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25/12/17

"I cristiani sono i primi ad aver dimenticato il Natale". L'intervista di Massimo Cacciari a Huffington Post.


Huffington Post Italia online ci fa un bel regalo di Natale, offrendoci una intervista a Massimo Cacciari sui temi del Natale cristiano e su ciò che di esso è rimasto nel nostro tempo. 
La parola del Vangelo l'ha ascoltata fuori dal tempio: "Le Chiese sono diventate delle grandi scuole di ateismo. Nella gran parte di esse, la forza paradossale del verbo di Cristo viene trasformata in un discorso catechistico e ripetitivo, un piccolo feticcio consolatorio e rassicurante, un idoletto. È l'opposto di ciò che insegnava Gesù domandando ai suoi discepoli: 'Chi credete che io sia?'". Massimo Cacciari era ancora uno studente al secondo anno di liceo quando, tra lo Zarathustra di Nietzsche e le prime letture di Hegel, aprì le pagine del Nuovo Testamento: "Fu entusiasmante sentire la straordinarietà di quel testo, la bellezza di una storia che induce ad andare alla ricerca, senza certezze, rischiando. Al novanta per cento, i preti sono incapaci di rendere la potenza di quel racconto. Le loro omelie, spesso, sono delle lezioni di anti religione".
Negli anni sessanta e settanta, mentre erano di moda i capelloni, Marx, i pantaloni a zampa d'elefante, Marcuse, l'eros e la civiltà, Kerouac, la Cina e Janis Joplin, Cacciari leggeva i testi della teologia cristiana: "Nelle riviste della sinistra non organiche al partito comunista – "Quaderni Rossi", "Contropiano" – discutevamo della Santa Romana Chiesa insieme a Giorgio Agamben, Mario Tronti, Giacomo Marramao. Avevamo idee diverse, ma condividevamo le stesse letture: tutte abbastanza eretiche". Il Natale degli alberi in pivvuccì, degli acquisti online e i centri commerciali aperti tutto il giorno; il Natale della neve luccicante incollata sulle vetrine, delle barbe bianche, delle renne e delle slitte, non lo scandalizza: "Basta sapere che la nascita di Cristo non ha niente a che vedere con quello che vediamo intorno a noi. Il Natale è diventato un festa per bambini e adulti un po' scemi. Non c'è da levare alti lai contro il consumismo. C'è solo da riflettere, meditando con sobrietà e disincanto". Nel suo libro, "Generare Dio" (Mulino), mostra – da laico – che nel mistero dell'incarnazione di Dio c'è un personaggio che abbiamo avuto sempre sotto gli occhi, eppure non siamo stati ancora in grado di vedere nella sua interezza: Maria.
Perché, professore?
Maria è stata pressoché ignorata anche dai filosofi che hanno interpretato l'Europa e la Cristianità, come Hegel e Schelling. Il discorso ha privilegiato il rapporto del padre con il figlio. Maria è stata ridotta a una figura di banale umiltà, un grembo remissivo e ubbidiente che si è fatto fecondare dallo spirito santo senza alcun turbamento.
Invece?
Quando l'Arcangelo Gabriele le annuncia che concepirà e partorirà un figlio e che egli sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, Maria ha paura. Si ritrae, dubita, è assalita dall'angoscia, medita. Il suo sì non è affatto scontato. Nel momento in cui lo pronuncia, è un sì libero e potente, fondato sull'ascolto della parola. Perché Maria giunge a volere la volontà divina.
Nessuno se n'era accorto prima?
Nel pensiero, solo pochi autori – penso a Balthasar – hanno riflettuto sulla figura di Maria. È nella pittura – nella grande pittura occidentale – che Maria si innalza al ruolo di protagonista assoluta. Siamo di fronte a uno di quei casi in cui l'espressione figurativa è andata molto più in profondità del linguaggio.
Cosa riesce a mostrare?
Che se si toglie alla nascita di Cristo la scelta di questa donna che accoglie nel suo ventre il figlio di Dio e il suo Logos, l'incarnazione diventa una commedia. Maria è libera. Anzi, di più: il suo libero donarsi all'ascolto è in realtà un'iper libertà.
Perché iper?
Quando – nel giardino dell'Eden – Adamo mangia il frutto dell'albero della conoscenza obbedisce al proprio desiderio. La sua libertà è la libertà di soddisfare i propri impulsi. Maria, invece, riflette, s'interroga, soffre. Poi, fa la volontà dell'altro. La sua libertà è quella di far dono di sé. È come suo figlio: fa la volontà del padre. E qual è la libertà maggiore: quella che ti incatena a te stesso; oppure quella che ti libera dall'amor proprio?
Ma la libertà può essere slegata da ciò che si desidera?
Ma perché non si dovrebbe desiderare di donare se stessi agli altri? Perché non può essere questo l'oggetto del desiderio, anziché quello di soddisfare le proprie pulsioni?
Possiamo riuscirci?
Gesù, Maria, Francesco ci hanno dato degli esempi della libertà intesa come dono. È oltre umano seguirli? Può darsi. E può anche darsi che proprio qui s'incontrino la radicalità del messaggio cristiano e il super uomo di cui parlava l'anti cristiano Nietzsche: nell'impossibile.
Ma se è impossibile, perché provarci?
Perché l'impossibile non è una fantasia, un gioco inutile e vano. L'impossibile è l'estrema misura del possibile. E, se non orienti la tua vita in quella direzione, rimarrai prigioniero del tuo tempo. È questo il messaggio di Gesù: per essere libero, abbi come misura la mia impossibilità.
Se non possiamo essere come lui, perché Cristo si è fatto uomo?
Perché è necessario avere come misura qualcosa che ci oltrepassa per riuscire a spingerci altrove. Cristo non predicava nei templi: predicava fuori, nelle strade. I suoi discepoli dicevano: "È fuori". Nel senso: "È fuori di testa, è pazzo". Eppure, Gesù ha segnato un prima e un dopo nella storia dell'uomo, ha creato il mondo culturale e antropologico in cui viviamo. C'è qualcosa di più realistico di questo? Senza quell'impossibilità niente ci spingerebbe a uscire da noi, a ri-orientare diversamente le nostre vite.
Perché dovremmo farlo?
Per liberare il nostro tempo dalle sue miserie. Più la nostra epoca ci rinserra dentro di essa, più servono grandi idee, pensieri limite, parole ultime. Sono le uniche cose che ci possono sradicare dal tempo in cui ci viviamo.
Come lo definirebbe?
Osceno, nel senso letterale del termine: un tempo in cui tutto deve essere posto sulla scena: i nostri pensieri, le nostre fotografie, i nostro segreti. Niente deve stare in una zona scura. Invece, è proprio dal buio che proviene la luce che illumina e rivela. Pensi alla pittura d'Europa, la terra del tramonto: cosa raffigurerebbe senza il gioco dell'ombra?
È tutto davvero così esposto?
Al contrario. Quella della trasparenza è solo un'ideologia. Mai come oggi le potenze che governano il mondo sono state così nascoste. Al di là dell'apparenza, la nostra è l'epoca dell'occulto, dei poteri anonimi, di ciò che non si vede. Mentre, nel caso di Maria, la luce divina si copre d'ombra per manifestarsi nella realtà, nel nostro tempo l'oscuro si nasconde dietro la luminosità. Lucifero è negli inferi, però finge di essere portatore di chiarore. La nostra epoca è attraversata dallo spirito dell'anti-Cristo. Ci sono stati momenti in cui esso si è manifestato nella sua forma pura. Oggi, invece, circola mascherato.
Anche la politica avrebbe qualcosa da imparare da Maria?
Maria è una figura della libertà, non è il santino che raccontano i preti. La sua humilitas è meditazione e ascolto. Se leggessero ancora, i politici potrebbero imparare anche da lei. Se non altro, per essere più consapevoli della storia in cui si collocano. Il dramma, però, è che c'è stata una completa divaricazione tra il sapere e il potere.
Per quel che riguarda le figure religiose, i cristiani non potrebbero aiutarli?
I cristiani sono i primi ad aver dimenticato il Natale, smettendo di predicare la paradossalità del verbo.
Anche il Papa?
Il discorso è più complesso. Francesco si inscrive nella tradizione ignaziana, dove l'etica della fede si coniuga alla volontà di potenza e l'assoluta dirittura morale ed etica si combina a una grande capacità di catturare il mondo nelle proprie reti.
Perché neanche le femministe hanno riflettuto su Maria?
Perché anche loro – benché protagoniste dell'ultima vera rivoluzione degli ultimi decenni – sono rimaste vittime della lettura maschilista dell'incarnazione. Hanno guardato Maria come un figura servile, totalmente oscurata dal rapporto tra padre e figlio, non riuscendo a scorgere quello che c'è oltre.

24/10/16

Anche la Vergine delle Rocce di Leonardo alla Mostra "Maria Mater Misericordiae" che si apre a Sinigallia venerdì prossimo.



Maria Mater Misericordiae
a cura di Giovanni Morello e Stefano Papetti
28 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017
Palazzo del Duca, Senigallia

UN VIAGGIO ARTISTICO ALLE RADICI DEL SACRO

Prima fra tutte giunge a Senigallia La Vergine delle Rocce di Leonardo, capolavoro assoluto che completa l’importante corpus di opere in esposizione per la mostra Maria Mater Misericordiae aperta al pubblico a Palazzo del Duca di Senigallia (AN) dal 28 ottobre 2016 al 29 gennaio 2017. 

La rassegna, organizzata dal Comune di Senigallia e dalla Regione Marche, oltre all’emblematico capolavoro leonardiano presenta significative opere di inestimabile valore, fra cui quelle di Perugino, Rubens, Carlo Crivelli, Lorenzo Monaco, che insieme costituiscono un affascinante racconto per immagini affidato ai più grandi artisti del Rinascimento italiano sul forte sentimento devozionale nei confronti di Maria, Madre Misericordiosa

E’ questo il senso profondo di Maria Mater Misericordiae, la terza rassegna promossa nell’ambito del programma di eventi sul Giubileo della Misericordia. Curata da Giovanni Morello e Stefano Papetti, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II e l’ANCI Marche, propone un nucleo di dipinti e sculture provenienti dalle più prestigiose raccolte internazionali quali i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Galleria Nazionale delle Marche, la Galleria Borghese di Roma, il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, l’Accademia Carrara di Bergamo.

Al centro della narrazione artistica troviamo i mutamenti iconografici ai quali è sottoposta l’immagine della Madonna della Misericordia alla quale i fedeli chiedono un’opera di intercessione per salvare la comunità urbana minacciata dalla peste.

Nella mostra di Senigallia verrà esposta la più antica rappresentazione iconografica di questo soggetto: la Madonna della Misericordia dipinta da Barnaba da Modena tra il 1375 e il 1376, conservata nella Chiesa dei Servi di Genova. 

Si tratta di un artista che ha operato nel palazzo ducale di Genova, nel monumentale Camposanto di Pisa, in altre città del nord Italia e le cui opere sono oggi esposte presso il Museum of Fine Arts a Boston, nella collezione Cruz di Santiago del Cile e alla National Gallery di Londra.

Eseguita per una confraternita genovese, la tavola, può ragionevolmente essere considerata come il prototipo più antico nell’arte della penisola della nuova iconografia della Madonna della peste o delle frecce. La Madonna della Misericordia è raffigurata nell’atto di offrire protezione sotto il proprio mantello alla popolazione della città, esposta ad un’inarrestabile pioggia di frecce scagliate dagli angeli e dal Figlio, la cui immagine è perduta. Nell’esercizio della giustizia celeste il Signore è assistito da una milizia di creature angeliche armate: l’immunità dagli strumenti della collera divina offerta dalla Madonna ai devoti è resa concreta mediante la raffigurazione dei dardi che si spezzano contro il mantello, mentre i supplici che ne sono rimasti fuori cadono trafitti dalle armi del castigo di Dio.

Tra i capolavori assoluti che sarà possibile ammirare nella mostra senigalliese va senz’altro annoverata l’opera la Madonna della Misericordia con i Santi Stefano e Girolamo e committenti di Pietro Perugino, oggi conservata nel museo comunale di Bettona. Si tratta di un dipinto eseguito nei primi anni del secondo decennio del Cinquecento per chiesa di Sant’Antonio. Qui l’ampio manto della Vergine, quasi una tenda, è usato come simbolo di protezione e accoglie Santo Stefano, San Girolamo e i committenti raffigurati alle loro spalle. La Vergine dal volto sereno e dalle morbide fattezze assume l’atteggiamento dolce e materno di chi è invocata a propria protezione.

Grande interesse assume anche la presenza in mostra della Madonna della peste, opera eseguita nel 1472 da Benedetto Bonfigli e conservata nella chiesa parrocchiale di Corciano. Questo pittore definito dal Vasari il più grande artista umbro prima dell’ascesa del Perugino lavorò sia in Vaticano, sia soprattutto nella sua città natale, Perugia nella cui Galleria Nazionale è esposto il suo più importante ciclo di affreschi eseguito per la cappella di Palazzo dei Priori del capoluogo umbro. Nell’opera esposta a Senigallia la funzione tutelare assicurata dalla Madonna della Misericordia trova tangibile espressione nel manto di broccato sul quale si frantumano i dardi della punizione celeste; i santi patroni ai lati, sono intenti a supplicare l’Eterno affinché risparmi la città, raffigurata ai piedi di Maria.

Altra opera di straordinaria bellezza che impreziosisce ulteriormente la mostra è la Madonna del latte di Carlo Crivelli, conservata nella pinacoteca parrocchiale della chiesa dei santi Pietro, Paolo e Donato di Corridonia. La tavola databile al 1472 ed eseguita per la chiesa di sant’Agostino costituisce la parte centrale di un polittico, forse smembrato e le cui parti laterali sono ormai definitivamente perdute. Considerata opera eccelsa, in questo dipinto il Crivelli abbandona il tradizionale fondo oro e raffigura Maria seduta su un trono con il tipico drappo alla veneziana che cala coprendo lo schienale, ed è attorniata da una gloria di cherubini e serafini e dipinge uno sfondo di colore azzurro. Il Bambino, attaccato al seno della Madre, volge lo sguardo verso lo spettatore quasi a voler dialogare e intessere una relazione con chi sta osservando la scena. Un gesto umano, come umano e divino allo stesso tempo e il Salvatore.
Sacro e terreno si uniscono in questo semplice racconto dove la Madonna tiene il Bambino in braccio, lo allatta e lo guarda con la tenerezza di una madre e con l’inquietudine di chi conosce già il dolore che l’attende.

L’immagine scelta per la mostra propone il dipinto che il pittore camerte Girolamo di Giovanni eseguì nel 1463. Si tratta della Madonna della Misericordia esposta al museo civico della città dei Da Varano e l’opera evoca il nome di Piero della Francesca per le affinità formali con la tavola centrale del polittico di Borgo San Sepolcro. L’imponente figura della Vergine che apre il mantello sotto il quale si riparano i devoti, assieme ai santi Venanzio e Sebastiano, rappresenta in modo emblematico l’aspetto della madre misericordiosa, madre che protegge amorevolmente la prole la Mater Dei che accoglie in grembo coloro che hanno vissuto la grazia e per garantire un destino di salvezza alla propria anima.

Il termine Misericordia è, infatti, l’incontro di due parole: miseria e cuore; l’incontro tra la miseria della condizione umana e il cuore di Dio. 

Rachùm, in ebraico il misericordioso, evoca il termine che la lingua ebraica riserva al grembo materno: rèchem. E allora ecco Maria che con il suo ampio mantello ripara e protegge il genere umano dai colpi della minacciosa collera divina. L’immagine iconografica della Madonna della Misericordia raffigura la Vergine che sotto il proprio ampio mantello ripara i devoti dalla pioggia di frecce scagliate da un Dio irato per la condotta immorale del genere umano.

Dalla chiesa di Sant’Ermete in Pisa proviene l’opera Vergine col Bambino e angeli di Lorenzo Monaco. L’artista che viene ricordato per essere l’ultimo esponente importante dello stile giottesco, prima della rivoluzione rinascimentale di Beato Angelico che fu suo allievo e del Masaccio, esegui la tavola che sarà esposta a Senigallia nel 1412 e di lui vanno ricordate l’Incoronazione della Vergine del 1412 e l’Adorazione dei Magi, del 1420-1422 entrambe esposte alla Galleria degli Uffizi di Firenze, me la sue straordinarie opere sono sparse nei musei di tutto il mondo, con una particolare concentrazione alla Galleria dell’Accademia di Firenze ed alla National Gallery di Londra, al Metropolitan Museum of Art di New York.

La mostra di senigallia fa parte del progetto regionale “Le mostre del Giubileo della Misericordia delle Marche”; fino all’8 gennaio 2017 è possibile visitare a Loreto, a poca distanza da Senigallia la mostra “La Maddalena tra peccato e penitenza”, a cura di Vittorio Sgarbi, e a Osimo, presso Palazzo Campana, fino al 15 gennaio 2017, la mostra “Lotto Artemisia Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”.

Le tre mostre sono visitabili con un coupon sconto disponibile presso gli uffici turistici, gli alberghi e, inoltre è scaricabile da: eventi.turismo.marche.it
La Mostra Maria Mater Misericordiae allestita nel Palazzo del Duca di Senigallia rimarrà aperta dal 28 ottobre 2016 al 29 gennaio 2017 con i seguenti orari:
dal martedì al mercoledì dalle 15.00 alle 20.00 dal giovedì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00 telefono 366 - 67.97.942
sito internet. www.senigalliaturismo.it

12/09/15

La Visitazione di Pontormo, un quadro assoluto.



Pura intensità.

Jacopo Carucci (o Carrucci), detto il Pontormo lo dipinse tra il 1528 e il 1530 per l'altare della famiglia Pinadori ed è rimasto per cinque secoli sempre nello stesso luogo per cui era destinato: la Cappella Capponi nella propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano, in provincia di Prato.

L'episodio evangelico raffigurato è la Visitazione di Maria a Sant'Elisabetta.

Ricordiamo i fatti raccontati: nell'Annunciazione, il Signore per mezzo dell'arcangelo Gabriele chiedeva la disponibilità di Maria a ricevere un figlio, il Cristo; ma avendo Maria desiderato la verginità, l'angelo spiegò che la concezione sarebbe stata miracolosa per opera dello Spirito Santo, e per esemplificare la potenza di Dio, annunciava l'incredibile maternità di sua cugina Elisabetta, già al sesto mese di gravidanza, nonostante la sua presunta sterilità e anzianità.

Elisabetta era sposata con Zaccaria, sacerdote del tempio di Gerusalemme, e quindi della tribù di Levi.

Dopo l'annunciazione e ricevuto lo Spirito Santo, Maria si recò da Nazaret in Galilea a trovare Elisabetta in Giudea, in una città tradizionalmente ritenuta Ain-Karim situata 6 km ad occidente di Gerusalemme.

Quando Maria giunse nella casa di Zaccaria, Elisabetta ebbe la percezione di trovarsi di fronte alla donna che portava in grembo il Cristo, lodando Maria per essere stata degna e disponibile al progetto di Dio.

In risposta alla lode, la Vergine Maria espresse il ringraziamento a Dio attraverso quello che è conosciuto come il "Magnificat" riportato dall'evangelista Luca e denso di reminiscenze bibliche. Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, cioè fino alla nascita di suo nipote Giovanni, il futuro Battista.

Pontormo ambienta questa scena in una anonima via oscura.  In uno spazio imprecisato e metafisico, quattro donne sembrano quasi avvolte in un'unica figura. I loro drappi, di diversi colori, definiscono in primo piano l'incontro tra Maria ed Elisabetta, mentre altre due misteriose donne assistono sullo sfondo con lo sguardo rivolto fissamente all'osservatore del quadro.

L'incrocio delle braccia segue l'incrocio degli sguardi, di una intensità quasi insostenibile.


Tra Maria ed Elisabetta c'è un muto sguardo che dice tutto. La terza donna, tra le due, ci osserva come interrogandoci. 

La composizione del quadro - a rombo - è puro genio. I colori, come sempre in Pontormo, parlano una loro lingua specifica, un dialogo di consistenza e proporzioni. 

Le quattro donne - nella corrispondenza due anziane, due giovani, nei due sguardi, due allacciati, due dispersi oltre il quadro - sembrano suggerire una rappresentazione che oltrepassa il tempo e che si fissa nella ricerca di un punto esatto di destini e di eternità (assoluto).

Nel 1995 Bill Viola ha celebrato questo grandioso quadro in una sua installazione.



Fabrizio Falconi

24/10/14

I numeri come archetipi e l'Anima. 3. "ll 13 cristiano." (Conferenza Riva del Garda, L'arte di Essere, 19 ottobre 2014)

3.  IL 13 CRISTIANO

Abbiamo parlato di coppie di numeri. Ma se i numeri sono archetipi, la loro importanza può trascendere anche il contesto strettamente matematico, rivestendo un significato puramente simbolico.
Un numero a se stante, può essere cioè considerato un simbolo – raffigurazione di figure inconsce – e legarsi ad una tradizione religiosa.
Come sappiamo, nella storia del Cristianesimo e nei suoi stessi fondamenti (i libri Sacri), ricorrono alcuni numeri particolarmente significativi che sono stati di volta in volta variamente interpretati.  Pensiamo per esempio al 70, al 7, o al 666, legato alla figura della Bestia nell’Apocalisse di Giovanni e quindi al Diavolo,  a Satana.
Ma c’è un altro numero che sembra fondare l’intero edificio cristiano: per alcuni  numerologi esso  è il 13.
Bisogna ovviamente precisare che per i credenti non vi è alcun bisogno di ricorrere a teorie numerologiche.
Ma l’attenzione a certi particolari prescinde anche la fede.
Citiamo, a volo d’uccello:
- Gesù chiama a sè 12 apostoli (Matteo 10,1-26). Quindi su 1+12 si basa la fondazione del messaggio di Cristo.
- Sono sempre 12+1 nel momento dell’Ultima Cena (Marco,14,22), cioè quando a tutti gli effetti nasce la Chiesa.


- Sono ancora una volta in 13 (12+1: i dodici apostoli con Maria, al posto di Gesù), quando lo Spirito Santo scende su di loro, e Maria Vergine diventa Madre della chiesa universale (Atti, 2,1).
Da un certo momento in poi, la storia del numero 13 si associa inoltre a quella di Maria, la madre di Gesù e alle sue apparizioni.

Per rimanere a quella forse più famosa, a Fatima, la Madonna si presentò ai tre bambini dal 13 maggio al 13 ottobre del 1917, ogni mese, e cioè 13 maggio, 13 giugno, 13 luglio, 13 agosto, 13 settembre e 13 ottobre (con il miracolo del sole danzante di fronte a una folla di 70.000 persone).


Giovanni Paolo II, a cui Suor Lucia, unica sopravvissuta dei tre bambini di Fatima affidò i celebri tre segreti, viene colpito in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, cioè lo stesso giorno e lo stesso mese della prima apparizione di Fatima(precisamente alle h.17.17).


Di fronte a queste singolari coincidenze, c’è chi intravvede un segno divino, chi un puro caso, chi vi ritrova perfino i segni di un complotto per irretire le masse (basta indagare il web per trovare anche chi è disposto a ipotizzare un complotto dei Lupi Grigi e di Ali Agca in realtà assoldati dai servizi segreti vaticani o da chissà chi per compiere un attentato nel giorno della Madonna di Fatima).
Insomma, la materia è altamente aleatoria e come recita un famoso proverbio indiano:   
Più l’evidenza di un mistero si fa eclatante, più aumenta il chiasso degli uccelli, scrisse una volta un saggio.


L’ultimo fotogramma di queste coincidenze riporta la morte di Suor Lucia, avvenuta, naturalmente il 13 febbraio 2005.

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata (3/ segue) 

17/07/09

Renè Laurentin - "Cristo e Maria non sono che una cosa sola".


Molte volte mi sono interrogato sulla mia resistenza - prima e dopo il riconoscere in me un credente cristiano - a soffermarmi sulla figura di Maria. Sulla essenza di quella che per il Cristianesimo è la Madre di Dio. Donna e Madre di Dio. Così mi è ricapitata tra le mani questa intervista a Renè Laurentin, forse il più grande mariologo vivente, e mi ha molto colpito rileggerla, e ritrovarvi il senso di quello che si avverte, forse anche inconsciamente, che non si è capaci di descrivere, e che Laurentin riesce a rendere con il suo semplice linguaggio, comprensibile da tutti.

Padre René Laurentin rappresenta, senza ombra di dubbio, una delle massime autorità in materia di mariologia, il ramo della teologia che studia la figura della Madonna e il suo ruolo nella storia della salvezza degli uomini e del mondo. Negli ultimi 40 anni, dopo essere stato perito al Concilio Vaticano II, il religioso francese si è occupato delle principali apparizioni mariane della storia. Un vero esperto, insomma, la cui intervista, concessa in esclusiva a ‘Petrus’, non mancherà di far discutere, a partire dal ruolo di co-redentrice della Vergine alle presunte apparizioni di Medjugorje, da cui Padre Laurentin prende sulle nostre colonne improvvisamente le distanze. Ma andiamo per gradi.

Padre Laurentin, nella Apocalisse di Giovanni, Maria prevale sul Dragone. Possiamo dire, dunque, che insieme alla Santissima Trinità, la Madonna è l’avvesaria più temuta da Satana?
“Il capitolo 12 dell’Apocalisse è effettivamente il punto teologico principale che oppone la Vergine e il Drago, ma la stessa Genesi (3,15) dice che la Donna, cioè Maria, insidierà con il proprio calcagno la testa del demonio. Poi che la Madonna sia l’avversaria più temuta da Satana insieme alla Trinità, è tutto confermato dagli esorcisti e dall’esperienza cristiana”.

A proposito, i più grandi esorcisti hanno potuto appurare come gli spiriti infernali vengano assaliti dal terrore quando sentono pronunciare il nome della Vergine e molti di essi sembrano addirittura portarLe rispetto chiamandola 'la Signora': possiamo sostenere che Ella abbia ricevuto una sorta di 'mandato' specifico da parte di Dio contro il male?
“Molto semplicemente, come accennavo prima, la Vergine è il nemico del diavolo. E lo è non per aver ricevuto un mandato specifico, ma già per la sua Immacolata Concezione. Come dire, la Madonna terrorizzava il Maligno prima ancora della sua venuta al mondo”.

Praticamente in tutte le apparizioni mariane, la Vergine esorta alla recita costante, quotidiana, del Santo Rosario, definendo questa pia pratica la arma più potente contro Satana. Da mariologo, Lei ritiene il Santo Rosario più una preghiera mariana o cristologica?
“Cristo e Maria non sono che una cosa sola: nessun dilemma! Non mi piace la parola ‘mariana’, che ha un sapore particolarista e avrebbe fatto ridere la Vergine Maria quando andava alla fontana”.

Maria è stata co-redentrice del mondo con il Figlio Gesù? Nella Chiesa se ne parla da tempo, ma non sembra ancora giunta l'ora della proclamazione di un dogma, malgrado ciò sia stato chiesto a più riprese e con insistenza da molti Vescovi e Cardinali (in particolare) dell’America Latina. Lei che ne pensa?
“Studio da 50 anni il ruolo di Maria nella Redenzione del mondo. È sin dall’inizio ho pensato quanto questa participazione sia stata unica. Tuttavia, il titolo di co-redentrice è ambiguo, spesso mal capito, e per giunta contraddittorio dal punto di vista teologico ed ecumenico. E’ per questo che personalmente sono contro la definizione di Maria co-redentrice e penso che coloro che firmano, senza capire cosa fanno, le petizioni per la definizione di un dogma ad hoc, farebbero meglio ad approfondire con serietà il ruolo di Maria nella Redenzione. Un ruolo importante, importantissimo, ma non pari a quello unico di Gesù”.

Nel 'Salve Regina', definiamo la Madonna 'Avvocata Nostra': che ruolo avrà la Vergine quando ci troveremo davanti al Tribunale di Dio? Il suo giudizio conterà per la salvezza delle nostre anime? Cioè, potrà intercedere presso Gesù per alleggerire il nostro Purgatorio?
“Maria è nostra madre: ama, sostiene e difende i suoi figli. Ciò si chiama intercessione, ma sarebbe sbagliato rappresentare la Madonna in maniera così ingenua, impegnata in un dialogo durante il quale prende la nostra difesa contro Dio o contro il Cristo, come immaginava la cattiva letteratura del XV e del XVII secolo. L’azione di Maria presso Dio è un cuore a cuore nell’identificazione d’amore alla quale è arrivata e ci attira. Dunque, non c’è bisogno che la Madonna ci difenda presso Dio perché Egli non è un giudice cattivo e, come dice lo stesso Gesù nel Vangelo (Giovanni 5,22), ‘il Padre non giudica nessuno". Non dimentichiamo, poi, che la funzione Trinitaria di Dio è ancora più materna che paterna. Leggiamo Giovanni 1,18: il Figlio è nel seno del Padre".

Ricorre il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes, ma ve ne sono altre riconosciute ufficialmente dalla Chiesa (vedi Fatima). Cosa ci vuole comunicare la Vergine?
“Intanto ricordiamo che solo 13 apparizioni di Maria sono state riconosciute ufficialmente, mentre una quattordicesima è stata ammessa in forma pastorale, anche se non canonica, dal vescovo di Saint Nicolas, in Argentina. Ciò premesso, per quel che riguarda i messaggi, sono differenti ma, al tempo stesso, univoci, in quanto rappresentano la semplice eco del Vangelo ed invitano alla preghiera, alla conversione, alla penitenza, al digiuno, alla lettura della Bibbia, con dele modalità diverse a seconda dei tempi e dell’attualità profetica di ogni singolo messaggio ma senza travalicare mai quella che è la Dottrina della Chiesa”.

Lei è un sostenitore delle apparizioni di Medjugorje, invece molti altri illustri mariologi sono scettici. A Suo avviso, la Chiesa quando si pronuncerà su queste manifestazioni? Anche perchè in Vaticano non sembrano convintissimi dell'autenticità delle apparizioni di Medjugorje...
“A Medjugorje, il vescovo è contro le apparizioni e il suo predecessore l’ha scelto proprio per questa ragione. Naturalmente, come è noto a tutti, la Santa Sede, in questi casi, fa sempre sua la posizione del vescovo locale. Tuttavia, il Cardinale Ratzinger aveva rifiutato il giudizio negativo di Monsignor Zanic (nel 1986), il primo vescovo trovatosi ad affrontare la questione delle apparizioni. Io non sono che un esperto e non ho nessun Magistero. E non mi permetto mai di dare un giudizio sulle apparizioni che studio. Esamino solo i fatti, le ragioni a favore e quelle contro. Le discerno, le spiego il più chiaramente possibile, ma non dò alcun giudizio. Se lo avessi fatto, ciò avrebbe aumentato ancora di più le mie difficoltà, che sono già grandi, dal momento che mi occupo piuttosto assiduamente di questo fenomeno controverso”.

Padre Laurentin, la Sua, ci consenta, sembra una marcia indietro: Lei ha scritto anche dei libri sostenendo la tesi dell’autenticità delle apparizioni di Medjugorje…
“Ribadisco il concetto di prima: non ho mai espresso giudizi sull’autenticità o meno delle apparizioni; i miei studi sono soltanto un piccolo contributo alla Chiesa e ai fedeli…”.
Restando a Medjugorje: in particolar modo in quel luogo, ma anche in altre parti del mondo, molti cattolici antepogono Maria a Cristo. Lo stesso fanno numerosi ecclesiastici, nelle cui Chiese fanno prevalere la presenza di immagini della Vergine a quelle del Crocifisso addirittura alle spalle del presbiterio. Non crede che la Madonna stessa non sia contenta di tutto ciò?
“Penso che il problema sia opposto a quello che pone lei: Maria viene più sottovalutata che apprezzata. Proviamo a pensare a tutti quei cattolici che non la apprezzano e riconoscono come Madre”.

Padre Laurentin, in conclusione: chi dev'essere Maria per noi e chi siamo noi per lei?
“Non vorrei ripetermi, ma Maria è nostra Madre e nostra Regina: ‘Più madre che regina’, diceva, per la verità, Santa Teresa di Lisieux. E di conseguenza, noi siamo ‘semplicemente’ i figli della migliore, la più Santa e più meravigliosa delle Madri”.



FONTE: Petrus - http://www.papanews.it/dettaglio_interviste.asp?IdNews=9399



13/09/08

Benedetto XVI a Lourdes.


Il Papa tra poche ore arriva a Lourdes.

Che cos'e' Lourdes ?
Come è possibile spiegare questo fenomeno di Lourdes ? Chi almeno una volta è andato li' davanti a quella Grotta non ha potuto fare a meno di chiedersi:

come è possibile tutto questo ?

Come è possibile che le visioni di una contadina analfabeta che sapeva parlare solo il dialetto occitano abbia generato un culto come questo
?

Il Santuario di Lourdes è stato visitato finora da circa 700 milioni di persone.

Ma tutto questo - incredibile ! - è cominciato in una grotta, alla ricerca di legna secca.

Ancora una volta il Mistero ha scelto l'umiltà più periferica, più marginale, più "insignificante" per manifestarsi.

Li', in quella Grotta Maria sembra manifestarsi nuovamente come SECONDA OCCASIONE PER L'UMANITA'.

Lei, sembra far risuonare sulla nostra Terra Desolata (T.S.Eliot) un nuovo immenso grido di speranza.

"Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la Grazia" (Romani 5,20)

" Volete farmi il piacere di venire qui per quindici giorni ?" chiede la Signora alla ragazzina contadina, il 18 febbraio 1858, giorno della terza apparizione.

Bernadette va.

Risponde a quella semplice chiamata. Che è la stessa di Gesù: " Venite e Vedrete" (Giovanni 1,39).

15/04/08

La Chiesa ha rinunciato alla sua anima mistica ?


Che fine hanno fatto i cristiani, in questo paese ?

Guardate questa immagine. Come faceva Bellini a dipingere in questo modo ? Cosa metteva nei suoi quadri per rendere le sue Madonne così sublimi ?

Da vero mistico, Giovanni Bellini sapeva - anche senza averlo studiato sui libri di Teologia - che Maria è l'Umanità e l'interprete della condizione umana.

Ogni volto di donna - in Bellini - si fa volto di Maria e nelle espressioni della nuova Eva ciascuno ritrova la madre, la propria origine umana dal concepimento, al destino finale.

Questo Bellini riusciva a rappresentare, forse anche perchè ai suoi tempi la Chiesa sapeva ancora farsi mistica, essere mistica.

Oggi è come se la Chiesa avesse rinunciato alla sua componente mistica - che è l'essenza.

E i Cristiani, quasi senza volerlo, sono diventati anche loro refrattari alla mistica, cioè alla vera anima del Cristianesimo.

Vanno in Chiesa, si genuflettono (in pochi), pregano stancamente, seguono stancamente la liturgia, ma nelle loro vite, una volta usciti da lì, cambia poco o niente.

Ed è chiaro che cambi poco o niente. Perchè se si partecipa ad un rito senza viverlo profondamente, intensamente, senza capirlo, senza esserne parte, nella propria vita cambia poco o niente.

E quand'è che sentiamo la nostra Chiesa parlare un linguaggio mistico ? Quand'è che sentiamo i nostri sacerdoti, i nostri vescovi, il nostro clero parlare un linguaggio veramente mistico ?

Eppure basterebbe guardare una immagine come questa, guardarla veramente, con attenzione, con emozione, con abbandono, per capire profondamente, che tutto potrebbe cambiare, veramente. E che tutto, ancora una volta e sempre, è solo nelle nostre mani.