Visualizzazione post con etichetta pensieri diversi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pensieri diversi. Mostra tutti i post

21/08/12

Ludwig Wittgenstein: "Nessun grido d'aiuto può essere più forte di quello di un solo uomo."



E' una meravigliosa pagina tratta dai diari di Ludwig Wittgenstein, scritta nel 1944, che merita di essere letta con grande attenzione.


Nessun grido d’aiuto può essere più forte di quello di un solo uomo. 
Oppure nessuno sconforto può essere più grande di quello in cui può trovarsi un singolo essere umano.
Un uomo quindi può trovarsi in una situazione di bisogno estremo e aver bisogno di estremo aiuto.
La religione cristiana è solo per colui che ha estremo bisogno di aiuto e dunque solo per chi prova un estremo sconforto.
Il mondo intero non può trovarsi in una situazione di bisogno maggiore di quella in cui si trova una sola anima.
La fede cristiana - così io penso - è il rifugiarsi in questo supremo bisogno di aiuto.
Chi, invece di chiudersi in se stesso, in una situazione siffatta, riesce ad aprire il suo cuore, accoglie il rimedio nel suo cuore.
Chi apre così il suo cuore a Dio in confessione contrita, lo apre anche per gli altri. Perde con questo la sua dignità di uomo eccellente e diventa quindi come un bambino. E cioè senza gradi, dignità e distanza di fronte agli altri. Si può aprirsi di fronte agli altri solo per una sorta particolare di amore. Che riconosce, quasi, che siamo tutti bambini cattivi.
Si potrebbe dire che l'odio fra gli uomini deriva dal fatto che ci isoliamo gli uni dagli altri.   Perché non vogliamo che l'altro scruti dentro di noi non essendo bello lo spettacolo che si offrirebbe al suo sguardo.
Dobbiamo certo continuare a vergognarci del nostro intimo, ma non di noi stessi di fronte al nostro prossimo.
Non si può sentire uno sconforto maggiore di quello di un singolo essere umano. Perché lo sconforto più grande è quello di un uomo che si sente perduto.

circa 1944

Ludwig Wittgenstein, tratto da Pensieri diversi, traduz. dal tedesco di Michele Ranchetti, Adelphi, 1980 pag. 92.