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14/09/23

Ricordate "Il Danno" ? Torna, sotto la veste di una nuova miniserie, intitolata "Obsession" su Netflix


Dieci minuti dopo che è partito il pilot della miniserie "Obsession" (4 brevi puntate, visibili su Netflix), del 2023, risuona una frase che negli spettatori più accorti risulta inconfondibile: "Ho subito un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere... "
Si capisce subito, allora, che - anche se il titolo è diverso - si tratta del rifacimento di un celebre film - regia del grande Louis Malle, 1992 - a sua volta tratto dal celebre e fortunatissimo romanzo di Josephine Hart, pubblicato nel 1991, che ha venduto l'incredibile cifra di 5 milioni di copie in tutto il mondo: "Il Danno".
Siamo dunque esattamente come nel romanzo, dentro la storia di uno stimato professionista, William Farrow, brillante chirurgo e rampante politico, altoborghese, felicemente sposato con due figli, che perde completamente la testa per la donna che è la fidanzata di suo figlio Jay, e che suo figlio Jay sta per sposare.
La donna, Anna Barton, ha un passato di storie familiari torbide, piuttosto misterioso: il chirurgo ne resta soggiogato già dal primissimo incontro, e nonostante il vincolo familiare, intraprende con lei una rovente storia sessuale, basata sulla sottomissione, con virate bondage e sadomaso.
C'è subito da dire che la serie - una coproduzione franco-inglese - si fa apprezzare per qualità e sviluppo (non ci sono lungaggini o ovvietà), presentando qualche differenza abbastanza sostanziale con la storia originale (e con il film di Malle). Di più, è di sicuro una delle serie televisive dal contenuto sessuale più esplicito e il legame quasi senza parole tra i due - funereo, nichilista - viene mostrato senza orpelli, un po' come ha insegnato la scuola del film di Bertolucci ("Ultimo Tango a Parigi").
Il segreto del successo della storia e del libro originario risiede probabilmente nella esplorazione del lato oscuro della sessualità, nel suo legame con la morte (il vecchio binomio eros/thanatos) e nella ineluttabilità del danno elaborato attraverso la perversione: d'altronde lo stesso Freud ammoniva che "la nevrosi si può curare, ma con la perversione non si può fare niente."
Chi è stato danneggiato, dunque, è questa la "morale" della Hart, è più forte, più attrezzato per sopravvivere (anche se nella relazione si traveste da quello più fragile) e chi è più vittima è in fondo chi si avvicina e cade nella rete del danneggiato.
E' una tesi forse rassicurante o forse no, ed è per questo che il successo arrivò copioso.
Questa serie è un buon esercizio su (quel) tema, ambientando la vicenda in una Londra gelida e piuttosto lugubre. Gli interpreti sono all'altezza, a parte Richard Armitage nei panni del protagonista, il chirurgo doppiamente fedifrago, che ha una sola espressione per tutta la serie, e rigido e pallido com'è, fa rimpiangere dalla prima scena, il sensuale e sontuoso Jeremy Irons del film di Malle.
Bravissima è invece Charlie Murphy (già vista in Happy Valley 2 e 3), che offre mille sfumature alla fatale, estrema Anna Barton (anche nelle difficili, esplicite scene di nudo).
Bravissima è anche Indira Varma nel ruolo della moglie e Rish Shah in quello dell'innocente vittima, il ragazzo Jay.
Il finale della serie è diverso sia dal libro che dal film di Malle e concede una opzione in più sia ad Anna che a William: la vita può andare avanti anche quando si è fatto il peggio che si potesse fare (e di certo è una tesi molto, molto discutibile).
Insomma, un voto positivo per un lavoro difficile che aveva il compito di misurarsi con un un libro molto famoso e con un film di un grandissimo regista (che non fu, comunque, uno dei suoi migliori).

Fabrizio Falconi - 2023

06/11/22

100 anni dallo scavo di Tutankhamon, il primo "mediatico" e il più famoso dell'intera storia dell'Archeologia

Howard Carter al lavoro sulla tomba di Tutankhamon appena scoperta 

E' passato un secolo dalla scoperta, a Luxor, della tomba di Tutankhamon e del suo tesoro immenso, ma il fascino del faraone bambino resta intatto. 

Reso eterno dalla sua splendida maschera d'oro e lapislazzuli. 

Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, ripercorre i momenti salienti di quella scoperta e il suo posto di primo piano nella storia dell'archeologia. "Era il 4 novembre 1922 - ricorda Greco - quando l'archeologo Howard Carter, nel suo diario, scrive 'Ho trovato i gradini di una nuova tomba'. Quei gradini conducevano a una porta ancora sigillata con il nome di Tutankhamon. Voglio, però, subito sfatare un mito. La tomba non fu trovata intatta, ma aveva subito due furti. Carter notò che c'era confusione, mancavano unguenti, cosmetici, gioielli". 

Greco sottolinea che quando la tomba viene ritrovata e' appena finita la Grande Guerra, che ha sconvolto il mondo e ha visto tanti giovani morire. 

"E' la tomba che appartiene a un ragazzo, perché Tutankhamon morì probabilmente intorno ai 18 anni e questo nella mente di molti forse richiama alla memoria quei giovani morti durante la Grande Guerra. In secondo luogo rappresenta tutto quello che ci aspettiamo da una scoperta archeologica: trovare in una camera nascosta sotto terra, in Egitto, preservata dopo i due furti, i resti e la cultura materiale di un faraone, i gioielli, la maschera, i sarcofagi dorati. L'idea di trovare dei tesori. E' l'elemento negativo di questa scoperta: tutti pensano che archeologia significhi trovare la maschera di Tutankhamon, e non pensano che significa togliere livelli di stratificazione del terreno per ricostruire la nostra memoria". 

Il direttore del Museo Egizio lo definisce "il primo scavo mediatico". 

"Subito i giornalisti si affollano, vogliono avere notizie. Lord Carnarvon - racconta - fa un'esclusiva con il Times creando il malcontento tra gli altri giornalisti, soprattutto tra quelli egiziani. Non fu una scelta lungimirante dare i diritti a un giornale straniero, in un momento in cui in Egitto c'era la volonta' di rendersi indipendenti dai poteri coloniali europei. Come se noi trovassimo la tomba di Augusto intatta e i diritti venissero dati a un giornale straniero". 

Greco torna poi sulla cosiddetta "maledizione di Tutankhamon". "Sfatiamo un mito. Non esiste, e' stata creata forse per aggiungere mistero al mistero. Il Medical Journal nel 2002 ha fatto un'analisi della vita media di coloro che lavoravano alla tomba, vissero di piu'. Quindi porta bene". 

Greco sottolinea anche un altro aspetto: "Il British Museum ha pubblicato una foto della regina Elisabetta II che guarda la maschera di Tutankhamon, scattata per la grande mostra del 1972. Ce n'e' anche una degli anni '60 di Jacqueline Kennedy che guarda la stessa maschera. Il sovrano bambino che non ha mai incontrato i potenti li incontra oggi. Il suo nome e' diventato icononico, molto piu' di quanto lo sia stato durante il suo regno". 

Nell'anniversario della scoperta il Museo Egizio di Torino ospita un'installazione dell'artista egiziana Sarah Sallam, che da' voce a Tutankhamon. "Ci fa ragionare su un concetto che ci siamo dimenticati: che questo e' un sepolcro, il luogo del riposo eterno di Tutankhamon. Noi lo abbiamo portato alla luce, il suo corpo e' stato sbendato, sottoposto ad analisi. Abbiamo interrotto il suo riposo eterno". 

24/05/22

Cosmateschi nel cuore di Londra: Una Meraviglia! Come e quando?

 




Nel cuore di Londra, alle spalle della minacciosa sede dell’MI5, la sede dei potenti servizi segreti britannici, c’è una via che risponde al nome di Thorney Street.

Andare alla ricerca di un tizio con quel nome sarebbe inutile perché Thorney era il nome dell’isola ormai dimenticata che anticamente ospitava quel lembo di terra. 

Fu su quest’isola, probabilmente per motivi di sicurezza, che negli anni quaranta dell’XI secolo Edoardo il Confessore decise di erigere il suo palazzo, vicino a un monastero benedettino fondato meno di un secolo prima da Re Edgar e San Dunstan, monastero che venne ampliato e dotato di una grande chiesa intitolata a San Pietro. 

La chiesa divenne nota come West Minster per distinguerla dall’East Minster cioè la cattedrale di St. Paul. 

La chiesa resistette per un paio di secoli finché Enrico III, contagiato dalla smania del nuovo stile gotico, decise di ricostruirla ex novo alla maniera moderna. 

Il 13 ottobre 1269 la nuova costruzione veniva consacrata con (è proprio il caso di dire) incastonato al suo interno un piccolo gioiello: uno dei rarissimi e per certo il più bello dei pavimenti cosmateschi in Inghilterra. 

A volere fortemente quei 7,5 mq di opus sectile fu l’abate Richard de Ware che li aveva ammirati durante il suo soggiorno ad Anagni presso papa Alessandro IV subito dopo la sua nomina nel 1258. 

Quei fantastici pavimenti italiani (il fascino del Made in Italy ha una storia insospettabilmente lunga) lo colpirono a tal punto che al suo ritorno in patria si portò dietro l’artigiano Odorico con la sua brava squadra di “piastrellisti” e una discreta quantità di pietre pregiate come porfido, serpentino, gabbro e altre pronte a trasformarsi nel suo piccolo sogno personale, reso ancora più unico dall’uso di materiali insoliti nella tradizione italiana come il vetro e dall’essere immerso e circondato dal cosiddetto “marmo di Purbeck”, un calcare scuro proveniente dal Dorset.

E oggi questo meraviglioso pavimento - italiano - fa bella mostra di sé nella Abbazia di Westminster, dove si celebrano le più importanti cerimonie dei reali di Inghilterra.

19/05/22

Per la prima volta Roger Waters parla del suo incontro con John Lennon ad Abbey Road: "Era arrogante, ma anche io lo ero"

 


In una conversazione con Marc Maron sul podcast WTF, il co-fondatore dei Pink Floyd Roger Waters ha parlato del compianto John Lennon, dei Beatles e altro ancora. 

Parlando dell'incontro con Lennon, Waters ha detto: "Stavamo facendo Piper At The Gates of Dawn in Abbey Road Studio 3, e i Beatles stavano facendo Sgt. Peppers nel numero 2. E in seguito ho fatto altri dischi in questo stesso studio". 

"Ho incontrato John Lennon solo una volta, con mio grande rammarico, ed era nella Control Room n. 2, ed era un po'... Era piuttosto arrogante, proprio come me." 

Quando gli è stato chiesto se frequentava i club di Londra dove si ritrovano tutte le big band, ha detto: "Ho già sentito parlare di quei club a Londra, come The Establishment, dove i Rolling Stones e i Beatles si incontravano e uscivano insieme. Ma non ho mai fatto niente di tutto questo né ho partecipato a niente di tutto ciò”

"Non so perché. Onestamente, non riesco a ricordare perché [non ho preso parte a tutto questo]”. Quando gli è stato chiesto se all'epoca andava spesso ai concerti, ha risposto: “Sono andato ad ascoltare musica, ma non sono andato a vedere le band [in particolare]. Ho visto i Rolling Stones una volta al Gaumont State di Kilburn, facevano parte di un grande spettacolo organizzato e indossavano giacchette, erano tutti in uniforme. 

“Erano circa quinti sul poster. Chi c'era in lista? Eddie Cochran, Bo Diddley, Helen Shapiro, Mickie Most... E ci pensi e pensi, 'Wow, non è pazzesco?'."

Nonostante l’incontro freddo con John Lennon, Roger Waters ha raccontato di essere rimasto sconvolto quando ha ascoltato Sergent Pepper’s Lonely Hearts Club Band per la prima volta: «Mi ricordo che ero in macchina, nella mia vecchia Ford scassata, ascoltavo la radio e qualche stazione ha trasmesso tutto l’album dall’inizio dalla fine. Mi sono dovuto fermare e l’ho ascoltato tutto a bocca aperta».

21/09/21

Un quadro fiammingo meraviglioso e misterioso da scoprire nei particolari


E' un quadro meraviglioso. 

Un ragazzo che porta il pane (c. 1663) è un olio su tela del pittore olandese Pieter de Hooch che rappresenta la cosiddetta "età dell'oro" della pittura fiamminga

Un ragazzo offre un cesto di pane a una signora in un interno; dietro di loro un cortile piastrellato conduce in un altro interno buio, oltre il quale si può vedere un canale con una seconda donna, forse la madre del ragazzo, che guarda la transazione da lontano

La porta si affaccia su un sentiero, pavimentato con piastrelle e delimitato da una recinzione, che conduce attraverso il cortile all'ingresso sotto una porta di pietra decorata con uno stemma. 

Al di là c'è un canale, dall'altro lato del quale una donna sta dietro la mezza porta di una casa. In primo piano a destra è una sedia con un cuscino

L'intera scena è dominata dal rosso e dal nero del costume della donna. Ci sono toni bluastri nell'ombra.

Lo stemma sopra la porta dice "o, un azzurro azzurro".

Le insegne sulla finestra recano l'iscrizione, a sinistra "Cornelis Jansz" o "Jac.", A destra "Marnie" o "Maerti". 

A sinistra è il monogramma della famiglia dell'uomo: una "M", in mezzo alla quale si alza un albero che porta una piccola "c" e termina con un "4." 

A destra è quella della famiglia della donna: in una losanga, un albero, con due tratti incrociati in alto e due tratti che si incontrano in un angolo inferiore, ha una "M" a sinistra e una "C" a destra. 

Con la sua magistrale illusione di una profondità sfuggente, l'immagine dimostra la sensibilità di De Hooch ai diversi effetti della luce del giorno negli spazi adiacenti, focalizzando l'attenzione dello spettatore e infonde alla scena una calma profonda. 

Il dipinto è attualmente conservato alla Wallace Collection in Manchester Square a Londra.

23/11/19

Sabato d'Arte: "The Exile: Heavy is the price i paid for love" di Thomas Cooper Gotch






Thomas Cooper Gotch o TC Gotch (1854–1931) è stato un pittore inglese e illustratore di libri vagamente associato al movimento preraffaellita ; era il fratello di John Alfred Gotch , l'architetto. 

Gotch ha studiato arte a Londra e ad Anversa prima di sposarsi e studiare a Parigi con sua moglie, Caroline , collega artista

Ritornati in Gran Bretagna, si stabilirono nella colonia artistica di Newlyn in Cornovaglia. Ha realizzato dipinti di ambientazioni pastorali naturali prima di immergersi nel romantico stile preraffaellita per il quale è più conosciuto. 

Sua figlia era spesso utilizzata come modella per le rappresentazioni di giovani ragazze. Le sue opere sono state esposte alla Royal Academy, al Royal College of Art e al Salon di Parigi . 

Oltre agli anni trascorsi in Francia e in Belgio mentre studiava arte, Gotch viaggiò anche in Austria, Australia, Sudafrica, Italia e Danimarca. Morì il 1 maggio 1931 per un attacco cardiaco mentre era a Londra per una mostra. Fu sepolto nel cimitero di Sancreed in Cornovaglia. 

Il quadro che abbiamo scelto ha un titolo piuttosto misterioso: "The Exile: Heavy is the price i paid for love", ovvero "L'Esilio: Pesante è il prezzo che io pago per amare". 

Il dipinto è attualmente conservato alla Alfred East Art Gallery Permanent Collection di Londra, Peek House 20  Eastcheap.


09/11/19

Sabato d'Arte: "La signora con ventaglio" di Diego Velazquez




Come pittore di corte del re Filippo IV di Spagna, Diego Velázquez realizzò ritratti di successo della famiglia reale spagnola e dell'alta nobiltà. 

La Signora con un ventaglio è uno dei suoi ritratti più famosi ed enigmatici

A lungo creduto di rappresentare una signora spagnola, studi recenti hanno suggerito che la donna seduta potrebbe essere stata francese e non spagnola. 

L'unica donna francese conosciuta per essere stata dipinta da Velázquez era la duchessa di Chevreuse, intima amica della regina di Francia, nata in Spagna, Anna d'Austria. 

La sua cospirazione politica le portò l'inimicizia del potente cardinale Richelieu e, nel 1637, la costrinse a fuggire in Spagna. 

Nella collezione Devonshire a Chatsworth c'è un altro ritratto della stessa donna, probabilmente leggermente più giovane, in una posa molto più modesta e un abito chiaramente spagnolo. 

Questo dipinto fu acquisito dal 4º Marchese di Hertford nel 1847 per 15.000 franchi (circa 600 sterline) ed è attualmente conservato alla Wallace Collection di Londra, in Manchester Square.

The Lady with a Fan 
Diego Velázquez (1599 - 1660)
Spagna, circa 1640
Olio su tela,  95 x 70 cm 

04/10/19

Bansky attacca ferocemente il Parlamento Britannico, popolato da scimmie. Asta Record da Sotheby's



Nove milioni di sterline, l'equivalente di 11,4 milioni di euro, per il "Devolved Parliament" dell'artista britannico Banksy: alla fine di una serrata gara tra una decina di collezionisti, 13 minuti di continui rilanci, la grande tela che raffigura i banchi della Camera dei Comuni occupati da scimpanze' e' stata venduta per una cifra record da Sotheby's

Lo riportano i media britannici, evidenziando che il prezzo di partenza era gia' esorbitante: 8,5 milioni di sterline.

"Peccato che non sia piu' di mia proprieta'", ha scritto Bansky su Instagram, replicando al critico d'arte Robert Hughes che metteva in questione il valore effettivo delle opere d'arte. 

Pochi giorni dopo le burrascose sedute alla Camera dei Comuni sulla Brexit, lo street artist Banksy aveva messo all'asta il "Parlamento involuto", la tela che raffigura scimpanze seduti sugli scranni verdi della House of Commons, al posto dei deputati britannici. 

Il lavoro presentato alla stampa è stato messo all'asta ieri 3 ottobre in un contesto molto speciale, a un mese dalla data prevista per la Brexit, il 31 ottobre, e in un Paese ancora molto diviso. Questa settimana, il Parlamento britannico e' stato teatro di scambi particolarmente accesi tra il Primo Ministro Boris Johnson e i parlamentari dell'opposizione, senza precedenti in 22 anni, secondo lo speaker dei Comuni. 



"Non ci poteva essere un momento migliore per vendere questo dipinto", ha dichiarato all'Afp Alex Branczik, capo del dipartimento di arte contemporanea di Sotheby in Europa, asserendo che da settimane si assiste in Parlamento a scene da "telenovele quotidiane".

Il dipinto di Banksy sottolinea, rappresenta "la regressione della piu' antica democrazia parlamentare al mondo ad un atteggiamento tribale e animale".

Il dipinto e' stato originariamente esposto nel 2009 al Bristol City Museum, citta' di origine Banksy.

Ma quest'anno l'artista, la cui vera identita' rimane un mistero, "ha nuovamente esposto l'opera in coincidenza con la data della Brexit, a 10 anni dalla sua prima mostra", ha spiegato Branczik. In questa occasione, il dipinto, precedentemente chiamato Tempo delle interrogazioni, e' stato re-intitolato.

Non e' la prima volta che il famoso artista di strada si inserisce nel dibattito sulla Brexit. A Dover, ha realizzato un affresco di un uomo che infierisce su una stella europea con uno scalpello, opera che puo' essere vista dalle migliaia di camionisti e visitatori che entrano nel Regno Unito ogni anno.

Fonte Askanews e Ansa 


04/01/19

Incredibile: dopo 2.000 anni le rive del Tamigi restituiscono un prezioso reperto romano.



Incredibile ma vero, dopo 2.000 anni anche le rive del Tamigi continuano a restituire reperti dell'epoca gloriosa dell'Impero Romano la cui estensione giunse fino a questi lidi.

E così capita che un cercatore di fanghi - alla ricerca di scafi abbandonati -  tale Alan Suttie, di Mitcham, si è imbattuto in un prezioso reperto di epoca romana: si tratta di una tradizionale lucerna a olio, la cui terracotta è finemente lavorata, che risale alla fine del I secolo dopo Cristo, il periodo cioè successivo alla conquista della Britannia da parte dell'esercito romano e della sua annessione all'Impero. 

Il reperto andrà ad arricchire la collezione del Museum of London e - riferisce la Bbc sul suo sito - e' stato descritto come "rilevante". 

Fonte BBC e ANSA

09/12/17

The Pink Floyd Exhibition - La straordinaria mostra a Roma, da gennaio.





Retrospettiva epocale a 50 anni dalla nascita di uno dei gruppi musicali più innovativi e influenti della storia, a gennaio arriva a Roma dopo Londra, acclamata dalla critica e in esclusiva per l`Italia, la mostra The PinkFloyd Exhibition: Their Mortal Remains (QUI il sito ufficiale della mostra). 

L`esposizione - promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita Culturale - aprirà al MACRO Museo d'Arte Contemporanea di Roma di via Nizza dal prossimo 19 gennaio

Dopo l`enorme successo del debutto di qualche mese fa al Victoria and Albert Museum di Londra, che ha visto la partecipazione di piu' di 400.000 persone, la mostra si sposta a Roma per la prima tappa internazionale. 

Ideata da Storm Thorgerson e sviluppata da Aubrey `Po` Powell di Hipgnosis, che ha lavorato in stretta collaborazione con Nick Mason (consulente della mostra per conto dei Pink Floyd), The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains e' un viaggio audiovisivo nei 50 anni di carriera di uno dei piu' leggendari gruppi rock di sempre e offre una visione inedita ed esclusiva del mondo dei Pink Floyd

Il colossale allestimento del Victoria and Albert Museum di Londra, descritto dai quotidiani inglesi come "impressionante", "un`autentica festa per i sensi" e "quasi altrettanto emozionante che ascoltare i Pink Floyd dal vivo", e' stato il piu' visitato di sempre nel suo genere.

In esclusiva per l`Italia il MACRO ospitera' l`esposizione e lo stesso Mason ricorda che - a meno di 1 km di distanza - proprio al Piper ebbe luogo uno dei primi concerti dei Pink Floyd in Italia nell`aprile del 1968. 

La mostra racconta quale fu il ruolo della band nel cruciale passaggio culturale dagli anni sessanta in poi. Grazie al suo approccio sperimentale - che rese il gruppo inglese esponente di spicco del movimento psichedelico che cambio' per sempre l`idea della musica in quegli anni - la band venne riconosciuta come uno dei fenomeni piu' importanti della scena musicale contemporanea.

I Pink Floyd hanno prodotto alcune delle immagini piu' leggendarie della cultura pop: dalle mucche al prisma di The Dark Side of the Moon, fino al maiale rosa sopra la Battersea Power Station e ai "Marching Hammers". La loro personale visione del mondo si e' realizzata grazie a creativi come il moderno surrealista e collaboratore di lunga data Storm Thorgerson, l`illustratore satirico Gerald Scarfe e il pioniere dell`illuminazione psichedelica Peter Wynne-Wilson. 

Il percorso espositivo che guida il visitatore seguendo un ordine cronologico, e' sempre accompagnato dalla musica e dalle voci dei membri passati e presenti dei Pink Floyd, tra cui Syd Barrett, Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason e David Gilmour. 

Il momento culminante e' la Performance Zone, in cui i visitatori entrano in uno spazio audiovisivo immersivo, che comprende la ricreazione dell`ultimo concerto dei quattro membri della band al Live 8 del 2005 con Comfortably Numb, appositamente mixata con l`avanguardistica tecnologia audio AMBEO 3D della Sennheiser, oltre al video, in esclusiva per Roma, di One Of These Days, tratto dalla storica esibizione del gruppo a Pompei.

07/02/17

Va all'asta "La corde sensible" di Magritte da Christie's per 14 milioni di sterline.


"La corde sensible", un dipinto di grandi dimensioni di Rene' Magritte, verra' venduto all'asta da Christie's di Londra da un prezzo base di 14 milioni di sterline (16,3 milioni di euro)

 Il quadro, che ritrae un paesaggio con montagne sullo sfondo, su cui torreggia una gigantesca coppa da campagne che contiene a sua volta una nuvola, fu dipinto nel 1960 dal grande maestro surrealista belga, che lo ha poi regalato alla moglie

Dal 1990 fa parte della collezione privata di un belga. 

Sara' esposto al pubblico da Christie's il 23 febbraio e sara' poi battuto all'asta il 28. 

fonte: ANSA-AP

01/05/15

Il ritratto del Doge Loredan, uno dei 5 dipinti più belli al mondo.

Giovanni Bellini, Ritratto del Doge Loredan, 1501-2 National Gallery, London


Sottoscrivendo il mantra secondo cui il gusto estetico è quanto mai soggettivo, il quadro di Giovanni Bellini, ammirabile alla National Gallery di Londra (61,6 x 45 cm.) rientra nella mia personale cinquina dei dipinti più belli del mondo, insieme alla Veduta di Delft di Vermeer, al Cristo crocefisso di Velazquez, L'incredulità di San Tommaso di Caravaggio e La notte stellata di Van Gogh.

Firmato sul cartiglio posto sul davanzale in primo piano - Ioannes Bellinus - il quadro raffigura Leonardo Loredan, eletto doge nel 1501 e rimasto in carica fino al 1521. 

Inusualmente e con genio, il doge non è presentato di profilo - come voleva la ritrattistica in voga in quegli anni - ma di fronte, con la testa leggermente rivolta verso destra e lo sguardo fisso su un punto indefinito, verso la sorgente luminosa.

L'abito meraviglioso è in prezioso broccato bianco ed oro, il corno ducale da cerimonia rivestito dello stesso tessuto,  una fitta serie di bottoni dorati, simili a noci, il volto dai lineamenti impassibili e fieri, il dipinto sembra ammantato in una atmosfera surreale, fuori dal tempo, scolpito con ogni minuzia sullo sfondo dell'azzurro sfumato (più denso in alto, più chiaro in basso) come davanti a un maestoso cielo veneziano. 

E' difficile dire perché questo quadro susciti un magnetismo così irresistibile. E' il segreto delle più alte opere d'arte.  Il soggetto conta, ma non conta.  E' la prospettiva atemporale - eterna ? - dell'arte che (ci) consegna un frammento di vita immortale. 

Un ritratto asettico, senza compiacimento, senza empatia, freddo come lo sguardo di un entomologo. Che racconta tutto quel che esiste davanti al nostro occhio (e oltre).

Fabrizio Falconi


30/04/15

Londra, 17 anni dopo.




Mancavo da Londra dal 1997

Erano altri tempi, si viaggiava liberi, si viaggiava soli. Ma, diciassette anni dopo ho trovato una città molto cambiata. 

Londra è ormai il Regno dell'Opulenza. 

La ricchezza è esibita senza discrezione. Londra è ormai accessibile - per vivere, ma fra poco anche per viaggiare - solo per i redditi alti o altissimi. 

Il centro della città è stato colonizzato da arabi e russi.  Mai vista una tale concentrazione di auto di lusso. 

Londra, intendiamoci è sempre meravigliosa.  Ma è come se stesse subendo un processo simile a quello di Venezia: una città-museo, un tributo perpetuo alla immutabile tradizione britannica (che si vende così bene nel mondo), però piuttosto svuotato di anima, cioè di vita vera, quotidiana (anche a Venezia la vita vera, quotidiana, esiste ancora, ma è ormai una sparuta minoranza di esseri umani che per necessità e convenienza, oppure per semplice resistenza, vive ancora lì). 

Visitando Londra si capisce anche meglio il fenomeno dei figli di seconda o terza generazione, musulmani, che negli ultimi tempi, hanno lasciato l'Inghilterra - parlando la lingua perfettamente, vestendosi come i ragazzi di Londra, ascoltando la loro musica - per arruolarsi nelle file dell'Isis e andarsi a fare ammazzare o ammazzare in Medio Oriente. 

La frustrazione di appartenere ad una città-nazione (Londra) dove i beni sono accessibili a pochissimi, dove tutto è esibito, ma non disponibile (per questione di redditi, potere economico), dove con poche fermate di Tube si può, provenendo dai più lontani e umili sobborghi, girovagare per Harrod's, una specie di regno di Bengodi, dove però si può vedere e non toccare, dove si è sostanzialmente esclusi, questa frustrazione funziona evidentemente da detonatore (lungi dall'essere un alibi) di rabbie personali, che trovano rifugio al cospetto di ideali di rivendicazione religiosa ed etico-religiosa. 

Insomma, una visita a Londra spiega molto dell'oggi. 

E negli occhi, il colore del magnifico cielo di Londra, azzurro smagliante o grigio-piombo getta diversi semi di inquietudine. 


Fabrizio Falconi  

18/01/14

Dieci grandi anime. 5. Jiddu Krishnamurti (2)







Dieci grandi anime. 5. Jiddu  Krishnamurti (2./)


  La svolta nella vita del bambino avvenne  dopo la morte della madre - nel 1905 – e dopo le difficoltà economiche del padre, che si decise a chiedere l’intervento di Annie Besant, colei che era la direttrice della Società Teosofica inglese, chiedendo un lavoro nella sede indiana della società, ad Adyar. La Besant declinò l’invito. Ma quando, più tardi fu inviato dalla stessa Besant,  Charles Leadbeater come emissario della società teosofica ad Adyar, fu proprio costui ad accorgersi, avendolo visto bagnarsi sulla spiaggia con il fratello più piccolo,  di quel ragazzo che aveva “la più splendida aura che lui avesse mai visto, senza un’ombra di ego all’interno.” (3)
 Charles Leadbeater era un personaggio all’epoca molto discusso. Esoterista e chiaroveggente, membro della Società Teosofica della prima ora, era stato coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale, e poi prosciolto e riammesso dalla stessa Besant.
 L’entusiasmo di Leadbeater contagiò ben presto la stessa Besant e l’originale, eccentrica compagnia dei teosofi di Inghilterra si convinse di avere tra le mani – alla fine del 1909, quando Jiddu aveva soltanto 14 anni – nientemeno che l’incarnazione del Signore Maitreya, cioè del prossimo Buddha, venuto a palesarsi nel mondo.
  Bisogna lavorare di immaginazione e pensare cosa deve essere stato per questo ragazzino essere sradicato dal suo villaggio, in balìa dei fanatici adepti della Società teosofica, essere imbarcato su una nave a Bombay, rivestito di eleganti abiti europei, dopo essere passati dalle mani di un medico che ricucì perfino i larghi fori praticati nelle orecchie come da tradizione della sua gente, e approdare alla Charing Cross Station di Londra, accolto da centinaia di entusiasti membri del neonato Ordine della Stella d’Oriente venuti ad accogliere il nuovo Maestro del Mondo.   Lui, un ragazzino indiano, di diciassette anni !
  Le foto dell’epoca lo ritraggono elegante e impacciato nei campi d’erba e nei giardini dei meravigliosi palazzi inglesi che i benestanti teosofi possedevano e frequentavano, vicino a macchine d’epoca o in sella a biciclette nuove di zecca.
   Eppure questo ragazzo, ricoperto di ogni onore e riverenza, indicato come una divinità,
cominciò a chiedersi: “Perché hanno preso proprio me ?”  Krishnamurti teneva conferenze ai membri dell`Ordine della Stella, imparava l’inglese e il francese, girava il mondo, era sottoposto – insieme al fratello Nitya -  a una serie di ‘iniziazioni’,  ma ben presto cominciò a mettere in discussione i metodi teosofici sviluppando con forza un suo pensiero indipendente. Nel 1922 a Ojai Valley, California, la svolta: il 17 agosto lo coglie una straordinaria esperienza mistica che si protrae per tre giorni,  e che poi lo  stesso Krishnamurti raccontò in questi termini:
   Ero supremamente felice, perché avevo visto. Niente poteva più essere lo stesso. Mai più potrei essere nella totale oscurità:  ho visto la Luce. Ho attinto la compassione che sana tutto il dolore e la sofferenza; questo non per me stesso ma per il mondo.  Mi sono levato sulla cima della montagna e ho contemplato i potenti Esseri.  Ho visto la Luce gloriosa e salvifica.  La fonte della Verità mi è stata rivelata e l’oscurità è stata dispersa.  L’amore in tutta la sua gloria ha inebriato il mio cuore; il mio cuore non potrà  mai essere chiuso. Ho bevuto alla fonte della gioia e dell’eterna bellezza. Sono ebbro di Dio.  (4)
   E’ l’inizio di quel processo – così lo chiamava lo stesso Krishnamurti – che accompagnerà tutta la sua vita: misteriosi stati di estasi molto dolorosa (documentati da molti e diversi testimoni) , in cui una specie di ultra-percezione si impadroniva di lui, lo spossessava dal mondo, lo attraversava in tutto il corpo. 
   La svolta mistica e il durissimo colpo – un vecchio sogno è morto, scriverà nel Taccuino – ricevuto dalla improvvisa morte dell’adorato fratello, Nitya, ammalatosi di cancro, accelerarono il contrasto con i teosofi e Krishamurti cominciò ad insistere sulla inutilità dei loro riti liturgici,  rifiutando definitivamente il ruolo di autorità con un clamoroso annuncio che arrivò nel 1929, all`Hollywood Bowl di Los Angeles davanti a sedicimila persone. 
   Krishamurti ruppe gli indugi dichiarando:
 A che serve avere dietro migliaia di persone che non ascoltano, imbalsamate nel pregiudizio, che non vogliono il nuovo, ma preferiscono adattarlo al proprio sterile, stagnante Io? Dipendete da qualcun altro per la vostra spiritualità e la vostra felicità, e dovreste cercare dentro di voi. Quindi, a che serve un`organizzazione.
  Le decisioni erano prese: il rifiuto di incarnare una qualsiasi divinità, il rifiuto di avere discepoli, il rifiuto di appartenere ad un qualsiasi Ordine,  con lo scioglimento dell`Ordine della Stella d’Oriente, proclamato dallo stesso Krishnamurti. 

(2./segue) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.

3.     M. Lutyens, La vita e la morte…, op.cit. pag. 21
4.     M. Lutyens, La vita e la morte… , op. cit. pag. 55. Nella biografia, nelle pagine precedenti, c’è anche il resoconto che di questi tre giorni cruciali nella vita di K. fece il fratello Nitya in una lettera inviata alla Beasant e a Leadbeater. 

20/10/13

Dieci grandi anime. 2. Andrej Tarkovskij (4./)



Dieci grandi anime. 2. Andrej Tarkovskij (4.)


Nei taccuini di Tarkovskij cominciano ad intensificarsi citazioni dalle Scritture, dall’Ecclesiaste, dai Vangeli, soprattutto, ma anche da Lao-tse, Seneca, Dostoevskij, Montaigne.

E la radicalità nei confronti di quella che Tarkovskij chiama falsa conoscenza, ritorna in forme sempre più definitive e apparentemente arbitrarie. La vera poesia si accompagna alla religiosità, scrive, un non credente non può essere un poeta. (11)
        
Ma essere poeta, di qua come di là dalla Cortina di Ferro continua ad essere sempre più difficile. Spero quando si ha a che fare con mancanze primarie. A Larisa, la moglie di Tarkovskij viene concesso alla fine del 1982 un permesso per raggiungere il marito a Roma. Ma con lei non c’è l’adorato figlio, adesso dodicenne, al quale le autorità non permettono l’espatrio. Andrej ha il cuore spezzato: ha la moglie, ma non il figlio.  Vorrebbe lasciar tornare la moglie in Russia, ma ha paura che una volta rientrata non le permettano più di uscire.   Si svolgono accorate telefonate tra Roma  e Mosca. 

Scrive: Con quanta tristezza Tjapa (il figlio,  NDA) parla al telefono ! Che nostalgia che ha… Come deve essere disumana una società per arrivare a dividere le famiglie senza nessuna pietà, con il solo scopo di avere degli ostaggi. E sarà sempre peggio, questo è chiaro. Ma è anche chiaro che Dio ci guida. (12)  E più avanti: Penso continuamente a quanto abbiano ragione coloro che ritengono che la creatività sia una condizione dello spirito.  Donde viene?  .. Il nostro dovere dinanzi al Creatore impiegando il libero arbitrio di cui Egli ci ha fatto dono, combattendo il male che è in noi, di superare gli ostacoli sul nostro cammino verso di Lui, di crescere in senso spirituale, combattere tutto ciò che c’è in noi di turpe. Dobbiamo purificarci. Allora non avremo nulla da temere. Aiutami Signore ! Mandami un Maestro! Sono stanco di aspettarlo… (13)

Nel 1983, intanto esce sugli schermi Nostalghia.  Che ottiene favori non unanimi. C’è anzi già chi è disposto a scommettere che il grande autore russo abbia perso brillantezza e ispirazione, lontano dal suo paese d’origine. Il film vince il Gran Premio della Giuria  a Cannes, nonostante l’ostruzionismo di Sergej Bondarciuk, il regista ‘ortodosso’ sovietico, che fa parte della Giuria. 

Nello stesso anno va in scena una memorabile rappresentazione del Boris Godunov al Covent Garden di Londra che ottiene un successo trionfale. Tarkovskij si rende conto che ormai non può più tornare indietro.  L’ostracismo delle autorità sovietiche, anzi, gli rendono necessario alzare i toni, nella speranza di smuovere le cose e riunificare la sua famiglia,  e nel 1984 chiede e ottiene asilo politico dagli Stati Uniti, con un annuncio che viene dato in una affollatissima conferenza stampa a Milano.

Ma il regime di Mosca non è disposto ancora a cedere.  
Nel 1985 Tarkovskij è impegnato nella realizzazione del suo ultimo film, Sacrificio (Offret), che rappresenta una sorta di testamento spirituale del grande regista, con la storia di Alexander, un uomo che assiste al crollo di ogni cosa in cui crede in seguito all'improvviso scoppio di una guerra nucleare, e che  disperato prega Dio di salvare il mondo, facendo voto di rinunciare a tutto ciò che possiede, se questa sua preghiera si dovesse realizzare.

Tarkovskij fa appena in tempo a terminare le riprese del film.  Il 6 dicembre del 1985, a Parigi, si sottopone ad una radiografia e scopre di avere “un’ombra” nel polmone sinistro. Dieci giorni dopo gli viene diagnosticato un tumore incurabile.

I Diari registrano la reazione umana di Tarkovskij, il dolore profondo, anche la disperazione, che però si rivolge subito ad altro, agli altri, a coloro che ama:

L’uomo nel corso della propria vita sa che prima o poi dovrà morire. Non sa però quando morrà, perciò sposta questa scadenza lontano nel futuro. E questo lo aiuta a vivere. Ora, invece, io lo so. E niente mi può aiutare a sopravvivere. E questo è molto duro.   Però ora la cosa importante è Lara. Come potrò dirglielo ?! Come potrò infliggerle un colpo tanto tremendo con le mie stesse mani ?!  Come reagirà ?  Come farà in futuro per Andrjusa e la mamma ? (14)  Bisogna continuare a combattere per ottenere il loro espatrio. Andrjusa ha bisogno di vivere libero, non deve vivere in prigione. Visto che abbiamo cominciato su questa strada, bisognerà andare fino in fondo. (15)


(segue -4./) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

       
11.     Op. cit. pag.486
12.   Op. cit. pag. 550
13.   Op. cit. pag. 556
14.   La “mamma” a cui si riferisce qui è Anna Semenovna, madre di Larisa, cioè la suocera di Tarkovskij, che è colei che per tutti gli anni dell’esilio di Tarkovskij si è occupata del nipotino, Andrej, e che riuscirà a lasciare la Russia, proprio a causa della malattia di Tarkovskij, insieme al bambino, un mese dopo questa nota scritta dal regista.
15.      Op.cit. pag. 653.