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04/09/19

La Gatta "paranormale" di Kubrick. L'intervista di Michel Ciment a Stanley Kubrick.




Michel Ciment: 
"A proposito di Shining, Lei ha fatto delle ricerche sui fenomeni paranormali?"

Stanley Kubrick: 
"In realtà non era necessario fare alcuna ricerca.  La vicenda non ne aveva bisogno ed essendomi sempre interessato a questo argomento ne ero informato quanto bastava.

Spero che i fenomeni paranormali ed i fenomeni psichici ad essi correlati vengano ampiamente riconosciuti dalla scienza.

Già parecchi studiosi sono talmente colpiti dall'evidenza dei fenomeni da dedicare le loro ricerche all'argomento.

Se una volta o l'altra emergeranno prove definitive, non sarà un fatto emozionante, quanto, ad esempio, la scoperta di un'intelligenza aliena nell'universo, però si tratterà certamente di un elemento che allargherà i confini della nostra mente. 

Oltre alla vasta gamma di esperienze psichiche inspiegabili che probabilmente tutti possiamo raccontare, credo di poter scorgere negli animali un comportamento molto vicino a qualcosa di extrasensoriale. 

Ho una gatta di nome Polly con un pelo lungo spesso arruffato che io devo spazzolare e sforbiciare.

Lei lo detesta e più volte mentre stavo accarezzandola e solo pensavo che i nodi erano così fitti che andavano spazzolati, lei, improvvisamente, prima ancora che facessi la benché minima mossa di andare a prendere la spazzola o le forbici, andava a nascondersi sotto il letto. 

Ovviamente ho anche pensato che lei riesca a capire quando mi preparo ad usare la spazzola da come la tocco, ma non credo che sia proprio così.

Ha quasi sempre dei nodi nel pelo ed io la accarezzo innumerevoli volte ogni giorno, ma è solo quando ho deciso davvero di spazzolarla che lei scappa via e si nasconde.

Da quando me ne sono reso conto sto particolarmente attento a non toccare quei nodi in qualche maniera diversa, che pensi o meno che abbiano bisogno di essere spazzolati. 

Ma il più delle volte sembra che conosca la differenza." 

Tratto da Michel Ciment, Kubrick, Traduzione Lorenzo Codelli, Milano Libri, 1981, pag. 189

06/02/15

L'aura, che oggi è scomparsa.



Ascoltando qualche tempo fa in televisione Umberto Galimberti mentre parlava del carisma (o della mancanza di carisma) degli uomini impegnati sulla scena politica, mi è venuto in mente che oggi in Italia, ma un po’ in tutto l’Occidente si fa un gran parlare di carisma. 

Oggi questo termine viene inteso non nel vecchio senso religioso, ma in quello adottato dalla psicologia, e cioè intendendo la capacità di avere influenza sulle persone – ma la radice etimologica è la stessa e deriva dal greco antico di chàris – ovvero di ‘grazia’. Avere grazia. 

Ora è ben certo che molte persone alle quali noi oggi attribuiamo carisma possiedono ben poca grazia. Anche Marylin Manson è carismatico, senza alcun dubbio. E forse anche un assassino o un serial killer ai nostri occhi potrebbe essere definito carismatico.  

Io credo che come ribellione a questa inflazione di banali carismi, spesso alquanto discutibili, bisognerebbe tornare all’antico concetto di Aura. 

Il termine aura deriva anch’esso dal greco, dalla parola alos, che vuol dire corona. Da molte diverse dottrine e religiose orientali e occidentali viene condivisa la convinzione – resa manifesta dall’evidenza – che alcune persone più di altre, posseggano un sottile campo di radiazione luminosa, intorno al loro corpo biologico. 

E’ naturalmente una credenza che non ha basi positivo-razionalistiche, (anche se ci sono scienziati russi che hanno dedicato serissimi studi per misurare il peso dell’anima e il tema apparentemente di natura paranormale è oggetto di ricerca scientifica). 

La connotazione di aura, nelle tradizioni spirituali, non è soltanto un segnale di carisma, di capacità di influire ma è il segnale di un carisma buono, di una influenza buona

Le persone in possesso di un’aura particolarmente luminosa – non a caso il termine cristiano aureola è una derivazione dell’aura, e fu iconizzata a partire dalla pittura medievale – infatti non si limitano ad avere un’influenza sulle persone. Orientano questa influenza verso l’umano: aiutano le anime che incontrano a tirare fuori il meglio, ad evolversi, a crescere, a raggiungere una pienezza esistenziale, spirituale prima che morale. 

 Forse tutti noi, oggi avremmo bisogno di qualche aura – vera – in più e di qualche carisma in meno.

31/10/08

Vittorio Messori - Gli stupefacenti segnali che ho ricevuto da Dio.



Davvero sorprendenti queste rivelazioni dello studioso cattolico Vittorio Messori (coautore con Papa Wojtyla di "Varcare le soglie della speranza" e con il card. Ratzinger di "Rapporto sulla fede"), che in nuovo libro-intervista racconta di sè, di come si e' avvicinato a Dio quando era un giovane cronista a Torino, nell'estate del 1964, sfogliando dopo tanti anni un Vangelo.

"Il libricino - ricorda - usci' polveroso, non so come, dai recessi dell'armadio. Non ho ricordo di note che, anche se ci fossero state, sarebbero state arse dalla vampata che eruppe da quel testo. Neppure in questo, dunque, ci fu la mediazione di qualcuno: di un biblista che commentasse quei versetti, di una Chiesa, di un prete, di un amico. Un incontro nudo e crudo, nella mia piccola stanza al piano rialzato del 27 di via Medail, dalla quale non vedevo strade ne' persone ma un cortiletto sempre deserto.

Fu un andare a sbattere, senza intermediari, con una Parola che divenne carne". L'episodio e' raccontato dallo stesso Messori nel libro-intervista scritto con Andrea Tornielli, "Perche' credo", edito da Piemme. Molto citato, nella conversazione, lo scrittore Andre' Frossard, autore del best seller degli anni '70 "Dio esiste, io lo ho incontrato". Ma se a Parigi era stato l'atmosfera di una chiesa a aprire il cuore di Frossard, ad accendere il fuoco della fede in quello di Messori non era bastato, qualche anno prima, l'evento straordinario di una telefonata dall'al di la'.

"Erano gli anni del liceo ed ero - rivela - ancora lontano dalla svolta che mi avrebbe 'costretto' alla fede. Era il primo anniversario della morte di Aldo, lo zio materno morto giovane per un ictus cerebrale. Solo in casa dormivo del sonno pesante di quel giovanotto in salute che ero, quando fui svegliato dal telefono. Alzai la cornetta: un gran caos di disturbi elettrici, di fischi, di raschi, i disturbi che c'erano allora sulle linee quando la chiamata era interurbana e veniva da molto lontano. Dopo qualche mio 'Pronto! Pronto!' mi arrivo', chiarissima, inconfondibile, la voce, che ben conoscevo, di mio zio.

Mi disse, affannato, parole che ancora adesso ricordo come se le avessi udite ieri: 'Vittorio, Vittorio! Sono Aldo! Sto bene! Sto bene!'. Subito dopo, il rumore che annunciava la caduta della linea, la fine del collegamento. Guardai l'ora. Come mi confermarono poi i miei genitori, era quella, esatta al minuto, della morte dello zio, giusto un anno prima".

Rispondendo a Tornielli, Messori ammette candidamente di aver "esaminato ogni altra possibilita'" dopo quella straordinaria telefonata. "Ho finito con l'arrendermi all'evidenza, non essendo come gli ideologi, gli atei in primis, che fanno prevalere sui fatti il loro schema aprioristico: era proprio zio Aldo, sua era la voce, non reggono ipotesi di scherzi macabri, equivoci, allucinazioni.

Ne' mi e' possibile pensare a un sogno, visto che ero ben sveglio sia durante sia dopo la telefonata: in effetti, quella notte non tornai piu' tra le coltri e attesi in piedi l'alba".

Una telefonata che tuttavia "non basto'" ad avvicinarlo alla fede: "passata la sorpresa - confida lo scrittore - rimossi presto il ricordo di quella notte, mettendo l'episodio tra le singolarita' inspiegabili in cui a tutti puo' capitare di imbattersi.

Gesu' stesso ci avverte, nella parabola del povero Lazzaro, quando il ricco, ormai morto, chiede ad Abramo di poter avvertire i cinque fratelli perche' non finiscano essi pure all'inferno. Ed Abramo: 'Se non ascoltano Mose' e i Profeti, non sarebbero persuasi neanche se qualcuno risuscitasse dai morti'.

Per Messori, che lo ha sperimentato su se stesso, "c'e' un mistero di accecamento" per gli uomini "che si lagnano del 'silenzio di Dio'. Spesso non e' Lui che e' muto, siamo noi che siamo sordi. E' vero che, per rispettare la liberta' delle creature, il Creatore ha scelto di praticare la 'strategia del chiaroscuro'. Ma, lo dice la parola stessa, accanto al buio c'e' anche la luce: ed e' proprio questa che spesso ci si ostina a non vedere".

Nell'intervista rilasciata a Tornielli, lo scrittore racconta anche di una sua inchiesta compiuta su un analogo episodio "paranormale" accaduto ad un facoltoso professionista torinese che si era rivolto per telefono a un istituto di suore per un'infermiera. La sera dopo si presento' una religiosa nel suo abito austero e da allora, ogni notte, venne puntualmente a vegliare al capezzale dell'uomo. Guarito, decise per prima cosa di andare con la moglie all'istituto della religiosa per salutarla e ringraziarla ancora dell'assistenza. In portineria si stupirono per il nome della suora perche' una di loro aveva portato quel nome: per tutta la vita aveva assistito i malati e che aveva lasciato un ricordo esemplare. Ma era morta da molti anni".

Comprensibilmente, quei coniugi non sapevano capacitarsi. "Li condussero - racconta lo scrittore - nel piccolo cimitero al fondo del giardino del convento e mostrarono loro la tomba, con la foto della defunta sotto la croce: ne segui', ovviamente, un rischio di malore per la coppia, visto che entrambi la riconobbero senza esitazione. Era proprio lei".

"Sulle prime - spiega Messori a Tornielli, che fedelmente riporta - pensai a una sorta di leggenda metropolitana, ma alla fine mi decisi e andai a conoscere quei coniugi. Mi confermarono tutto, senza esitazione, eppure con pudore, temendo, stimati borghesi com'erano di essere scambiati per allucinati. In effetti, mi accolsero con cortesia, mi raccontarono, concordi, com'era andata ma con altrettanta concordia, malgrado le mie insistenze, non mi permisero di parlarne sul giornale. Volli completare, approfittando delle mie conoscenze nel giro religioso per ottenere dalle religiose di mostrarmi quella sepoltura. Vi sostai, ovviamente, con emozione: ma, a quel tempo, la scoperta della fede era gia' avvenuta. Se non potei scriverne allora, lo faccio adesso perche', vista l'eta', credo che quei due siano gia' andati da tempo a salutare e ringraziare quella misteriosa infermiera notturna. Dai cenni che mi fecero, mi parve di capire il perche' di quelle visite: con pazienza, con amabilita', con l'esempio, la suora giunta dall'Aldila' li aveva riavvicinati alla fede, li aveva indotti addirittura a riscoprire i sacramenti. Insomma, le era stato concesso un prolungamento dell'apostolato che aveva esercitato in vita".

Secondo Messori, "in casi come questi si dimostra come il vero libero pensatore sia il credente. Questo constata i fatti e, se sono oggettivi e provati, li accetta, anche se vanno al di la' degli schemi razionalisti e dell'esperienza comune.

Il non credente, invece, e' prigioniero del suo schema ideologico: se i fatti non vi rientrano, tanto peggio per i fatti, una spiegazione 'naturale' bisogna assolutamente cercarla, altrimenti va in crisi il pre-giudizio. E, se non adesso, la spiegazione - conclude - la si trovera' in futuro".

fonte AGI