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06/11/21

Il figlio segreto di Maria Callas: l'ombra della "Divina".

 


Una vita straordinaria, colma di successi straordinari, ma colma anche di un dolore profondissimo e sordo, di una inquietudine insopprimibile, di una fragilità congenita unita ad una determinazione straordinaria nella sua carriera mirabolante. Maria Callas, nel corso della sua vita custodì anche un segreto poco noto, che in un articolo tempo fa, fu così ricostruito:

Milano, 5 settembre 1977 Luigi era nervoso. Erano le undici e cinque e «La Signora» non era ancora arrivata. Quella scena si ripeteva ogni primo lunedì del mese. Da diciassette anni. Era il suo piccolo, grande segreto. Una vita onesta la sua: da quarant'anni per tutti lui era solo «il Ginetto», il vecchio custode del cimitero di Bruzzano, alla periferia nord di Milano. 

Se la ricordava ancora come fosse ieri quella mattina di diciassette anni prima. Era un lunedì. Il primo lunedì di maggio. Faceva ancora freddo, il cielo non prometteva niente di buono. E lui se ne stava attaccato alla piccola stufetta della sua guardiola a leggere il giornale. Come ogni lunedì mattina, non c'era niente da fare: il cimitero era chiuso al pubblico. 

All'improvviso il rumore di una macchina, di quelle potenti. Ginetto non credeva ai suoi occhi. Davanti al cancello c'era una berlina, di quelle che si vedevano giusto alle feste dei morti al Monumentale, il cimitero dei ricchi: blu, con le tendine grigie, per proteggere la privacy dei «signori», tirata a lucido come nuova. 

Non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita. «È lei il custode?» Un uomo alto, magro, in un elegante completo grigio, interruppe d'un tratto i suoi pensieri. «Guardi che qua è tutto chiuso. Dovete tornare più tardi, nel pomeriggio» rispose Ginetto, seccato per quell'intrusione che spezzava la monotonia del suo inizio settimana. «Lo sappiamo. Ma "La Signora" deve assolutamente far visita al cimitero. Questo è per il suo disturbo» disse l'autista senza scomporsi, mettendogli frettolosamente una busta in mano e guardandosi in giro con aria circospetta, per paura che qualche occhio indiscreto potesse assistere a quella scena. 

Ginetto aprì in fretta la busta: c'erano cinquecentomila lire in contanti. Un'enormità. Non aveva mai visto tanti soldi tutti insieme. Con le mance, qualche cresta sui lumini e lo stipendio del Comune riusciva a stento a raggranellare centottantamila lire alla fine di ogni mese. Quell'uomo gli stava offrendo lo stipendio di tre mesi. E non ci doveva pagare nemmeno le tasse. Era lì a contare, ancora incredulo per tutto quel ben di Dio, quando l'anonimo autista lo interruppe ancora una volta. «Allora? Ci fa entrare? Se saprà conservare questo segreto ci vedrà arrivare alle undici del mattino di ogni primo lunedì del mese. Le garantiamo questa rendita in cambio del più assoluto riserbo. Niente chiacchiere. Con nessuno. Accetta?» 

Ginetto fece due calcoli: quella sarebbe stata la svolta della sua vita. Il tredici al Totocalcio che aveva sempre sognato. Non era onesto? Be', in fondo lui non rubava niente a nessuno. Faceva solo un piacere a una sconosciuta «Signora». Senza pensarci due volte, aprì il pesante cancello del cimitero. «Vi accompagno. Dove dovete andare? Qui dentro è casa mia» propose. «Non si preoccupi. "La Signora" sa dove andare.» 

Avrebbe voluto ringraziarla, «La Signora». Ma una tendina grigia la nascondeva al resto del mondo. Andava avanti così da diciassette anni. Tutti i mesi. Puntuale come un orologio svizzero, la berlina blu arrivava alle undici. «Son quasi le undici e mezzo. Che le sarà successo?» Ginetto ora incominciava a preoccuparsi sul serio. Non era mai successo in tanti anni che «La Signora» mancasse al suo appuntamento. 

Poi, all'improvviso, il rumore della berlina. Ginetto tirò un sospiro di sollievo. Anche per quel mese la sua rendita era assicurata. Maria piangeva, come ogni volta. Lasciava che le lacrime scorressero lungo le sue guance scavate dalla solitudine. Dietro quella piccola foto di un neonato morto, dietro quel nome, Omero, inciso nel marmo a lettere d'oro, si nascondeva un pezzo della sua vita. Un segreto. Suo figlio. Sì, quel figlio che era stata costretta a nascondere agli occhi del mondo; quel figlio che aveva fatto seppellire di nascosto in un angolo remoto di Milano, come se se ne dovesse vergognare. 

Quel figlio che non aveva potuto abbracciare neppure una volta per la crudeltà di suo padre, Aristotele Onassis.


fonte Il Giornale, 8 settembre 2007



28/11/18

Esce in Libreria "Io sono Maria Callas" - una bellissima graphic novel di Vanna Vinci.



La storia di un'icona, la tragedia di una donna, il mistero di un'identita': questo e''Io sono Maria Callas', graphic novel di Vanna Vincirecentemente pubblicato da Feltrinelli Comics

Dopo Frida Kahlo, Vinci si concentra su un'altra icona femminile: "Non sapevo molto di lei, ma mi colpi' un'intervista a Carlo Maria Giulini - racconta l'autrice all'ANSA - Diceva di conoscere Maria Callas come cantante, ma si chiedeva se lei stessa sapesse chi era nella solitudine di casa sua"

Da qui e' partita una ricerca non tanto nel canto sovrumano, quanto nella vita del personaggio, per sondarne il carattere e il ruolo di donna: "Parliamo senz'altro di moltissimi anni fa, ma la sua storia resta esemplare: ci troviamo di fronte a una persona con volonta' e talento incredibili ma priva di struttura interna, che ha sempre dubitato di se stessa, che si e' appoggiata a una madre terrificante, a un marito che era padre-impresario-segretario e quest'uomo terribile che e' stato Onassis"

Le fragilita' di Callas sono sempre al centro del racconto, a partire dall'insicurezza per il suo aspetto fisico che la porto' a sottoporsi a interventi rischiosi per dimagrire

Le fasi, i traumi ma anche le vittorie sono narrate con uno schema preso direttamente dalla tragedia greca, con episodi divisi dagli stasimi, dove un coro di personaggi intervengono e commentano gli episodi. "Nella sua storia c'erano tutti gli elementi della tragedia greca: lei dichiarava di essere fatalista. Inoltre le voci dissonanti e talvolta fuori luogo del coro, come Sarah Bernhardt o David Bowie, danno l'impressione di un personaggio cangiante e imprendibile".

In particolare, la sovrapposizione con Medea tiene insieme lo spunto drammatico e il discorso femminile, specie nel capitolo che utilizzando l'estetica della pittura vascolare greca racconta la degenerazione della sua vita sentimentale: "Non ci saranno state bastonate, ma si parla di una violenza comunque: e' una donna che si e' relegata a essere accompagnatrice di lusso, la storia stessa di Medea, perché per colpa del suo uomo ha perso il potere. Raccontare il suo rapporto con Onassis era molto difficile: ho iniziato dalle parole di Euripide, che pareva aver capito gia' tutto, e mi sono riletta alcuni testi fondanti del femminismo, tra cui 'Il secondo sesso' e 'Sputiamo su Hegel' per trattare al meglio quel passaggio"

Dal punto di vista iconografico, Vinci parte da immagini celebri della Callas per creare grandi pagine che fondono i linguaggi del fumetto e del libro illustrato: "Imparare a disegnare la faccia non e' stato facile: il suo viso, bellissimo, ha molte stranezze nelle proporzioni. D'altra parte il potere di questo personaggio si vede non solo nelle immagini fashion, ma gia' nelle foto sgranate delle rappresentazioni alla Scala. Piu' ancora che nel libro su Frida l'interno delle tavole e' come esploso, come se a un certo punto fosse venuta fuori dal foglio".




14/12/12

La saggezza di Tancredi.




C'era un vecchio, al paese, che non aveva fatto altro, nella sua vita che riparare e vendere scarpe. 

Si chiamava Tancredi.  E il mio ricordo gli assegna un cappello di paglia per l'estate con larghe tese e di feltro d'inverno che sfoggiava immancabilmente mentre sedeva lunghe ore, quando era ormai vecchio e lavorava poco, fuori dal negozio sul Corso. 

Guardava la gente passare.  Scambiava parole, sorrideva ai bambini, si sgranchiva, tornava a sedersi. Controllava che nel negozio tutto andasse bene. 

E' morto in pace, è morto amato. 

Io amo a mia volta queste persone che sono state e sono capaci di realizzare vite semplici, dedicandosi ad una sola cosa, alla cura di una cosa, che diventa il senso compiuto di una vita. 

E' questo che dovrebbe essere il compito di ogni uomo: fare ciascuno il proprio - senza nuocere agli altri, senza realizzare il male - compiere la propria opera.

Tutti sappiamo che ogni cosa umana, raffrontata all'eterno e alla bizzarria della nostra esperienza terrestre mortale, appare - se appena guardata con obiettività - inutile, insensata o folle. 

Ma la rotondità di una vita spesa per un fine, coltivando il proprio talento - qualunque esso sia -  è quello che spezza anche le ruote dell'eterno, mette insieme nascita e morte, intelligenza e sentimento, prolungamento, inizio e fine, destino e origine. 


Fabrizio Falconi



26/09/12

Giochiamo insieme: racconta il libro, lo spettacolo, il film che ti ha cambiato la vita.





  Ieri su  questo Blog ho raccontato la mia prima esperienza di shock - nella fattispecie uno spettacolo teatrale al quale ho assistito quando avevo 15 anni - che cambiò il mio modo di vedere le cose della vita.

  Mi piacerebbe che anche voi partecipaste a questo giochino, dicendo quale è il libro, o il film, o lo spettacolo (una rappresentazione d'opera, uno spettacolo teatrale) e spiegando, in poche (o molte) parole perché. 

  Vi pregherei soltanto di utilizzare il form per i commenti qui sotto, predisposto da Fb (per chi ha l'utenza Facebook) oppure i commenti al blog tradizionali. 

  Alla fine avremo, credo, un bel catalogo  !

  Grazie a tutti. 

Fabrizio 

11/06/12

Grande musica: 10 rarità - capolavori su You Tube.

Ecco in rapida sequenza dieci meraviglie sonore pescate in quel vaso di Pandora che è Youtube, se soltanto si è capaci di cercare..  Sono dieci bellissime rarità tutte da riascoltare scelte da Riccardo Lenzi su L'Espresso

1.Celibidache + Benedetti Michelangeli + Maurice Ravel.
Celibidache impegnato a Londra nel 1982 nel Concerto in Sol Maggiore di Ravel (qui il secondo movimento).





2. Sokolov + Brahms. Grigory Sokolov nel Secondo concerto per pianoforte e orchestra con la Sinfonica nazionale ungherese diretta da Liu Jia dal vivo a Brescia nel 1993.





3/. Se è stato contestato anche lui (Kleiber) ... c'è speranza per tutti. Edizione storica. I famosi fischi a Carlos Kleiber, alla prima dell'Otello alla Scala nel 1976.