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30/11/21

Quante fotografie furono scattate sulla Luna durante la missione Apollo 11? E chi le scattò?

Neil Armstrong durante una simulazione con la EVA 

Nel 1969 a Göteborg, in Svezia, la società di Victor Hasselblad, la Hasselblad Aktiebolag, attendeva con preoccupazione un telegramma dagli Stati Uniti sullo sviluppo di 132 immagini in bianco e nero scattate da una macchina fotografica Hasselblad. Erano le prime immagini chiare e limpide della Luna, che Neil Armstrong e Buzz Aldrin avevano scattato una manciata di giorni prima. La Hasselblad, la macchina appositamente costruita per fotografare la spedizione lunare, invece era rimasta là, a 384.400 chilometri di distanza dalla Terra.

Le prime foto della Luna scattate sulla Luna erano state trasmesse dal lander sovietico Luna 9 nel 1966, ma erano sgranate e poco chiare. La NASA stava invece lavorando per avere immagini sempre più definite e nel 1962 aveva iniziato una collaborazione con Hasselblad, un’azienda svedese fondata dall’ingegnere Victor Hasselblad che negli anni Cinquanta e Sessanta fabbricava le macchine di medio formato più utilizzate dai fotografi professionisti: le Hasselblad stavano in una mano, avevano componenti intercambiabili ed erano costruite con lenti Zeiss, considerate eccellenti.

Fotografare la Luna sulla Luna sarebbe stato però un po’ più complicato. L’ottima risoluzione delle immagini che la Hasselblad era capace di scattare e la praticità con cui permetteva di cambiare rullino la rendevano pratica e funzionale, ma alla NASA serviva un corpo macchina capace di resistere a temperature molto rigide, perfettamente funzionante nonostante il vuoto e comodo da usare per un uomo coperto da capo a piedi da una tuta pesante 100 chilogrammi. Così i tecnici di Houston e gli ingegneri svedesi cominciarono a modificare minuziosamente ogni piccolo dettaglio.

Quando il 20 luglio 1969 il modulo Eagle toccò la superficie della Luna, Neil Armstrong e Buzz Aldrin impiegarono circa due ore e mezza per compiere la cosiddetta passeggiata lunare (Extra Vehicular Activities, EVA). Il programma delle operazioni di documentazione, rilevazione e raccolta degli oggetti considerati di interesse era stato dettagliatamente pianificato e gli scienziati di Houston avevano previsto che la documentazione fotografica dell’orbita e del suolo lunare avrebbe richiesto una strumentazione complessa. 

Per questo l’Apollo 11 era stato equipaggiato con trentatré rullini e sette macchine fotografiche differenti. C’erano anche la Kodak Close-up Stereoscopic Camera, commissionata solo sette mesi prima della missione, e ben quattro Hasselblad. 

Solo la Data Camera però era stata progettata per essere perfettamente funzionante anche fuori dalla Eagle: fu equipaggiata con un portapellicola con rullino a colori, si accendeva semplicemente premendo il grilletto montato sull’impugnatura ed era allacciata alla tuta di Neil Armstrong.

La praticità dei corpi macchina rese molto facile per gli astronauti cambiare i portapellicole e montarli di volta in volta su modelli diversi: per questo motivo – come ha ricostruito Eric M. Jones, fondatore dell’Apollo Lunar Surface Journal, un archivio online della NASA che raccoglie la documentazione delle operazioni lunari dal 1969 al 1972 – non è possibile ricostruire con precisione il corretto ordine di scatto delle fotografie. 

I rullini usati per fotografare la Luna sulla Luna sono stati tre (due a colori e uno in bianco e nero), mentre quelli caricati sulle Hasselblad sono stati in tutto nove e hanno scattato 1.407 fotogrammi. 

Tutte le macchine fotografiche usate durante la missione Apollo 11 sono rimaste sulla Luna, per liberare spazio sulla capsula lunare e portare sulla Terra ventidue chili di rocce lunari che gli scienziati della NASA avrebbero poi analizzato

I nove rullini usati, invece, arrivarono al centro di controllo di Houston a mezzogiorno del 25 luglio 1969. Restarono nel laboratorio per la decontamina​zione per 47 ore. Una volta sviluppate e duplicate, le fotografie scattate dalla missione Apollo 11 furono presentate alla stampa il 12 agosto 1969.

Ciò che è poco noto, è che la quasi totalità delle foto della missione Apollo 11 che ritraggano un astronauta hanno Buzz Aldrin come soggetto, poiché normalmente era Armstrong a usare la macchina fotografica. 

Neil Armstrong, il primo astronauta che ha messo piede sul suolo lunare, è ritratto in due foto di scarsa qualità e in un'altra, famosissima e assai suggestiva, in cui egli appare riflesso sulla visiera della tuta spaziale di Aldrin, che pubblico qui di seguito.

Fonte: Il Post - Wikipedia




24/09/21

C'è una fotografia sul suolo lunare. Chi l'ha lasciata?

 


E' veramente una storia bella e poco conosciuta.

Riguarda le missioni spaziali Apollo e in particolare quella che il 20 aprile 1972 portò l'astronauta dell'Apollo 16 Charles Duke a fare i suoi primi passi sulla luna. 

All'epoca Duke aveva 36 anni ed è l'essere umano tuttora più giovane nella storia ad aver mai camminato sulla superficie lunare. 

Ma questo non è l'unico risultato di Duke che sopravvive nella storia americana. 

Mentre era sulla luna, infatti, Duke scattò una foto di questo ritratto di famiglia di lui, dei suoi due figli e di sua moglie, che è rimasta sulla luna fino ad oggi. 



Sul retro della foto Duke aveva scritto: "Questa è la famiglia dell'astronauta Charlie Duke del pianeta Terra che è atterrato sulla luna il 20 aprile 1972." 

Nell'ingrandimento della foto qui sopra si individuano bene i componenti della famiglia: all'estrema sinistra c'è il suo figlio maggiore, Charles Duke III, che aveva appena compiuto sette anni. Davanti in rosso c'è il figlio più giovane, Thomas Duke, che aveva cinque anni. Duke e sua moglie, Dorothy Meade Claiborne, sono sullo sfondo. 

“Avevo sempre pianificato di lasciarla sulla luna”, ha detto Duke a Business Insider, "Quindi, quando l'ho lasciata cadere, era solo per mostrare ai bambini che l'avevo davvero lasciato sulla luna". 

Da allora la foto è stata inclusa in numerosi libri fotografici popolari ed è un ottimo esempio del "lato umano dell'esplorazione dello spazio", ha detto Duke. 

Quando Duke si stava allenando per diventare un astronauta dell'Apollo, trascorreva la maggior parte del suo tempo in Florida. Ma la sua famiglia era di stanza a Houston. 

Di conseguenza, i bambini non hanno potuto vedere molto il padre in quel periodo. 

"Quindi, solo per entusiasmare i bambini su cosa avrebbe fatto papà, ho detto 'Vorreste tutti venire sulla luna con me?'", ha detto Duke. "Possiamo scattare una foto della famiglia e così tutta la famiglia può andare sulla luna". 

Sono passati più di 43 anni da quando Duke ha camminato sulla luna. E mentre le impronte che ha lasciato sul suolo lunare sono relativamente invariate, Duke sospetta che la foto non sia in ottime condizioni a questo punto. 

"Dopo 43 anni, la temperatura della luna ogni mese sale fino a 400 gradi [Fahrenheit] nella nostra area di atterraggio e di notte scende quasi allo zero assoluto", ha detto Duke. "La pellicola termoretraibile non viene molto bene a quelle temperature. Sembrava a posto quando l'ho lasciata cadere, ma non l'ho mai più guardata e immagino che ormai sia tutta sbiadita". 

Sfortunatamente, non c'è modo di determinare quanto sia sbiadita la foto perché è troppo piccola per essere individuata dai satelliti lunari. Indipendentemente da ciò, la foto "è stata molto significativa per la famiglia", ha detto Duke. Alla fine, questo è tutto ciò che conta, giusto?

21/07/17

Venduta all'asta per 1,8 milioni di dollari la sacca di Neil Armstrong contenente la polvere lunare.


Un anonimo compratore ha sborsato ieri, la bellezza di 1,8 milioni di dollari per entrare in possesso di un reperto veramente eccezionale:  l'oggetto che vedete in foto è infatti la sacca originale della Nasa, usata da Neil Armstrong per raccogliere campioni di roccia lunare, e contiene al suo interno tracce della polvere raccolta direttamente dall'astronauta che per primo ha messo piede sulla Luna. 

In occasione del quarantottesimo anniversario dall’approdo dell’uomo sulla Luna la casa d’aste newyorkese Sotheby’s  ha messo in vendita il preziosissimo reperto, che ha una storia veramente incredibile. 

Qualche anno fa infatti l’agenzia spaziale americana aveva messo all’asta la borsa per sbaglio, perdendola per sempre. 

Il prezioso sacchetto era infatti stato attribuito erroneamente ad un'altra missione e non a quella dell'Apollo 11 del 1969. 

La storia comincia con il ritorno di Armstrong sulla Terra: l’astronauta consegna il sacchetto agli scienziati dello Houston Lab, ma alla NASA nessuno si accorge del campione lunare abbandonato, finché questo non viene incluso in un’asta indetta dal governo insieme ad altri oggetti in qualche modo legati alle missioni spaziali. 

La borsa viene così venduta, due anni fa, a Nancy Lee Carlson, 62 anni, di Chicago, che si aggiudica il sacchetto lunare insieme ad altri lotti, pagando un totale di 995 dollari. 

Nancy, vera appassionata di Spazio e collezionista di rocce rare, capisce che il contenuto della borsa potrebbe essere molto interessante e lo rispedisce alla NASA per farlo analizzare

Una volta accertata la provenienza lunare della sabbia presente nella borsa, l’agenzia spaziale realizza di aver perso per sempre il sacchetto originale di Armstrong e inizialmente rifiuta di restituirlo alla proprietaria. 

La signora Carlson, però, non demorde, e porta l’agenzia in tribunale. La corte le dà ragione, e la NASA è costretta lo scorso febbraio a restituire il sacchetto conteso. 

E la signora Carlson che non ne ha voluto sapere di restituirlo, ha dichiarato alla Reuters che donerà una parte del ricavato dell’asta alla sua università, la Northern Michigan University per istituire una borsa di studio.