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24/11/20

Domani 50 anni dalla morte eclatante di Yukio Mishima

Yukio Mishima si fa fotografare nei panni di San Sebastiano dipinto da Guido Reni


Come tutti coloro che, in una sorta di astratta fusione tra sentimento e vita, anelano idealisticamente all'assoluto anche Yukio Mishima (pseudonimo di Kimitake Hiraoka), scrittore giapponese morto giusto 50 anni fa, il 25 novembre 1970 a 45 anni, con un suicidio eclatante e drammatico, era in quel periodo di contestazione globale e di vogliamo tutto, che e' una forma di assoluto, una figura riconosciuta a livello internazionale, un modello, anche se lontano. 

Solo per capire, potremmo dire che fu un po' come per noi Pasolini, artista con la sua nostalgia di una societa' precapitalista e la denuncia del potere presente. 

Oggi, ricordato in particolare dalla destra, visto che la sua parabola esistenziale e ideologica potremmo facilmente etichettarla secondo i nostri riferimenti come di tipo fascista, Mishima si cerca di rileggerlo reinserendolo nella realta' nipponica cui profondamente apparteneva e in un'idea culturale quasi metafisica. 

Per intendere la sua estraneita' a una realta' concreta e contingente basti ricordare l'interesse che dimostro' per gli studenti sessantottini di sinistra e la loro lotta idealista di contestazione al sistema capitalista, che per Mishima riduceva l'uomo a una dimensione calpestando dignita' e valori tradizionali, che pero' per lui erano incarnati nella figura trascendentale, assoluta dell'imperatore

E' quindi nel nome dell'imperatore e in difesa della bellezza e autenticità del mondo ucciso dalla fine della guerra (Hiroshima) , che lo scrittore da inizio anni '60 avvia il proprio processo di radicalizzazione nazionalista e militarista secondo il principio che "sapere senza agire equivale a non sapere", arrivando nel 1968 a costituire una sua associazione paramilitare, Tate no kai (Societa dello scudo). 

Una decina di anni dopo, appena consegnato all'editore l'ultimo romanzo, "Il mare della fertilita'", finira' cosi' la propria vita con un Suppoku, l'harakiri dei samurai con una spada nel ventre, dopo aver cercato di far scattare la scintilla di una sorta di colpo di stato, irrompendo con i suoi seguaci nel ministero della difesa e arringando i militari affinche' si ribellino per restaurare i valori spirituali del Giappone imperiale

E il suo inneggiare all'Imperatore era, appunto, simbolico, qualcosa di metafisico e idealistico e col suo suicidio si lega alla dichiarata fede nell' "Hagakure", libro del XVII secolo sull'etica dei samurai. 

Mishima, che nonostante la sua omosessualità si era sposato e aveva avuto due figli, era un personaggio pubblico gia' prima, scrittore di successo, fautore di arti marziali come il Kendo, protagonista del film "Patriottismo", su di un ufficiale che decide di uccidersi col suppoku con la moglie: sua sceneggiatura profetica poi anche diretta e interpretata, e con sue foto che appaiono sui giornali popolari. 

Il fatto e' che l'azione, e la produzione letteraria da "La spada" del 1963 sino ai testi ultimi lancinanti come il dramma "Madame De Sade" del 1963 e la narrazione e personale rilettura storica "Il mio amico Hitler" del 1968, hanno finto per mettere in ombra le qualita' dello scrittore e in particolare dei suoi primi libri di analisi psicologica a sfondo piu' o meno autobiografico, come il sofferto "Confessioni di una maschera" del 1949 sui problemi con la propria omosessualita', e poi "Colori proibiti", "La voce delle onde" (scritto dopo un lungo viaggio in Grecia e ispirato al mito di Dafni e Cloe), "Il padiglione d'oro" del 1962, nato da un fatto di cronaca, l'incendio di un tempio tradizionale da parte di un giovane handicappato, e considerato il suo romanzo migliore, sino a "Dopo il banchetto" e "La stella meravigliosa" del 1961, con spunti fantascientifici. 

Sono romanzi strutturati, ricchi di riferimenti culturali e notazioni filosofiche, che riflettono letture occidentali ma restano ben inseriti in quella tradizione letteraria giapponese confermata dall'amicizia che Mishima ebbe con uno scrittore quale il premio Nobel per la letteratura Kawabata. In occasione di questo cinquantenario escono in Italia due saggi: "Mishima martire della bellezza" di Alez Pietrogiacomi (Alcatraz, pp. 160 - 12,00 euro) che raccoglie "le frasi tratte dalle sue opere e dai suoi discorsi, per creare una sorta di manuale per moderni guerrieri, per uomini e donne dallo spirito indomito e poetico, capaci di riflettere e agire al tempo stesso"; e "Yukio Mishima. Enigma in cinque atti" di Danilo Breschi (Luni, pp. 258 - 20,00 euro), saggio che ne vuol restituirne l'originale figura artistica, comparandola con autori che vanno da Kierkegaard a Pirandello, da Camus a Cioran, e affrontandone, tra vita e pensiero, "quel corto circuito tra il medioevo piu' feudale, gerarchico e guerriero, ed una modernita' tanto avanzata da anticipare il postmoderno". 

Segnalo anche un bellissimo saggio su Mishima, il Giappone e l'arte del Sumo, contenuto nel libro "Civette impossibili" di Brian Philipps uscito da poco per Adelphi. 

18/05/20

Libro del Giorno: "Anima" di Natsume Sōseki



Poco conosciuto e poco ristampato in Italia, Natsume Sōseki (pseudonimo di Kinnosuke Natsume) è un autore interessantissimo e moderno, sia per stile che per filosofia e contenuti. 

Il cuore delle cose, talvolta tradotto (e in Italia tradotto magnificamente da SE) come Anima  è uno dei suoi romanzi più famosi, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1914.

Sōseki è interessante anche per la sua vicenda umana: nato a Edo nel 1867 studiò all'Università Imperiale di Tokyo, diventa insegnante, poi vince una borsa di studio e si trasferisce a Londra nel 1900.  L'esperienza a Londra, che gli permette di avvicinarsi a concetti propri della cultura occidentale e a comprendere diversi aspetti di quella inglese, coincide con uno dei periodi più difficili della sua vita: a causa della solitudine, soffrirà di esaurimento nervoso e problemi psicofisici

Torna il Giappone nel 1903, e scrive la sua prima opera di narrativa, Io sono un gatto, che ha un successo immediato. Seguiranno altre fortunate opere, il cui successo non risolve i problemi nervosi dello scrittore: di crisi in crisi muore nel 1916 a soli 49 anni. 

Anima è per certi versi la sua opera capitale e la più autobiografica: il romanzo è diviso in tre sezioni dal titolo "Il maestro e io", "I miei genitori e io" e "Il maestro e il suo testamento morale".

Le prime due sezioni sono narrate in prima persona dall'allievo (del quale, analogamente al maestro, non si conosce il nome), mentre l'ultima sezione è narrata in prima persona dal maestro, in quanto è costituita dal suo testamento morale.

Il romanzo narra del rapporto tra un giovane studente e un maestro, conosciuto fortuitamente a Kamakura, il quale vive in una condizione di totale isolamento dal mondo nella sua residenza a Tōkyō. 

Nonostante l'iniziale distacco del maestro, lo studente piano piano riesce ad avvicinarsi a questa figura enigmatica, che non ama parlare molto di sé e che nelle frequenti discussioni con il ragazzo lascia intendere di aver trascorso un passato drammatico, senza però approfondirne i particolari.

Il maestro vive a Tōkyō in condizioni modeste, in compagnia della moglie e di una domestica.

Durante le sue visite, il ragazzo ha modo di conoscere anche la moglie del maestro, molto devota al marito, la quale però non crede di suscitare in lui un analogo sentimento, per il pessimismo del maestro nei confronti del genere umano.

Sono numerose questioni che rimangono aperte (tra cui di chi sia la tomba che il maestro va spesso a visitare e cosa sia successo in passato per giustificare un atteggiamento simile) quando il giovane studente deve ritornare al paese natale perché il padre è in gravi condizioni di salute.

Quando si trova lì riceve una lettera dal maestro che l'allievo legge in treno, precipitandosi a tornare dal maestro che forse è in pericolo: il lungo testamento morale che il maestro ha scritto infatti, contiene il racconto del suo passato, dando risposta ai molti dubbi seminati nella prima parte.

Di sorpresa in sorpresa si giunge senza poter interrompere la lettura, alla fine del racconto.

Stilisticamente impeccabile, decisivo nei temi che affronta. Quello che oggi si definirebbe un "romanzo psicologico", che svela gli intralci dell'anima, la battaglia contro le proprie scelte morali, le tentazioni, le debolezze, le fragilità, il confronto con il mistero della morte.

Natsume Soseki 
Anima 
Traduzione di N. Spadavecchia 
Editore: SE Collana: Testi e documenti 
Anno edizione: 2015 
Pagine: 224 
EAN: 9788867231775

17/10/19

"Le storie sono come falò nelle caverne" - Murakami in Italia


"Se con le storie che ho scritto sono riuscito, anche solo un pochino, a illuminare gli angoli oscuri di tante caverne in tanti posti del mondo, e se potessi continuare a farlo d'ora innanzi, non ci potrebbe essere per me gioia piu' grande". 

Chiude cosi' la sua lezione magistrale lo scrittore giapponese Haruki Murakami, uno dei piu' grandi autori della narrativa mondiale, vincitore della sezione La Quercia del Premio Lattes Grinzane 2019.

Ad ascoltarlo al Teatro Sociale di Alba - una inedita apparizione pubblica in Italia, dove non era mai venuto per ricevere un premio - ci sono 900 persone, tra le quali il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, i due traduttori italiani Giorgio Amitrano e Antonietta Pastore e molti studenti. 

La scena e' particolare perché il palco è al centro tra l'ala vecchia e quella nuova del teatro, aperte entrambe per l'occasione. Il titolo della lezione è 'Un piccolo falo' nella caverna', un richiamo agli uomini della preistoria che si radunavano attorno al fuoco per ascoltare o raccontare delle storie in grado di tenere lontane la fame e le paure. 

E' la magia del narrare. 

"Nei romanzi siamo discendenti dei narratori nella caverne" e scrivere serve "a illuminare gli angoli oscuri di tante caverne in tanti posti del mondo. Le storie sono come dei piccoli falo'", dice Murakami che legge in giapponese con traduzione simultanea in italiano. Racconta come nascono i suoi libri, da anni in testa alle classifiche.

"Le storie affiorano in modo del tutto spontaneo. Cose che emergono in maniera naturale dal profondo di me, come l'acqua sotterranea sgorga in superficie diventando una fonte". spiega lo scrittore. Nel teatro, mentre parla, c'e' un religioso silenzio. 

"Per uno scrittore e' fondamentale sentirsi libero, provare un sentimento di solidarieta' con i lettori. Non stabilisco un piano prima di iniziare un nuovo romanzo - racconta Murakami - nella maggior parte dei casi comincio col buttare giu' alcune pagine. In questa fase non ho quasi idea di quale sara' la trama della storia, non ci ho ancora pensato. Ma non ha importanza, basta che descriva le scene e le immagini che si formano nella mia testa man mano che si manifestano"

A Murakami, di cui Einaudi ha appena pubblicato l'ultimo libro Assolutamente musica, piace scrivere di getto su fogli di carta che conserva nel cassetto. 

Molti brani "fermentano felicemente", altri "restano dimenticati li' dentro", ma e' impossibile saperlo a priori. 

Occorre fare del tempo il proprio alleato: "A me piace creare le storie liberamente, senza avere in testa un progetto. Procedo incalzato dalla curiosita' di sapere come andra' a finire. E sono convinto che anche i lettori andranno avanti, una pagina dopo l'altra, per trovare risposta alla stessa domanda 'E poi cosa succede?' Se l'autore, fin dall'inizio, stabilisse la trama e il finale, scrivere un romanzo non sarebbe affatto divertente"

Murakami vuole non sentirsi "legato da una qualsivoglia scaletta, dalla logica o dall'abitudine, non essere limitato dalla necessita' di preservare l'armonia del progetto". 

L'importanza di sentirsi liberi e' uno degli insegnamenti della musica, spiega Murakami che da giovane ha gestito per tanti anni un Jazz bar: libera improvvisazione, importanza del ritmo e nella misura del possibile una bella melodia che animi la scrittura. Murakami, nonostante i milioni di fan nel mondo, e' schivo, riservato, non vuole foto ne' riprese video mentre legge il suo testo. E al termine della lezione non si concede al firma-copie. Il pubblico pero' lo ama e lo dimostra con la standing ovation finale.

Fonte: Amalia Angotti per ANSA

27/09/19

Libro del Giorno: "La ragazza del Kyushu" di Matsumoto Seicho


Seichō Matsumoto nato a Kokura nel 1909 e morto il 4 agosto 1992 è stato uno degli scrittori giapponesi più popolari e ammirati del Novecento. 

Abbandonati gli studi, ancora giovanissimo cominciò a lavorare in una tipografia, iniziando a collaborare per la rivista Asahi, dove pubblicò i suoi primi racconti storici. 

Dal 1953, quando vince il prestigioso premio Akutagawa, inizia a dedicarsi a tempo pieno all'attività di scrittore, con racconti gialli di stampo prettamente realistico, in netto contrasto con l'allora vigente letteratura gialla giapponese, impregnata di elementi spesso fantastici. 

Si susseguono i premi e sale la sua popolarità, anche in Occidente dove cominciano a definirlo il Simenon giapponese. A Simenon lo accompagna anche la vastissima produzione - più di 300 romanzi e molti racconti, che hanno riscosso successo in tutto il mondo. 

Ma non solo: al contraltare francese lo accomuna anche il gusto per uno scarno realismo - ancora più minimalista di quello di Simenon - e una precisa, definitissima analisi delle psicologie dei personaggi, specie di quelli femminili.

E' il caso anche di questo La Ragazza del Kyūshū, pubblicato per la prima volta nel 1961, pubblicato in Italia da Einaudi, al centro del quale c'è appunto una giovane donna, che in un mattino di primavera si presenta nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, il volto pallido dai tratti ancora infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio».

Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano  per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è infatti appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. 

L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. 

Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo. 

È solo l’antefatto da cui prende il via questo gelido noir. Dove un caso-fantasma, ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. 

Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che vuole.

L'intricato e sottilissimo legame che si instaura tra l'avvocato e Kiriko (vittima e carnefice l'uno dell'altro), sono sul palcoscenico dietro il quale si agitano le figure di un mondo rarefatto, elegante e silenzioso, pieno di segreti e di piccoli misteri. 

Fabrizio Falconi





09/08/19

Libro del Giorno: "Amore" di Inoue Yasushi



Tre racconti, tre perle.

L'arte di raccontare usando parole distillate, essenziali, come insegna la grande tradizione della letteratura giapponese. 

Non si finisce di meravigliarsi, leggendo queste poche pagine pubblicate da Adelphi, dell'arte di Yasushi (1907-1991), uno dei massimi scrittori giapponesi che i lettori italiani hanno già conosciuto per lo splendido romanzo breve Il fucile da caccia, pubblicato sempre da Adelphi  nel 2004.

Amore riunisce tre racconti collegati dall'amore che da il titolo al volume, scritti tra il 1950 e il 1951 e poi raccolti e pubblicati nel 1959. 

I titoli dei tre racconti, sono già suggestivi: Giardino di rocce (Sekitei), Anniversario di matrimonio (Kekkon kinenbi), e il più lungo, La morte, l'amore, le onde (Shi to koi to nami to). 

Nel primo, Giardino di rocce,  Uomi Jirō, sposato con Mitsuko, decide di andare a Kyōto per il viaggio di nozze, poiché in quella località aveva trascorso molto tempo, negli anni degli studi. Giunti sul posto, i due decidono di andare a visitare il giardino delle rocce del Ryōanji, dove Uomi e Mitsuko affrontano le loro ombre individuali, fino a una inattesa separazione. 

In Anniversario di matrimonio Kanako e Shunkichi decidono di festeggiare la vincita alla lotteria di  diecimila yen e decidono di spendere la metà della somma di denaro per una notte in un lussuoso albergo a Hakone. 
L'idea del costoso soggiorno abortisce nel corso di una tortuosa passeggiata e i due decidono di tornare a casa, di comune accordo, tutto sommato felici di essere a casa, andando a letto come in una normale giornata. 

La morte, l'amore, le onde infine racconta la storia di Sugi Sennosuke che decide di pernottare in un hotel, che si affaccia su una ripida scogliera, con l'idea di suicidarsi al termine del soggiorno.
Durante la permanenza però fa conoscenza dell'unico altro soggiornante dell'albergo, una ragazza,  Nami, e al termine di una cena con lei, apprende che anche Nami è lì per lo stesso motivo. 
Misteriosamente i destini dei due si intrecciano, fino alla notte fatale. 

Sono tre piccole grandi lezioni di scrittura, ma anche tre storie universali che molto raccontano di noi, delle nostre paure, delle nostre ansie più sottili, della nostra incapacità di essere realmente padroni delle nostre vite.

Fabrizio Falconi


Yasushi Inoue
Amore
Traduzione di Giorgio Amitrano 
Adelphi, Milano
2006 
Pagine: 117 Euro 8.50

02/10/18

Libro del Giorno: "L'anulare" di Yoko Ogawa.




La fama di Yoko Ogawa, nata a Okoyama nel 1962, si è rapidamente diffusa in occidente, dopo che in patria ha vinto tutti i principali premi letterari con brevi e intensi romanzi come Una perfetta stanza d'ospedale (2009) o questo L'anulare, pubblicato nel 1994 e tradotto in Italia da Adelphi nel 2007. 

La scrittura della Ogawa, perfetta e levigata e piena d'ombra, come le stanze delle antiche case giapponesi (si ricordi Elogio dell'Ombra di Tanizaki), in sole 100 pagine allestisce la quinta metafisica di un misterioso laboratorio immerso nel verde al limite della città, ex educandato, dove sono rimaste a vivere solo due ormai vecchie ex alunne.   In questo luogo sospeso nel tempo e nello spazio, la Ogawa fa muovere due personaggi, una giovane protagonista e il signor Dashimaru, che è il direttore del laboratorio e che la assume come assistente, segretaria. 

Solo il signor Dashimaru ha accesso al laboratorio sotterraneo dove vengono confezionati gli esemplari: si tratta di oggetti dal particolare valore affettivo che diverse persone si presentano per far conservare.  Così la ragazza scopre lentamente che le teche delle stanze del laboratorio sono colme degli oggetti più disparati: tre piccoli funghi, gusci di tartarughe, ombrelli, ossa di uccelli, perfino parti perdute del proprio corpo. 

Anche la giovane apprendista, neoassunta, nel suo lavoro precedente ha perso qualcosa: un pezzetto di carne a forma di conchiglia della punta dell'anulare sinistro - staccatosi in un incidente durante il turno di lavoro. 

Lentamente - tra silenzi, frasi e lenti movimenti nello spettrale laboratorio - la ragazza viene irretita dal signor Dashimaru, che prima le regala un paio di scarpe nere, poi inizia ad avere con lei rapporti sessuali - quasi pietrificati - nel grande bagno dell'ex educandato. 

E' un universo straniato e straniante, ossessivo e feticista quello nel quale si muove la giovane donna, che proprio come gli esemplari collezionati minuziosamente nel laboratorio, finisce lentamente per diventare un esemplare. Ritornano gli echi della antica sottomissione femminile, dei riti silenziosi dell'antico Giappone, modulati sul registro della contemporaneità assente e fragile delle nuove generazioni.   

Se l'esemplare creato ogni volta dal signor Dashimaru è una sorta di - perfino macabra - cerimonia di distacco da ciò che si è perduto, la figura della giovane assistente incarna la volontà inconscia e ineludibile, di distaccarsi dalle illusioni del futuro con un ripiegamento all'indietro, ad una storia che non ha catarsi e non ha forse nemmeno soluzione. 


Yoko Ogawa
L’anulare 
Traduzione di Cristiana Ceci
Piccola Biblioteca Adelphi 2007,
4ª ediz., pp. 103
Euro 10,00

11/09/15

Una libreria giapponese sfida lo strapotere di Amazon, con Murakami e compra 90.000 copie del suo nuovo libro.




La libreria Kinokuniya di Tokyo tenta lo "sgambetto" al colosso Amazon e agli store online e di ebooks con l'appeal di Haruki Murakami: la catena di librerie giapponesi ha comprato il 90% delle copie della prima stampa dell'ultimo lavoro del piu' volte candidato al Nobel per la Letteratura, "Shokugyo toshiteno Shosetsuka" ('Romanziere per professione').

Un totale di 90.000 copie, rilevate direttamente dall'editore Switch Publishing, per contrastare lo strapotere delle librerie online

50.000 pezzi saranno poi girate da Kinokuniya agli shop locali, a tutela dei piccoli rivenditori.

Al netto delle prenotazioni fatte da altri player, ad Amazon e simili non resterà che il magro bottino di 5.000 copie. Il rischio tuttavia, rileva la stampa locale, e' che lo sforzo di rivitalizzare la libreria tradizionale possa scontrarsi con il rischio di perdite dato che non sara' possibile restituire i libri invenduti in mancanza di un distributore.

Allo stato, in Giappone il 40% dei libri distribuiti nelle librerie e' riconsegnato. Kinokuniya, forte della popolarita' dell'autore di capolavori e bestseller come "Norwegian Wood" e "1Q84" e dell'ultima opera in cui Murakami guarda indietro alla sua vita di romanziere, è convinta di poter vendere ogni copia grazie a un'iniziativa ritenuta in grado di contribuire a stabilizzare le entrate degli editori. 

22/07/15

L'elogio dell'Ombra di Tanizaki. Un prezioso libro.


Un piccolo gioiello  di sole novanta pagine, Libro d'ombra è un mormorante inno alla preziosità di tutto quello che non è in luce, a ciò che è in penombra, a quello che metaforicamente è segreto, non è dato di essere scoperto, dalla luce violenta del sole. 

In questi giorni di dura canicola estiva, il libro di Jun'Ichiro Tanizaki (Bompiani 1995/2015,  a cura di Giovanni Mariotti, traduzione di Atsuko Ricca Suga) offre conforto poetico e una lenta e pacifica meditazione.

Il titolo originale del libro è Elogio dell'Ombra. L'editore italiano non ha potuto sceglierlo perché esiste un famoso saggio poetico con lo stesso titolo, di cui abbiamo parlato qui nel blog.

E' un saggio sulla civiltà giapponese, e un elogio della cultura orientale, così in antitesi alla nostra. Se infatti in Occidente si è privilegiato e si continua a privilegiare sempre più il senso della vista (razionale, analitica, estetica), e tutto vuole essere illuminato (e pulito e asettico e formalmente compiuto), in Oriente tutto è stato funzionalmente costruito e adattato per curare l'ombra, per proteggere lo sguardo dalla dittatura della luce e privilegiare gli altri sensi. 

Tanizaki passa in rassegna in brevi poetici capitoli i mobili e i sistemi di riscaldamento e illuminazione, i gabinetti e i ristoranti, le pietre preziose e le stoviglie, le ricette di cucina e i generi teatrali: tutto viene misurato dall'occhio e dalla sensibilità aumentata dell'osservatore. La vita è ancora più preziosa e fragile, ancora più densa e misteriosa. 

In verità. non esistono né segreti, né misteri: tutto è magia nell'ombra, scrive Tanizaki. 

Nel bizzarro mondo d'ombra (per esempio quello del Teatro no descritto negli ultimi capitoli, c'è un mondo di bellezza e di intrinseca oscurità.  

Le case antiche giapponesi, le suppellettili di legno laccato scuro, fatte apposta per assorbire la luce, ogni angolo, ogni oggetto ha un suo posto, nella misericordia della penombra.

Fabrizio Falconi


20/01/15

'A sud del confine, a ovest del sole', di Murakami Haruki - (Recensione)

Ci sono tutti gli ingredienti che hanno fatto la fortuna di Murakami Haruki in A sud del confine, a ovest del sole, uno dei suoi primi romanzi, scritto nel 1992, dopo il grande successo di Norvegian Wood: lo stile piano, quasi elementare, le frasi brevi, i protagonisti maschili e femminili tagliati con tratti immediatamente riconoscibili, il gusto cool per la musica jazz, l'iniziazione della maturità, i perturbamenti, le scene di sesso descritte con chiurgica precisione e occhio strizzato al porno, le donne misteriose (bambole inquiete depositarie di misteri), quella vaga incertezza di direzione così post-post moderna, che affascina il lettore di oggi. 

Murakami qui descrive la storia di Hajime, un uomo come tanti, figlio unico che si sente gemellato con la bella e menomata Shimamoto, suo coetanea.  Un breve innamoramento a dodici anni, le prime condivisioni insieme - l'ascolto dei dischi in vinile a casa di lei - poi la perdita di vista, Hajime che si fidanza all'università con Izumi, le prime vere esperienze, il lavoro come gestore (fortunato) di locali,  il matrimonio con Yukiko, la due bambine, una famiglia come tante, finché l'ombra di Shimamoto - guarita dalla sua menomazione alla gamba - torna a farsi viva, inaspettatamente e a risvegliare l'ombra interiore di Hajime.

Risucchiato dal mistero di quella donna, alla quale l'anima è rimasta sempre legata, Hajime arriva fino alla soglia del precipizio e oltre: mette in discussione tutta la sua vita, distrugge il suo legame, si perde e (forse?) si ritrova in un finale aperto che lascia spazio ad ogni possibile soluzione. 

La storia d'amore, che è protagonista di questo romanzo, è sufficientemente stravolgente: per Hajime  e per il lettore.  La consapevolezza di essere portati fuori da sé, di essere agiti dall'amore, cioè da una forza trascendente che non si può controllare e che non vuole essere capita, ma vuole essere soltanto ciò che è, è la parte più convincente del libro, il cui laborioso titolo si riferisce all'insieme dei titoli di due famosi standard jazz. 

La perdizione di Hajime è in quello strettissimo confine tra morte e amore, tra amore romantico e perdizione, che è stata definitivamente indagata dal celebre L'amore e l'occidente di Denis de Rougemont

In questo senso la storia di Murakami aggiunge poco. Ma coltiva il dono della leggibilità e della possibile identificazione di ciascuno nel sentimento interdetto di Hajime che vive e si guarda vivere, come accade ad ognuno di noi, in un punto cruciale della vita. 

Fabrizio Falconi




08/11/14

Murakami Haruki, l'Incolore e il mio Rosso cadmio (di Antonello Viola).



Nell'ultimo romanzo di Murakami Haruki, L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, c'è un ottimo congegno narrativo: nella città di Nagoya abitano cinque ragazzi, tre maschi e due femmine, che tra i sedici e i vent'anni vivono la piú perfetta e pura delle amicizie.

Almeno fino al secondo anno di università, quando uno di loro, Tazaki Tsukuru, riceve una telefonata dagli altri: non deve piú cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai piú: non ci saranno mai piú ore e ore passate a parlare di tutto e a confidarsi ogni cosa, mai piú pomeriggi ad ascoltare la splendida Shiro suonare Liszt, mai piú Tsukuru avrà qualcuno di cui potersi fidare.

Il dolore è cosí lacerante che nel cuore del ragazzo si spalanca un abisso che solo il desiderio di morire è in grado di colmare.

Questi ragazzi, ai tempi della loro bellissima, travolgente amicizia, sfiorita, appassita senza motivo, avevano preso l'usanza di chiamarsi ognuno con il nome di un colore: Rosso, Blu, Bianco, Nero.

Solo Tazaki non ha colore.  Ed è perciò chiamato dagli amici, Incolore.

A Murakami interessa entrare nella radice di questo cuore umano abbandonato e desideroso di doloroso riscatto (si inizia a vivere solo quando si comincia a morire un po', è la morale non certo freschissima del libro).

Ma è interessante questo spunto del colore come elemento del cuore umano.

Ciascuno, suggerisce Murakami nasce con addosso (o meglio, dentro: in quella che Murakami se vi credesse, chiamerebbe anima) un colore.

Questo mi fa venire in mente la capacità quasi ultra-percettiva che hanno alcuni artisti di sentire il colore assoluto, nel riconoscerlo nel cuore di una persona, di un essere umano. Il catalogo è ovviamente infinito.

Nel mio caso, io sarei chiamato (o vorrei chiamarmi o chiamerei la mia anima se vi credessi come vi credo) Rosso.  Ma una certa qualità molto particolare di rosso, che ho riconosciuto in tanti anni solo in questo quadro:



E' un'opera di Antonello Viola. E la prima volta che l'ho vista l'ho riconosciuta. O forse, meglio dire, lei ha riconosciuto me.

Fabrizio Falconi

Cadmium Red Deep è un'opera di Antonello Viola (2008- Premio Terna 01).

13/09/12

Murakami Haruki - "Kafka sulla spiaggia". Recensione.




“La felicità è una fiaba, l’infelicità è un romanzo”, di questo si dice convinto Murakami Haruki, una delle figure più interessanti della narrativa contemporanea, giunto alla consacrazione con Kafka sulla spiaggia. L’infelicità un romanzo? Eppure, leggendo i suoi romanzi, non si direbbe.

Murakami, nato nel 1949 da un padre ex monaco buddista e da una madre commerciante ad Osaka, ha esordito nel 1979, dopo aver fatto vari lavori, tra cui il gestore di un bar notturno, luogo che pare sia stato fonte di innumerevoli ispirazioni per le sue future storie, a furia di sentire i racconti degli avventori che vi capitavano. Murakami costruisce ogni romanzo come un incredibile tourbillon dal quale il lettore viene completamente soggiogato e travolto. La stessa cosa avviene qui. In più di 500 pagine si alternano e dipanano due storie: quella di un adolescente, Tamura Kafka (ha scelto il suo nome in onore del romanziere ceco) in fuga da una terribile profezia lanciatagli dal padre scultore; e quella di Nakata, un vecchio ritardato, ma geniale, che paga le conseguenze di un misteriosissimo incidente occorsogli insieme ad altri bambini, durante la seconda guerra mondiale. Il romanzo è un intreccio incredibile di simboli, presagi, storie, rivelazioni, spaventi, perturbazioni, contemplazioni, meditazioni sul senso del vivere, percorsi paralleli che sembrano senza senso, e che invece si riallineano prodigiosamente nelle ultime pagine.

E c’è anche molto, moltissimo spirito contemporaneo in questo romanzo: le paure, il senso vago di spiritualità, i rischi, le fobie e le manie che catturano gli uomini senza bussola che camminano per il mondo oggi. Non a caso Murakami identifica in Raymond Carver il suo maestro. Il gioco è talmente raffinato e avvolgente – e il lettore così inevitabilmente catturato – che sovente, tra pagina e pagina affiora il sospetto che Murakami un po’ “ci faccia”: che usi tutti questi ingredienti – mistero, sesso, ragione e un bel po’ di new age – per dare al lettore esattamente quello che vuole, come testimoniano le folte schiere di fans che ormai egli ha conquistato in tutto il mondo.

Fabrizio Falconi 



Murakami Haruki 
Kafka sulla spiaggia 
Einaudi – pag. 518 – Euro 20,00