apportes de lui des morceaux

morceaux passés
                        surgis présents
                        inaltérables :

                          axe droit de son corps dansant
                          sa voix pressée dans le couloir

                          la main serrant la main -
                          dans le sommeil

                          ou sauvage au visage fermé
                          sans me répondre

06/10/19

Poesia della Domenica: "Fasti" di René Char



Fasti


L'estate cantava sulla sua roccia preferita quando mi sei apparsa. L'estate cantava separata da noi che eravamo silenzio, simpatia, libertà triste, mare ancor più del mare, il cui lungo azzurro remo giocava ai nostri piedi.
L'estate cantava e il tuo cuore nuotava lontano da essa. Io capivo il tuo smarrimento e coprivo di baci il tuo coraggio. In rotta attraverso l'assoluto delle onde, verso quelle sommità schiumose ove s'incrociano virtù micidiali per le mani che portano le nostre case. Eravamo increduli. Eravamo accerchiati. 
Gli anni passarono. Le tempeste finirono. Il mondo se ne andò. Mi faceva male sentire che il tuo cuore non riusciva più a percepirmi esattamente. Ti amavo. In questa mia assenza di viso, in questa mia mancanza di felicità. Ti amavo, cambiando in tutto, fedele a te soltanto.


Fastes 

L'été chantait sur son roc préféré quand tu m'es apparue, l'été chantait à l'écart de nous qui étions silence, sympathie, liberté triste, mer plus encore que la mer dont la longue pelle bleue s'amusait à nos pieds.
L'été chantait et ton cœur nageait loin de lui. Je baisais ton courage, entendais ton désarroi. Route par l'absolu des vagues vers ces hauts pics d'écume où croisent des vertus meurtrières pour les mains qui portent nos maisons. Nous n'étions pas crédules. Nous étions entourés. 
Les ans passèrent. Les orages moururent. Le monde s'en alla. J'avais mal de sentir que ton cœur justement ne m'apercevait plus. Je t'aimais. En mon absence de visage et mon vide de bonheur. Je t'aimais, changeant en tout, fidèle à toi.

01/09/19

Poesia della Domenica: "Nessuno può conoscermi" di Paul Eluard




Nessuno può conoscermi

Nessuno può conoscermi
Come tu mi conosci

Gli occhi tuoi dove dormiamo
Tutti e due
Alle mie luci d’uomo hanno dato destino
Migliore che alle notti della terra

Gli occhi tuoi dove viaggio
Ai gesti delle strade hanno donato
Un senso distinto dal mondo

Negli occhi tuoi coloro che ci svelano
La solitudine nostra infinita
Non sono più quelli che credevano essere

Nessuno può conoscerti
Come io ti conosco.


Paul Eluard


(Traduzione di Franco Fortini)

da Les yeux fertiles, 1936, in Paul Éluard, Poesie, Supercoralli Einaudi, 1955

23/12/18

Poesia della Domenica: "Quei tuoi capelli" di Paul Eluard.




QUEI TUOI CAPELLI


Quei tuoi capelli d'arance nel vuoto del mondo,
Nel vuoto dei vetri grevi di silenzio e
D'ombra dove con nude mani cerco i tuoi riflessi,

Chimerica è la forma del tuo cuore
E al mio desiderio perduto il tuo amore somiglia.
O sospiri di ambra, sogni, sguardi.

Ma non sempre sei stata con me, tu. La memoria
Mia oscurata è ancora d'averti vista giungere
E sparire. Ha parole il tempo, come l'amore.


Paul Eluard


Ta chevelure d'oranges

Ta chevelure d'oranges dans le vide du monde
Dans le vide des vitres lourdes de silence
Et d'ombre où mes mains nues cherchent tous tes reflets.

La forme de ton cœur est chimérique
Et ton amour ressemble à mon désir perdu.
O soupirs d'ambre, rêves, regards.

Mais tu n'as pas toujours été avec moi. Ma mémoire
Est encore obscurcie de t'avoir vu venir
Et partir. Le temps se sert de mots comme l'amour.


Paul Eluard, tratta da Capitales de la douleur

05/11/18

Venduta all'asta a 234 mila euro una lettera di suicidio di Baudelaire.


Una lettera di gioventu' del poeta francese Charles Baudelaire, con la quale annunciava la sua intenzione di suicidarsi, e' stata venduta a 234mila euro all'asta presso la casa Osenat.

La missiva, datata 1845, e' indirizzata a Jeanne Duval, la "musa" del poeta. La sua stima preliminare andava tra 60 e 80mila euro.

Faceva parte di una collezione privata francese. "Quando la signorina Jeanne Lemer vi consegnera' questa lettera, io saro' morto (...) Mi uccido perche' non posso piu' vivere, perche' la pena di addormentarmi e quella di risvegliarmi mi sono insopportabili", scrive il poeta nel messaggio.



Baudelaire, allora 24enne, diede un seguito alla minaccia, accoltellandosi, senza tuttavia subire gravi conseguenze.

Vivra' ancora altri 22 anni. 

Altri testi del poeta dei "Fiori del male" sono in vendita.

Inoltre andranno all'asta missive di Barbey d'Aurevilly, Delacroix, Hugo, Manet indirizzate al poeta. 

Fonte Afp - Askanews 

02/12/16

Finisce all'asta la pistola con cui Verlaine sparò a Rimbaud, venduta per mezzo milione di Euro!


La pistola più famosa nella storia della letteratura francese, il revolver con cui Paul Verlaine cercò di uccidere l'amante e collega poeta Arthur Rimbaud, è stata venduta per 434.500 euro a un'asta a Parigi.

Il prezzo per questa 7 millimetri a sei colpi è stato sette volte superiore alle stime, ha annunciato la casa d'aste Christie's. 

Verlaine acquistò l'arma a Bruxelles la mattina del 10 luglio 1873, determinato a mettere fine alla sua relazione, che andava avanti da due anni, con il ragazzo 19enne.

Il 29enne poeta abbandonò la moglie e il figlio per Rimbaud, che sarebbe in seguito diventato il simbolo della gioventù ribelle, idolatrata dai cantanti degli anni Sessanta come Jim Morrison. 

Ma dopo un periodo trascorso a Londra, caratterizzato da oppio e abuso di alcol, che avrebbe ispirato "Una stagione all'inferno" di Rimbaud, Verlaine decise di tornare dalla moglie

Fuggì nella capitale belga per stare lontano da Rimbaud, che però lo seguì

In una stanza d'albergo nel pomeriggio, dopo litigi, grida e alcol a fiumi - secondo la versione di Rimbaud - Verlaine tirò fuori la pistola

"Ecco come ti insegnerò come andartene!", urlò prima di sparare a Rimbaud. Un proiettile lo colpì al polso, l'altro centrò il muro prima di rimbalzare verso il camino. Rimbaud però rimase fedele all'amante. Bendato in un ospedale pregò di nuovo l'autore di "Poemi saturnini" di non lasciarlo. 

Verlaine - che sarebbe stato tormentato da problemi di droga e alcolismo per tutta la vita - tirò fuori ancora una volta la pistola e lo minacciò in strada. 

Fu arrestato da un poliziotto che passava per strada e condannato a due anni di lavori forzati in carcere dove - ancora una volta per il disappunto di Rimbaud - si sarebbe convertito al cattolicesimo. 

 In carcere scrisse 32 poemi che sarebbero in seguito stati pubblicati nelle sue più famose raccolte, "Saggezza", "Allora e ora" e "Invecttive". 

La pistola fu confiscata e finì nelle mani di un privato, secondo Christie's.


Verlaine e Rimbaud