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02/11/22

2 Novembre: La Lettera d'Amore a Mastroianni sulla sua tomba al Verano a Roma

 

La Tomba di Mastroianni al Verano fotografata qualche giorno fa /foto Rashide Andrade

Oggi, il giorno dei morti, vorrei ricordare il grande Marcello Mastroianni (1924-1996) sepolto al Cimitero Monumentale di Roma al Verano. 

Proprio qualche giorno fa, abbiamo realizzato questa foto e quella che segue: ci sono infatti morti che continuano a parlare e a ricevere messaggi anche molto tempo dopo la loro morte, per quello che hanno lasciato artisticamente certo, ma anche per la persona che sono stati. E' così bellissimo questo bigliettino lasciato da una ammiratrice che si definisce "giovane" e che si firma Claudia. Un semplice bigliettino con l'inchiostro scolorito dalla pioggia. 

La lettera lasciata da una ammiratrice sulla Tomba di Mastroianni al Verano/foto di Rashide Andrade

Si scopre, avvicinandosi, che il biglietto contiene nient'altro che alcune delle frasi più famose nella storia del cinema: quelle pronunciate da Marcello Mastroianni (Guido Anselmi) nel suo monologo contenuto nel capolavoro di Fellini, 8 e Mezzo e che rappresenta pienamente lo spirito del film. 

Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo? Di scegliere una cosa, una cosa sola e di essere fedele a quella, riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto proprio perché è la tua fedeltà che la fa diventare infinita, saresti capace? 

Qui sotto il video.

E un ricordo oggi, per tutti i nostri morti.

Fabrizio Falconi - 2022


Fabrizio Falconi


22/06/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 70. "8½" di Federico Fellini (Italia, 1963)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 70. "" di Federico Fellini (Italia, 1963)

E' ormai per la critica unanime uno dei film capitali nella storia del cinema. E talmente conosciuto e singolare - genialmente innovativo all'epoca - nella struttura e nello stesso sviluppo narrativo che non serve tornarvi. 

E' più interessante invece dare voce allo stesso Fellini, che così parlava del suo film - su invito del settimanale - a corredo delle immagini di Tazio Secchiaroli sul set di Otto e mezzo, pubblicate in anteprima assoluta da L'Europeo del 6 gennaio 1963:

Forse questa è solo la storia di un film che non ho fatto.  

Mi ricordo che all'inizio, parlo almeno di un anno e mezzo fa, volevo mettere insieme un ritratto a più dimensioni di un personaggio sui quarantacinque anni che, in un momento di sosta forzata (il fegato, una cura termale in un posto tipo Chianciano, la giornata scandita da orari nuovi e precisi, il riposo, il silenzio, e intorno una folla insolita e malata, sovrani nordici e contadine, vecchi cardinali e mantenute un po' acciaccate), sprofonda pigramente in una specie di verifica intima. 

Quasi inevitabilmente gli passano davanti fantasie e ricordi, sogni e presentimenti.  Non riuscivo, all'inizio, a dargli una carta d'identità, al protagonista.  Restava un personaggio generico, piombato in una certa situazione, e credevo che non fosse necessario definirlo meglio.  

Ma il film non riusciva a fare un passo avanti. Per quanto se ne discutesse con gli sceneggiatori, Flaiano, Pinelli e Rondi, non restava altro che l'idea del film.  Poi il personaggio è diventato finalmente un regista che tenta di riunire i brandelli della sua vita passata per ricavarne un senso e per tentare di capire. Anche lui ha un film da fare, che non riesce a fare.

A un certo punto lo troviamo perfino ai piedi di una gigantesca rampa per missili: da quella rampa, nel suo film, dovrebbe partire un'astronave, con il compito di portare in salvo, verso chissà quale altro pianeta, i resti dell'umanità distrutta dalla peste atomica.    Proprio lì, sotto il castello di tubi e di pedane, il mio protagonista dice a se stesso: 

"Mi sembrava di avere le idee chiare. Volevo fare un film onesto, senza bugie di nessun genere. Mi sembrava di avere qualcosa di molto semplice da dire: un film che servisse, un po' a tutti, a seppellire quello che di morto ci portiamo dentro. Invece sono io il primo a non avere il coraggio di seppellire proprio un bel niente.  E adesso mi trovo qui con questa torre tra i piedi e una gran confusione nella testa. Chissà a che punto avrò sbagliato strada.

Un capolavoro che non smette, dopo 60 anni, di ricevere applausi da ogni parte del mondo.

8 ½ 
Regia di Federico Fellini
Italia, 1963 
con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée, Sandra Milo, Rossella Falk. 
durata 138 minuti 



16/10/12

Fellini e il finale di Otto e mezzo - Un inedito.




Forse questa è solo la storia di un film che non ho fatto.  

Mi ricordo che all'inizio, parlo almeno di un anno e mezzo fa, volevo mettere insieme un ritratto a più dimensioni di un personaggio sui quarantacinque anni che, in un momento di sosta forzata (il fegato, una cura termale in un posto tipo Chianciano, la giornata scandita da orari nuovi e precisi, il riposo, il silenzio, e intorno una folla insolita e malata, sovrani nordici e contadine, vecchi cardinali e mantenute un po' acciaccate), sprofonda pigramente in una specie di verifica intima. 

Quasi inevitabilmente gli passano davanti fantasie e ricordi, sogni e presentimenti.  Non riuscivo, all'inizio, a dargli una carta d'identità, al protagonista.  Restava un personaggio generico, piombato in una certa situazione, e credevo che non fosse necessario definirlo meglio.  

Ma il film non riusciva a fare un passo avanti. Per quanto se ne discutesse con gli sceneggiatori, Flaiano, Pinelli e Rondi, non restava altro che l'idea del film.  Poi il personaggio è diventato finalmente un regista che tenta di riunire i brandelli della sua vita passata per ricavarne un senso e per tentare di capire. Anche lui ha un film da fare, che non riesce a fare.

A un certo punto lo troviamo perfino ai piedi di una gigantesca rampa per missili: da quella rampa, nel suo film, dovrebbe partire un'astronave, con il compito di portare in salvo, verso chissà quale altro pianeta, i resti dell'umanità distrutta dalla peste atomica.    Proprio lì, sotto il castello di tubi e di pedane, il mio protagonista dice a se stesso: 

"Mi sembrava di avere le idee chiare. Volevo fare un film onesto, senza bugie di nessun genere. Mi sembrava di avere qualcosa di molto semplice da dire: un film che servisse, un po' a tutti, a seppellire quello che di morto ci portiamo dentro. Invece sono io il primo a non avere il coraggio di seppellire proprio un bel niente.  E adesso mi trovo qui con questa torre tra i piedi e una gran confusione nella testa. Chissà a che punto avrò sbagliato strada." 

Federico Fellini descrive così - su invito del settimanale - le immagini di Tazio Secchiaroli sul set di Otto e mezzo, pubblicate in anteprima assoluta da L'Europeo del 6 gennaio 1963, pag.38.


08/10/12

Fellini e la Saraghina - un inedito.





Questa è la Saraghina. L'ho conosciuta davvero: un donnone monumentale che abitava in una strana tana, un fortino semidistrutto che risaliva all'altra guerra, sulla costa adriatica.   

Dalle mie parti le "saraghine" sono i pesci che mangiano i poveri, quello che resta in fondo ai cesti delle paranze e che si dà via per niente. 

Quel donnone, i pescatori lo pagavano così.

Avrò avuto nove anni, un giorno rimediai qualche soldo e con degli altri ragazzotti andai a trovare la Saraghina. Mi ricordo che a un certo momento si mise a ballare muovendo il gran pancione con sussulti da terremoto che ci turbavano e ci spaventavano. 

Ora nell'harem ho messo anche lei.  E' difficile da credere, con quel trucco in faccia, ma l'interpreta una soave signora che nella vita fa la professoressa di tedesco, a Milano.  

Detto questo, però non vorrei far pensare che il film è la storia segreta di un erotomane. Assolutamente no. Ma allora, che cosa è, questo 8 e 1/2 ?


Federico Fellini descrive così - su invito del settimanale - le immagini di Tazio Secchiaroli sul set di Otto e mezzo, pubblicate in anteprima assoluta da L'Europeo del 6 gennaio 1963, pag.36.