Visualizzazione post con etichetta neri pozza editore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta neri pozza editore. Mostra tutti i post

17/04/21

Elsa Morante: Esce in libreria la attesissima biografia scritta da De Ceccatty: "Una vita per la Letteratura"




«La vita privata di uno scrittore è pettegolezzo; e i pettegolezzi, chiunque riguardino, mi offendono»: così Elsa Morante in un’intervista concessa a Enzo Siciliano nel 1972.

Una lapidaria affermazione, che René de Ceccatty - nato a Tunisi nel 1952, narratore e drammaturgo, è già autore di importanti saggi letterari su Moravia e Pasolini - non manca di citare nelle pagine di questo libro per mostrare quanto sia arduo il compito del biografo se ha come oggetto la vita di una scrittrice che», come scrive Sandra Petrignani nell’introduzione, «ha più di una volta depistato i curiosi, mescolando le acque su fatti e date della propria esistenza».

Ogni esperienza vissuta è, com’è noto, ben poca cosa rispetto alle ambizioni della letteratura, che non possono essere mai ricondotte ai meri fatti di un’esistenza. 

Tuttavia, se la biografia è anch’essa un genere letterario, illuminare l’esistenza di uno scrittore non ha nulla a che fare con il pettegolezzo, ma con quel punto oscuro tra la vita e la forza dell’immaginazione che è il luogo proprio della letteratura.

È quanto fa René de Ceccatty in questo libro quando, senza alcun timore, si avventura nell’infanzia di Elsa Morante per descrivere il suo ambivalente rapporto con la madre e quello complicato con i due padri, i fratelli e la sorella. 

Un’incursione che serve a svelare da quale zona d’ombra sorgerà poi una scrittura che «si insinua nei meandri della passione, del delirio, del terrore imposto o subíto», per celebrare «il trionfo dell’immaginazione» sulla deperibilità e sui compromessi triviali del mondo.

Oppure quando narra, ed è uno dei pregi maggiori di quest’opera, degli amori e delle amicizie della scrittrice. Amori per uomini impossibili, come Luchino Visconti e Bill Morrow, e amicizie grandiose e infime, prima fra tutte quella con Pier Paolo Pasolini, destinata a «spezzarsi nel risentimento e nella vendetta letteraria». 

Elsa Morante. Una vita per la letteratura, recita il titolo di questo libro, traducendo perfettamente il suo contenuto: il racconto della vita di una grande scrittrice, in cui le speranze, gli inganni e le illusioni proprie di ogni esistenza si mutano, nella trasfigurazione letteraria, in una sorgente infinita di narrazione e fascinazione.


14/09/18

Libro del Giorno: "Il Falco" di Hernan Diaz.




Hernan Diaz, l'autore di Borges, Between History and Eternity (Bloomsbury, 2012), direttore associato dell'Istituto spagnolo presso la Columbia University, ma americano di nascita, ha giocato una bella battaglia con questo romanzo, Il falco (In the distance il titolo originale), uscito l'anno scorso, ma non l'ha vinta. 

L'idea era molto interessante: rivalutare il genere western, da troppo tempo abbandonato dalla grande narrativa americana, rivitalizzandolo da una prospettiva nuova, immaginandone protagonista nientemeno che un gigante svedese, Hakan, sfuggito nel mezzo dell'Ottocento dalla miseria della sua terra e della sua famiglia e imbarcatosi su una nave diretta verso il Nuovo Mondo. 

Il romanzo, che pure ha avuto successo in patria, giungendo finalista al Pulitzer e al Pen/Faulkner Award, non convince, nonostante - o forse proprio per questo - il talento narrativo di Diaz. 

La vicenda di Hakan coinvolge subito dalle prime pagine: in un immediato e lunghissimo flashback - che dura per tutto il libro - scopriamo l'incubo del viaggio di Hakan: partito per l'Inghilterra insieme al fratello per imbarcarsi da Portsmouth per l'America, Hakan perde Linus. I due si mischiano alla folla, e Hakan, sicuro che il fratello sia salito a bordo della stessa nave, si imbarca per scoprire che invece il fratello non c'è.  E probabilmente ha preso una differente nave diretta a New York. 

Lungo il percorso Hakan scopre anche - complici le difficoltà della lingua (parla solo lo svedese e non capisce una parola di inglese) che la sua nave non è diretta a New York, ma a San Francisco, doppiando il capo Horn e la Terra del Fuoco.

Da qui ha inizio il lunghissimo e allucinante viaggio - a cavallo, a piedi, sull'asino - del povero Hakan verso oriente, nel tentativo di raggiungere New York e ricongiungersi con Linus. 

Il motore del romanzo dunque, è quello giusto (quello che Hitchcock chiamava il Mc Muffin), ma l'attenzione del lettore è tradita dall'estenuante sviluppo della vicenda che si snoda in bizzarri incontri, stermini altrettanto casuali, sezionamenti di cadaveri, sete, fame, caccia all'uomo attraverso il deserto, una fuga interminabile in cui al centro c'è soltanto il paesaggio.  

Una specie di Into the wild  tradotto sulla pagina (e riecheggiato anche nel titolo originale), che però scolorisce e non avvince, pagina dopo pagina; verso un malinconico finale che non termina nulla e tradisce ogni aspettativa del lettore. 

Insomma, una occasione mancata.  Forse, per poter diventare un grande romanzo, a questo Falco (il titolo italiano si riferisce al soprannome dato a Hakan dagli americani che non sanno pronunciare il suo nome svedese lo arrangiano in Hawk, cioè Falco), mancava poco. 

Forse un po' più di coraggio all'autore, troppo occupato ad esibire la sua bravura. 

P.S. l'edizione italiana del libro è macchiata da un clamoroso errore tipografico, laddove a pag. 236 viene ripetuto per intero un lungo brano contenuto in un paio di pagine precedenti del romanzo. Una gaffe non degna di un editore come Neri Pozza. 

Fabrizio Falconi



02/02/18

Libro del Giorno: "La Mediocrazia" di Alain Deneault.


Abbiamo già parlato del libro in questo blog,  proponendo una intervista ad Alain Denault, qualche settimana fa. 

Si tratta di un saggio che ha avuto un certo successo in molti paesi, preannunciato da un battage  accattivante: "Come e perché i mediocri hanno preso il potere" e pubblicato in Italia da Neri Pozza. 

In realtà il lancio del libro è abbastanza fuorviante perché  Denault, docente di Scienze Politiche presso l'Università di Montreal, non è interessato qui a proporre un saggio analitico per esaminare le cause che hanno portato ad un ritrarsi delle élites - élites culturali, politiche, etiche -  dalla vita pubblica, lasciando il potere, ogni potere, in mano dei "mediocri", gente che non ha né cultura né scrupoli e che è interessata soltanto alla proliferazione dei profitti e del guadagno personale. 

Lungi dall'affrontare un testo organico su questo argomento, Denault compone una specie di moderno pamphlet, politicamente molto arrabbiato, sulle oscenità e sulle malefatte del potere, perlopiù concentrato dalla visuale di un paese marginale - il Canada - e di una regione - il Quebec - della quale almeno qui in Italia si parla molto poco. 

Canada e Quebec sono però per Denault, lo specchio dell'andazzo mondiale: tutto il mondo, ci dice il filosofo canadese va così. 

Così come ? Il libro parte proprio dal mondo dell'università - la parte più convincente del volume - dove si dovrebbero formare gli esperti e soprattutto le coscienze del futuro. Le grandi università sono invece oggi, secondo Denault fabbriche del consenso, strutture completamente asservite allo statu quo, e alla logica dei grandi apparati economici.  Anziché insegnare a pensare, le grandi università dunque, indicano quello che va fatto, quello che serve per restare nel seminato stantio delle ingiustizie e di un sapere sempre più massificato. 

Ma Denault va oltre: e la politica e l'economia non vanno meglio, anzi. Così come la cultura:  Dal principio di democrazia ormai corrotto emerge un nuovo regime che risponde al nome di "governance". L'università corrotta si trasforma in un istituto di analisi e perizie commerciali. L'economia corrotta dà origine all'oligarchia finanziaria, fonte di diseguaglianze spaventose. Le istituzioni di giustizia corrotte si concentro su istanze private e dispendiose per la composizione di vertenze varie. 

Questa catena di corruzione porta sempre più in alto la concentrazione del potere: qualsiasi attività umana viene organizzata in modo che aumenti il capitale di chi la sovrintende. Questo, dice Denault, ci rende poveri sotto tutti gli aspetti. 

Il difetto del libro è la frammentazione, la mancanza di un quadro di insieme e si spiega col fatto che Denault ha qui riunito le idee e le parole contenute in molti suoi articoli pubblicati in questi anni in riviste e testi universitari. 

L'analisi di Denault, post marxista se così la possiamo chiamare, chiama ad un grande processo di co-rottura, cui sono - siamo chiamati tutti - per far sì che le cose cambino, e cambino davvero. Soltanto con l'impegno personale di tutti, si potrà combattere la corruzione, la degenerazione di questa forma di mondo così cinica, affidata e in mano a personalità prive di etica e di intelligenza. 

Fabrizio Falconi