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18/07/14

In un nanosecondo il mistero dell'Universo (e della poesia).


                                        

La poesia non è meno misteriosa degli altri elementi dell'Universo, scriveva Borges.
Oggi potremmo riaffermare il principio, visto che la scienza è arrivata a dirci molto – quasi tutto – sulla nascita dell’Universo. Naturalmente parliamo del ‘dopo’, cioè di quel che accadde da una infinitesimale frazione di secondo dopo il collasso che generò tutto.
Sul prima nulla sappiamo, e ci sono solo supposizioni.
Ma andiamo con ordine.
La teoria oggi più accreditata dai cosmologi sulla nascita dell’Universo è la cosiddetta Teoria dell'inflazione,  un sistema che fa vacillare la mente umana e che può essere così semplificata: 
Un protone – porzione di un atomo – è così piccolo che, immaginando il puntino di inchiostro della lettera i, quel puntino ne conterrebbe – di protoni - 500.000.000.000, ossia un numero superiore a quello dei secondi contenuti in mezzo milione di anni.
Ora per capire cosa avvenne al momento della creazione dell’universo bisogna ulteriormente ridurre questo protone fino a un miliardesimo delle sue normali dimensioni e costringerlo in uno spazio così piccolo da far sembrare incredibilmente enormi le precedenti dimensioni.
Poi, in questo minuscolo spazio, proviamo ad ammassare trenta grammi appena di materia. Bene, il nostro universo è pronto ad espandersi.
Da questo incredibilmente minuscolo di polvere – in base alla teoria inflazionistica – si passò in uno spazio di tempo durato un milionesimo di milionesimo di milionesimo di milionesimo di secondo (!!) da un oggetto che stava tutto in una mano,a qualcosa che era almeno 10.000.000.000.000.000.000.000.000 di volte più grande.
L’intera creazione dell’universo non ha richiesto – secondo questa teoria, oggi quasi unanimemente riconosciuta – più di tre minuti del nostro tempo (!).
In tre minuti infatti è stato prodotto il 98 per cento di tutta la materia esistente o che mai esisterà. 
In molto, ma molto meno di un secondo, una porzione infinitesimale di un granello di polvere si trasformò in un infinito universo, con galassie, costellazioni, buchi neri, miliardi di miliardi di miliardi di corpi celesti.
Ma – ammesso che l’uomo capisca, come sta facendo –  come si sviluppò l’universo, resta il mistero di cosa c'era prima e intorno a quel minuscolo granello di polvere, prima della sua inflazione, o esplosione.
A riguardo ci sono diverse teorie – nessuna ovviamente dimostrabile:
1. La prima ipotesi è che la cosiddetta ‘singolarità’ che diede origine al nostro universo, fosse il residuo di un universo precedentemente collassato e che quindi il nostro sia parte di un eterno ciclo di espansioni e collassi.
2. La seconda ipotesi è che il nostro sia solo una parte di molti universi molto più grandi – alcuni esistenti in altre dimensioni – e che i Big Bang avvengano di continuo in tutto lo spazio.
3. La terza ipotesi è che il Big Bang rappresenti una forma di transizione attraverso la quale l’universo è passato da una forma a noi incomprensibile a un’altra che riusciamo quasi a capire.
Andrei Linde, uno dei più famosi cosmologi moderni, della Stanford University, commentò, non senza evidente ragione nel 2001 al New York Times che queste domande si spingono molto vicino alla religione.
Fabrizio Falconi.

25/07/12

J.M. Coetzee e il disegno intelligente.




Mi ha colpito leggere, nel penultimo romanzo scritto da J.M. Coetzee (un romanzo veramente sui generis, strutturato su di un doppio versante tra saggio e fiction), Diario di un anno difficile (pubblicato da Einaudi in Italia, nel 2006), un capitolo intitolato Del disegno intelligente, sorprendente per chiarezza, da parte di uno scrittore che di certo non si sente vicino ad alcun credo religioso. 

Coetzee commenta la sentenza di un tribunale statunitense, il quale ha decretato che nelle scuole pubbliche di una certa cittadina della Pennsylvania, durante le ore di scienze, è vietato insegnare la storia dell'universo come prodotto del disegno intelligente come alternativa al darwinismo. 

Ecco cosa scrive Coetzee:

Non desidero associarmi a chi sottoscrive il movimento del Disegno Intelligente. E nondimeno continuo a trovare la teoria dell'evoluzione basata sulla mutazione casuale e sulla selezione naturale non solo poco convincente ma anche insensata come spiegazione della comparsa degli organismi complessi. Fintanto che nessuno di noi non avrà la minima idea di costruire una mosca domestica dal nulla, come possiamo scartare in quanto intellettualmente ingenua la conclusione che la mosca sia stata creata da una intelligenza di ordine superiore alla nostra?

Se qualcuno è ingenuo, in questa storia, è chi eleva le regole operative della scienza occidentale ad assiomi epistemologici, sostenendo che ciò che non può essere scientificamente dimostrato vero (o valido per usare la parola più cauta preferita dalla scienza), non può essere vero (valido), non solo per gli standard della verità (validità) adottati dagli scienziati, ma per qualsiasi altro standard.  

Non mi sembra filosoficamente retrogrado attribuire un'intelligenza all'universo nel suo complesso, piuttosto che a una sola sottospecie di mammiferi sulla Terra.  Un universo intelligente si evolve intenzionalmente nel tempo, anche se quell'intenzione può essere sempre inafferrabile per l'intelletto umano e magari esulare dalla nostra stessa idea di finalità.

Argomentazioni molto difficilmente controvertibili.  E più avanti, Coetzee ancora più concretamente scrive: 

Coloro che sostengono che dietro ogni carattere di ogni organismo c'è una storia di selezione avvenuta per mutazione casuale dovrebbero cercare di rispondere alla domanda: come mai l'apparato intellettuale che si è evoluto per gli esseri umani sembra incapace di comprendere con una qualche accuratezza la sua stessa complessità ?   

Perché noi esseri umani reagiamo con una sorta di timore reverenziale - come un ritrarsi della mente di fronte all'abisso - quando cerchiamo di comprendere, afferrare, certe cose come l'origine dello spazio e del tempo, come l'esistenza del nulla, o la natura stessa del comprendere ? Non vedo quali vantaggi evolutivi rappresenti la combinazione che ci è data - la combinazione di un'insufficiente comprensione intellettuale con la consapevolezza di quella inefficienza.

Un apparato intellettuale contrassegnato da una conoscenza consapevole della propria insufficienza è un'aberrazione dell'evoluzione. 

Bisognerebbe meditare a lungo su queste considerazioni.

(Citazioni tratte da J.M.Coetzee, 'Diario di un anno difficile', Einaudi 2006, pag.85)