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08/05/20

Meraviglia al Pantheon: Da una buca nel selciato della piazza riemerge il vecchio pavimento imperiale




Il Pantheon continua a rivelare antiche meraviglie rimaste nascoste: le indagini archeologiche seguite all'apertura di una buca in Piazza della Rotonda hanno riportato alla luce l'antica pavimentazione (della piazza) di epoca imperiale.

Le sette lastre di travertino, che si trovano a una quota di circa 2,30 / 2,70 metri sotto il piano stradale con dimensioni di circa 80 per 90 centimetri per uno spessore di 30 centimetri, sono state ritrovate una prima volta negli anni '90 del secolo scorso in occasione della costruzione di una galleria di sottoservizi, e lo scavo venne rilevato e documentato

"Dopo oltre vent'anni dal loro primo rinvenimento -spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma- riemergono intatte le lastre della pavimentazione antica della piazza antistante al Pantheon, protette da uno strato di pozzolana fine. Una dimostrazione inequivocabile di quanto sia importante la tutela archeologica, non solo una occasione di conoscenza, ma fondamentale per la conservazione delle testimonianze della nostra storia, un patrimonio inestimabile in particolare in una citta' come Roma". 

In epoca imperiale la piazza era molto piu' grande della attuale e si apriva di fronte al Pantheon, il tempio dedicato a tutti gli dei fatto costruire da Agrippa tra il 27 e il 25 avanti Cristo. 

L'area e' stata interamente ristrutturata nel II secolo dopo Cristo dall'imperatore Adriano, e anche la piazza venne rialzata e nuovamente pavimentata. 

Le quote cui si trovano le lastre, oggi rimesse in luce, appaiono pertinenti alla fase adrianea del complesso

Il cantiere in un primo momento in capo al I Municipio, consegnato poi ad Acea continuera' nei prossimi giorni per il ripristino idrico e con ulteriori indagini archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.



23/11/18

Passeggiata Letteraria da Sant'Ivo al Pantheon alla Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, Sabato 1 Dicembre. Qui tutte le Info.




Sabato 1 dicembre condurrò una passeggiata letteraria gratuita e guidata a Roma che toccherà le seguenti tappe:   Cortile di Sant'Ivo alla Sapienza -  Piazza e Chiesa di Sant'Eustachio - Pantheon di Roma - Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva. 

L'appuntamento, per partecipare, è per Sabato 1 dicembre alle ore 15 davanti al Caffé Sant'Eustachio, in Piazza Sant'Eustachio. 

Svolgendosi la visita quasi interamente al chiuso, si terrà comunque, anche in caso di pioggia.

Fornite la vostra adesione per telefono oppure sui socials.

Fabrizio Falconi

26/12/17

"Il Pantheon" di Giuseppe Lugli, un piccolo preziosissimo testo.




Scritto nel 1957 e continuamente rieditato, questo testo scritto da Giuseppe Lugli, grandissimo e quasi dimenticato archeologo e accademico italiano, morto dieci anni dopo, nel 1967, è un preziosissimo compendio che riassume molte delle conoscenze acquisite sul grandioso monumento romano, in una forma leggibile, integrandolo con numerose notizie rare e difficili da riperire nel superficiale maremagnum del chiacchiericcio odierno sulla Roma antica che si trasmette soprattutto sul web. 

A partire dal problema riguardante la datazione - e con l'ausilio di tavole e figure - il libro ripercorre le quattro fasi della costruzione, dalla prima erezione ai tempi di Agrippa, il genero e consigliere di Augusto, durante il suo terzo consolato, nel 27 a.C.; i due restauri il primo ai tempi di Domiziano (80 d.C.) e Traiano (110 d.C.): e quello di Adriano, un restauro a fundamentis tra il 130 e il 138 d.C.; anche se è ormai opinione prevalente che tutto il magnifico monumento sia stato concepito fin dall'inizio così completo. 

La descrizione dell'Architettura è la parte più interessante del libro, nella quale emergono le incredibili capacità ingegneristiche dei romani dell'epoca per realizzare quella che per almeno quindici secoli rimase la cupola a volta unica più grande del mondo, con i suoi 43,30 metri di diametro.

C'è poi una sezione dedicata alle interessantissime vicende storiche del monumento nel Medioevo e nell'Età Moderna. 

Una parte finale è infine dedicata ai Monumenti adiacenti al Pantheon che non sono certo di minor interesse: I cosiddetti Septa o Septa Iulia, l'edificio concepito da Giulio Cesare per accogliere i cittadini che si recavano a votare in occasione dei comizi centuriati; le Terme di Agrippa, le prime costruite a Roma con un sistema razionale e con grandiosità principesca; i Giardini, lo Stagno e l'Euripo, il canale scoperto che ripercorreva il tracciato dell'attuale Corso Vittorio Emanuele, verso il Tevere e sulle cui rive solevano radunarsi poeti e filosofi. 

Un vero appassionante viaggio nella grandiosità della Roma che fu. 


11/12/17

Cade un altro tabù, Pantheon a pagamento da maggio: si pagheranno 2 euro per entrare.


Tanto tuonò che piovve.  Purtroppo cade anche il tabù del Pantheon e Roma avrà un altro dei suoi tesori visibile soltanto a pagamento. Qui di seguito l'Ansa con la notizia di oggi:


Entrata a pagamento per il Pantheon a partire dal 2 maggio 2018. 

Lo stabilisce l'accordo firmato questa mattina tra il Vicariato e il Mibact alla presenza del ministro della cultura Dario Franceschini e del Vicario per la Diocesi di Roma Mons. Angelo De Donatis.

Il biglietto costera' 2 euro e servira' al Mibact per far fronte a una migliore valorizzazione e tutela del monumento, alle spese di manutenzione e a garantire una maggiore sicurezza durante le visite. 

Continuera' a essere libero l'accesso per l'esercizio del culto e delle attivita' religiose. 

Il direttore generale Musei del Mibact, Antonio Lampis e il Camerlengo, Mons. Angelo Frigerio, informa la nota diffusa dal Mibact, hanno firmato questa mattina, alla presenza del ministro dei Beni e delle Attivita' culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e del Vicario per la diocesi di Roma, Mons. Angelo De Donatis, le modifiche alla vigente Convenzione che disciplina l'accesso dei turisti al complesso del Pantheon. 

Oggetto delle modifiche, viene precisato, "la valorizzazione e la tutela della Basilica di Santa Maria ad Martyres e del Pantheon e l'introduzione, a partire dal 2 maggio 2018, di un biglietto d'ingresso di 2euro

Vista l'assoluta unicita' e specificita' del Complesso monumentale per la contestuale fruizione di fedeli, visitatori e studiosi, e restando fermo l'orientamento della Diocesi di Roma di non porre vincoli economici al libero accesso ai luoghi di culto, continuera' a essere libero l'accesso per l'esercizio del culto e delle attivita' religiose. 

Sara' cura del Mibact fornire adeguata informativa ai visitatori circa la sospensione delle visite turistiche durante le attivita' di religione e di culto liberamente programmate dall'Autorita' ecclesiastica". 

25/07/17

Raffaello esoterico. La tomba provvisoriamente scomparsa e poi ritrovata al Pantheon.



L’ordine iniziatico dei Fedeli d’Amore anche se ufficialmente scomparso, è secondo alcuni ancora vivo, in Occidente anche ai nostri giorni. Quel che è certo è che esso ha origini antichissime. Uno dei suoi presunti padri è il notaio e poeta Francesco da Barberino, nato nel 1264 nella omonima località in Val d’Elsa, autore di un’opera capitale della primissima letteratura italiana, I documenti d’amore, composti tra il 1309 e il 1313.

L’Ordine si ispirava ad una disciplina dell’Arcano e composto da sette diversi gradi iniziatici: le donne cantate dagli adepti di questo ordine segreto traevano origine da un unico modello di donna simbolica, una donna trascendente, una Madonna intelligente nella quale si ritrovavano anche diversi elementi della simbologia orientale.

Questo Ordine così come altri simili, intendeva il Cristianesimo come una via iniziatica (accessibile a pochi), in grado di compiere trasmutazioni personali evolutive delle basi di conoscenze individuali.

Dell’Ordine si riteneva – e si ritiene anche oggi, non senza polemiche – facessero parte molti dei più grandi intellettuali dell’epoca, come Cecco d’Ascoli, poeta e scienziato, condannato al rogo, Guido Cavalcanti, Raffaello Sanzio e perfino Dante Alighieri, oltre a Boccaccio e Petrarca.

Raffaello è stato secondo alcuni, colui che meglio di altri, incarnò con la sua arte l’ideale supremo di bellezza e armonia (estetica ed interiore) che nel Rinascimento trovò sua piena compiutezza e che i Fedeli d’Amore inseguivano come scopo realizzativo.

Una lunga tradizione legava la radice esoterica di questo Ordine all’esoterismo esseno di matrice gnostica, che a sua volta si riteneva proveniente dalla più solida tradizione egizia.

Del fatto che Raffaello fosse un iniziato, ci si ricordò nella prima metà dell’Ottocento, quando si decise di rintracciare la tomba del grande pittore che la tradizione voleva sepolto nel Pantheon.


In effetti dopo la morte avvenuta nel giorno di Venerdì Santo (circostanza quanto mai profetica), il 6 aprile del 1520, a soli trentasette anni di età, che aveva profondamente rattristato l’intera corte papale (il pontefice era Leone X), Raffaello era stato sepolto, secondo le sue espresse volontà, nel Pantheon, il monumento esoterico romano per eccellenza, ponte di collegamento tra la terra e il cielo, gigantesco astrolabio in pietra, di perfezione sublime, massima espressione dell’armonia umana e divina.

L’umanista Pietro Bembo, amico personale di Raffaello, aveva composto il celebre epitaffio: Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci/ rerum magna parens et moriente mori, anch’esso di sapore esplicitamente esoterico: qui giace quel Raffaello, dal quale, lui vivo, la gran madre di tutte le cose, ovvero la Natura temette di essere vinta e quando morì, temette di morire con lui.

All’inizio dell’Ottocento, autorevoli studiosi misero in dubbio che le cose fossero andate veramente così e che la tomba di Raffaello si trovasse davvero al Pantheon. 

Si avanzò cioè il sospetto che si trattasse di una leggenda originata dagli stessi confratelli del divino urbinate, i quali desideravano legare per sempre il suo nome a quello del Pantheon, e che invece le sue spoglie si trovassero conservate nella poco distante Basilica di Santa Maria Sopra Minerva.

Si decise dunque di effettuare degli scavi per ritrovare il prezioso sarcofago, ma i primi saggi di ricerca, compiuti il 9 di settembre del 1833, sotto il pontificato di Gregorio XVI non diedero risultati, rafforzando l’ipotesi del complotto.


Ma quando le pale furono spostate in un’altra direzione, quasi subito si imbatterono nella cassa d’abete dove, senza alcun dubbio, era stato deposto il corpo di Raffaello.

Si procedette allora al recupero delle ossa e ad una nuova inumazione in un’urna di marmo, la quale fu collocate dietro l’altare della Madonna del Sasso, nello stesso luogo dove i resti erano stati ritrovati per tre secoli.


E ancora oggi il sepolcro di Raffaello costituisce un’altra delle attrattive della visita al Pantheon, con il sarcofago conservato dietro una teca di vetro, con il distico di Bembo iscritto sul bordo superiore,  e due colombe in bronzo che sembrano baciarsi in volo, a suggello della perfezione quasi divina che il pittore seppe rappresentare con la sua opera.



11/04/16

Le incredibili proprietà solari del Pantheon. DUE VIDEO.





In molti, dopo la pubblicazione della foto che ho realizzato il giorno 7 aprile alle ore 13 (12 solari) al Pantheon, testimoniante l'incredibile fenomeno del 'cerchio (o meglio, semicerchio) di luce che si forma sopra il portale di ingresso, mi hanno chiesto di tornare sull'argomento, riguardante le straordinarie proprietà del Pantheon - ricostruito da Adriano  nel 138 d.C.

Pubblico quindi qui due video molto semplici, e didascalici con animazioni, realizzati dall'Istituto Politecnico di MIlano, ricordandovi quindi che il prossimo appuntamento per verificare le proprietà solari del Pantheon è il 21 aprile - data della fondazione di Roma - sempre alle ore 13 (12 solari). 









foto in testa:  Fabrizio Falconi.

11/03/16

Pantheon e Mausoleo di Adriano: due conferenze di Archeoastronomia alla Galleria Umberto Prencipe.



L’archeoastronomia è una scienza multidisciplinare, che fornisce nuove e inedite chiavi d’interpretazione per comprendere la funzione e il significato degli edifici antichi. 

Si basa su complessi calcoli matematici per accertare la posizione del Sole in epoca romana, cui fa riscontro lo studio dell’architettura e del significato religioso e simbolico degli edifici. 

Non c’è bisogno di andare a Stonehenge, Chichen Itzà o Abu Simbel per vedere gli straordinari fenomeni luminosi dei Solstizi: esistono anche a Roma e a Tivoli, e funzionano ancora

Mercoledì 6 aprile, ore 18.00 

Introduzione all’archeoastronomia Cenni sull'archeoastronomia a villa Adriana Archeoastronomia nel Pantheon 

Mercoledì 20 aprile, ore 18.00 Archeoastronomia nel Mausoleo di Adriano (Castel Sant’Angelo)

Marina De Franceschini, archeologa, si è laureata a Genova ed ha conseguito un Master of Arts a Bryn Mawr College (Pennsylvania, Stati Uniti) con una tesi sui mosaici della villa Adriana di Tivoli, che è stata il punto di partenza per i suoi studi successivi. 
Attualmente sta preparando il primo di due volumi sulla Storia degli scavi e degli studi a villa Adriana a partire dal Quattrocento. 
Ha pubblicato diversi libri dedicati allo studio delle antiche ville romane: il primo, Villa Adriana, mosaici pavimenti, edifici (1991) ha vinto il premio l’Erma di Bretschneider. 
Altri due hanno studiato la decorazione, struttura e gli impianti produttivi delle ville in altre regioni, inserendole nel loro contesto economico e geografico: Le ville romane della Venetia et Histria (1999) e Ville dell’Agro romano (2005). 
A partire dal 2005 ha creato e diretto il Progetto Accademia, dedicato allo studio dell’Accademia della Villa Adriana di Tivoli, pressoché sconosciuta in quanto si trova ancora in proprietà privata e non è mai stata aperta al pubblico. Insieme all’archeoastronomo Giuseppe Veneziano dell’Osservatorio astronomico di Genova è stata una pionieri degli studi archeoastronomici a Villa Adriana. 
Nel 2011 hanno pubblicato insieme il volume Villa Adriana. Architettura Celeste. I segreti dei Solstizi. In seguito hanno condotto studi su altri antichi edifici romani (Pantheon; Villa Jovis a Capri e il Mausoleo di Adriano), in cui si osservano speciali fenomeni luminosi all’equinozio e al solstizio estivo. 

Le due conferenze si terranno presso la Galleria Prencipe e hanno un costo totale di 30 euro + 5 euro di iscrizione per i nuovi soci. 

Non è possibile acquistare la presenza a una singola conferenza. 

Sarà rilasciato un attestato di partecipazione. È possibile iscriversi fino al 31 marzo, salvo esaurimento posti. 

Per informazioni e iscrizioni: galleria@umbertoprencipe.it; 338.3665665, 328.4829116. 

29/10/14

I numeri come archetipi e l'Anima. 6. La sezione aurea e il Pantheon di Roma. (Conferenza Riva del Garda, L'arte di Essere, 19 ottobre 2014)

6. La sezione aurea e il Pantheon di Roma.


Per il secondo esempio di archetipi numerici in architettura userò il celebre Pantheon di Roma, una delle più grandi meraviglie dell’antichità, giunta in quasi perfetto stato di conservazione fino a noi.
Un edificio che Michelangelo definì disegno non umano ma angelico.



E i numeri archetipi contenuti in questa costruzione sono il 43 e il 44, il 28 e il cosidetto phi, ovvero il numero che rappresenta in matematica la sezione aurea.
Basta forse un solo dato, per cominciare: l’altezza dell’edificio è perfettamente uguale al suo diametro. 43 metri e 44 centimetri, per la precisione.



Questo vuol dire che, pur essendo la volta del Pantheon di dimensioni enormi (per quasi 2000 anni e fino al secolo scorso, essa fu la più grande del mondo), essa obbedisce alle leggi architettoniche stabilite da Vitruvio (tutti noi ne abbiamo un esempio, in tasca, con la moneta da 1 euro, nella quale è iscritta l’opera leonardesca dell’uomo vitruviano, con il quadrato iscritto in un cerchio), ma non solo: è come se all’interno del Pantheon fosse inscritta una sfera perfetta e all’interno di questa sfera è inscritto a sua volta un quadrato perfetto. 

Ma più in generale, tutta la costruzione del Pantheon non è altro che l’alternarsi di due forme geometriche contrastanti, il quadrato, simbolo della razionalità e cioè in definitiva dell’uomo, e il cerchio, da sempre associato al simbolo dell’infinito, dell’universo e quindi della divinità.
La misura di ogni componente della struttura dal Pantheon è data dal lato del quadrato inscritto nel cerchio, dal diametro del cerchio inscritto nel quadrato e così via, in un gioco di scatole cinesi impressionante.
Non solo: la base armonica direttiva dei rapporti tra i cerchi, quello iscritto e quello esterno, e tra i quadrati e i cerchi risponde al rapporto matematico contrassegnato dalla lettera phi (φ), quello che comunemente si chiama rapporto aureo, o sezione aurea, cioè quella proporzione divina alla quale obbediscono in natura la disposizione dei petali di una rosa o delle spirali delle conchiglie o quelle delle nebulose dell’universo; e le più celebrate opere d’arte umane, dal cenacolo di Leonardo, al Partenone di Atene, alla maestosa piramide di Giza.



Tale rapporto vale approssimativamente 1,6180 ed è esprimibile per mezzo della formula:

\phi = \frac{1 + \sqrt{5}}{2}\approx 1{,}6180339887

La costruzione che oggi ammiriamo è in realtà, la terza e definitiva versione di un tempio che fu costruito originariamente dal console Marco Vipsanio Agrippa, che fu compagno d’armi del giovane imperatore Augusto, in soli due anni, dal 27 al 25 a.C. (2), come si può evincere dalla gigantesca iscrizione ancora esistente sulla trabeazione del pronao di ingresso.

Il primo Pantheon, quello di Agrippa era stato edificato proprio su quella zona del Campo Marzio, particolarmente depressa – una delle più basse di Roma – e soggetta a frequenti inondazioni del Tevere, che la tradizione antica di Roma associava alla assunzione in cielo del suo fondatore, Romolo.
Si tratta di una leggenda antichissima, risalente per l’appunto agli anni subito posteriori alla morte del primo Re romano, della quale Agrippa e i costruttori del primo Pantheon erano perfettamente a conoscenza e che probabilmente intesero celebrare proprio attraverso la realizzazione di quello straordinario oculus nella cupola del Pantheon, di dimensioni enormi – diametro 8 metri e 92 centimetri) – che metteva in comunicazione direttamente la Terra con il Cielo.

Ecco dunque spiegato il primo motivo per l’esistenza di quello straordinario oculus. Non il solo, però.
Come abbiamo visto, la circolarità, cioè il concetto di orbis, regna sovrano in questo misterioso monumento.
Se infatti esteriormente, dalla facciata, il Pantheon dà e dava l’impressione di un tempio tradizionale – sul modello appunto del Partenone – non appena varcata la soglia – il portone monumentale è uno dei tre originali romani ancora esistenti e misura 7,50 metri di larghezza e 12,50 metri di altezza – si viene come risucchiati all’interno di una perfetta sfera delimitata da un tamburo cilindrico, in opera laterizia, spesso ben  6 metri !

La doppia decorazione, in due diversi registri, del tamburo, lo straordinario pavimento – a quadrati e cerchi (ancora quadrati e cerchi!) -  e soprattutto la cupola articolata in cinque ordini di 28 (un numero che ritorna in tutta la costruzione) cassettoni concentrici, conferiscono all’opera un aspetto grandioso: la percezione del vuoto è impressionante, sembra di essere capitati all’interno di una enorme bolla di sapone, dove esterno e interno, vuoto e pieno tendono a coincidere.
A proposito del pavimento – originale, seppure restaurato nel 1872 -  vale la pena aggiungere che il disegno geometrico,  simile ad una sorta di scacchiera esercita pure un forte fascino simbolico, tutto da decifrare: è composto infatti da una serie di fasce parallele e perpendicolari che definiscono quadrati, al cui interno sono inscritti quadrati ancor più piccoli, oppure dei tondi (i pannelli con i quadrati sono costituiti  da una cornice di porfido rosso e da quadrati piccoli in pavonazzetto bianco con venature azzurro-viola; i pannelli con i tondi hanno, invece, una cornice di marmo giallo ed il tondo di granito egiziano grigio scuro o di porfido rosso).



E’ inoltre leggermente concavo in modo da convogliare le acque piovane in 22 fori che fanno parte di un complicato sistema di fognature sotterranee.In questa struttura unica, che non dimentichiamolo era intitolato a tutte le divinità, le cui effigi  erano simbolicamente raffigurante all’interno, negli altari collocati lungo la parete circolare, c’è una divinità alla quale viene assicurata la supremazia su tutte le altre: il Sole.
Ad ogni mezzogiorno di ciascun solstizio, il Pantheon offre lo spettacolo del fascio solare che proietta la sua luce esattamente al centro del portale di accesso, fenomeno che si ripete regolarmente allungandosi sempre più, obliquamente, dal 21 giugno al 21 dicembre fino ad arrivare, attraverso la grata sormontante il portone di accesso, al pavimento del pronao, esterno dunque alla Cupola.
E’ un fenomeno di straordinaria precisione: il volume sferico della volta,  che idealmente riproduce la sfera celeste, viene tagliato dalla luce solare (modellata dall’oculus) durante gli equinozi, proprio dal cornicione, che invece riproduce simbolicamente l’equatore celeste.
E difatti innumerevoli elementi di natura cosmologica/astronomica sono rintracciabili nella costruzione, come ad esempio le file di 28 lacunari (o cassettoni) all’interno della volta, che in origine erano rivestiti di marmi decorati e di stelle: è appena il caso di dire che anche il numero 28 non è affatto casuale e richiama direttamente il numero delle fasi lunari.
Insomma, non è azzardato ipotizzare che il Pantheon sia stato concepito come un enorme, sofisticatissimo calendario di pietra, capace non solo di riprodurre i meccanismi della sfera celeste, e di mettere in simbolica comunicazione la Terra e il cielo, ma probabilmente anche di evidenziare il movimento dei pianeti grazie alle sette divinità planetarie conosciute allora, le cui effigi erano riprodotte all’interno del Tempio e che venivano illuminate anch’esse dalla meridiana diurna del Sole e da quella notturna della Luna.
Il Pantheon cioè come porta di connessione tra la Terra e l’Oltre, tra l’uomo e una dimensione ulteriore. 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata (6./ segue) 

13/09/14

L'enigma del pavimento del Pantheon di Roma.


E' un monumento unico al mondo, il Pantheon di Roma, sotto ogni aspetto. 

E se esteriormente il Pantheon dà e dava l’impressione di essere un tempio tradizionale – sul modello della purezza di linee greche -  non appena varcata la soglia (il portone monumentale è uno dei tre originali romani ancora esistenti e misura 7,50 metri di larghezza e 12,50 metri di altezza) si viene come risucchiati all’interno di una perfetta sfera delimitata da un tamburo cilindrico, in opera laterizia, spesso ben 6 metri.


La doppia decorazione, in due diversi registri, del tamburo, lo straordinario pavimento – a quadrati e cerchi (ancora quadrati e cerchi, il rapporto tra le due figure geometriche ricorre in tutta la costruzione) - e soprattutto la cupola articolata in cinque ordini di 28 (anche questo numero ritorna in tutta la costruzione) cassettoni concentrici, conferiscono all’opera un aspetto grandioso: la percezione del vuoto è impressionante, sembra di essere capitati all’interno di una enorme bolla di sapone, dove esterno e interno, vuoto e pieno tendono a coincidere. 

A proposito del pavimentooriginale, seppure restaurato nel 1872 - vale la pena aggiungere che il disegno geometrico, simile ad una sorta di scacchiera (in testa a questo post la pianta geometrico/cromatica) esercita pure un forte fascino simbolico, tutto da decifrare: è composto infatti da una serie di fasce parallele e perpendicolari che definiscono quadrati, al cui interno sono inscritti quadrati ancor più piccoli, oppure dei tondi (i pannelli con i quadrati sono costituiti da una cornice di porfido rosso e da quadrati piccoli in pavonazzetto bianco con venature azzurro-viola; i pannelli con i tondi hanno, invece, una cornice di marmo giallo ed il tondo di granito egiziano grigio scuro o di porfido rosso). 


E’ inoltre leggermente concavo in modo da convogliare le acque piovane in 22 fori che fanno parte di un complicato sistema di fognature sotterranee. 


Ciò nonostante ogni romano sa che perfino la pioggia rappresenta uno spettacolo, vista dall’interno del Pantheon: perché, a meno di una precipitazione particolarmente intensa o abbondante, la pioggia normalmente sembra sospesa al di sopra dell’oculus, e impossibilitata ad entrarvi, ciò a causa di quell’effetto camino, cioè della corrente d’aria ascensionale che porta alla frantumazione delle gocce di pioggia e le rallenta, altra proprietà che evidentemente gli architetti romani dimostravano di conoscere molto bene.

 Fabrizio Falconi - © riproduzione riservata.    

04/06/14

Domenica prossima pioggia di petali di rose al Pantheon per la Pentecoste.

Anche quest'anno, domenica prossima, giorno della Pentecoste, il Pantheon ospiterà una delle più suggestive meraviglie della tradizione romana: la pioggia di petali dall'oculus del glorioso Tempio di Marco Vipsanio Agrippa, considerato il monumento più perfettamente conservato dell'antichità romana. 

Chi non c'è mai stato, dovrebbe non mancare.  E propongo questo piccolo assaggio video. 

Per chi poi si troverà domenica da queste parti, suggerisco la visita al piccolo Vicolo della Spada d'Orlando, poco distante dal Pantheon, che offre sorprendenti curiosità ai visitatori.  Il brano è tratto da Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editore, 2013. 





Il Vicolo della Spada d’Orlando. 

Tra il Pantheon e la Piazza Capranica, nel rione Colonna, c’è a Roma, una piccola strada, appena un vicolo, che ha un nome davvero singolare, soprattutto in una città la cui storia sembrerebbe lontana dalle vicende leggendarie legate all’epopea del paladino Orlando e della sua prodigiosa spada, la Durlindana – o Durendal – che secondo la Chanson de Roland sarebbe stata donata ad Orlando proprio da Re Carlo Magno. 

Eppure, proprio a Roma, a quanto pare esiste una memoria forte legata alle gesta mitiche del Paladino di Francia. Nella scena più cruenta della Chanson, Orlando si trova a fronteggiare i Saraceni sul Valico di Roncisvalle, e la sua Durlindana diventa un’arma invincibile. Con la portentosa spada, l’eroe uccide migliaia di nemici, fin quando, per paura che l’arma possa cadere nelle mani avversarie, il Paladino decide di distruggerla con un terribile colpo assestato ad una colonna (un colpo talmente forte che secondo la leggenda, avrebbe generato  la gigantesca fenditura nella roccia, alta più di cento metri, chiamata Breccia di Orlando, che si visita sul crinale dei Pirenei, non lontano da Roncisvalle).

La Durlindana però era così resistente, che non si ruppe nemmeno dopo quel poderoso impatto, e ad Orlando non rimase altro che nasconderla sotto il suo corpo, insieme all’olifante con il quale aveva tentato di richiamare Carlo Magno, soffiando così forte nello strumento fino a farsi scoppiare le vene. 

Versione che viene accanitamente negata dagli abitati della cittadina pirenaica di Rocamadour i quali sostengono che la vera Durlindana è quella che si vede ancora, incastrata in una parete rocciosa verticale del loro paese: secondo i monaci di Rocamadour, infatti, Orlando non nascose la spada, ma la gettò via, e non si sa come finì serrata in quel costone di roccia, dov’è ancora visibile, assicurata ad una pesante catena. 

Ma cosa c’entra in tutto questo il nostro vicolo romano? C’entra, perché secondo un’altra versione, la colonna contro la quale Orlando avrebbe cercato di spezzare la sua spada, sarebbe stata, non si sa per quali misteriosi motivi, trasportata a Roma. E’ stata forse semplicemente la fantasia popolare a partorire questa storia, vista la presenza nel vicolo di un  tronco di colonna di marmo bianco cipollino, che sembra in effetti colpita dal fendente di un’arma bianca.



C’è anche poi chi ha voluto fantasticare, ipotizzando anche una presenza a Roma del Paladino di Francia, del tutto leggendaria. 

 Il Vicolo però, oltre al tronco di colonna, possiede altri motivi di interesse, per la presenza di particolari sedili, in realtà sporgenze di un antico muro laterizio che attiene al cosiddetto Tempio di Matidia, costruito dall’imperatore Adriano nel 119 d.C. e dedicato alla suocera, Matidia, madre di Sabina, che era anche la nipote diretta di Traiano; e per la fontanella che eroga Acqua Vergine, anticamente collocata dalla vicina Via de Pastini e qui traslocata nel 1869, come si legge nella iscrizione muraria posizionata alla sua sommità.



tratto da Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editore, 2013. 


06/04/12

Gli obelischi di Roma - 1 Obelisco Macuteo




Chi ama Roma e le sue meraviglie dimentica forse troppo spesso che i più antichi manufatti umani esistenti nella città Eterna, non appartengono all'epoca Romana, bensì precedono questa epoca di parecchi secoli, e in qualche caso anche di più di un millennio. 

Roma è infatti la città al mondo a possedere il maggior numero di Obelischi Egizi autentici, e cioè ben 13. 

La grandissima parte di questi obelischi furono trasportati dall'altra sponda del Mediterraneo - dove avevano già alle spalle una storia plurisecolare - dalle navi romane, al termine di incredibili viaggi che comportavano difficoltà tecniche impensabili, per noi moderni.

E' importante ricordare infatti che per i Romani gli Obelischi mantenevano intatto il loro valore simbolico soltanto se perfettamente integri (al punto che al primo accenno di crepatura, durante il trasporto, essi venivano immediatamente abbandonati).  

Dunque queste operazioni di trasporto si avvalevano di tecniche ingegneristiche assolutamente straordinarie. Per averne un'idea basta leggere le cronache del trasporto di un obelisco moderno - quello detto di Mussolini al Foro Italico, fatto discendere via fiume (Tevere) dalle cave di Carrara, durante il Ventennio - per rendersi conto di quali e quante difficoltà bisognava affrontare, anche in tempi tecnologicamente  molto più avanzati.

In questa rassegna per il nostro blog, elencheremo i 13 obelischi romani nell'ordine esatto in cui furono ri-eretti, dopo le devastazioni che seguirono alla caduta dell'Impero Romano in seguito alle quali tutti - con l'unica eccezione dell'Obelisco Vaticano - furono abbattuti.

Cominciamo col cosiddetto Obelisco Macuteo, quello che oggi si trova di fronte al Pantheon. 

1. Obelisco macuteo ( oggi in piazza della Rotonda al Pantheon ) 
rieretto nell'anno1404.
Dimensioni:  – altezza dal piedistallo m.6,34.

Fu originariamente eretto dal faraone Ramesses II (1290-1223 a.c. ) a Heliopolis, oggi periferia de Il Cairo.

Presenta estesi Geroglifici. 

Proveniente dalla zona del Collegio Romano, dove sorgeva il tempio Iseum et serapeum, dedicato alle divinità dell'Antico Egitto, e abbattuto in seguito all'invasione di Roma da parte dei Goti, fu ri-eretto a seguito dei moti del 1404 nell’odierna Piazza san Macuto come simbolo libertario ( Schola Bruti ). 

Spostato sotto Clemente XI in Piazza del Pantheon ad ornamento della fontana del Della Porta del 1575, nell'anno 1711.