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04/10/17

Libro del Giorno: "Il cuore di tutte le cose" di Elizabeth Gilbert.



Mi sono accostato a questo libro con perplessità e qualche pregiudizio dovuto al successo planetario che ha arriso a Elizabeth Gilbert per la versione cinematografica tratta dal precedente romanzo della scrittrice, Mangia, prega, ama

Per questo la sorpresa procuratami dalla lettura de Il cuore di tutte le cose, scritto nel 2013 e pubblicato in Italia da Rizzoli, è stata ancor più grande. 

C'è da dire subito che il titolo italiano rende un pessimo servizio al libro. Il titolo originale del romanzo è infatti The signature of all things, un preciso riferimento alle teorie del filosofo mistico  Jakob Böhme sulla analogia morfologica, che riprendono un concetto (La Signatura Rerum, la Firma delle Cose) caro a Egiziani, Cinesi, Indiani, alchimisti Medioevali, fino a Paracelso: la credenza cioè che tutti i tipi di vegetali (e più in generale delle cose viventi) seguono un modello che rispecchia gli organi del corpo umano. 

La trama allestita dalla Gilbert intorno a questo tema così impegnativo, è però di leggibilità e piacevolezza assoluta:  Nella Filadelfia di inizio Ottocento, una grande serra di piante e di idee,  infatti, seguiamo le vicende di Alma che nasce in seno a una delle famiglie più scandalosamente ricche del Nuovo Mondo. 

Il padre Henry è un botanico autodidatta e uno spregiudicato uomo d'affari che ha costruito la sua fortuna commerciando in chinino e altre piante medicinali. Sua madre Beatrix, un'austera studiosa olandese, alleva la figlia senza concessioni al sentimentalismo e alla frivolezza. Alma impara a leggere le ore osservando l'aprirsi e chiudersi delle corolle dei fiori, studia da vicino l'operosa natura che la circonda, cresce respirando scienza e cultura.

Brillante e curiosa, ben presto si mette in luce nell'ambiente internazionale della botanica. E mentre si addentra sempre più nei misteri dell'evoluzione, l'uomo di cui, nella piena maturità,  si innamora la trascina nella direzione opposta: verso il regno della spiritualità, del divino, della magia

Se Alma è una scienziata razionale e concreta, Ambrose è un giovane idealista votato all'arte e alla purezza. Ma li unisce il desiderio appassionato e struggente di comprendere i meccanismi segreti che regolano il mondo e danno origine e senso alla vita.

La complessa trama, che abbraccia l'intera esistenza di Alma, si snoda attraverso lutti e privazioni, prove psicologiche e istinti repressi, navigazioni in mare e scoperte entusiasmanti, rilevazioni scientifiche, descrizione di mondi sconosciuti. 

Alma diviene una grandissima studiosa del muschio (qualcosa a cui nessuno sembra essersi dedicata con pazienza prima di lei); dopo il fallimento del suo matrimonio e la morte del padre si trasferisce senza più nulla, nella lontanissima Tahiti, per ritrovare se stessa e il senso della sua vita e della sua ricerca; torna infine in Olanda, di dove è originaria la famiglia di sua madre, in tempo per assistere al trionfo della teoria di Darwin. 

La perfetta coerenza razionale/analitica di Alma resta immutata fino alla fine. Semmai, stonano nel lungo dispiegarsi del racconto, i toni mitici che avvolgono l'entrata in scena di Tomorrow Morning, l'indigeno che conosce il destino finale del marito di Alma.  Ma l'improbabilità di questo personaggio e dell'incontro, non rovinano il piacere di questa lettura. 

Un romanzo che si mantiene sempre straordinariamente in equilibrio tra il gusto per il racconto e il rispetto per la conoscenza (è un romanzo documentatissimo, veramente una miniera per chi è interessato all'argomento botanico e alla vita delle piante). 

Qualcosa che è piuttosto difficile trovare oggi nel panorama letterario italiano. 

29/12/14

'The Master' di Colm Tòibìn, un capolavoro.




E' raro trovare un libro così. 

In The Master, l'irlandese Colm Tòibìn, è riuscito a realizzare una specie di miracolo.  Prima di tutto linguistico: scegliendo di raccontare la vita dello scrittore Henry James lungo 4 anni, dal 1895 al 1898, Tòibìn si è trovato di fronte alla necessità di dover essere prima di tutto credibile. Non è mai facile raccontare la storia di uno scrittore. 

Ancora di più quella di Henry James, un vero e proprio monumento all'assenza, visto che - come è noto - la sua biografia è priva di fatti privati notevoli, non ci sono matrimoni, fidanzamenti, figli, non ci sono tempeste o rovine. Sotto certi aspetti, anzi la vita di James è un mistero.  Un mistero che ha lasciato terreno libero ai biografi del passato e recenti, lasciandoli liberi di argomentare a favore della presunta o vera omosessualità dello scrittore, o sulla sua presunta o vera verginità o atarassia o distacco dal desiderio.

Colm Tòibìn

Quel che ha interessato Tòibìn, e che lo scrittore irlandese è riuscito a cogliere con un così elevato tasso di classe e di credibilità, è il carattere di James, un carattere tutto in apparente sottrazione. Il che ovviamente non significava affatto che James fosse insensibile alla vita. Ne era, anzi, sostiene Tòibìn, irresistibilmente attratto: la sua passione per la vita era divorante, lo era troppo.  Ma il destino lo aveva dotato di un'anima estremamente sensibile: sono eloquenti le ultime 3 pagine del romanzo, in cui viene rievocata una scena dell'infanzia di Henry, il suo commuoversi bambino, al solo ascoltare le cattiverie dei Murdstone, nel David Copperfield, letto ad alta voce dal padre.

E' proprio questa protezione dal mondo allora, questo non volersi far coinvolgere per non soffrire atrocemente, questa autoesclusione drammatica, interiore dal furore e dalle passioni del mondo che James praticò trovando come potente antidoto la narrazione.  E anzi, fu proprio questo stare affacciato alla finestra, a permettergli quello sguardo lucido e profondo come un bisturi che in ogni suo romanzo, o racconto o novella breve fa precipitare il lettore nel mondo interiore dei suoi personaggi (specie di quelli femminili). 

Tòibìn è qui un narratore incredibilmente discreto, sembra aver imparato la lezione di Henry James in modo esemplare e utilizza il suo stesso metodo per scolpirne il ritratto dal vero

Un ritratto che nell'arco delle 360 pagine è non solo vivo, ma palpitante.  Così doveva proprio essere James, come quell'uomo che di notte va sotto casa dell'amato, con il cuore disfatto, solo per vederne le luci di casa accese, senza salire, come quell'uomo che si dispera per l'amata Constance - che forse si è tolta la vita proprio per lui e per la sua assenza - come quell'uomo che non sa o non vuole spendere parole più del necessario, perché sa che tutto quello che serve è stato detto, e se è stato taciuto è ancora più eloquente.

Ma, verosimiglianza a parte, The Master è prima di tutto un romanzo.  Un grande romanzo il cui oggetto, come in tutti i grandi romanzi, è la differenza di prospettiva tra la vita vissuta e la vita osservata.

Fabrizio Falconi 

Tomba di Henry James al cimitero di Cambridge, Massachussets

26/08/14

"Il lungo sguardo" di Elizabeth Jane Howard, un grande romanzo sull'interiorità.




E' davvero una gran bella sorpresa la pubblicazione italiana di Il lungo sguardo di Elizabeth Jane Howard, da Fazi Editore che con questo romanzo può ripetere il grande e imprevisto successo di Stoner, diventato per propagazione via passaparola, un caso editoriale.  

Elizabeth Jane Howard è infatti, come l'americano John Williams, un autore quasi del tutto sconosciuto in Italia, anche se a lei si debbono quindici romanzi di successo, offuscati da un profilo biografico seducente (era una donna molto bella) e disastroso.

Nata a Londra 1923 e morta da pochi mesi a  Bungay, la Howard  veniva da una famiglia benestante (suo padre era un mercante di legname e sua madre una ballerina russa) e da una infanzia infelicitata da molestie sessuali subite dal padre e da una depressione cronica della madre.

Prima di sposarsi giovanissima - a diciannove anni, una via di fuga dalla famiglia - studiò recitazione e fece anche l’indossatrice.

Ma anche il resto della vita della Howard non fu semplice: una figlia, due matrimoni, una terza unione ventennale con lo scrittore Kingsley Amis, il padre di Martin, uno dei più grandi scrittori inglesi contemporanei. 

Alla infelicità personale la Howard tentò di porre rimedio con una incessante attività di scrittore, culminata nella saga familiare The Cazalet Chronicles, che le guadagnò un enorme successo (oltre un milione di copie). 

L'eco della vita della Howard risuona fin troppo incessantemente in questo che viene considerato il suo capolavoro.  Il lungo sguardo (traduzione non proprio felice dell'originale The Long View), pubblicato nel 1956 è la cronaca di una infelicità: quella di coppia, dei coniugi Antonia e Conrad, Mrs. e Mr. Fleming, e quella personale di Antonia, alle cui radici si risale attraverso una narrazione - a ritroso - che comincia negli anni '50 e torna indietro fino al 1924.

Siamo di fronte ad una scrittura di alto livello. Sofisticata, sulla scia della lezione magistrale di Henry James, ma sempre concentrata su un punto focale della narrazione: l'interiorità.  Il mistero della vita interiore, delle ombre che la attraversano, delle ferite che restano, dei piaceri e delle consolazioni che esaltano ma non consolano. 

I personaggi maschili del romanzo della Howard sono tutti orribili.  Cinici come Mr. Fleming, perso nella sua presunzione di dirigere il mondo delle cose, distaccato ed efferato; patetici come il marinaio che viene a riscaldare brevemente la dispersione di vita di Antonia; terrificante come il Geoffrey che abusa della ingenuità e dell'incanto della diciannovenne (come all'epoca in cui si è sposata l'autrice) Antonia. 


Ma è il personaggio di Antonia quello che resta sempre al centro, in una sorta di sofferta e consapevole auto-biografia.
Una biografia costruita intorno ad un vuoto che niente e nessuno sembra capace di riempire veramente. Perché è la vita, la vita vera - e in definitiva l'amore, che della vita è la massima e la più efficace espressione - che manca, anche in una vita esteriormente, apparentemente, superficialmente, inutilmente scintillante come quella di Antonia. ...O di Elizabeth ?


Elizabeth Jane Howard negli anni '50.