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13/08/22

I mancini? Un esercito di talenti: da Einstein a Hendrix - ecco l'elenco




Tre presidenti degli Stati Uniti e un premio Nobel per la fisica, il piu' grande genio di tutti i tempi

Ma anche grandi artisti passati e presenti e grandi sportivi che hanno saputo fare di quello che un tempo veniva definito un handicap da correggere un grande vantaggio competitivo o piuttosto una manifestazione tangibile del genio e qualche volte della sregolatezza

Sono i mancini, un esercito che copre il 10% della popolazione e che un tempo veniva 'corretto' perche', e' il caso di dire, per maestre e genitori, era l'unica strada possibile da seguire. 

Un numero sempre crescente di persone piu' o meno note che conserva, sopite o espresse fino al successo, caratteristiche di genialita' e intelligenza a tratti non comuni. 

E oggi, 13 agosto, e' la giornata a loro dedicata, una giornata istituita nel 1992 dal Left Handers Club, nel Regno Unito.

Ed ecco che orgogliosamente si citano tra i piu' illustri mancini il principe William, ben tre presidenti degli Stati Uniti, Barack Obama, Bill Clinton e George Bush padre, il premio Nobel per la Fisica Albert Einstein, che pero' usava la destra per scrivere perche' era stato costretto alla correzione, ma anche quello che e' considerato uno dei piu' grandi geni dell'umanita', Leonardo Da Vinci. 

Ma le abilita' riconosciute ai mancini anche dalla scienza si manifestano in tutte le discipline: Diego Armando Maradona che trasformo' la tanto vituperata mano sinistra definita in passato mano del Diavolo, nella 'mano de Dios', la mano di Dio, il 'Profeta del Gol' Johan Cruijff, forte con il piede destro e quello sinistro, John McEnroe, mancino dotato di un talento che ha deliziato il mondo del tennis, per la musica il premio Nobel per Letteratura Bob Dylan, il bassista dei Beatles Paul McCartney, il chitarrista Jimi Hendrix, dall'indimenticabile tocco mancino e non solo, visto che la chitarra la suonava anche con i denti e l'asta del microfono. Julia Roberts e Nicole Kidman. 

E secondo la scienza i mancini ricordano meglio gli eventi, hanno cioe' una migliore memoria episodica perche' i loro emisferi cerebrali sono piu' strettamente connessi, sono piu' abili in matematica, nella risoluzione dei problemi complessi piu' che nell'aritmetica semplice. 

Hanno un vantaggio anche negli sport quali ping-pong o baseball, che richiedono reattivita'. Sono forti nel pugilato. I mancini avrebbero una loro specificita' anche nelle diverse aree della salute. 

Le donne mancine, in particolare quelle in menopausa, possono essere piu' a rischio di sviluppare tumore al seno e in generale chi usa la sinistra come dominante puo' essere maggiormente soggetto a disturbi del sonno e schizofrenia, ma al tempo stesso risulta essere piu' protetto da artrite, ulcere e ha un vantaggio nel recupero dopo un ictus. 

I mancini sono anche capaci di pensare maggiormente 'fuori dagli schemi' quando si tratta di trovare soluzioni ai problemi. Ma essere mancini non e' ancora facile , anche se non vengono piu' corretti, il mondo non sembra ancora a loro misura: le disposizioni di case e uffici (porte, cucine, lavelli) sono progettate per il comfort di chi usa la destra come mano dominante, apriscatole e le forbici se non specifici possono essere difficili da usare.

Per non parlare di oggetti come mouse dei pc, tradizionalmente posizionati a destra della tastiera (anche in questo caso ve ne sono di specifici da acquistare), chitarre, ma anche banalmente delle posate al ristorante che tocca invertire, delle sfide nella scrittura a mano e nello sport. Non piu' pregiudizi e correzioni ma ancora qualche scoglio da superare ma che i mancini sanno bene come aggirare. 


20/04/21

Maurizio Quilici: "Gli Animali ci salveranno. Non togliete la gioia agli animali".


Ci siamo detti cosi' tante volte che dopo la pandemia saremmo stati migliori che oramai non ci crede piu' nessuno, eppure se c'e' una cosa che forse da tutto questo ha tratto beneficio e' il nostro rapporto con gli animali e la natura, in quello che forse era il primo momento della storia degli esseri umani in cui sembrava arrivato finalmente al nodo un conflitto che ci trasciniamo da millenni.

Insomma se in principio furono gli antichi Romani e le loro crudelta', morte e sangue di 'fere' come intrattenimento ad oggi con tutto l'amore che ci hanno dato nel chiuso delle nostre case e nella meraviglia di vederli riconquistare le strade delle citta' con la fierezza che li contraddistingue, forse potremmo cominciare a capire che bisogna lasciarli vivere in pace

Pensando agli animali, confesso, mi viene spesso in mente la storia della schiavitu', quando esseri umani ne sottomettevano altri appropriandosi della loro vita in nome di una presunta superiorita'. 

Questa e' la meravigliosa storia che racconta Maurizio Quilici, con la sua consueta capacita' di coniugare sapienza a divulgazione, in "Non togliete la gioia agli animali". 

La prima delle "colpe" che hanno condannato gli animali ad un vita di persecuzioni e sfruttamento, di morti violente ed esistenza di stenti, e' il fatto di essere privi della prima caratteristica umana, la parola. "

"Cio' che distingue l'uomo dagli animali - scrive Quilici - e' la parola non il linguaggio. E certamente l'assenza di un linguaggio fondato sulla parola non significa essenza di sentimenti ed emozioni". 

Che gli animali comunichino e non soltanto fra di loro si e' iniziato a capire solo verso la meta' del secolo scorso con certezza, e nel frattempo l'essersi distinti in modo eroico in guerra, nell'assistenza, l'essersi sacrificati con la vivisezione praticata senza pieta' da vivi per il bene della scienza, non li ha aiutati a salvarsi dalla crudelta' umana.

Leonardo, ci rammenta l'autore, che per altro era vegetariano, fu tra i pochi a comprendere la sensibilta' degli esseri viventi diversi dall'uomo e a dipingerli spesso nei suoi quadri

Del resto nemmeno San Francesco era esente dal condannare a volte quegli animali che pure rispettava come esseri viventi dopo secoli in cui la morale cattolica li aveva accomunati spesso ad esseri diabolici che per questo avevano meritato processo e condanna consumata nei modi piu' atroci come il rogo. 

Questa e' la storia insomma di un'umanita' insensibile, egoista ed incivile, che ha messo se stessa al primo posto su un pianeta popolato da un numero infinito di specie viventi piegate ai suoi momentanei bisogni, che fossero nutritivi, evolutivi o semplicemente ludici. 

Questo potrebbe essere il momento di una svolta che prima di tutto deve essere filosofica e culturale perche' da Aristotele a Cartesio a Rousseau ed oltre poche sono state le eccezioni che hanno visto gli animali conquistare il posto che gli compete nella storia del pensiero umano.

E il libro appunto non potrebbe non concludersi con l'oggi, con quella pandemia di Covid-19 che proprio dagli animali selvatici catturati nel loro habitat naturale violato e venduti vivi nei mercati sembra aver avuto origine. 

Non bastano le statue nelle piazze per celebrare l'eroismo che gli animali dimostrano da millenni serve, spiega Quilici, quel rispetto "senza estremismi" che ci aiutera' a consegnare un pianeta ancora vivo ai nostri nipoti, anche se fosse meno "umano" nel senso che fino ad oggi abbiamo dato a questa parola.




24/07/20

Svelato il mistero del "Mostro Marino" disegnato da Leonardo da Vinci: era un fossile di cetaceo


fossile di Balaena Montalionis, conservato al Museo di Calci

Non un mostro marino, ma un fossile di cetaceo: svelato il mistero della misteriosa creatura disegnata da Leonardo da Vinci sul Codice Arundel, una raccolta di scritti e disegni conservata a Londra alla British Library. 

E' quanto rivela uno studio di ricercatori dell'Universita' di Pisa e dell'Universita' di San Diego (USA). 

Lo studio, pubblicato nella rivista internazionale Historical Biology, e' firmato da Alberto Collareta, Marco Collareta e Giovanni Bianucci dell'Universita' di Pisa e da Annalisa Berta dell'Universita' di San Diego. "Uno dei fogli che costituiscono il Codex Arundel - spiega Alberto Collareta, paleontologo del Dipartimento di scienze della terra - contiene la descrizione delle spoglie di un poderoso mostro marino, che e' stata a lungo interpretata come divagazione fantastica o metaforica del giovane Leonardo, se non come vera e propria rielaborazione poetica di presunte letture classiche del Genio". 

 "Esistono tuttavia molte indicazioni - continua Collareta - che suggeriscono che il giovane Leonardo abbia davvero osservato una balena fossile. Un censimento dei rinvenimenti di cetacei fossili toscani dimostra come, nel corso degli ultimi due secoli, almeno otto localita' toscane nelle vicinanze di Vinci (Firenze) abbiano restituito resti fossili significativi di grandi balene". La prima a ipotizzare che il mostro marino fosse una balena fossile era stata la biologa marina statunitense Kay Etheridge nel 2014. Il nuovo studio italo-americano conferma ora la sua teoria. 

02/12/19

Incredibile scoperta: L'Uomo Vitruviano di Leonardo è un algoritmo !



Trenta anni di riflessione, sette anni di ricerche per capire che L'Uomo Vitruviano di Leonardo è l'immagine dell'algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal XIV al XVIII Secolo per ''certificare'' le proprie opere come ispirate dalla Divina Proporzione. 

Per cinque secoli il disegno avrebbe nascosto un inganno: sarebbe stato realizzato per dare forma in modo criptato alla formula aritmetica e geometrica che le botteghe usavano e tramandavano tra di loro, in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa. 

E' la ricerca di Roberto Concas, storico dell'arte già direttore dei Musei Nazionali di Cagliari. Il suo lavoro - anticipato in esclusiva all'ANSA -, sarà oggetto di due volumi editi da Giunti - il primo a gennaio - e una grande mostra che avrà luogo a Cagliari nel maggio 2020 organizzata dal Polo Museale Statale della Sardegna, tutto con il titolo ''L'inganno dell'Uomo Vitruviano. L'algoritmo della divina proporzione''. 

23/05/19

Arriva in Italia dopo 35 anni la "Madonna Benois" di Leonardo da Vinci !



Dal 4 luglio al 4 agosto 2019, Perugia sarà teatro di uno straordinario appuntamento d'arte.

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria, infatti, arriva la Madonna Benois, uno dei capolavori giovanili di Leonardo da Vinci, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, che torna in Italia dopo 35 anni dalla sua unica esposizione.

L’appuntamento, una delle iniziative che celebrano il quinto centenario della morte del genio fiorentino, vivrà un momento preliminare alla Pinacoteca di Fabriano, dal 1° al 30 giugno, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference.

La mostra offre la possibilità di un interessante confronto iconografico tra la Madonna Benois e le opere del Perugino, eseguite al suo rientro in Umbria da Firenze, e conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Già nelle Cronache Rimate del 1482, infatti, il pittore Giovanni Santi ricordava che Due giovin par d'etate e par d'amori / Leonardo da Vinci e 'l Perusino / Pier della Pieve ch'è un divin pittore, per sottolineare il profondo rapporto che legò i due artisti mentre lavoravano insieme come giovani apprendisti nella bottega fiorentina del Verrocchio.

La Madonna Benois è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Dipinta con ogni probabilità tra il 1478 e il 1480, segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna” di cui l’artista fu iniziatore.
Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, il genio del Rinascimento rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli, ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.

“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti del Quattrocento l’avevano posta e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di casa abitata”, afferma Tatiana Kustodieva, del Dipartimento dell'arte dell’Ermitage. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per sé stesso e grazie alla luce partecipa di un unico ambiente”.

A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è fondamentale, poiché “Un buon pittore - annota lo stesso Leonardo nel “Trattato della Pittura” - deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo”.

La Madonna Benois entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914, venduta da Marija Aleksandrovna Benois, che la aveva ereditata dal nonno paterno, mercante in Astrachan, a un prezzo inferiore a quello di mercato, «purché rimanesse in Russia». Non è nota la storia del dipinto prima dell’Ottocento, ma appena fu esposta per la prima volta nel 1908, quasi tutti gli storici dell’arte del tempo l’assegnarono a Leonardo da Vinci, attribuzione che oggi risulta molto solida e affermata pressoché all’unanimità.

La rassegna, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International, rinsalda il legame già in essere tra la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Ermitage di San Pietroburgo: grazie a questa collaborazione, La lavandaia, capolavoro di Jean Siméon Chardin dell’Ermitage, è presente alla mostra della Galleria dedicata alle Bolle di sapone, mentre, lo scorso dicembre, l’Annunciazione della Vergine Maria di Piero della Francesca, cimasa del Polittico di Sant’Antonio, è stata eccezionalmente prestata al museo russo, che ora sceglie di celebrare il genio del grande artista toscano proprio nel suo paese natale.


LEONARDO DA VINCI. LA MADONNA BENOIS
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
4 luglio – 4 agosto 2019

Orari: da martedì a domenica, 8.30-19.30; lunedì 12.00-19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Biglietti: intero, € 8,00; ridotto, € 4,00, Gratuito (per le singole categorie consultare il sito www.gallerianazionaledellumbria.it/visita); Card Perugia Città Museo


Biglietteria/Bookshop: Tel. 075.5721009; gnu@sistemamuseo.it 



21/03/19

Quando Leonardo da Vinci soggiornò in Vaticano. Tutti in coda per ammirare il San Girolamo nel Deserto.


Leonardo da Vinci soggiornò in Vaticano. La notizia e' confermata da un documento di archivio che, scrive l'Osservatore Romano, torna alla luce in occasione dell'esposizione gratuita di un opera davinciana dei Musei vaticani, il San Girolamo nel deserto. 

Per tre mesi, dal 22 marzo al 22 giugno prossimi, scrive sul giornale vaticano la direttrice dei Musei, Barbara Jatta, "l'opera verrà trasferita nella sede del Braccio di Carlo Magno in Piazza San Pietro, in una piccola ma significativa esposizione, dove verrà mostrato da solo, gratuitamente, a tutti i pellegrini, visitatori e cultori dell'arte come omaggio del Vaticano per le celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte del grande artista rinascimentale. Il San Girolamo nel deserto dei Musei Vaticani è un capolavoro indiscusso del genio leonardesco. Proprio per la sua caratteristica di 'non finito' è ritenuto fra le sue opere più interessanti ed è annoverato fra i pochissimi dipinti la cui autografia non è stata mai messa in discussione". 

La mostra viene inaugurata oggi, il 21 marzo nel Braccio di Carlo Magno; tra le testimonianze più preziose, sottolinea l'Osservatore Romano, ci sarà anche un documento dell'Archivio storico della Fabbrica di San Pietro del 1513, prestato per questa occasione, che conferma il soggiorno di Leonardo in un appartamento per lui allestito nel Belvedere Vaticano. 

Sono gli stessi anni in cui è certa la presenza contemporanea a Roma anche di Michelangelo, Raffaello, Bramante. 

24/11/17

++ Torna in Italia il "Codex Leicester" di Leonardo Da Vinci! Bill Gates lo presta agli Uffizi.





Il prezioso e celeberrimo Codex Leicester di Leonardo da Vinci tornera' in Italia dopo oltre 20 anni: ad accoglierlo ed esporlo, nell'ottobre prossimo, sara' la Galleria degli Uffizi di Firenze, come prestigiosa anteprima delle celebrazioni internazionali, al via nel 2019, per i 500 anni dalla morte del genio toscano.

Lo annuncia il direttore del museo Eike Schmidt. Il Codice, che restera' a Firenze fino alla fine di gennaio 2019, verra' prestato agli Uffizi dal suo proprietario, il fondatore di Microsoft Bill Gates.

fonte Ansa Qui la storia del preziosissimo codice.



16/11/17

Il Misterioso "Salvator Mundi" attribuito a Leonardo da Vinci batte ogni record di sempre: venduto all'asta per 450 milioni di dollari !



I 'vecchi maestri' si prendono una rivincita: a New York Leonardo batte Andy Warhol. 

Alle aste di Christie's, il 'Salvator Mundi' attribuito al maestro Da Vinci e' stato battuto per la cifra record di 450,3 milioni di dollari (compresi i diritti di asta), un record per qualsiasi opera d'arte

Ben oltre le 'Donne di Algeri' di Picasso battute da Christie's per 179,4 milioni nel 2015, ben oltre i 300 milioni pagati per 'Interchange' di Willem De Kooning, passato di mano nel settembre 2015 in una transazione privata. 

"E' un momento storico", ha detto il battitore, mentre uno dei potenziali acquirenti per telefono ponderava se alzare la puntata oltre i 300 milioni. Il prezzo pagato per il "Salvator Mundi" e' ancora piu' considerevole alla luce dello stato del mercato dell'arte in cui per i prezzi degli 'Old Masters' sono in retromarcia e per la fame dei collezionisti per l'arte contemporanea. La scommessa di accoppiare il Salvador Mundi con opere del nuovo segmento di mercato ha pagato. 

Leonardo ha polverizzato le '60 Ultime Cene' di Warhol, acquistate per 56 milioni di dollari senza i diritti d'asta. La campagna di marketing per promuovere il da Vinci ha incluso l'accesso al quadro in attesa che il martello del battitore scandisse l'atteso 'sold', venduto. Compresa New York, il Salvator Mundi e' stato 'visitato' da oltre 30 mila persone tra Hong Kong, Londra e San Francisco, un record per una mostra pre-asta

 A New York si sono fatte vedere anche alcune celebrita': l'attore Leonardo DiCaprio, che dovrebbe interpretare il ruolo dell'artista in un prossimo film Paramount, e poi la cantante e poetessa Patti Smith, Jennifer Lopez e la star del baseball Alex Rodriguez. 

Secondo Christie's - ma l'attribuzione al genio vinciano non è unanime ed è ancora controversa - il Salvator Mundi sarebbe l'ultimo quadro di Leonardo ancora in mani private: a metterlo in vendita e' stato il fondo di famiglia del miliardario russo Dmitri Ryobovlev, che lo compro' nel 2013 per 127,5 milioni di dollari.


fonte: Alessandra Baldini per Ansa

31/08/17

Il Cenacolo di Leonardo - Un mistero senza fine.




..... Un Leonardo regista ante litteram, che costruisce e mette in scena le sue visioni, attingendo a figure simboliche e ad espressioni umane a lungo studiate, le quali ri-velano le profondità recondite dell’animo umano e i destini personali.
Basandosi su questo, un ricercatore spagnolo, Javier Serra (1) è giunto recentemente ad elaborare un’altra sorprendente teoria che riconduce l’origine del Cenacolo all’ars memoriae, quella disciplina antica basata sulla prevalenza della memoria visiva rispetto a quella concettuale, che permetteva di memorizzare parole o frasi – e quindi contenuti – associandole ad immagini successive raggruppate in un unico luogo.  Assegnando a ciascuno oggetto di una abitazione, per esempio, una parola e imprimendo nella memoria il percorso in quella casa, lo scorrere di determinati oggetti o figure, si poteva riannodare il filo di una lunga frase o di un elenco di molte parole diverse.  
Il metodo poteva poi essere applicato a luoghi simbolici più grandi come edifici sacri, facciate di cattedrali, o opere d’arte con molte figure.
Attraverso questo metodo – con certezza Leonardo era un appassionato cultore dell’ars memoriae – Serra ha scoperto una parola criptata nel Cenacolo vinciano, che si ricaverebbe dalle iniziali delle diverse virtù attribuite ai dodici apostoli sulla base della Leggenda Aurea, la raccolta medievali delle vite dei santi, scritta alla fine del Duecento dal frate domenicano Jacopo da Varagine.
Seguendo dunque l’ordine predisposto da Leonardo, in cui figurano i 12 apostoli, da destra a sinistra nell’affresco, si leggerebbero le dodici virtù: Confector, cioè colui che porta a termine, attribuito a Simone; Occultator, colui che nasconde per Giuda Taddeo; Navus, cioè il diligente, per Matteo; Sapiens, cioè il sapiente per Filippo; Oboediens ovvero obbediente per Giacomo; Litator, colui che placa gli dèi per Tommaso; Mysticus, cioè il mistico per Giovanni; Exosus, colui che odia, per Pietro; Nefandus, l’empio, per Giuda Iscariota; Temperator, il moderatore, per Andrea;  Venustus, cioè pieno di grazia per Giacomo il minore; Mirabilis, cioè il prodigioso per Bartolomeo. 
Le dodici lettere iniziali delle dodici virtù, lette in questa sequenza, formerebbero dunque la parola Consolamentum.
Consolamentum è il battesimo dei Catari, il movimento eretico, detto anche degli Albigesi,  che si diffuse in Europa nel Duecento e nel Trecento e che fu combattuto ferocemente dalle gerarchie cattoliche con la sanguinosa crociata indetta da Innocenzo III nel 1208, causando massacri in Provenza e nella Linguadoca.
I Catari rimproveravano al clero la sua corruzione ed auspicavano il ritorno della Chiesa alla primitiva purezza. Questo credo, nella sua radicalità,  comportava una serie di conseguenze, come il rifiuto di tutte le autorità, considerate emanazioni del demonio, compreso il potere della Chiesa di Roma.
Ma perché Leonardo avrebbe dovuto inserire la parola chiave del battesimo cataro nel Cenacolo ?
Secondo Serra, il grande Da Vinci, durante il suo soggiorno alla corte degli Sforza si sarebbe avvicinato alle conoscenze e ai dogmi dei catari, i quali, dopo gli stermini medievali, sopravvivevano in ristrette comunità, una delle quali attiva ancora nel Rinascimento nella zona di Concorezzo. In effetti questa cittadina oggi in provincia di Monza era stata sede di una delle sei chiese catare d’Italia, con più di 1500 perfetti (coloro che avevano rinunciato a qualsiasi forma di proprietà e vivevano soltanto di elemosina) su un totale di meno di 4000 per tutta l’Europa. E non è un caso che il clamoroso assassinio del frate domenicano Pietro da Verona, inquisitore di Como e Milano, ucciso nel 1252 dal sicario cataro Carino de Balsamo fosse stato organizzato proprio da un alto esponente della chiesa catara di Concorezzo,  il nobile Stefano Confalonieri di Agliate.
La reazione a questo assassinio fu durissima e anche in Italia si ripeterono stragi di catari e di eretici organizzate dal Podestà di Milano, Oldrano da Tresseno.
La principale obiezione alla teoria di Serra è dunque che il catarismo italiano, come anche quello francese, era stato estirpato a furia di eccidi ed è davvero molto arduo sostenere che all’epoca di Leonardo fossero ancora presenti comunità così radicate, in grado di avvicinare e influenzare un grande artista, ospite della corte degli Sforza.
Obiezioni ancora più radicali sono state mosse all’ultimo dei libri dedicati al Cenacolo, quello scritto dal canadese Ross King nel 2012, e che si basa sulla presunta scoperta di un doppio autoritratto: Leonardo, secondo questa teoria, avrebbe ritratto se stesso nei volti degli apostoli Tommaso e Giacomo minore. 

La prova, secondo King, risiederebbe in un carme poco noto scritto da Gaspare Visconti, signore di Zeloforamagno, consigliere di Ludovico il Moro, e amico di Leonardo, nel quale il poeta prendeva bonariamente in giro l’amico pittore (del quale non si fa il nome) per aver messo il suo ritratto nei suoi dipinti per quanto bello possa essere. L’autore, poi, per suffragare la scoperta tira in ballo anche un altro ritratto di Leonardo, realizzato a seppia da uno dei suoi assistenti nel 1515. (2)
Davvero molto poco per imbastire chissà quale mistero.
Eppure il Cenacolo, insieme al suo contenitore, il refettorio di Santa Maria delle Grazie restituito al suo aspetto originale dai meticolosi restauri del Novecento, continua a richiamare folle di visitatori da tutto il mondo (è secondo le ultime statistiche, relative al 2010, il quarto museo o sito artistico/archeologico più visitato in Italia) e a suscitare le più diverse teorie e interpretazioni.
Come abbiamo visto in questo rapido excursus, gli ingredienti ci sono tutti: il genio di Leonardo, il contesto religioso dell’epoca, le implicazioni teologiche del convento, le intenzioni dei committenti, gli studi e gli appunti del Da Vinci contenute nei fogli di Windsor,  le dimensioni dell’opera, il disegno e le attribuzioni dei personaggi, oltre alla scelta del soggetto.
Una domanda tra tutte, quella che forse più di ogni altra, ha dato adito alle teorie esoteriche più spericolate: perché, se Leonardo ha voluto rappresentare l’Ultima Cena di Gesù Cristo, come momento fondativo del Cristianesimo, così come raccontato nei Vangeli, ha dimenticato di inserire, accanto al pane, il calice del vino simbolo dell’Eucarestia, il cui rito si ripete ad ogni celebrazione, da due interi millenni ?
E’ stato semplice alludere, con superficialità, al mistero del Santo Graal e alla caccia che ad essa hanno dato nei secoli cavalieri e archeologi dell’intero Occidente. Come se Leonardo avesse voluto proporre, con la sua assenza dalla scena, un significato nascosto e rivolto soltanto a potenziali adepti di chissà quale culto misterico.
Eppure anche qui basterebbe leggere con attenzione i testi e i documenti per scoprire che la scelta di Leonardo fu motivata semplicemente dal Vangelo che egli scelse – come abbiamo visto – come riferimento per ritrarre la scena, ovvero quello di Giovanni, che a differenza dei tre sinottici, non fa riferimento alcuno al calice e non riporta la frase: Poi prese il calice e dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: bevetene…

Anche qui, dunque bisogna forse, prima di sbrigliare la fantasia, ammirare il rigore inimitabile di coloro che, come Leonardo, resero l’arte italiana, nei fasti del Rinascimento, immortale nel mondo. 



1. La teoria di Javier Serra è proposta nel libro La cena segreta, pubblicato in italia da Tropea editore, 2005.
2. Ross King, L’enigma del Cenacolo, Rizzoli, Milano, 2012.

24/10/16

Anche la Vergine delle Rocce di Leonardo alla Mostra "Maria Mater Misericordiae" che si apre a Sinigallia venerdì prossimo.



Maria Mater Misericordiae
a cura di Giovanni Morello e Stefano Papetti
28 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017
Palazzo del Duca, Senigallia

UN VIAGGIO ARTISTICO ALLE RADICI DEL SACRO

Prima fra tutte giunge a Senigallia La Vergine delle Rocce di Leonardo, capolavoro assoluto che completa l’importante corpus di opere in esposizione per la mostra Maria Mater Misericordiae aperta al pubblico a Palazzo del Duca di Senigallia (AN) dal 28 ottobre 2016 al 29 gennaio 2017. 

La rassegna, organizzata dal Comune di Senigallia e dalla Regione Marche, oltre all’emblematico capolavoro leonardiano presenta significative opere di inestimabile valore, fra cui quelle di Perugino, Rubens, Carlo Crivelli, Lorenzo Monaco, che insieme costituiscono un affascinante racconto per immagini affidato ai più grandi artisti del Rinascimento italiano sul forte sentimento devozionale nei confronti di Maria, Madre Misericordiosa

E’ questo il senso profondo di Maria Mater Misericordiae, la terza rassegna promossa nell’ambito del programma di eventi sul Giubileo della Misericordia. Curata da Giovanni Morello e Stefano Papetti, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II e l’ANCI Marche, propone un nucleo di dipinti e sculture provenienti dalle più prestigiose raccolte internazionali quali i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Galleria Nazionale delle Marche, la Galleria Borghese di Roma, il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, l’Accademia Carrara di Bergamo.

Al centro della narrazione artistica troviamo i mutamenti iconografici ai quali è sottoposta l’immagine della Madonna della Misericordia alla quale i fedeli chiedono un’opera di intercessione per salvare la comunità urbana minacciata dalla peste.

Nella mostra di Senigallia verrà esposta la più antica rappresentazione iconografica di questo soggetto: la Madonna della Misericordia dipinta da Barnaba da Modena tra il 1375 e il 1376, conservata nella Chiesa dei Servi di Genova. 

Si tratta di un artista che ha operato nel palazzo ducale di Genova, nel monumentale Camposanto di Pisa, in altre città del nord Italia e le cui opere sono oggi esposte presso il Museum of Fine Arts a Boston, nella collezione Cruz di Santiago del Cile e alla National Gallery di Londra.

Eseguita per una confraternita genovese, la tavola, può ragionevolmente essere considerata come il prototipo più antico nell’arte della penisola della nuova iconografia della Madonna della peste o delle frecce. La Madonna della Misericordia è raffigurata nell’atto di offrire protezione sotto il proprio mantello alla popolazione della città, esposta ad un’inarrestabile pioggia di frecce scagliate dagli angeli e dal Figlio, la cui immagine è perduta. Nell’esercizio della giustizia celeste il Signore è assistito da una milizia di creature angeliche armate: l’immunità dagli strumenti della collera divina offerta dalla Madonna ai devoti è resa concreta mediante la raffigurazione dei dardi che si spezzano contro il mantello, mentre i supplici che ne sono rimasti fuori cadono trafitti dalle armi del castigo di Dio.

Tra i capolavori assoluti che sarà possibile ammirare nella mostra senigalliese va senz’altro annoverata l’opera la Madonna della Misericordia con i Santi Stefano e Girolamo e committenti di Pietro Perugino, oggi conservata nel museo comunale di Bettona. Si tratta di un dipinto eseguito nei primi anni del secondo decennio del Cinquecento per chiesa di Sant’Antonio. Qui l’ampio manto della Vergine, quasi una tenda, è usato come simbolo di protezione e accoglie Santo Stefano, San Girolamo e i committenti raffigurati alle loro spalle. La Vergine dal volto sereno e dalle morbide fattezze assume l’atteggiamento dolce e materno di chi è invocata a propria protezione.

Grande interesse assume anche la presenza in mostra della Madonna della peste, opera eseguita nel 1472 da Benedetto Bonfigli e conservata nella chiesa parrocchiale di Corciano. Questo pittore definito dal Vasari il più grande artista umbro prima dell’ascesa del Perugino lavorò sia in Vaticano, sia soprattutto nella sua città natale, Perugia nella cui Galleria Nazionale è esposto il suo più importante ciclo di affreschi eseguito per la cappella di Palazzo dei Priori del capoluogo umbro. Nell’opera esposta a Senigallia la funzione tutelare assicurata dalla Madonna della Misericordia trova tangibile espressione nel manto di broccato sul quale si frantumano i dardi della punizione celeste; i santi patroni ai lati, sono intenti a supplicare l’Eterno affinché risparmi la città, raffigurata ai piedi di Maria.

Altra opera di straordinaria bellezza che impreziosisce ulteriormente la mostra è la Madonna del latte di Carlo Crivelli, conservata nella pinacoteca parrocchiale della chiesa dei santi Pietro, Paolo e Donato di Corridonia. La tavola databile al 1472 ed eseguita per la chiesa di sant’Agostino costituisce la parte centrale di un polittico, forse smembrato e le cui parti laterali sono ormai definitivamente perdute. Considerata opera eccelsa, in questo dipinto il Crivelli abbandona il tradizionale fondo oro e raffigura Maria seduta su un trono con il tipico drappo alla veneziana che cala coprendo lo schienale, ed è attorniata da una gloria di cherubini e serafini e dipinge uno sfondo di colore azzurro. Il Bambino, attaccato al seno della Madre, volge lo sguardo verso lo spettatore quasi a voler dialogare e intessere una relazione con chi sta osservando la scena. Un gesto umano, come umano e divino allo stesso tempo e il Salvatore.
Sacro e terreno si uniscono in questo semplice racconto dove la Madonna tiene il Bambino in braccio, lo allatta e lo guarda con la tenerezza di una madre e con l’inquietudine di chi conosce già il dolore che l’attende.

L’immagine scelta per la mostra propone il dipinto che il pittore camerte Girolamo di Giovanni eseguì nel 1463. Si tratta della Madonna della Misericordia esposta al museo civico della città dei Da Varano e l’opera evoca il nome di Piero della Francesca per le affinità formali con la tavola centrale del polittico di Borgo San Sepolcro. L’imponente figura della Vergine che apre il mantello sotto il quale si riparano i devoti, assieme ai santi Venanzio e Sebastiano, rappresenta in modo emblematico l’aspetto della madre misericordiosa, madre che protegge amorevolmente la prole la Mater Dei che accoglie in grembo coloro che hanno vissuto la grazia e per garantire un destino di salvezza alla propria anima.

Il termine Misericordia è, infatti, l’incontro di due parole: miseria e cuore; l’incontro tra la miseria della condizione umana e il cuore di Dio. 

Rachùm, in ebraico il misericordioso, evoca il termine che la lingua ebraica riserva al grembo materno: rèchem. E allora ecco Maria che con il suo ampio mantello ripara e protegge il genere umano dai colpi della minacciosa collera divina. L’immagine iconografica della Madonna della Misericordia raffigura la Vergine che sotto il proprio ampio mantello ripara i devoti dalla pioggia di frecce scagliate da un Dio irato per la condotta immorale del genere umano.

Dalla chiesa di Sant’Ermete in Pisa proviene l’opera Vergine col Bambino e angeli di Lorenzo Monaco. L’artista che viene ricordato per essere l’ultimo esponente importante dello stile giottesco, prima della rivoluzione rinascimentale di Beato Angelico che fu suo allievo e del Masaccio, esegui la tavola che sarà esposta a Senigallia nel 1412 e di lui vanno ricordate l’Incoronazione della Vergine del 1412 e l’Adorazione dei Magi, del 1420-1422 entrambe esposte alla Galleria degli Uffizi di Firenze, me la sue straordinarie opere sono sparse nei musei di tutto il mondo, con una particolare concentrazione alla Galleria dell’Accademia di Firenze ed alla National Gallery di Londra, al Metropolitan Museum of Art di New York.

La mostra di senigallia fa parte del progetto regionale “Le mostre del Giubileo della Misericordia delle Marche”; fino all’8 gennaio 2017 è possibile visitare a Loreto, a poca distanza da Senigallia la mostra “La Maddalena tra peccato e penitenza”, a cura di Vittorio Sgarbi, e a Osimo, presso Palazzo Campana, fino al 15 gennaio 2017, la mostra “Lotto Artemisia Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”.

Le tre mostre sono visitabili con un coupon sconto disponibile presso gli uffici turistici, gli alberghi e, inoltre è scaricabile da: eventi.turismo.marche.it
La Mostra Maria Mater Misericordiae allestita nel Palazzo del Duca di Senigallia rimarrà aperta dal 28 ottobre 2016 al 29 gennaio 2017 con i seguenti orari:
dal martedì al mercoledì dalle 15.00 alle 20.00 dal giovedì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00 telefono 366 - 67.97.942
sito internet. www.senigalliaturismo.it

11/07/15

Leonardo non era vegetariano : un nuovo libro.



Il volume "Leonardo non era vegetariano. Dalla lista della spesa di Leonardo alle ricette di Enrico Panero", di Maschietto Editore è una pubblicazione originale che fonde due elementi di ricerca e studio diversi fra loro e dedicati al genio da Vinci.

Il libro, la cui prefazione è a cura di Oscar Farinetti, fondatore e ideatore di Eataly, unisce testi e ricerche su Leonardo, su quanto ha detto, fatto, scritto in tema di cucina e alimentazione, a cura di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato del Museo Ideale Leonardo da Vinci, a quindici nuove ricette di Enrico Panero, Chef del Ristorante Da Vinci di Eataly Firenze.

Enrico Panero ha immaginato le nuove ricette basandosi sulle liste della spesa di Leonardo, tratte da diversi documenti e codici vinciani.

Arricchiscono il volume, e lo completano, un saggio sul Cenacolo di Leonardo di Cristina Acidini, fra le massime conoscitrici al mondo dell'arte leonardiana, e per la parte food l'intervento del gastronauta Davide Paolini che conduce il lettore in un viaggio, anch'esso inedito e assai suggestivo, fra i luoghi e i sapori delle terre vinciane, e soffermandosi sulle nuove invenzioni di Enrico Panero. 

Le ricette sono presentate da Annamaria Tossani e fotografate da Yari Marcelli.

Leonardo da Vinci fu grandissimo artista, scienziato, scopritore e inventore. Ma la sua passione e il suo genio si applicarono anche ai temi del cibo, della cucina, dell’alimentazione, tanto da poter ravvisare nei suoi contributi di più varia natura riferimenti importanti per la definizione della moderna cultura gastronomica e culinaria. 

Maestro di feste, cerimonie e banchetti a Firenze, Milano e Amboise, Leonardo studiò le materie prime, inventò macchine e utensili per la loro lavorazione, ragionò sulle caratteristiche dei territori di produzione, codificò disciplinari di prodotti come l’olio, il pane e il vino, esplorò le proprietà degli alimenti in relazione alla salute del corpo, scrisse favole, ‘profezie’, indovinelli e rebus ispirati al tema del cibo, realizzò straordinari disegni di macchine innovative per la produzione. 

E ovviamente il cibo è rappresentato in alcuni suoi dipinti, a partire dal Cenacolo milanese, che senza dubbio è la mensa più famosa del mondo.

Il libro è dunque un ritratto inedito del grande genio toscano – illustrato da opere, disegni e documenti leonardiani, compresi materiali inediti o poco noti – e allo stesso tempo un vero e proprio manuale di cucina contemporanea, con nuove ricette sfiziose con cui tutti si possono cimentare, illustrate fotograficamente in ogni fase di preparazione.

Le due anime del libro – storico/artistica e culinaria – sono armonizzate grazie agli interventi di Davide Paolini, che introduce le tappe di un viaggio tra i luoghi, le opere e i sapori di Leonardo e le invenzioni culinarie di Panero. La ricette sono introdotte dalle note di Annamaria Tossani, che collegano la cucina di Leonardo a quella del nostro tempo. Cristina Acidini, tra i massimi esperti mondiali di arte rinascimentale, racconta la poesia del Cenacolo più famoso del mondo.

In appendice, un glossario con gli ingredienti studiati da Leonardo e impiegati nelle ricette di Panero e una cronologia leonardiana.



27/02/15

A Marzo una grande Mostra a Milano del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.



Dal 10 marzo al 31 ottobre 2015, la mostra ‘La mente di Leonardo. Disegni di Leonardo dal Codice Atlantico’ presenta alla Pinacoteca Ambrosiana e alla Sagrestia del Bramante, 88 fogli che coprono gli interessi artistici, tecnologici e scientifici del Genio del Rinascimento, lungo tutta la sua carriera.

Saranno Leonardo da Vinci e il suo Codice Atlantico gli ambasciatori della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ad EXPO 2015. Per tutto il periodo dell’Esposizione Universale, dal 10 marzo al 31 ottobre 2015, la mostra La mente di Leonardo. Disegni di Leonardo dal Codice Atlantico, allestita nei due spazi della Pinacoteca Ambrosiana e della Sagrestia del Bramante nel convento di Santa Maria delle Grazie, consentirà di far conoscere la personalità di Leonardo e la ricchezza delle tematiche da lui toccate, la varietà dei suoi campi di interesse e di studio, la particolarità della sua opera e del suo genio nel contesto del Rinascimento italiano. 

Attraverso gli studi presenti nello stesso Codice Atlantico o, per alcuni fogli sciolti, come quelli artistici, conservati in Ambrosiana. 

L’iniziativa chiude il ciclo di esposizioni iniziate nel 2009, in occasione del IV centenario dell’apertura al pubblico dell’Ambrosiana, col fine di offrire ai visitatori l’opportunità di potere ammirare nella quasi sua interezza il Codice Atlantico. 

La mente di Leonardo, curata da Pietro C. Marani, propone un nucleo di 88 fogli – esposti in due tempi, di tre mesi ciascuno – che illustrano alcune delle principali tematiche artistiche, tecnologiche e scientifiche, cui Leonardo si è interessato lungo tutta la sua carriera, e che si articolano in sezioni che danno conto di Studi di idraulica, Esercitazioni letterarie, Architettura e scenografia, Meccanica e macchine, Ottica e prospettiva, Volo meccanico, Geometria e matematica, Studi sulla Terra e il Cosmo e Pittura e Scultura. 


Quasi seguendo l’ordine delle proprie competenze elencato dallo stesso Leonardo nella celebre missiva con cui offre il suo lavoro a Ludovico il Moro.

“Sfogliando le pagine del Codice Atlantico - afferma Pietro C. Marani - in questo cuore segreto di Milano, ed esaminando i disegni e le carte in esso contenute, si rivive l’emozione di un contatto diretto con la mente di Leonardo, mentre si è catapultati nell’atmosfera e nel clima degli anni gloriosi del collezionismo milanese. Quando Galeazzo Arconati, nel 1637, poteva donare i preziosi manoscritti di Leonardo da lui fino ad allora posseduti, e custoditi nel Castellazzo di Bollate, alla Biblioteca Ambrosiana appunto”. 

Particolarmente interessante sarà l’analisi della tematica architettonica; in mostra si può ammirare una veduta di chiesa a pianta cruciforme che ricorda l’abside di Santa Maria delle Grazie a Milano, disegni per edifici ottagonali, lo studio per il Tiburio del Duomo di Milano che testimonia la presenza effettiva di Leonardo in quel cantiere o ancora i disegni per una galleria sotterranea, per una fortezza a pianta semi-stellare, per un ponte mobile. 

Questi ultimi tre studi d’arte militare danno l’idea delle applicazioni pratiche con cui Leonardo dovette cimentarsi al servizio dei potenti del suo tempo, come Ludovico il Moro, preoccupati per la loro sicurezza. 

La sezione ‘Congegni e invenzioni’ analizza uno dei campi di indagine più spettacolare esplorato da Leonardo: quello sul volo umano, qui rappresentato da quattro studi in cui la macchina volante è associata allo studio delle ali battenti.

Il Codice Atlantico (il nome deriva dal suo grande formato, tipo atlante) è la più ampia e stupefacente collezione di fogli leonardeschi che si conosca

Questo enorme volume (401 carte di mm 650x440) fu allestito nel tardo Cinquecento dallo scultore Pompeo Leoni (1533 ca.-1608) che raccolse, quasi alla maniera di zibaldone, una raccolta miscellanea di scritti e disegni vinciani costituita di circa 1750 unità.

Il materiale raccolto nel Codice Atlantico abbraccia l'intera vita intellettuale di Leonardo per un periodo di oltre quarant'anni, cioè dal 1478 al 1519. 

In esso si trova la più ricca documentazione dei suoi contributi alla scienza meccanica e matematica, all'astronomia, alla botanica, alla geografia fisica, alla chimica e all'architettura. Disegni di ordigni da guerra, macchine per scendere nel fondo del mare o per volare, dispositivi meccanici, utensili specifici di vario genere frammisti a progetti architettonici e urbanistici.

Ma c'è pure la registrazione dei suoi pensieri attraverso apologhi, favole e meditazioni filosofiche. I singoli fogli sono gremiti di annotazioni sugli aspetti teorici e pratici della pittura e della scultura, dell'ottica, della teoria della luce e dell'ombra, la prospettiva sino alla descrizione della composizione dei materiali usati dall'artista. 

Cinque anni dopo la morte di Pompeo Leoni, il figlio Giovan Battista offrì a Cosimo II de' Medici, Granduca di Toscana, l’acquisto del Codice Atlantico.

 Al suo rifiuto, nel 1622 Galeazzo Arconati, di nobile casata milanese, ottenne per 300 scudi una parte del tesoro vinciano dal genero di Pompeo Leoni Polidoro Calchi, marito della figlia Vittoria. 

Nel 1637, l'Arconati faceva munifico dono alla Biblioteca Ambrosiana del Codice Atlantico assieme ad altri 11 manoscritti leonardeschi e al De divina proportione di Luca Pacioli.

I codici vinciani rimasero custoditi con ogni cura nella Biblioteca Ambrosiana sino all'ultimo decennio del sec. XVIII. 

Il 15 maggio 1796 (26 fiorile Anno VI) l'esercito francese guidato da Napoleone entrava in Milano e quattro giorni dopo, veniva pubblicata un'ordinanza che, con il pretesto di conservare i patrimoni dell'arte, determinava i procedimenti da tenere nello spogliare le città di quegli oggetti artistici o scientifici che potevano arricchire i musei o le biblioteche di Parigi. 

Nella capitale francese il Codice Atlantico rimase sino al 1815 quando, in seguito alla capitolazione francese, fece ritorno alla originaria sede milanese per non muoversi più.

 È del 2008 la decisione di sfascicolare i 1118 fogli che, legati insieme e montati su grandi fogli di carta, costituivano i dodici volumi che formavano il Codice Atlantico. 

Dopo una serie di analisi sullo stato di conservazione dei fogli, e di incontri e discussioni scientifiche, mantenendo i passe-partout moderni sui quali erano fissati i fogli originali di Leonardo, si è resa possibile la visione, a rotazione, grazie al montaggio di ogni singolo foglio in un nuovo passe-partout rigido, di gran parte del Codice Atlantico


Milano, febbraio 2015 LA MENTE DI LEONARDO. Disegni di Leonardo dal Codice Atlantico Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana – Sala Federiciana (piazza Pio XI, Sagrestia Monumentale del Bramante (ingresso da Via Caradosso, 1) 10 marzo – 31 ottobre 2015 Orari: Pinacoteca Ambrosiana: da martedì a domenica (chiuso lunedì) dalle 10,00 alle 18,00, ultimo ingresso ore 17,30. Sagrestia del Bramante: lunedì 09,30 – 13,00 e 14,00 – 18,00; da martedì a domenica: 8.30 - 19.00, ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura Ingresso: Pinacoteca Ambrosiana: Intero: 15 €; Ridotto: 10 €; Scuole: 5 €; Universitari: 10 € (Pinacoteca e Sacrestia) Sagrestia del Bramante: Intero: 10 €; Scuole: 5 €; Universitari: 10 € (Pinacoteca e Sacrestia) Cumulativo (Pinacoteca + Sacrestia): Intero: 20 €; Ridotto: 15 €; Scuole: 8 € 

Ufficio prenotazioni: 02-80692248 

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