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22/09/20

Il misterioso viaggio di Fellini in Messico e l'incontro con il mito Castaneda


Lo scrittore Andrea De Carlo, 67 anni, parla sul Venerdì di Repubblica di Federico Fellini, rivelando particolari inediti del famoso viaggio, compiuto insieme al grande maestro riminese in Messico, sulle tracce di Castaneda.

Fellini aveva chiamato De Carlo come aiuto regista sul set de La Nave Va, nel 1983, e l'amicizia tra i due era culminata nel viaggio messicano che Fellini voleva fortemente compiere sull'onda delle suggestioni esoteriche che aleggiavano intorno a Carlos Castaneda, scrittore di origini peruviane, trasferitosi negli USA e poi in Messico, personaggio fantomatico e inafferrabile, letterato eclettico e iniziato allo sciamanesimo mesoamericano.
Il viaggio si rivelò, come prevedibile, un fallimento: Castaneda dopo un paio di brevi incontri, si dileguò, rendendosi irrintracciabile come era il suo stile: non solo. Nell'albergo dove dormivano Fellini e De Carlo, all'indirizzo del regista cominciarono ad arrivare messaggi misteriosi e minacciosi.
Racconta oggi De Carlo: "C'è Frank Horton, un giornalista americano, che ha ricostruito la storia; secondo lui fu proprio Castaneda a organizzare le minacce per troncare il progetto (di un film sceneggiato proprio da Castaneda e girato da Fellini). Chissà. Certo fu l'incontro tra due grandi bugiardi affascinati dell'esoterico, in un momento critico della carriera di tutti e due."
Al ritorno dal Messico, l'amicizia tra De Carlo e Fellini si incrinò quando lo scrittore decise di scrivere un romanzo, "Yucatan" ispirato a questo viaggio, "bruciando" di fatto l'idea di Fellini, che non glielo perdonò.
Il film comunque, secondo De Carlo, difficilmente si sarebbe realizzato: " Fellini era troppo inquietato da tutta la storia. A Chichen Itzà, camminando intorno a quelle piramidi maya, dove un tempo si svolgevano sacrifici umani, e il sangue colava dalle gradinate di pietra, era sconvolto.
In lui c'era anche l'umiltà che incontri solo negli artisti veri, di chi sa che rispetto ai misteri dell'universo non siamo nulla. In quel viaggio non era giovane, non era in forma, forse fu l'episodio di maggior coraggio fisico della sua vita. Prendere l'aereo, arrivare a Cancùn, girare in jeep seguendo indicazioni misteriose..."
Insomma, sarebbe bello ricostruire per bene, un giorno questo viaggio. La cosa ancor più sorprendente - e in perfetto climax con la vicenda e con il personaggio di Castaneda - è che non esiste una sola foto pubblica di questo viaggio, e di Fellini in Messico (io almeno non sono riuscito a trovarla).

Fabrizio Falconi - 2020

10/06/17

Archeologia: scoperto in Messico uno straordinario Tempio Azteco del "Dio del Vento".


Un gruppo di archeologi messicani ha scoperto un tempio azteco dedicato al dio del vento, Ehecatl, e un campo per il gioco della palla nel cuore della capitale, a pochi passi dalla cattedrale e dal Palazzo Nazionale, sede dell'esecutivo federale. 

 Le scoperte confermano testimonianze raccolte da alcuni dei primi spagnoli su quella che era allora Mexico-Tenochtitlan, la capitale dell'impero azteco, ha sottolineato Raul Barrera, uno degli esperti dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (Inah). 

 "Fonti storiche raccontano che il 'conquistador' Hernan Corte's visito' il cosiddetto Recinto Sacro di Tenochtitlan in compagnia del 'tlatoani' (re) Moctezuma Xocoyotzin, che gli fece vedere i principali edifici. C'e' perfino chi dice che lo spagnolo pote' assistere a un gioco di palla", ha detto Barrera. 

 D'altra parte, le cronache di due religiosi, Duran e Torquemada, parlano di un tempio dedicato al dio del vento, descrivendolo come un edificio circolare con un tetto conico di paglia e un ingresso verso l'oriente, che rassomigliava alla bocca di una serpente. 

 Nella mitologia azteca, infatti, il dio Ehecatl era visto come una delle incarnazioni di Quetzalcoatl, il Serpente Piumato - la divinita' originale, che ha prodotto gli altri dei - il cui respiro muoveva il sole e spostava le piogge. 

Quanto al gioco della palla - in cui i giocatori usavano solo spalle, cosce, bacino e testa per centrare la 'porta', e cioe' un anello di pietra - era una pratica comune di tutte le civilta' precolombiane in America centrale e aveva un forte valore rituale e simbolico.